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domenica 31 agosto 2014

Il Pentagono ci spia, teme il dissenso in tutto il pianeta

«Fin dal 2008 le università americane hanno collaborato con il Pentagono per studiare le dinamiche dei movimenti sociali nel mondo», spiega Glen Ford, commentatore radiofonico americano, fondatore di “Black Agenda Report” e autore di “The Big Lie: An Analysis of U.S. Media Coverage of the Grenada Invasion”. Gli ultimi avvenimenti, il quadro internazionale, le scelte politiche e militari degli anni recenti lo hanno spinto ad un’analisi provocatoria e molto dura. «L’obiettivo degli studi sul terrorismo sta nell’individuare possibili vettori di resistenza, che vengono identificati e eradicati, come una malattia. Il cosiddetto “Minerva Initiative” considera l’intero pianeta come un territorio nemico». Ford spiega come il Dipartimento della Difesa americano consideri «sostenitore della violenzapolitica» chiunque «si opponga alla politica militare americana nel mondo, alle politiche repressive degli alleati americani, al sistema giudiziario americano improntato alla repressione razziale».
«Il Pentagono definisce questo nuovo campo della ricerca come “studi sul terrorismo” e ne spiega la finalità, cioè il rafforzamento di quella che viene Glen Fordchiamata “guerra al terrore”». Attraverso il “Minerva Initiative”, continua Ford, «i militari hanno commissionato alle università studi su come gestire le popolazioni insoddisfatte nel mondo, inclusi gli Stati Uniti, e quel progetto è stato l’oggetto di un articolo sul “Guardian” del dottor Nafeez Ahmed, accademico che studia questioni di sicurezza internazionale». Guerratotale contro il pianeta: «Il progetto Minerva ha pagato ricercatori della Cornel University per scoprire quando i movimenti sociali raggiungono una massa critica di persone, a quale livello divengono un pericolo per lo status quo. Nel linguaggio degli studi sul terrore, questi individui diventano contagiosi, come i vettori delle malattie. E neutralizzarli diventa lavoro per gli warfighters».
«L’università di Washington – aggiunge Ford – sta studiando i movimenti su larga scala che coinvolgono moltissime persone in 58 paesi. Ecco quindi perché le agenzie di intelligence americane stanno intercettando i telefoni e le comunicazioni Internet di pressochè tutta la popolazione del pianeta. Stanno mappando i network umani, le miriadi di associazioni per trovare possibili vettori di resistenza». I militari Usa e l’intelligence hanno ad esempio «consultato gli accademici per studiare le dinamiche della rivoluzione egiziana nel 2011, delle elezionirusse nel 2011, della crisi dei sussidi petroliferi in Nigeria nel 2012 e delle proteste al Gazi Park in Turchia nel 2013, sempre con l’intento di prevenire il contagio per diffusione. L’esercito americano si sente coinvolto in unaguerra totale contro il pianeta Terra. Quando i legislatori americani dicono di voler difendere la sicurezza nazionale da tutti i potenziali nemici, in realtà stanno difendendo l’ordine capitalistico prevalente contro tutti i movimenti sociali che potrebbero opporvisi, dovunque sul pianeta».
http://www.libreidee.org/2014/08/il-pentagono-ci-spia-teme-il-dissenso-in-tutto-il-pianeta/

NON SI PUO’ NON AMMIRARE MARCHIONNE. BUGIARDO E CRIMINALE, MA CON UNA MENTE 20 ANNI AVANTI

 
 marchionne
DI PAOLO BARNARD
paolobarnard.info
Era circa il 1500 quando io avvisai il popolo bue italiano, e le scimmiette cagnetti del M5S e del Fatto Quotidiano sugli Inversion Deals e la Fiat. Pazienza dai, non si può ribadire in eterno l’anagrafe del pollaio puzzoso coi galletti Chiccirichì dei blog dei soliti noti ‘informatori’ italiani.
Stiamo sui fatti. La FIAT è oggi guidata da un uomo, Marchionne, che ha una testa stratosferica, ha pochi rivali al mondo nella comprensione del capitalismo industriale e finanziario.


Poi è una merda, perché mente agli operai italiani in modo vomitevole: “Recupereremo i posti di lavoro degli stabilimenti italiani”, ha detto, quando sa benissimo che ogni singola mossa FIAT va nella direzione di kosovizzare quegli stabilimenti, cioè di mantenerli aperti solo se la base salariale italiana verrà depressa a livello albanese con annessi diritti sindacali (cosa cui penserà il PD - leggi punto B). In ogni caso le mosse di Marchionne sono state geniali:
A) Un Inversion Deal fra i più spettacolari del mondo, cioè la sede in Olanda e le tasse si pagano in Gran Bretagna. L’Italia, da cui quelle merde degli Agnelli hanno ciucciato il ciucciabile per quasi un  secolo a spese di milioni di disgraziati e del Tesoro, si fotta. Good Bye e neppure un grazie.
B) Ha capito che fra mezzora la Cina produrrà roba tipo le Panda o Punto 20 volte più accessoriate e venti volte meno costose della FIAT, e ha compreso che lì non esiste gara. La FIAT deve buttarsi sul mercato alto del lusso, SUV, high-performance (Maserati) super technology software-driven vehicles, che la Cina non saprà fare per altri 40 anni.
C) Con Crysler, che per ora tira sui bull markets delle equities, Marchionne piazzerà sulla borsa di NY le azioni degli azionisti FIAT che col diritto di recesso decidono di non partecipare alla nuova avventura, zero problemi. Dopo l’alluvione di liquidità del QE di Bernanke i compratori sono garantiti, quindi il nostro non ci perderà nulla (e forse ci screma un profitto).
D) Poi ha piazzato, fra le minuscole righe di quei contratti di 6000 pagine, una clausoletta che si chiama “garantire a certi soci il voto doppio”, e indovinate chi sono i principali? Ma gli Agnelli ovvio, cioè la loro finanziaria Exor, tanto per non dimenticarsi mai di chi è il padrone.
E) Ha capito che l’Eurozona – cioè l’alchimia criminosa di un progetto Neofeudale franco tedesco naufragato nelle fogne assieme al peggior banchiere centrale mai esistito, Draghi, e dove gli inglesi si sono tenuti accortamente fuori (CON TUTTA LA CITY!) –  conta già, come mercato, come conta un bagnino di Rimini nel consiglio d’amministrazione della Sony Corp. E quindi, viaaaaa….. ciao ciao!
Un capolavoro. Marchionne è una merda, ma cazzo ha una testa che ne avessimo anche solo tre così noi ‘attivisti’ (puzzoni) avremmo già vinto da 30 anni. Onore al merito.

