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domenica 27 gennaio 2019

10 parole positive che attirano la felicità nella nostra vita



Scegli di offrire parole positive al mondo e attira più positività e felicità nella tua vita!
La vera felicità non è impossibile da raggiungere, né richiede sacrifici e sforzi quotidiani.
I piccoli atteggiamenti possono aiutarci a creare una sfera positiva intorno a noi, contribuendo a costruire la nostra felicità, giorno dopo giorno.
Le parole sono potenti.
Quando ripetiamo una parola molte volte al giorno per uno scopo, la fiducia nelle nostre voci esercita una potente influenza su ciò che accadrà nella nostra vita.
Funziona in entrambe le direzioni, bene e male.
Se scegliamo di offrire le parole positive al mondo, attireremo più positività e felicità nelle nostre vite.
Tuttavia, se usiamo parole negative, riceveremo negatività.
Elenchiamo di seguito le 10 parole positive e potenti che ci aiutano a portare felicità nelle nostre vite:
1- DESTINO
Questa è una parola molto importante, perché rappresenta ciò che possiamo diventare e il percorso che le nostre vite possono seguire.
Quando si parliamo e guidiamo con saggezza e motivazione, possiamo capire che siamo i padroni del nostro destino, padroni delle nostre vite e che ne abbiamo il controllo.
2- FELICITÀ
La felicità rappresenta ciò che più vogliamo attrarre nelle nostre vite. Pertanto questa parola , deve sempre essere presente nelle nostre conversazioni e pensieri.
Concentrati su una vita felice e dichiara di essere degna di averla. Inoltre, diffondi felicità e gioia per il mondo, agisci secondo ciò che vuoi conquistare.
3- PASSIONE
La passione è una sensazione importante, ma non è solo legata al lato romantico. Si applica anche a tutte le aree della nostra vita, a tutto ciò che vogliamo.
Questa parola simboleggia una motivazione ad agire per i nostri sogni. Ci aiuta a vedere il mondo attraverso le nostre prospettive.
4- AMORE
L’amore è fondamentale nelle nostre vite. Non solo per attirare la felicità, ma anche per diventare la migliore versione di noi stessi. Non reprimere il tuo amore per le persone, le cose, i luoghi, Dio o la tua divinità, l’universo.
Più amore inviamo, più la felicità arriva sulla nostra strada.
5- PROSPERITÀ
La prosperità ci consente di evolvere, di crescere. Questa parola è fondamentale per incoraggiare il nostro successo e per attirare felicità spirituale e mentale.
Tuttavia, ricorda di non desiderarla solo per te stesso, ma anche per le persone intorno a te, perché l’onda positiva riguarda tutti noi.
6- GRAZIE
La parola “grazie” è fondamentale per le persone che cercano una vita più felice. Rappresenta la gratitudine per tutto ciò che siamo, abbiamo e il mondo che ci circonda. Senza vera gratitudine, non possiamo attrarre nulla che ci renda veramente felici.
Inoltre, dimostra che siamo in grado di offrire qualcosa all’universo, piuttosto che concentrarsi solo sulla soddisfazione dei nostri bisogni. In questo modo, attiriamo più cose per cui essere grati.
7- VITTORIA
Per il successo nelle nostre vite, in tutte le aree, dobbiamo credere nella vittoria. È fondamentale credere nella nostra capacità di avere successo in tutto ciò che facciamo. Mantenendo il pensiero sulla vittoria, alleni la tua mente al successo.
8- CORAGGIO
Per attirare la felicità, dobbiamo avere il coraggio di lasciare la nostra zona di comfort e fare ciò che molte persone si rifiutano di fare.
Se la tua vita ruota attorno alle tue paure e insicurezze, sarà impossibile essere veramente felice. Devi credere in te stesso e nella tua capacità di ottenere tutto ciò che desideri.
9- FIDUCIA
Dobbiamo fare affidamento sul nostro viaggio verso la felicità. Se non abbiamo vera fiducia, tutti i nostri atteggiamenti saranno una contraddizione e questo non è il modo in cui funziona l’universo. I nostri atteggiamenti dovrebbero essere un vero riflesso di ciò che è nei nostri pensieri.
10- SPERANZA
La speranza è spesso ciò che impedisce a molte persone di rinunciare ai propri obiettivi. La speranza ispira la motivazione e la fiducia in una vita più felice.
Tutto può cambiare da un momento all’altro, credere che il meglio deve ancora arrivare, è essenziale.
Trasformare le nostre vite può sembrare un processo lungo e difficile, ma quando implementiamo queste parole nelle nostre menti e nelle nostre conversazioni, il processo diventa più semplice e più positivo.
Vi auguriamo tutta la felicità del mondo!
http://aprilamente.info/10-parole-positive-che-attirano-la-felicita-nella-nostra-vita/

FRANCIA E GERMANIA SI SPARTISCONO L'EUROPA: ORA BASTA!



























