Sostanze chimiche pericolose nelle calzature e negli abiti per bambini. Ecco l’argomento scottante di Piccoli mostri nell’armadio, l’ultimo rapporto presentato da Greenpeace, che coinvolge i grandi marchi di capi d’abbigliamento per l’infanzia – e non solo – come Disney, Adidas e Burberry.
Tra le aziende coinvolte troviamo anche Puma, Nike, American Apparel e Gap. Sono alcune delle12 note aziende della moda i cui prodotti sono stati sottoposti ai test richiesti da Greenpeace Asia. Dai risultati è emerso che le concentrazioni di sostanze chimiche negli abiti per bambini sono pressoché pari a quanto riscontrato nei capi d’abbigliamento per adulti analizzati in precedenza. Ma i bambini rappresentano una categoria ben più fragile e dunque il problema si aggrava.
La questione delle contaminazioni non riguarda dunque soltanto i vestiti e le calzature dei prodotti economici, ma anche le grandi marche. Gran parte dell’industria dell’abbigliamento, ad ogni livello, sta inquinando i fiumi di tutto il mondo, da Roma a Pechino. Greenpeace ricorda che esistono delle alternative a cui le aziende dovrebbero rivolgersi per salvaguardare l’ambiente.
In tutti i marchi testati è stato individuato almeno un prodotto per bambini che contenesse sostanze chimiche pericolose. Ad esempio, in un costume Adidas le quantità di PFOA (acido perfliorottanico) erano ben superiori rispetto ai livelli previsti dall’azienda stessa. PFOA, ftalati e nonilfenoli etossilati sono interferenti endocrini che possono avere effetti dannosi sul sistema immunitario, ormonale e riproduttivo.
Alti livelli di nonilfenoli etossilati sono stati ritrovati in prodotti Disney, American Apparel e Burberry. Al momento, la Cina è il maggior produttore del mondo in campo tessile. Greenpeace chiede dunque al Governo cinese di bandire le sostanze pericolose dall’industria e di pubblicare una lista nera delle sostanze da eliminare. Le aziende dovranno agire immediatamente per rendere pubbliche le informazioni sulle sostanze impiegate. Solo così si potrà parlare ditrasparenza.
Greenpeace chiede a tutte le imprese del tessile e dell’abbigliamento ad impegnarsi a non rilasciare sostanze chimiche pericolose entro il 1° gennaio 2020. Si tratta del tema centrale della campagna Detox, lanciata nel luglio 2011, a cui hanno già aderito 18 aziende importanti del settore dell’abbigliamento: Benetton, C&A, Canepa, Coop Svizzera, Esprit,G-Star Raw, H&M, Inditex (gruppo di cui è parte Zara), Levi’s, Limited Brands, Mango, Marks & Spencer, Puma, Fast Retailing, Valentino, Adidas, Li-Ning, Nike.
Ecco l’elenco dei 12 marchi i cui prodotti sono stati testati per la ricerca Piccoli mostri nell’armadio: Adidas, American Apparel, Burberry, C & A, Disney, GAP, H &M, LI-Ning, Nike, Primark, Puma, Uni-qlo.
Consulta
qui il
rapporto di Greenpeace in inglese e leggi
qui la sintesi in italiano.
Marta Albè su grenpeace.org
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