Paolo Barnard
Fonte: http://paolobarnard.info/
Link: http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=937
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13848

Fucilieri di Marina : l’Italia deve continuare ad implorare ?



Il dott. Danilo Taino il 29 agosto ha proposto su SETTE del Corriere della Sera un’interessante analisi sulla situazione politica indiana dopo le elezioni di Narenda Modi cercando di individuare  le possibili ricadute positive o negative che ne potrebbero derivare per la soluzione della vicenda dei due Marò.

L’autore ci dice che, “Modi possa avere anche un certo interesse, non prioritario ma nemmeno  insignificante, a costruire rapporti proficui con Roma, se questa li  cercasse seriamente”, ed aggiunge “la vicenda di Salvatore Girone e  Massimiliano Latorre potrebbe ora diventare un'opportunità per  costruire una relazione seria.”
 
Informa, altresì, sulle mosse di Modi nella ristrutturazione della politica estera indiana da cui emerge tutto il pragmatismo che ha sempre contraddistinto il neo Presidente Indiano durante la sua lunga militanza politica, che in questo caso lo porta a guardare con simpatia e prioritariamente Paesi importanti per aprire rapporti economici significativi. Il pragmatico Modi che Governatore dello Stato indiano del Gujarat  riferendosi all’eccidio di 1800 cristiani avvenuto a Godhra nel 2002 dichiarò “Non ne ho mai sentito parlare”, tanto da suscitare la reazione della UE e degli USA che lo definirono “persona non gradita” .

Dallo scritto del dott Taino si evince che l’autore considera  la vicenda dei due Marò come un’opportunità di “ un test diplomatico decisivo…..che difficilmente si risolverà positivamente  se Roma la giocherà solo in difesa. Se riuscirà invece a trovare uno  spazio politico, economico, di affari, culturale nella ridefinizione  della politica estera di Modi, creerà basi solide per risolvere anche  il caso di Girone e Latorre per via diplomatica. Per ora non lo sta  facendo”.

Forse Taino auspicherebbe  una maggiore sottomissione dell’Italia nei confronti di Delhi perché si sblocchi la situazione dei due nostri Fucilieri di Marina. Una scelta fatta a suo tempo proprio per cercare di difendere quelli interessi economici che Taino include fra i futuri obiettivi italiani in India. Uno stallo forse dovuto al fatto che l’Italia non si è ancora prostata a sufficienza e perché le nostre Istituzioni non hanno implorato abbastanza, come sembrerebbe auspicare Taino, magari attraverso ulteriori note verbali imploranti compromessi o piuttosto nominando avvocati filo indiani,  dopo aver restituito centinaia di milioni in fideiussioni Agusta.

Un Italia che addirittura accetta che il  Tribunale Speciale indiano nominato per i due Marò incarichi la NIA - Agenzia di Investigazione  Antiterrorismo - di verificare il buon fine della cauzione versata dall’Italia per garantire ai due Marò di potersi muovere liberamente, nemmeno fosse una fideiussione riconducibile ad Al Qaeda  !

Nel corso di questi 500 giorni, comunque,  la genuflessione italiana non è mai cessata. Un de Mistura sempre a “mani giunte”, l’invio continuo  di  Ministri e parlamentari in India per “questuare” il rispetto del diritto Internazionale e dei diritti umani. Forse in atto anche una promessa di un impegno italiano perché Delhi sia ammessa nel “club nucleare”, nonostante che  non lo meriti essendo al mondo uno dei primi proliferatori di bombe atomiche.

Danilo Taino, comunque, lancia un messaggio coerente alle iniziative portate avanti sulla vicenda dagli ultimi tre Governi, tutte improntate al "rilancio" dei rapporti economici con l'India, anche accettando indicibili compromessi sui Marò.

In sintesi, Roma dovrebbe propone una soluzione flessibile che lasci all’India il diritto di processare senza fare chiasso i due militari in modo che i giudici indiani siano comprensivi, con l’auspicio che forse li faranno rientrare in Italia fra un paio di anni,  con “danni lievi” in termini di condanna.

Un approccio di sudditanza quello consigliato, forse perché è invalsa ormai la convinzione che l’Italia è "Paese figlio di un Dio minore", anche di fronte ad una  controparte che dimostra lacune sociali e culturali di una certa valenza. Il nuovo Presidente Modi, infatti, fra i suoi impegni prioritari ha quello di convincere i 700 milioni di suoi concittadini Hindu che, a  differenza di quanto fanno ora, è opportuno non “defecare all’aperto” ma usare le latrine per ridurre epidemie,denutrizione infantile e malattie derivate in primis dalle cattive condizioni igieniche.

Non credo che di fronte a queste realtà l’Italia si debba sentire subalterna e portare avanti la soluzione della vicenda dei due Marò a testa bassa. Piuttosto deve sentirsi ancor più Nazione e pretendere la difesa dei diritti di due suoi cittadini attivando un coinvolgimento giuridico internazionale che sia incisivo e costruttivo.

Speriamo che la Ministro Mogherini ciò che non ha ottenuto come Responsabile della politica estera italiana, lo ottenga ora che è stata nominata Alto Commissario per la politica estera europea, condizione che forse la potrebbe rendere meno condizionata dai vincoli imposti dalle lobby affaristiche italiane, le stesse che, il 22 marzo 2012, indussero l’allora Premier Monti a riconsegnare due militari italiani al giudizio indebito di uno Stato terzo, nonostante che nei loro confronti non fosse stata formalizzata alcuna accusa.