L’Europa ha due padroni, si chiamano Francia e Germania e, finalmente, sono uscite allo scoperto. Hanno fatto un accordo, anzi un vero e proprio matrimonio d’interesse: la Francia (quella che ha colonizzato l’Africa e che la tiene sotto ricatto imponendo una moneta che costringe alla povertà gli africani spinti da questo a lasciare il Paese d’origine per venire in Italia il più delle volte) ha promesso un seggio all’Onu alla Germania, quest’ultima mette nelle mani della Francia ogni scelta sulla politica estera e si tiene stretto il controllo su quella economica.


E l’Italia? Messa da parte, come ogni volta accade e come vi diciamo da tanto. L’Europa che ci propinano altro non è che una proprietà privata di questi due signori, Macron e Merkel, che continuano a isolare l’Italia con ogni mezzo, spartirsi l’Europa, decidere come gestire l’immigrazione, imporre tasse e frenare la nostra economia, prendere ogni decisione tra Parigi e Berlino. ORA BASTA!

Noi abbiamo ricominciato a portare in Europa gli interessi degli italiani e lo sappiamo che questo dà fastidio, ma non accetteremo più lo strapotere di Francia e Germania. 
Si erano abituati con i governi passati targati Pd(+FI) ad un’Italia serva e accondiscendente, oggi invece devono accettare un’Italia che rialza la testa e che quest’Europa la vuole cambiare. Non ci fermeranno!
http://altrarealta.blogspot.it/

LIBERTÀ È SOLO UN'ALTRO NOME PER... AMORE


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Può essere molto più complicato di quello che pensi.

In primo luogo, l’idea stessa di dare libertà alla persona che ami è sbagliata. Chi sei tu per darle libertà? Certo, puoi amare, e l’amore comprende la libertà. Non è qualcosa che devi dare. Se sei tu a darla, allora nascono proprio quei problemi che adesso ti trovi ad affrontare.

Quindi, in primo luogo, stai facendo una cosa sbagliata. Non è che vuoi dare libertà – in realtà ti piacerebbe che non nascesse mai la situazione in cui devi dare libertà. Però mi hai sentito ripetere tante volte che 

l’amore dà libertà, quindi ti forzi inconsapevolmente a dare libertà, perché altrimenti il tuo non sarebbe amore.

Ti trovi in un dilemma: se non dai libertà, il tuo amore diventa sospetto; se la dai – cosa che non puoi fare comunque – l’ego diventa molto geloso e crea mille domande, per esempio: “Non sarà che non sei abbastanza per lei, e quindi le devi dare libertà – la libertà di andare con qualcun altro?”. È una cosa che fa male, e ciò che senti è: “Mi sto mettendo al secondo posto”.

Dandole libertà hai messo al primo posto qualcun altro, e te solo al secondo. Ciò va contro il tuo ego e non ti servirà affatto, perché finirai col vendicarti di quella libertà che le avevi concesso. Vorresti che ti fosse data la stessa libertà – sia che ti serva oppure no, non è quello il punto – solo per dimostrare di non essere stato imbrogliato.

In secondo luogo, quando la donna che ami è stata con qualcun altro, ti sentirai un po’ strano con lei; ciò che è accaduto si metterà di mezzo. Ha scelto qualcun altro e ha lasciato te; ti ha insultato. E tu avevi fatto tanto; eri stato così generoso da darle libertà. Ti senti ferito, e farai in modo di ferire anche lei, in un modo o nell’altro.

Tutto questo nasce da un fraintendimento. Non ho sostenuto che, se ami, devi dare libertà. Io ho detto che l’amore è libertà.

Non è una questione di dare. Se dare è un obbligo, è meglio non dare affatto. Rimani alla stregua di tutti gli altri. Perché creare complicazioni, senza alcuna necessità? Ce ne sono già a sufficienza.

Se il tuo amore è arrivato di per se stesso a una qualità che comprende la libertà, e il tuo amato non deve nemmeno chiederti il permesso… In realtà, se fossi stato al tuo posto e la mia amata mi avesse chiesto il permesso, mi sarei sentito ferito, perché allora sarebbe stata evidente la sua mancanza di fiducia nel mio amore. Il mio amore è libertà. Io l’ho amata; questo non vuol dire che devo chiudere tutte le porte e le finestre in modo che non possa ridere con qualcun altro, danzare con qualcun altro, amare qualcun altro… perché chi siamo noi?

Questa è la domanda fondamentale che ognuno deve porsi: chi siamo noi? Siamo tutti stranieri. Su che base allora acquisiamo tanta autorità da poter dire: “Ti darò libertà”, oppure “Non ti darò libertà”, oppure “Se mi ami, non puoi amare nessun altro”?. Queste sono affermazioni stupide, che tuttavia hanno dominato l’umanità sin dai suoi inizi. Siamo ancora dei barbari, non abbiamo imparato cos’è l’amore.

