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mercoledì 13 novembre 2013

EREMI E ANACORETI: LA CRISTIANTA’ ORIENTALE E LATINA SUL GARGANO (PULSANO)

destinazionegargano.it

Nei dintorni dell’abbazia di S.Maria di Pulsano (a 8 km da Monte S.Angelo)si trovano gli Eremi di Pulsano taluni ubicati su luoghi davvero inaccessibili. Su questi colle solitari, solcati da dirupi e burroni,in un ambiente aspro e arido, monaci eremiti, anacoreti e cenobiti, orientali e latini, si sono radunati fin dal VI secolo per vivere, all'ombra del Santuario di Monte SAngelo , una vita di ascesi e di contemplazione.
Successivamente il pontefice e monaco Gregorio Magno li inquadrò nell’ordine di S. Equizio, legato alla famiglia Anicia cui S. Gregorio Magno apparteneva. Questi monaci eremiti parlavano latino e greco e la loro liturgia e spiritualità erano spiccatamente "greche". Sono da annoverare a tal proposito le numerose tracce di graffiti e la pergamena ormai nota come Evangelo di Pulsano.

Essi in alcuni casi sono costituiti da una semplice grotta, lungo la parete scoscesa del fianco del vallone, in altri invece da piccole costruzioni solitarie su dirupi impervi. Gli eremiti che abitavano queste celle erano senz’altro in comunicazione tra di loro, dal momento che alcuni di questi eremitaggi erano dedicati alla vita comunitaria (di culto e di abitazione) e al lavoro collettivo (un eremo era adibito a mulino); inoltre i vari eremi sono collegati da una rete viaria di sentieri e scalinate, nonché da una vera e propria “rete idrica” di canali scavati nella roccia per convogliare le acque in cisterne, terrazzamenti e singole celle. In pratica un “villaggio monastico” decentrato rispetto all’Abbazia di S.Maria di Pulsano di fondazione successiva, che rispecchiava la comunità eremitica nata in Egitto intorno a S. Antonio.

Al primo periodo eremitico segue quello cenobitico, nel 912 il monastero primitivo e gli eremi passano sotto l’ordine cluniacense, dal 994 al 1049 l’abbazia è retta da S.Odilone di Cluny e l’ordine stanziato sul Gargano tra XI e XII secolo raggiunse la massima espansione, distinguendosi tanto sul piano dell’azione religiosa e culturale, quanto su quello politico-sociale. I luoghi prescelti per questi insediamenti facevano parte di un organico disegno di politica territoriale, nell’orbita della sacralità della montagna custode degli eventi legati all’Arcangelo.
Le incursioni saracene fra il X e XI secolo sulle coste adriatiche causano comunque un fase di decadenza del primitivo monastero.

Nel 1129 San Giovanni Abate da Matera fonda una famiglia monastica autonoma, l’Ordine degli Eremiti Pulsanesi, detti anche gli “Scalzi”, i quali rifacendosi rigidamente alla regola di San Benedetto e alla tradizione monastica orientale già presente in tutta il meridione, Intorno al 1128 potrebbe collocarsi la costruzione della chiesa attuale dell’Abbazia utilizzando per abside una grotta, recuperando il sito di un probabile antico insediamento di monaci di sant’Equizio. I Pulsanesi ebbero in questo monastero garganico e nei suoi eremi la loro Casa Madre, da cui dipesero circa 40 monasteri, sparsi non solo in Puglia ma anche in Italia centrale e settentrionale e oltre l’Adriatico come le chiese di Hvar e Miljet in Croazia, e le chiese di S. Giacomo Maggiore a Barletta, S. Michele degli Scalzi a Pisa e Pavia, S. Clemente a Casauria (Pescara), S. Maria di Vallebona (Isernia) in Italia.

Nel 1177 papa Alessandro III che le fonti attestano a Siponto e poi a Vieste . Numerosi sono i documenti che ne raccontano la storia. Dalla Bolla di Papa Alessandro III, datata Vieste 9 febbraio 1177, che stabilisce come , a Pulsano sarà osservata la vita monastica ed eremitica, a quella dell'imperatore Federico II, datata Foggia maggio 1225, con cui il sovrano conferma i privilegi e i possedimenti del protomonastero di Pulsano. Altre testimonianze sono quelle del pontefice Niccolo IV, che nel 1291 concedeva l'indulgenza a coloro che nella festività di Maria visitavano i monasteri pulsanesi, di papa Onorio III.

i Pulsanesi prima e in seguito i monaci Cistercensi, i Domenicani, i Francescani e i Celestini fino alla soppressione da parte di G. Murat nel 1807. Segue un periodo di .assenza monastica, ma di presenza del popolo cristiano. Il decadimento e l'abbandono in questi ultimi decenni ha visto il sacrilego furto della Icona della Madre di Dio di Pulsano, dipinta nel secolo XI, di statue, capitelli, suppellettili e arredi sacri.

In questo luogo, per secoli, uomini alla sequela radicale di Cristo si dedicarono totalmente alla contemplazione e all’ascesi, nella vita cenobitica e specialmente in quella eremitica: sopra questi spuntoni rocciosi e in queste valli, vero santo deserto monastico, oltre all’abbazia sono disseminati ben 24 eremi (quelli finora censiti) con celle e luoghi di culto e di lavoro, alcuni persino affrescati, collegati tra loro da una rete di stradine e sentieri scoscesi.

Dall 1990, grazie all’opera del volontariato prima, e successivamente dei monaci, qui di nuovo presenti dal 1997, l’abbazia è oggi rinata a nuova vita. La nuova comunità monastica di Pulsano, di diritto diocesano, è birituale, latina e bizantina, come spontaneamente si raccolse intorno alla figura di S.Gregorio Magno, ed oggi legata gerarchicamente alla arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-S.Giovanni Rotondo e all’Eparchia (diocesi cattolica di rito bizantino) di Piana degli Albanesi, in Sicilia.
fonte viveur.it

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