Fernando Termentini, 
http://fernandotermentini.blogspot.it/2014/08/fucilieri-di-marina-litalia-deve.html

La foto dell’abbraccio tra Matteo Renzi e Federica Mogherini

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http://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2014/08/mogherini_renzi.jpgwww.ilpost.it/2014/08/30/foto-abbraccio-matteo-renzi-e-federica-mogherini/

Siria: ribelle “buono”, ribelle “cattivo”

ribelli tre carte
Con il pretesto di colpire anche in Siria l’orrore che si autodefinisce Stato islamico e che si è ritagliata con il coltello una grande area fra Siria e Iraq chiamandola “Califfato”, Usa & C. cercheranno di realizzare un regime change. Così facendo giocheranno di fatto il ruolo di forza aerea di al Qaeda, come fu in Libia. Perché fra i ribelli ”moderati” appoggiati dall’Occidente e i terroristi sedicenti islamici le porte sono girevoli, e lo affermano gli stessi protagonisti.

E’ concreto il rischio che i novelli Frankenstein Nato/Golfo riuniti nel gruppo degli “Amici della Siria (ora “Gruppo di Londra”; la loro breve ma perversa storia è raccontata qui)) approfittino della mostruosa creatura uscita dalle loro guerre aperte o occulte, l’ormai famigerato Stato islamico (Isis) per passare da un intervento per procura a un “intervento umanitario” , occupando così la Siria e realizzando, finalmente, il loro tanto agognato regime change al quale hanno già dedicato tre anni costati al popolo siriano infiniti lutti. Tre anni costellati da bombardamenti effettuati da Israele e Turchia, dall’infiltrazione di uomini armati, da aiuti ai gruppi armati “dell’opposizione” operanti in Siria.
Washington, da suo canto, rassicura i sostenitori dell’opposizione armata non-Isis in Siria e conferma che non ha alcuna intenzione di coordinare con Damasco eventuali attacchi aerei contro l’Isis anche per non alienarsi i membri della coalizione anti-Assad – principalmente Turchia, Giordania, Arabia saudita, Qatar. In tal senso, il 25 giugno 2014, Obama ha presentato al Congresso (nel quadro del progetto Overseas Contingency Operations, OCO, per il 2015), la richiesta di destinare, fra l’altro, 500 milioni di dollari per formare ed equipaggiare elementi “verificati” dell’opposizione siriana “per aiutare a difendere il popolo siriano (…) e contrastare minacce terroristiche” . E’ la stessa richiesta reiterata – su esortazione Usa – dagli alleati locali del gruppo Nato/Golfo di “Amici della Siria” , ovvero la “Coalizione nazionale siriana” nata a Doha nel 2012, e il suo braccio armato, appunto l’“Esercito siriano libero”.
 Così come i “ribelli” libici, anche quelli siriani hanno fin dall’inizio richiesto l’appoggio dell’Occidente (cosa che non ha mai fatto l’opposizione interna non armata). E Mohammed Qaddah, vicepresidente della Coalizione di Doha, conclude così il suo discorso: “Lottare contro il terrorismo significa anche rafforzare l’Esercito libero siriano che si è dimostrato essere l’unico capace di contrastare il gruppo estremista nella regione”. Ovviamente, Mohammed Qaddah sorvola sulla circostanza che siano stati soltanto i curdi siriani dell’Ypd – e non certo l’Esl e compari – a fermare l’Isis in Siria e a proteggere le loro aree in Siria (come il Royava ai confini con la Turchia) attaccate da Isis, Jabhat al Nusra e anche dall’Esl. Eppure i curdi siriani sono stati esclusi dai negoziati di pace a Ginevra.
Di recente Hillary Clinton ha affermato che bisognava armare massicciamente i “ribelli moderati siriani” sin dall’inizio; il non averlo fatto – sostiene – ha dato modo ai jihadisti di riempire il vuoto e di “convertire” i ribelli in loro alleati; una dichiarazione sostanzialmente identica a quella dell’ex ambasciatore Usa in Siria Robert Ford. In realtà, la rapida ascesa di gruppi come al Nusra (al Qaeda in Siria) e Isis (ex al Qaeda), si spiega sia con l’inglobamento di combattenti prima appartenenti a gruppi “moderati”; sia con una crescita militare determinata sostanzialmente da ingenti finanziamenti e da appoggi logistici garantiti apertamente dalla Turchia e dai petromonarchi e – più o meno segretamente – dall’Occidente.
Se gli aiuti in armi, denaro e logistica sono stati dati direttamente ai gruppi qaedisti, questo la dice lunga sulle intenzioni degli “Amici della Siria”; altro che combattere l’Isis. Se invece sono stati dati ai “moderati” e poi sono finiti nelle mani “sbagliate”, è successo grazie al fatto che i “moderati” si sono spesso alleati agli islamisti. Ad esempio, secondo le mai smentite dichiarazioni di funzionari governativi giordani “gli Usa addestrarono in una base segreta in Giordania decine di futuri membri dell’Isis” (…) mentre “la Turchia, addestrava combattenti dell’Isis nelle vicinanze di Incirlik.
Va detto che un fondamentale trait d’union fra terroristi Nato/Golfo e terroristi Isis sono stati proprio loro: i ribelli” moderati”. Quelli “buoni”. Quelli dalla bandiera verde-nera-bianca nella quale volentieri si avvolgono i sostenitori in Italia di questi “partigiani rivoluzionari”, così come facevano con gli allora mitici, e oggi famigerati, “freedom fighters” libici.
Fra i “moderati” e gli al qaedisti o, peggio, l’Isis, c’è sempre stato un documentato sistema di “porte girevoli” e per loro stessa ammissione. I rapporti fra Esl, al Nusra e Isis sono un groviglio inestricabile e mutevole a seconda degli scenari e del periodo. Così riassume il giornalista dell’Independent Robert Fisk: “Chi sono questi ribelli ‘moderati’ che Obama vuole addestrare e armare? Egli non li nomina e non può perché i ‘moderati’ originali, ai quale gli Stati Uniti hanno promesso fondi – con l’aiuto della CIA, gli inglesi, Arabia Saudita, Qatar e Turchia – sono membri del cosiddetto ‘Esercito siriano libero’ composto principalmente da disertori delle forze armate siriane. L’Esl (…) si è dissolto. I suoi uomini si sono ritirati, si sono arruolati con Al Nusra o nell’Isis o sono tornati nell’esercito governativo” (…) “Si dice che i ‘combattenti per la libertà’ non hanno ricevuto abbastanza armi. Ora ne avranno di più. E non c’è dubbio che le venderanno, come hanno fatto prima. (…) Date ad un uomo dell’Esl – nel caso lo incontraste – un missile antiaereo e ve lo venderà al miglior offerente”.
Va da sé che anche davanti a documentazioni incontrovertibili del canale tra ribelli “buoni” e quelli “cattivi” c’è ancora chi si affanna a dichiarare che l’Esl è una organizzazione “autonoma e moderata” che bisogna continuare a finanziare e armare, contro il regime siriano e contro l’Isis. Un approccio cronologico aiuta a capire l’assurdità di queste affermazioni.