Osho, Beyond Psychology, #25

fonte https://oshoite.blogspot.com/2019/01/liberta-e-solo-unaltro-nome-per-amore.html

sabato 26 gennaio 2019

Massimo Aramu porta a Brodský un pezzo d'Italia



Il proprietario e lo chef Massimo ci hanno mostrato come sembrano pasta italiana fatta in casa di qualità



Nel nuovo anno, abbiamo preparato alcune nuove iniziative per te. Una di loro è la sezione Gusto Záhoria in cui dovremo cercare di portare la gastronomia alla Zahori e portare regolarmente raccomandazioni per ristoranti locali. 





Come primo abbiamo visitato un accogliente ristorante-pizzeria italiano La Taverna di Sardegna Brodski , grazie alla quale abbiamo almeno l'atmosfera spostato dalla corrente gelida Záhoria il sole della Sardegna, da dove proviene il suo proprietario e anche lo chef Massimo Aram, che ha vissuto in Slovacchia per 10 anni.

L'interno del ristorante è esattamente quello che puoi incontrare nelle taverne nelle zone marittime italiane . L'atmosfera autentica manca forse solo italiani godersi il piacere non solo di cibo di alta qualità e il vino, ma anche le interviste senza fine con gesti espressivi che sono così tipici per loro.

Dal menu vario, abbiamo scelto la pizza di Parma con prosciutto di Parma. Siamo stati lieti di pasta croccante ragnatela di Sardegna tradizionale , che è molto facile, in modo da poter mangiare una pizza intera senza sentirsi troppo pieno. Inoltre, i margini sono stati lubrificati con aglio, come purtroppo è accaduto in Slovacchia abitudine Zaco diamo cuochi un grande vantaggio. Pasta con sugo di pomodoro e mozzarella ha creato una perfetta combinazione di gusto e prosciutto sua esperienza slankavosťou questa pizza anche moltiplicato.


Dalla pasta italiana fatta in casa, abbiamo scelto gli ingredienti dei più raffinati Ravioloni al Formaggi  (ravioli ripieni di formaggio con salsa di panna). Vale la pena ricordare che "al dente" è stato preparato, il che significa che ha una forza delicata di pasta dopo che è stato riscaldato .

Abbiamo anche assaggiato la focaccia Veronica (mozzarella, prosciutto crudo, lattuga), che è stato servito in modo non convenzionale - gli ingredienti sono stati impilati su una frittella, ma la focaccia era pieno di loro. Naturalmente, abbiamo preparato i piatti con il vino sardo appropriato , che hanno in offerta senza piatti.

Come dessert, abbiamo scelto un tradizionale tubo "Cannoli" siciliano con ripieno di crema di ricotta e gelato al limone italiano servito nella buccia di limone . Il gelato soddisfa le elevate esigenze che abbiamo avuto a causa del fatto che il termine "gelato" evoca il delizioso gelato italiano della nostra ultima visita a Venezia. Cannoli tube piacevolmente sorpreso per il suo gusto non troppo dolce, grazie al quale apprezzeranno coloro che non preferiscono i dolci molto dolci.


Visita il ristorante con limoncello al limone italiano limone, che è servito come una trappola digestiva per sostenere la digestione. Lo abbiamo ricevuto come l'attenzione del business dal proprietario.

In La Taverna di Sardigne, non è insolito per il tuo chef Massimo portare il tuo ordine in tavola. Sentitevi liberi di chiedergli nulla, rapidamente scoprire che odobrník con grande gioia discuterà non solo della cucina italiana, ma anche sulla vita in Sardegna. Ci ha detto che tutti i materiali sono di alta qualità, di recente importati da Italia e ha spiegato che alcune delle specialità è necessario prenotare in anticipo parecchi giorni, proprio per preservare la freschezza. Ci ha indicato le loro fotografie e ci invitano a gustare piatti di frutti di mare , pasta con l'aragosta (pasta all'astice) o bistecca fiorentínsky (bistecca alla fiorentina) da vacche di razza chianina toscana.
 
Il proprietario e lo chef Massimo ci hanno mostrato come sembrano pasta italiana fatta in casa di qualità

Se la popolarità della cucina italiana, si potrebbe avere questo ristorante non andare in giro e se sei una vera cucina italiana ancora neprivoňali, forse La Taverna di Sardigne è il posto giusto per iniziare ad esplorare i suoi tesori.

Conto (pasti e bevande per 3 persone): 35 € 
Data della visita:
 23 gennaio 2019

Il nostro voto: 7.5 / 10

Pizzeria La Taverna di Sardegna 
Cucina: Italiano 
Indirizzo: Štefániková 228/3, Brodské 
Web: www.pizzerialataverna.sk 
Orari di apertura: mercoledì, giovedì, domenica 17:00-23:00 | Venerdì, Sabato 17:00-00:00 | Lunedi, Martedì chiuso

La visita a questa azienda era in incognito e lo staff non sapeva che questo articolo era stato creato. Noi, ovviamente, abbiamo pagato il conto per noi stessi.

fonte https://zahori.sk/47767/chut-zahoria-massimo-aramu-priniesol-do-brodskeho-kus-talianska/?fbclid=IwAR2CmgoCBo0sIuMNKH0PrQ2HWc8XpDgpXmajxptfKhHX9VWVD6A39FZCoZg

Antonio Maria Rinaldi Politiche Immigrazione Trattato Francia Germania Chiusura Cara


giovedì 24 gennaio 2019

Che ci fanno politici del PD nella Legion D'Onore francese?


Francia cannibale, si mangia l’Africa: il bilancio dell’orrore

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Sapevate che molti paesi africani continuano a pagare una tassa coloniale alla Francia dalla loro indipendenza fino ad oggi? Quando Sékou Touré della Guinea decise nel 1958 di uscire dall’impero coloniale francese, e optò per l’indipendenza del paese, l’élite coloniale francese a Parigi andò su tutte le furie e, con uno storico gesto, l’amministrazione francese della Guinea distrusse qualsiasi cosa che nel paese rappresentasse quelli che definivano i vantaggi della colonizzazione francese. Tremila francesi lasciarono il paese, prendendo tutte le proprietà e distruggendo qualsiasi cosa che non si muovesse: scuole, ambulatori, immobili dell’amministrazione pubblica furono distrutti; macchine, libri, strumenti degli istituti di ricerca, trattori furono sabotati; i cavalli e le mucche nelle fattorie furono uccisi, e le derrate alimentari nei magazzini furono bruciate o avvelenate. L’obiettivo di questo gesto indegno era quello di mandare un messaggio chiaro a tutte le altre colonie: il costo di rigettare la Francia sarebbe stato molto alto. Lentamente la paura serpeggiò tra le élite africane e nessuno, dopo gli eventi della Guinea, trovò mai il coraggio di seguire l’esempio di Sékou Touré, il cui slogan fu “Preferiamo la libertà in povertà all’opulenza nella schiavitù”.
Sylvanus Olympio, il primo presidente della Repubblica del Togo, un piccolo paese in Africa occidentale, trovò una soluzione a metà strada con i francesi. Non voleva che il suo paese continuasse ad essere un dominio francese, perciò rifiutò di siglare il Sékou Touré, primo presidente della Guinea indipendentepatto di continuazione della colonizzazione proposto da de Gaulle, tuttavia si accordò per pagare un debito annuale alla Francia per i cosiddetti benefici ottenuti dal Togo grazie alla colonizzazione francese. Era l’unica condizione affinché i francesi non distruggessero tutto prima di lasciare il paese. Tuttavia, l’ammontare chiesto dalla Francia era talmente elevato che il rimborso del cosiddetto “debito coloniale” si aggirava al 40% del debito del paese nel 1963. La situazione finanziaria del neo-indipendente Togo era veramente instabile; così, per risolvere la situazione, Olympio decise di uscire dalla moneta coloniale francese Fcfa (il Franco Cfa delle colonie africane francesi), e coniò la moneta del suo paese. Il 13 gennaio 1963, tre giorni dopo aver iniziato a stampare la moneta del suo paese, uno squadrone di soldati analfabeti appoggiati dalla Francia uccise il primo presidente eletto della neo- indipendente Africa.
Olympio fu ucciso da un ex sergente della Legione Straniera di nome Etienne Gnassingbe, che si suppone ricevette un compenso di 612 dollari dalla locale ambasciata francese per il lavoro di assassino. Il sogno di Olympio era quello di costruire un paese indipendente e autosufficiente. Tuttavia ai francesi non piaceva l’idea. Il 30 giugno 1962, Modiba Keita, il primo presidente della Repubblica del Mali, decise di uscire dalla moneta coloniale francese Fcfa imposta a 12 neo-indipendenti paesi africani. Per il presidente maliano, che era più incline ad un’economia socialista, era chiaro che il patto di continuazione della colonizzazione con la Francia era una trappola, un fardello per lo sviluppo del paese. Il 19 novembre 1968, proprio come Olympio, Keita fu vittima di un colpo di stato guidato da un altro ex soldato della Legione Straniera francese, il luogotenenteSylvanus Olympio con KennedyMoussa Traoré. Infatti durante quel turbolento periodo in cui gli africani lottavano per liberarsi dalla colonizzazione europea, la Francia usò ripetutamente molti ex legionari stranieri per guidare colpi di stato contro i presidente eletti.
Il 1° gennaio 1966, Jean-Bédel Bokassa, un ex soldato francese della Legione Straniera, guidò un colpo di stato contro David Dacko, il primo presidente della Repubblica Centrafricana. Il 3 gennaio 1966, Maurice Yaméogo, il primo presidente della Repubblica dell’Alto Volta, oggi Burkina Faso, fu vittima di un colpo di stato condotto da Aboubacar Sangoulé Lamizana, un ex legionario francese che combatté con i francesi in Indonesia e Algeria contro le indipendenze di quei paesi. Il 26 ottobre 1972, Mathieu Kérékou (che era una guardia del corpo del presidente Hubert Maga, il primo presidente della Repubblica del Benin) guidò un colpo di Stato contro il presidente, dopo aver frequentato le scuole militari francesi dal 1968 al 1970. Negli ultimi 50 anni, un totale di 67 colpi di Stato si sono susseguiti in 26 paesi africani; 16 di quest’ultimi sono ex colonie francesi, il che significa che il 61% dei colpi di Stato si sono verificati nell’Africa francofona.