Dai jihadisti libici con amore
Dal febbraio 2011, in Libia, i paesi occidentali e del Golfo hanno collaborato dal cielo (bombardamenti Nato) e a terra (servizi segreti e corpi speciali) con i “ribelli”, fra i quali forze al qaediste (come spiega in un’intervista un ex prigioniero di Guantanamo che dopo la presa di Tripoli ne diventerà comandante militare:).
Dopo la caduta e uccisione del leader Muammar Gheddafi, grandi quantità di armi furono inviate dagli ex “ribelli” libici ai loro omologhi siriani, grazie alla collaborazione del Qatar (per i finanziamenti e il trasporto aereo) e della Turchia (per l’ingresso). E se anche il Supreme Military Council dell’Esl non distribuiva armi direttamente a gruppi qaedisti, questi comunque – secondo dichiarazioni di attivisti siriani – erano in grado di acquistarle dai gruppi che le avevano ricevute. Il premio Pulitzer Seymour Hersch ha di recente denunciato la rat line fra Cia, Turchia e ribelli siriani: una rete clandestina autorizzata nel 2012, usata per canalizzare armi e munizioni dalla Libia alla Siria attraverso la frontiera turca.
 Dall'inizio del 2012 arrivano in Siria milizie jihadiste di dottrina sunnita, finanziate soprattutto dai paesi del Golfo Persico, quali Arabia Saudita e Qatar. La Libia fornisce molti combattenti jihadisti.
 Nell’agosto 2012, tanto per dirne una ad Aleppo, allora sotto il controllo dell’ Esl si applicava la Sharia anche nei tribunali, e le donne erano costrette ad uscire velate.
Via via cresce l’influenza delle fazioni “bin Laden”. Tra tutte, si distingue (anche per efferatezza il neocostituito Fronte al-Nusra, affiliato ad al Qaeda. A metà 2013 arriverà dall’Iraq lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isis, Isil); formato da combattenti siriani in Iraq che tornano in patria con l'obiettivo di instaurare la Sharia. Al Qaeda di cui rappresentava il ramo iracheno lo rinnegherà nel 2014. Malgrado la reciproca scomunica, Isis e al Nusra hanno la stessa matrice ideologica e rappresentano la maggior parte dei combattenti dell’opposizione. Se Isis si è rivelato (ancor) più sanguinario, al Nusra ha spesso guidato le operazioni più efficaci dei “ribelli”.
Nel novembre 2012, con la rielezione di Obama iniziano le manovre Usa per plasmare le bande dell’opposizione siriana secondo i propri desideri. A Doha nasce la Coalizione nazionale siriana con un allargamento del precedente Consiglio nazionale ad altri ambienti e a Marrakech gli “Amici della Siria” incontrano il nuovo coordinamento dell‘opposizione.
Nello stesso tempo gli Usa pongono il fronte al Nusra nella lista dei gruppi terroristi. Significativamente, il leader della Coalizione siriana, al Khatib, dichiara: “Si tratta di un errore e cercherò di modificarlo”. Diversi esponenti e gruppi di ribelli “moderati” reagiscono con il motto “Siamo tutti al Nusra” rimarcando la collaborazione sempre più stretta tra Esl e al Nusra.
Fra febbraio e marzo 2013, il segretario di Stato Usa, John Kerry, annuncia che l’amministrazione Obama sostiene l’invio di armi ai gruppi siriani da parte delle nazioni mediorientali (leggi petromonarchie e Turchia) perché, del resto, negli ultimi mesi si è diventati fiduciosi sul fatto che queste armi vadano alla “gente giusta e all’opposizione moderata” che può gestirle correttamente.
A quel punto la giornalista e analista basata in Libano Sharmine Narwani chiede all’ufficio stampa del Dipartimento di Stato Usa: “Per favore, indicatemi qualcuno dei gruppi armati moderati ai quali si riferisce Kerry”. Ma non riesce ad avere nemmeno un nome (qui il carteggio) dal portavoce di Kerry; solo considerazioni tipo questa: “L’opposizione ha una visione comune e un piano di transizione per la Siria che offre un’alternativa credibile al regime di Assad. Sosteniamo questa visione e lavoriamo per accelerare la transizione, fornendo sostegno non letale”.
Purtroppo i giornalisti stranieri scortati dai “ribelli” non hanno aiutato a capire. In genere si sono attenuti al copione (già collaudato in Libia) dei “partigiani”; la presenza di combattenti da altri paesi era paragonata alle brigate internazionali contro il fascismo in Spagna. Ma quella dei “vecchi e nuovi embedded” è una lunga storia tutta ancora da raccontare.
Nel marzo 2013 Raqqa è il primo capoluogo di regione siriano (con oltre un milione di abitanti nel 2010) a essere conquistato dai “ribelli”, in un’operazione congiunta che ha visto schierate fianco a fianco le forze dell’Esercito libero (Esl) e dei gruppi jihadisti e salafiti di Jabhat an Nusra e Ahrar ash Sham.
Nel giugno 2013, di sostegno ai ribelli siriani si parla molto al meeting del G8 in Irlanda del Nord. Gli Usa riescono allo scoperto annunciando il sostegno a “ribelli selezionati.. C’è chi scrive: “Adesso il sostegno ad al Qaeda è alla luce del sole”. Una esagerazione?
Forse no, perché, come rivelato di recente dall’ex ministro degli esteri Emma Bonino ì“Già nel maggio-giugno 2013 i moderati in Siria non c’erano più. (…) “Quello che so per certo è che all’epoca tra l’altro in cui in Siria vengono allo scoperto i tagliagole, era ormai chiarissimo, evidente e noto che i cosiddetti moderati e laici tra i ribelli siriani erano stati tutti epurati. Anche l’Esercito siriano libero era infiltrato da al Nusra e dall’Isis”.
Una verità questa ribadita anche dal colonnello Abdel Basset al Tawil, comandante del fronte settentrionale dell’Esl: “A proposito delle fazioni che l’Occidente vuole classificare come terroriste – il fronte al Nusra – possiamo tranquillamente avere un dialogo con loro, sul tipo di Stato che vogliamo creare, uno che vada bene a tutti (…) non è un segreto che abbiamo rapporti con tutti, anche con i fratelli di al Nusra, e cooperiamo su molti scenari”. E conclude: “Diamo tempo un mese alla comunità internazionale, e poi riveleremo quel che sappiamo sulle armi chimiche… credo che lei sappia che cosa voglio dire”. 
E come segno di obbediente adesione all’Isis, si possono usare anche gli ostaggi. Secondo alcune fonti, anche il giornalista James Foley, decapitato urbi et urbi dall’Isis, era stato rapito, in una zona occupata dai “ribelli”, poco dopo un video girato da sostenitori dell’Esl, e secondo fonti informate era finito nelle mani della relativamente moderata brigata Dawood, in precedenza allineata con l’Esl, poi passata all’Isis.
Nel marzo 2013, l’esperto di jihadismo Aaron Lund, dello Swedish Institute of Foreign Affairs – e nient’affatto pro-Assad, anzi – scriveva che “purtroppo” l’Esl non esiste: è stato un logo creato nel luglio 2011 dal colonnello Riad el Asaad e da pochi altri disertori, presto confinati nel campo di Apaydin in Turchia. Gruppi armati che nascevano in Siria adottavano questo logo, pur non avendo magari alcun collegamento con il comando d’oltrefrontiera. Ma alla fine del 2012 molti gruppi cancellavano i simboli dell’Esl. In seguito questo termine è stato usato semplicemente per separare l’opposizione non ideologica o solo moderatamente islamica, dalle fazioni salafite – quelle tipo Jabhat al Nusra o Ahrar al Sham non vi hanno mai fatto ricorso; ma all’inizio il marchio di fabbrica è stato usato da Liwa al Islam e Suqour el Sham. Insomma giusto un marchio, senza gerarchia. Dunque, spiega l’esperto, si usa il termine Esl (Fsa – Free Syrian Army in inglese) per indicare fra i combattenti anti-Damasco le fazioni che ricevono sostegno dal Golfo e dall’Occidente e sono aperte alla collaborazione con gli Usa e altre nazioni occidentali. Questo esclude i curdi dell’Ypg (troppo di sinistra) e quei salafiti che sono anti-occidentali – perché poi ci sono salafiti finanziati da Golfo e Occidente, e sono nel Syrian Liberation Front (Slf), che riunisce gruppi che in precedenza si definivano Esl. Non mancano gli Shields of the Revolution (affiliati ai Fratelli musulmani) e anch’essi a volte si definiscono Esl; o il raggruppamento Ansar-el-Islam, coalizione islamista a Damasco, i cui membri si definivano Esl, ma non più. I masters Nato/Golfo hanno più volte cercato di creare comandi unificati, nessuno dei quali però ha boots on the ground. Come la Coalizione di Doha, comandano (si fa per dire) per corrispondenza, da fuori. Gli uni dai campi in Turchia, l’altra (i “politici”) dagli hotel a 5 stelle del Golfo.