Cinque i golpe subiti dal Burkina Faso e dalle Comore, quattro i colpi di Stato attuati in Burundi, Repubblica Centrafricana, Niger e Mauritania. Sempre tra le ex colonie francesi, hanno vissuto almeno tre colpi di Stato il Congo e il Ciad – due, invece, l’Algeria e il Mali, la Guinea Konakry e la Repubblica Democratica del Congo. Almeno un violento “regime change” ha poi investito Togo, Tunisia, Costa d’Avorio, Magagascar e Rwanda. Altri paesi africani sottoposti a colpi di Stato sono Egitto, Libia e Guinea Equatoriale (un golpe ciascuno), Guinea Bissau e Liberia (due golpe), Nigeria ed Etiopia (tre colpi di Stato), Uganda (quattro) e Sudan (cinque). In totale 45 golpe nell’Africa ex francese, più 22 in altri paesi africani. Come dimostrano questi numeri, la Francia è abbastanza disperata ma attiva nel tenere sotto controllo le sue colonie, a qualsiasi prezzo, a qualsiasi condizione. Nel marzo del 2008, l’ex presidente francese Jacques Chirac disse: «Senza l’Africa, la Francia scivolerebbe a livello Thomas Sankara, ultimo leader africano ribelle, ucciso in Burkina Fasodi una potenza del terzo mondo». Il predecessore di Chirac, François Mitterand, già nel 1957 profetizzava che «senza l’Africa, la Francia non avrà storia nel 21° secolo».
Proprio in questo momento, 14 paesi africani sono costretti dalla Francia, attraverso un patto coloniale, a depositare l’85% delle loro riserve di valute estere nella Banca Centrale Francese controllata dal ministero delle finanze di Parigi. Finora, il Togo e altri 13 paesi africani dovranno pagare un debito coloniale alla Francia. I leader africani che rifiutano vengono uccisi o restano vittime di colpi di Stato. Coloro che obbediscono sono sostenuti e ricompensati dalla Francia con stili di vita faraonici, mentre le loro popolazioni vivono in estrema povertà e disperazione. E’ un sistema malvagio, denunciato dall’Unione Europea; ma la Francia non è pronta a spostarsi da quel sistema coloniale che muove 500 miliardi di dollari dall’Africa al suo ministero del Tesoro ogni anno. Spesso accusiamo i leader africani di corruzione e di servire gli interessi delle nazioni occidentali, ma c’è una chiara spiegazione per questo comportamento. Si comportano così perché hanno paura di essere uccisi o di restare vittime di un colpo di Stato. Vogliono una nazione potente che li difenda in caso di aggressione o di tumulti. Ma, contrariamente alla protezione di una nazione amica, la protezione dell’Occidente spesso viene offerta in cambio della rinuncia, da parte di quei leader, di servire il loro stesso popolo e i suoi interessi.
I leader africani lavorerebbero nell’interesse dei loro popoli se non fossero continuamente inseguiti e provocati dai paesi colonialisti. Nel 1958, spaventato dalle conseguenze di scegliere l’indipendenza dalla Francia, Leopold Sédar Senghor dichiarò: «La scelta del popolo senegalese è l’indipendenza; vogliono che ciò accada in amicizia con la Francia, non in disaccordo». Da quel momento in poi la Francia accettò soltanto un’ “indipendenza sulla carta” per le sue colonie, siglando “Accordi di Cooperazione”, specificando la natura delle loro relazioni con la Francia, in particolare i legami con la moneta coloniale Il senegalese Leopold Sédar Senghorfrancese (il franco), il sistema educativo francese, le preferenze militari e commerciali. Qui sotto ci sono le 11 principali componenti del patto di continuazione della colonizzazione dagli anni ‘50.
#1. Debito coloniale a vantaggio della colonizzazione francese. I neo “indipendenti” paesi dovrebbero pagare per l’infrastruttura costruita dalla Francia nel paese durante la colonizzazione. #2. Confisca automatica delle riserve nazionali. I paesi africani devono depositare le loro riserve monetarie nazionali nella banca centrale francese. La Francia detiene le riserve nazionali di 14 paesi africani dal 1961: Benin, Burkina Faso, Guinea-Bissau, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal, Togo, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Congo-Brazzaville, Guinea Equatoriale e Gabon. La politica monetaria che governa un gruppo di paesi così diversi non è complicato perché, di fatto, è decisa dal ministero del Tesoro francese senza rendere conto a nessuna autorità fiscale di qualsiasi paese che sia della Cedeao (la Comunità degli Stati dell’Africa Occidentale) o del Cemac (Comunità degli Stati dell’Africa Centrale). In base alle clausole dell’accordo che ha fondato queste banche e il Cfa, la banca centrale di ogni paese africano è obbligata a detenere almeno il 65% delle proprie riserve valutarie estere in un “operations account” registrato presso il ministero del Tesoro francese, più un altro 20% per coprire le passività finanziarie.