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Maggio 2013: foto rivelatrici (se ne parla qui), scattata in una località vicino a Idleb nel corso di una vista del senatore Usa John mc Cain (ambasciatore dei “rivoluzionari” libici, siriani e di Kiev), sembra mostrare oltre al brigadier generale Selim Idriss (con gli occhiali) dell’Esl, Ibrahim al-Badri, noto anche come Abu Du’a, figura dal 4 ottobre 2011 nella lista dei cinque terroristi più ricercati dagli Stati Uniti (Rewards for Justice, con una taglia di 10 milioni di dollari) e dal 5 ottobre 2011 nella lista stessa dal comitato per le sanzioni dell’Onu come membro di al Qaeda. Fondatore dell’Isis, con il nome di battaglia di al Baghdadi.
Nell’agosto 2013 il generale Salim Idriss, comandante in capo del Libero Esercito Siriano visita Latakia per “constatare gli importanti successi e le vittorie che i nostri rivoluzionari hanno ottenuto sul fronte costiero”. Ne da notizia “Repubblica” che dimentica, comunque un non trascurabile dettaglio; quelle operazioni sono state condotte direttamente dalle milizie del Fronte al-Nusra.
Sulla catena che dagli Usa porta all’Isis la dicono lunga alcune foto: nella prima, il segretario di Stato John Kerry ha dietro di sé l’ex ambasciatore Usa in Iraq Robert Ford; nella successiva, lo stesso Ford è ritratto nel nord della Siria, maggio 2013, insieme ad Abdul Jabbar Aqidi, a quel tempo capo dell’Aleppo Military Council; nell’ultima, Jabbar nell’agosto 2013 celebra insieme all’emiro dell’Isis Abu Jandar la presa di un aeroporto militare.
Lo stesso Abdul Jabbar, in questa intervista, concessa, a Orient TV a fine 2013, sostiene: “Sono buoni i rapporti con l’Isis. Comunico ogni giorno con i fratelli dell’Isis. Per risolvere problemi e dispute. I media esagerano le cose a proposito dell’Isil, li chiamano takfiri – quelli che accusano ogni altro di apostasia –ma la maggioranza di loro non lo sono”.
Certo le spine sono tante. Il 13 luglio 2013 Muhammad Kamal al Hamami, carismatico leader dell’Esl, viene a un vertice con i leader dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante in un posto segreto nel porto di Latakia. Con gli islamisti deve discutere delle strategie da adottare per contrastare la controffensiva dell’esercito governativo a Homs e Aleppo. Un piano comune, dopo mesi di divisioni che hanno indebolito il fronte dei ribelli. Ma il meeting è una trappola. Hamani, fra l’altro uno dei componenti del Supremo concilio militare degli insorti, viene ucciso. Per punire l’Esl che aveva abbandonato il campo di battaglia a Qusayr.
Ed ecco i rapporti fra Esl, islamisti e il fronte curdo laico e progressista dell’Ypg (che ha fra i suoi comandanti molte donne). Nell’agosto 2013 il manifesto riferisce: “Il 31 luglio 2013 gruppi islamisti hanno massacrato oltre cinquanta tra donne e bambini nei villaggi curdi di Tall Hassil e Tall Aran. La maggior parte dei bambini e delle donne uccise farebbe parte di famiglie di membri del fronte curdo alleato del Ypg (formato da uomini e donne) che combattono contro i gruppi vicini ad al Qaeda e contro l' Esercito libero siriano (sostenuto dall' Occidente ndr). Un comunicato del Pyd accusa Unione europea, Stati uniti e paesi arabi per il loro silenzio di fronte ai massacri e precisa che gruppi affiliati ad al Qaeda e Esl sono sostenuti da paesi esteri, soprattutto la Turchia che lascia passare uomini e armi per far la guerra ai curdi”.
La rottura all’ interno dell’opposizione di Assad sembra arrivare nell‘estate 2013, ma non è auspicata. Una rottura da evitare secondo Padre Dall’ Oglio che, nel suo ultimo articolo, così scriveva: “….Per noi siriani della rivoluzione, la riconciliazione tra forze islamiste radicali e forze democratiche è una necessità strategica. Le scaramucce dolorose e i crimini insopportabili avvenuti tra noi devono trovare soluzione, essere riassorbiti, per presentarci uniti di fronte al pericolo totale rappresentato dal regime, appoggiato direttamente o indirettamente da troppi. Favorire i partner più affidabili, incoraggiare le evoluzioni più auspicabili è buono. Spingerci ad ammazzarci tra di noi non può esserlo….” "Quando dieci mesi fa il Papa Benedetto visitò il Libano disse, sicuramente per effetto delle opinioni dei prelati mediorientali favorevoli al regime del clan Assad, che era peccato mortale vendere le armi ai contendenti nella guerra intestina siriana. In quell'occasione twittai che se era peccato vendercele, allora bisognava darcele gratis! Ci hanno spinto a muoverci promettendoci protezione e solidarietà e ci hanno vigliaccamente abbandonato; poi ci giudicano se ci siamo rivolti malvolentieri ai loro nemici per salvarci dal genocidio promessoci dagli Assad”.
A febbraio 2014 si annuncia che Susan Rice, consigliere per la Sicurezza Nazionale, ha incontrato i capi intelligence di Turchia, Qatar, Giordania raccomandando di non aiutare più i gruppi estremisti ma solo quelli “moderati”. Nel frattempo, comunque, Usa e petromonarchi aumentano gli aiuti a tutti i gruppi – islamisti e non – che dichiarano di voler combattere l’Isis. Come riferiscono fonti degli stessi ribelli la gara per accaparrarsi i soldi (oltre all’Esl), l’Army of Islam, Syrian Revolutionary Front, l’Esercito dei Mujahidin, il Fronte Islamico, il Fronte dei rivoluzionari.
Lo scontro vede (sempre secondo il sito favorevole all’opposizione siriana armata non jihadista: da un lato, l’Esercito siriano libero (Esl), l’Esercito dei Mujahidin (moderatamente islamista) e il Fronte Islamico (che vuol far diventare la Siria uno Stato islamico ma è moderatamente moderato; il suo atteggiamento è ancora ambiguo ma molte sue fazioni partecipano all’attacco) e il Srf di cui sopra. Dall’altro l’Isis (o Daesh) alleato con Jund al Aqsa. Anche alcune unità appartenenti ad al Nusra si sono unite nella campagna condotta contro l’Isis.
Pochi mesi dopo uno dei beneficiari di cui sopra, – Jamal Maaruf, leader del Syrian Revolutionary Front (organizzazione fino ad allora considerata “moderata” dagli USA) parlando ad Antakya, in Turchia, dichiara che: ““La lotta contro al Qaeda in Siria non è il nostro problema”. E precisa che il suo gruppo – aiutato da Usa, sauditi e Qatar – anzi lavora insieme a Jabhat al Nusra, la branca siriana di al Qaeda, visto che l’obiettivo comune è abbattere Assad. Maaruf precisa: “Se chi ci sostiene ci dice di dare armi a un altro gruppo, gliele diamo, come è successo a Yabrud”. Con l’aiuto del Fronte islamico (salafita) e dell’Esercito islamista dei mujaidin di Aleppo, il Srf ha obbligato l’Isis a ritirarsi da Aleppo a Jarabalus. Ma se le atrocità dell’Isis sono troppo perfino per al Qaeda, certo nessuno nega che al Nusra sia responsabile di molte atrocità, comprese esecuzioni e sgozzamenti documentati dai loro stessi video.
Ancora nel marzo 2014, fazioni di ribelli più moderate e fazioni jihadiste con l’aiuto di combattenti radicali dall’Arabia saudita (il “green Battalion” di veterani sauditi in Afghanistan e Iraq) cooperano nella zona di Qalamun, vicino alla frontiera libanese, per respingere le forze governative. Lo dichiarano attivisti come Abu Omar al Homsi (che di lì a poco sarà arrestato in Libano come membro di al Nusra), spiegando che il tutto è coordinato da un centro operativo che fa capo ad al Nusra.
Il 9 giugno 2014, il capo dello staff del Supreme military council dell’Esl dichiara  alla Reuters che gli Usa distribuiscono armi direttamente a gruppi difficili da controllare sul fronte nord e sud. Ciò potrebbe portare a un’altra Somalia.
Robert Fisk aveva ragione.
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giovedì 28 agosto 2014

Vacanze 2014, Puglia batte Sardegna 5 a 1. La “California del Sud” regina d’Italia per TripAdvisor


Il Gargano continua ad essere tra le mete preferite
Il Gargano continua ad essere tra le mete preferite
Altro che Sardegna, per TripAdvisor è la Puglia la regina delle vacanze in Italia. Per la prima volta quest’anno, l’isola conosciuta per la Costa Smeralda, riesce a piazzare solo una località (Villasimius, in provincia di Cagliari, al nono posto) nella top 10 del popolare sito di recensioni: davvero male per una località vacanziera abituata a stare sempre ai vertici. Nella speciale selezione delle mete preferite dai turisti tra luglio e agosto, la Sardegna perde quota a vantaggio delle mete esotiche e delle spiagge della Penisola. A cominciare dalla Puglia, la vera protagonista italiana, che riesce a beccarsi ben cinque posizioni di rilievo: Vieste (Foggia), Gallipoli (Lecce), Ugento (Lecce), Otranto (Lecce) e Porto Cesareo (Lecce).
Mantengono il loro fascino anche due mete assai diverse tra loro come Parigi e Formentera. Anche la Sicilia conquista infine una posizione in classifica: merito di San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani. Tra le attività più ricercate dagli italiani per la prossima estate, al primo posto si posizionano le attrazioni culturali con un 23 per cento di ricerche sul totale, seguite a breve distanza dalle attività all’aria aperta 21 per cento, dai luoghi d’interesse storico (10 per cento) e dai musei (9 per cento). “I trend della nostra community riflettono le tendenze degli Italiani per l’estate 2014 che, come è emerso dallo studio, sarà all’insegna delle destinazioni marittime - commenta Valentina Quattro, portavoce di TripAdvisor per l’Italia – ma con un occhio anche alla cultura e alle capitali europee. La Puglia, regione più gettonata dagli italiani per le vacanze estive, può guardare ai prossimi mesi con ottimismo e prepararsi ad accogliere tanti turisti”.
http://www.immediato.net/2014/06/26/vacanze-2014-puglia-batte-sardegna-5-a-1-la-california-del-sud-regina-ditalia-per-tripadvisor/