Le banche centrali del Cfa impongono anche un tappo sul credito esteso ad ogni paese membro equivalente al 20% delle entrate pubbliche dell’anno precedente. Anche se la Beac e la Bceao hanno un fido bancario col Tesoro francese, i prelievi da quel fido sono soggetti al consenso dello stesso ministero del Tesoro. L’ultima parola spetta al Tesoro francese, che ha investito le riserve estere degli Stati africani alla Borsa di Parigi a proprio nome. In breve, più dell’ 80% delle riserve valutarie straniere di questi paesi africani sono depositate in “operations accounts” controllati dal Tesoro francese. Le due banche Cfa sono africane di nome, ma non hanno una politica monetaria propria. Gli stessi paesi non sanno, né viene detto loro, quanto del bacino delle riserve valutarie estere detenute presso il ministero del Tesoro a Parigi appartiene a loro come gruppo o individualmente. Gli introiti degli investimenti di questi fondi presso il Tesoro francese dovrebbero essere aggiunti al conteggio, ma non c’è nessuna notizia che venga fornita al riguardo né alle banche né ai paesi circa i dettagli di questi scambi. Al ristretto gruppo di alti ufficiali del ministero del Tesoro francese che conoscono le cifre detenute negli “operations accounts”, sanno dove vengono investiti questi fondi e se esiste un profitto a partire da quegli investimenti, viene impedito di Gary K. Buschparlare per comunicare queste informazioni alle banche Cfa o alle banche centrali degli stati africani, scrive il dottor Gary K. Busch (economista, docente universitario a Londra).
Si stima che la Francia detenga all’incirca 500 miliardi di monete provenienti dagli Stati africani, e farebbe qualsiasi cosa per combattere chiunque voglia fare luce su questo lato oscuro del vecchio impero. Gli Stati africani non hanno accesso a quel denaro. La Francia permette loro di accedere soltanto al 15% di quel denaro all’anno. Se avessero bisogno di più, dovrebbero chiedere in prestito una cifra extra dal loro stesso 65% da Tesoro francese a tariffe commerciali. Per rendere le cose ancora peggiori, la Francia impone un cappio sull’ammontare di denaro che i paesi possono chiedere in prestito da quella riserva. Il cappio è fissato al 20% delle entrate pubbliche dell’anno precedente. Se i paesi volessero prestare più del 20% dei loro stessi soldi, la Francia ha diritto di veto. L’ex presidente francese Jacques Chirac ha detto recentemente qualcosa circa i soldi delle nazioni africane detenuti nelle banche francesi. In un video parla dello schema di sfruttamento francese. Parla in francese, ma questo è un piccolo sunto: «Dobbiamo essere onesti e riconoscere che una gran parte dei soldi nelle nostre banche provengono dallo sfruttamento del continente africano».
#3. Diritto di primo rifiuto su qualsiasi materia prima o risorsa naturale scoperta nel paese. La Francia ha il primo diritto di comprare qualsiasi risorsa naturale trovate nella terra delle sue ex colonie. Solo dopo un “Non sono interessata” della Francia, i paesi africani hanno il permesso di cercare altri partners. #4. Priorità agli interessi francesi e alle società negli appalti pubblici. Nei contratti governativi, le società francesi devono essere prese in considerazione per prime e, solo dopo, questi paesi possono guardare altrove. Non importa se i paesi africani possono ottenere un miglior servizio ad un prezzo migliore altrove. Di conseguenza, in molte delle ex colonie francesi, tutti i maggiori asset economici dei paesi sono nelle mani degli espatriati francesi. In Costa d’Avorio, per esempio, le società francesi possiedono e controllano le più importanti Jacques Chiracutilities – acqua, elettricità, telefoni, trasporti, porti e le più importanti banche. Lo stesso nel commercio, nelle costruzioni e in agricoltura. Infine, come ho scritto in un precedente articolo, “gli africani ora vivono in un continente di proprietà degli europei”.
#5. Diritto esclusivo a fornire equipaggiamento militare e formazione ai quadri militari del paese. Attraverso un sofisticato schema di borse di studio e “Accordi di Difesa” allegati al Patto Coloniale, gli africani devono inviare i loro quadri militari per la formazione in Francia o in strutture gestite dai francesi. La situazione nel continente adesso è che la Francia ha formato centinaia, anche migliaia di traditori e li foraggia. Restano dormienti quando non c’è bisogno di loro, e vengono riattivati quando è necessario un colpo di Stato o per qualsiasi altro scopo! #6. Diritto della Francia di inviare le proprie truppe e intervenire militarmente nel paese per difendere i propri interessi. In base a qualcosa chiamato “Accordi di Difesa” allegati al Patto Coloniale, la Francia ha il diritto di intervenire militarmente negli Stati africani e anche di stazionare truppe permanentemente nelle basi e nei presidi militari in quei paesi, gestiti interamente dai francesi.