spiaggia





mercoledì 27 agosto 2014

Appello per il rispetto della Costituzione e le dimissioni del presidente


napolitano
Io trovo vergognoso che quel cittadino che ha giurato non una, ma due volte sulla Costituzione, sulla nostra Costituzione, quella del 48, non un’altra, gli manchi di rispetto.
Io trovo vergognoso il suo percorso politico e soprattutto ideologico che è stato più distorto della salita del Sestriere. Io trovo vergognoso che fino ai 20 anni sia stato fascista. Io trovo vergognoso che dal novembre ‘45 – quando ebbe la certezza che Mussolini fosse morto – si sia convertito al comunismo. Io trovo vergognoso che da comunista, nel 56 – quando nacqui io – divenne stalinista e filosovietico. Io trovo vergognoso che nel 56 ebbe a fare l’imbarazzante elogio all’Armata rossa che con i carri armati schiacciava nel sangue la rivolta d’Ungheria. Io trovo vergognoso che nel 1964 esaltò l’espulsione e l’esilio di Solgenitsin. Io trovo vergognoso che nel 1969 partecipò alla espulsione dei compagni del Manifesto che osarono criticare Mosca per la repressione della Primavera di Praga. Io trovo vergognoso che nei primi anni 80 divenne filocraxiano, Io trovo vergognoso l’attacco frontale che fece nei confronti di Enrico Berlinguer, reo di insistere troppo sulla “questione morale”. Io trovo vergognoso l’appoggio che oggi da, al “centralismo democratico”. Io trovo vergognoso che sia stato il fautore del disegno golpista e antidemocratico che ha messo per tre volte consecutive gente incapace e non eletta dal popolo al governo del Paese. Io trovo vergognoso il sostegno a Senato & Italicum. Io trovo vergognoso il tifo alle tagliole & canguri antidemocratici imposti da Grasso al Senato. Io trovo vergognoso che nel 2014 tenga ancora segretate tutte le pagine nere della storia rossonera del nostro Paese. Io trovo vergognoso che il popolo italiano abbia questo, come presidente della Repubblica.
Io trovo vergognoso che questo presidente della Repubblica non si dimetta!
Il mio appello è per chiedere le sue dimissioni immediatate. Ce le deve!
Armando Manocchia

http://www.imolaoggi.it/2014/08/25/appello-per-il-rispetto-della-costituzione-e-le-dimissioni-del-presidente/

IL BLOG “LA VERA ITALIA” HA SUPERATO LE 100.000 VISITE



Ma perché questo articolo?
Perché in 14 mesi di attività "La Vera Italia" ha raggiunto e superato la cifra, per noi importante, di 100.000 visite. Un ringraziamento particolare va ad Alfredo d'Ecclesia che fin dall' inizio ha creduto in questa forma di supporto per far conoscere la storia in cui sono incappati due Fucilieri della nostra Marina Militare. 
Si ringraziano pure tutti i collaboratori che hanno dedicato il loro tempo per portare avanti questo “progetto”.

Il blog a “più mani” è nato, come detto, per la volontà di far conoscere, sostenere e divulgare le notizie dei due Fucilieri del Battaglione San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori indiani, ingiustamente ancora trattenuti in quel Paese, mentre erano in servizio per conto dello Stato italiani a bordo della nave Enrica Lexie. In diversi articoli viene messo pure in luce il “niente di fatto” che ha contraddistinto, sino a ora, questa vicenda che ha visto sul campo in questi 920 giorni (data dell’arresto 15.02.2012) il Capo Supremo delle FF. AA., 3 governi, 4 Ministri degli Esteri, i numerosi segretari, gli inviati speciali, le commissioni istituite ad hoc e l’intera Unione Europea. 



Gli articoli pubblicati sono stati condivisi pure attraverso Social Networks come Facebook, Twitter e Google plus in modo da far conoscere a più persone questa assurda vicenda che vede lo Stato italiano in catalessi.

Di certo non ci fermeremo sugli allori perchè è nostra intenzione continuare finche i due "marò) non saranno riconsegnati alla loro Patria e alle loro famiglie ... e probabilmente anche dopo in quanto troppe cose ci vengono nascoste.

La nostra speranza è che continuiate a seguire questo blog, grazie a tutti.

Maurizio Tentor

http://veraitalia.blogspot.it/

Così i terroristi si addestravano sull'Etna Ecco le intercettazioni dei due tunisini fermati


CATANIA -  Una "scuola di terrorismo" che aveva la sua base d'addestramento sull'Etna. Qui, sulle sciare scure e impervie del Vulcano, si esercitavano alla guerra santa gli appartenenti ad una cellula di terroristi islamici che aveva collegamenti e rapporti strettissimi con personaggi di rilievo del terrorismo internazionale di matrice confessionale. "Combattenti dormienti", ma pronti a tutto, quattro dei quali ieri sono stati arrestati tra la Puglia, dove l'organizzazione aveva la sua base operativa, la Lombardia e la Sicilia. Fino a Scordia, centro agrumicolo della piana di Catania, sono infatti arrivati i carabinieri del Ros, coordinati dalla Procura di Bari, per arrestare Mohsen Hammami, di 49 anni, e Ifaoui Nour, di 34 anni, entrambi tunisini, accusati di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo internazionale e istigazione all'odio razziale.