Poi ci sono le basi militari francesi in Africa. Quando il presidente Laurent Gbagbo della Costa d’Avorio cercò di porre fine allo sfruttamento francese del paese, la Francia organizzò un colpo di Stato. Durante il lungo processo per estromettere Gbagbo, i carri armati francesi, gli elicotteri d’attacco e le forze speciali intervennero direttamente nel conflitto sparando sui civili e uccidendone molti. Per aggiungere gli insulti alle ingiurie, la Francia stima che la “business community” francese abbia perso diversi milioni di dollari quando, nella fretta di abbandonare Abidjan nel 2006, l’esercito francese massacrò 65 civili disarmati, ferendone altri 1.200. Dopo il successo della Francia con il colpo di Stato, e il trasferimento di poteri ad Alassane L'ivoriano Laurent GbagboOuttara, la Francia ha chiesto al governo Ouattara di pagare un compenso alla “business community” francese per le perdite durante la guerra civile. Il governo Ouattara, infatti, pagò il doppio delle perdite dichiarate mentre scappavano.
#7. Obbligo di dichiarare il francese lingua ufficiale del paese e lingua del sistema educativo. “Oui, Monsieur. Vous devez parlez français, la langue de Molière!” (sì, signore. Dovete parlare francese, la lingua di Molière!). Un’organizzazione per la diffusione della lingua e della cultura francese chiamata “Francophonie” è stata creata con diverse organizzazioni satellite e affiliati supervisionati dal ministero degli esteri francese. Come dimostrato in quest’articolo, se il francese è l’unica lingua che parli, hai accesso al solo 4% dell’umanità, del sapere e delle idee. Molto limitante.
#8. Obbligo di usare la moneta coloniale francese Fcfa. Questa è la vera mucca d’oro della Francia, tuttavia è un sistema talmente malefico che finanche l’Unione Europea lo ha denunciato. La Francia però non è pronta a lasciar perdere il sistema coloniale che inietta all’incirca 500 miliardi di dollari africani nelle sue casse. Durante l’introduzione dell’euro in Europa, altri paesi europei scoprirono il sistema di sfruttamento francese. Molti, soprattutto i paesi nordici, furono disgustati e suggerirono che la Francia abbandonasse quel sistema. Senza successo. #9. Obbligo di inviare in Francia il budget annuale e il L'africa francofona sottomessa al franco Cfareport sulle riserve. Senza report, niente soldi. In ogni caso il ministero delle banche centrali delle ex colonie, e il ministero dell’incontro biennale dei ministri delle finanze delle ex colonie è controllato dalla banca centrale francese e dal ministero del Tesoro.
#10. Rinuncia a siglare alleanze militari con qualsiasi paese se non autorizzati dalla Francia. I paesi africani in genere sono quelli che hanno il minor numero di alleanze militari regionali. La maggior parte dei paesi ha solo alleanze militari con gli ex colonizzatori (divertente, ma si può fare di meglio!). Nel caso delle ex colonie francesi, la Francia proibisce loro di cercare altre alleanze militari eccetto quelle che vengono offerte loro. #11. Obbligo di allearsi con la Francia in caso di guerre o crisi globali. Più di un milione di soldati africani hanno combattuto per sconfiggere il nazismo e il fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale. Il loro contributo è spesso ignorato o minimizzato, ma se si pensa che alla Germania furono sufficienti solo 6 settimane per sconfiggere la Francia nel 1940, quest’ultima sa che gli africani potrebbero essere utili per combattere per la “Grandeur de la France” in futuro.
C’è qualcosa di psicopatico nel rapporto che la Francia ha con l’Africa. Primo, la Francia è molto dedita al saccheggio e allo sfruttamento dell’Africa sin dai tempi della schiavitù. Poi c’è questa mancanza di creatività e di immaginazione dell’élite Mawuna Remarque Koutoninfrancese a pensare oltre i confini del passato e della tradizione. Infine, la Francia ha due istituzioni che sono completamente congelate nel passato, abitate da “haut fonctionnaires” paranoici e psicopatici che diffondono la paura dell’apocalisse se la Francia cambiasse, e il cui riferimento ideologico deriva dal romanticismo del 19° secolo: sono il ministero delle finanze e del bilancio e il ministero degli affari esteri. Queste due istituzioni non solo sono una minaccia per l’Africa ma anche per gli stessi francesi. Tocca a noi africani liberarci, senza chiedere permesso, perché ancora non riesco a capire, per esempio, come possano 450 soldati francesi in Costa d’Avorio controllare una popolazione di 20 milioni di persone. La prima reazione della gente, subito dopo aver saputo della tassa coloniale francese, consiste in una domanda: “Fino a quando?”. Per paragone storico, la Francia ha costretto Haiti a pagare l’equivalente odierno di 21 miliardi di dollari dal 1804 al 1947 (quasi un secolo e mezzo) per le perdite subite dai commercianti di schiavi francesi dall’abolizione della schiavitù e la liberazione degli schiavi haitiani. I paesi africani stanno pagando la tassa coloniale solo negli ultimi 50 anni, perciò penso che manchi ancora un secolo di pagamenti!
(Mawuna Remarque Koutonin, “Quattordici paesi africani costretti a pagare la tassa coloniale francese”, da “Africa News” dell’8 febbraio 2014. Giornalista ed esperto di marketing, Mawuna Remarque Koutonin è un collaboratore del “Guardian“).
http://www.libreidee.org/2018/08/francia-cannibale-si-mangia-lafrica-ecco-le-cifre-dellorrore/?fbclid=IwAR2Hm5YIdep5j_s9ox7iJr2lSjAmgNAA61JTs1Nt2uKGcX4gYQ77qbal19s

NASCE LA "SOVRANITÀ POPOLARE " - Guido Grossi


giovedì 10 gennaio 2019

Come Riuscire a Ricordare i Sogni.





Tutti noi sogniamo, ma la maggior parte delle volte non ricordiamo ciò che abbiamo sognato o rimangono nella nostra memoria solo pochi frammenti.
I sogni possono contenere dei messaggi da parte del nostro subconscio che, quando non è frenato dalla nostra mente razionale, è libero di esprimersi.
I sogni si possono ricordare, basta solo un pò di pratica.

Vediamo come fare.


1) Il primo passo da compiere se si vogliono ricordare i propri sogni è accettarli.
Sembra una cosa scontata, eppure molti di noi hanno paura di vedere qualcosa che stanno respingendo nella propria vita. 
È importante accettare il sogno con il suo relativo messaggio perché potrebbe essere la via per la guarigione dell'evento collegato.

2) Il secondo passo è quello di rilassarti e dire a te stesso che vuoi ricordare ciò che sogni. 
Fare questo ogni sera farà abituare il tuo subconscio al fatto che sei intenzionato acapire e ricordare i suoi messaggi.



3) Il terzo passo è quello di afferrare i tuoi sogni prima di alzarti dal letto. 
Rimani nella posizione in cui sei quando ti svegli e, con gli occhi chiusi, ripercorri le scene del sogno che hai fatto. 
Cerca di dare al sogno una linea temporale partendo da cosa hai sognato come prima cosa o dalla prima cosa che ti ricordi.

 



4) Il quarto e importantissimo passo è scrivere il sogno
Tieni una penna e un quaderno, aperto su una pagina vuota, sul comodino. 
Scrivi tutto ciò che ti ricordi. 
Va bene anche scrivere solo delle parole chiave,come un oggetto particolare che hai sognato, una persona o un'azione.


5) Se hai difficoltà a scrivere appena sveglio, va benissimo anche un registratore vocale. L'obbiettivo è comunque quello di tenere traccia dei sogni. 
Puoi anche raccontare il sogno a qualcuno perché questo ti aiuterà a fissarlo nella memoria.

6) Durante la giornata potresti avere dei brevi ricordi del sogno. 
In questo caso scrivi subito ciò che ti ricordi nel tuo quaderno. 

7) È preferibile iniziare a praticare questi esercizi nei giorni in cui ci si può alzareevitando di essere interrotti da una sveglia. 
Questo perché i rumori improvvisi interrompono il nostro sogno bruscamente con la conseguenza di cancellarlo in pochi secondi. 

Col tempo imparerai a ricordarli nonostante la sveglia e potrai trasformare i tuoi sogni in un prezioso strumento.

fonte  https://riccamente.blogspot.com