Schivi, taciturni, senza alcun rapporto con gli abitanti del paese, i due, braccianti agricoli impiegati "a giornata" nei campi per la raccolta delle arance, erano perfetti combattenti della Jihad, giunti ormai  -  dicono gli inquirenti  -  al quinto stadio terminale, cioè in attesa soltanto di raggiungere le aree di guerra. Pronti a tutto, come gli altri componenti dell'organizzazione guidata dall'ex imam di Andria, Hachemi Ben Hassen, arrestato in Belgio, a capo della cellula pugliese, che faceva proseliti in tutta Italia formando i nuovi adepti ed occupandosi personalmente della loro preparazione psicologica e ideologica.

Dalle intercettazioni, avviate già tre anni fa, emergono particolari da brivido. "Dio prendi il mio sangue  -  ripetevano ad alta voce gli appartenenti all'organizzazione prima della loro esercitazioni  -  e disperdi il mio corpo come vuoi". Sui sentieri dell'Etna, mimetizzati tra querce e castagni, si allenavano con regolarità mettendo in pratica le tecniche apprese attraverso video realizzati e pubblicati sul web dai "fratelli" sparsi per il mondo, esaltandosi con i discorsi di Bin Laden e studiando nei dettagli i video delle azioni suicida dei "martiri" da emulare. La loro era una vera e propria scuola di terrorismo, dicono gli inquirenti, grazie alla
quale si acquisivano le necessarie cognizioni sulle procedure per il confezionamento di ordigni esplosivi, per l'uso delle armi da fuoco e per il reclutamento di volontari da avviare ai campi di battaglia in Afghanistan, Yemen, Iraq, Cecenia. Quei video per Mohsen Hammami e Ifaoui Nour erano un punto d'arrivo. E, sull'Etna, lontano da occhi indiscreti, e dalla ruotinarietà delle loro giornate nei campi come braccianti per pochi euro, provavano il passo della biscia, l'avvicinamento all'obiettivo e si sottoponevano a severi esercizi fisici. Tutto finalizzato all'essere pronti per la "chiamata". Che i loro sentimenti fossero "ispirati al più acceso antisemitismo ed antioccidentalismo", che la loro massima aspirazione fosse la "preparazione e l'esecuzione di azioni terroristiche
da attuarsi contro governi, forze militari, istituzioni o addirittura semplici cittadini ritenuti infedeli" emerge dalle telefonate e dagli sms intercettati. "Nel nome di Dio sono pronto", ripetevano.

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/05/01/news/cos_i_terroristi_si_addestravano_sull_etna_ecco_le_intercettazioni_dei_due_tunisini_fermati-57845113/

La musica di Francesco il Principe:Inferno

Francesco il Principe






Una musica che in Italia deve ancora nascere, ma oltre al genere musicale, un testo che abbraccia l'uomo e la sua croce. A dispetto del titolo c'è dentro una sacralità profonda, pezzi di storia dell'umanità, il cammino della storia e le direzioni che l'artista deve prendere in un mondo sempre più prosaico e dedito al male. L'artista che si fa "dannato", per portare con l'inferno un messaggio di pace, un artista che non si fa fustigatore di costumi e malcostumi, ma che decide di farsi condannare da una maggioranza di "anime perbene", perché nella condanna assurga ad essere diverso dalla massa informe, e così aiutare, come "Principe dei dannati", tutti coloro che annegano nella perdizione, secondo il punto di vista scheletrico, dogmatico e borghese di pensatori qualunquisti. I dannati forse sono gli artisti? La madre di cui si parla è forse l'Arte? O semplicemente la Vergine Maria? Francesco non lo spiega, preferisce far galleggiare tanti significati su un mare di parole, ognuno pescherà il senso più vicino al proprio vissuto e alla propria sensibilità. Più che un semplice brano, una vera e propria Opera Contemporanea.

CHOC: VOLANTINO MARE NOSTRUM DIFFUSO IN NORDAFRICA

Questa sconvolgente immagine ce l’ha inviata un nostro lettore che viaggia spesso in Nordafrica come dipendente di una nota società petrolifera.
Proviene da una città portuale libica. A detta del lettore, che ci ha inviato in passato altre interessanti informazioni, questo tipo di volantino viene distribuito da alcune ONG nei rifugi preparati dalle organizzazioni criminali per i clandestini sub-sahariani in attesa di partire.
Questo è in Arabo. È sciupato dal sole e fotografato dal lettore con un cellulare, ma è abbastanza leggibile.
Le due linee di scrittura invitano i clandestini a ‘non rischiare’ e a ‘telefonare al numero’.


Una sorta di agenzia viaggi. Loro vanno con i barconi per poche miglia, e poi telefonano al ‘numero in sovraimpressione’. E arrivano i traditori di Mare Nostrum.
Che pena. Che schifo.
Secondo un traduttore che abbiamo contattato, le scritte in arabo non sono grammaticamente molto corrette, il che non è strano, vista la scarsa cultura di chi opera in quell’ambiente criminale. Oppure potrebbe trattarsi di scafisti sub-sahariani con una conoscenza ridotta dell’arabo scritto.
Mare Nostrum è un’operazione ormai tragicomica. Siamo la barzelletta del Mediterraneo. La nostra Marina è la barzelletta del Mediterraneo.
E non solo, per come si veste lo scafista in capo.
Notizie di volantini simili ci erano giunte da alcuni agenti costretti ad accogliere i clandestini nei porti, ma non eravamo mai riusciti ad ottenere un’immagine. Perché agli agenti era proibito riprendere immagini degli sbarchi.
Ovviamente, non vogliamo neanche pensare all’evenienza alternativa, ovvero che sia direttamente il governo italiano, a diffondere tali volantini.

http://tentor-maurizio.blogspot.it/2014/08/choc-volantino-mare-nostrum-diffuso-in.html