L’esplosione della situazione politica in Ucraina è diventata oggetto in pochi giorni di una martellante quanto nauseabonda propaganda dell’Europa di Bruxelles e dei suoi più fidati ideologi a tempo pieno. Si sono schierati in prima fila, non a caso, i giornalisti italiani. Nella fantasmagorica fiera dell’ipocrisia che ne è scaturita, si sono sentite e lette unanimi espressione ridicole quali: “oppositori filo-europeisti” del governo ucraino, “a Kiev si muore per l’Europa” o “la lotta di martiri dell’Europa” – come se UE e Europa fossero la stessa cosa. Alla faccia di bronzo non c’è limite.
Non solo ricercatori seri che nell’Europa occidentale, negli ultimi quindici anni, avevano previsto l’esplosione di quella pentola a pressione portata a un grado di ebollizione intollerabile e senza sbocchi, soprattutto a causa delle politiche UE, sono stati sbeffeggiati ed emarginati, ma ai danni irreparabili si sono volute aggiungere anche le beffe.
L’UE rimane figlia della guerra fredda. È nata dalla più antieuropea delle condizioni (la spaccatura bipolare fra Europa Occidentale e Europa Orientale, che è stata la sua stessa ragion d’essere), è proliferata su quella e ha cercato, all’atto del crollo dell’URSS, di mantenerla in vita con tutti i mezzi, facendosi passare per la più fulgida espressione dell’Europa storica, per autolegittimarsi e per non mandare a casa uno sterminato esercito di costosissimi eurocrati. All’Ucraina è stato sbattuto in faccia un confine eurocomunitario trincerato, sorvegliato da radar e cani, che ha paralizzato i processi spontanei transfrontalieri, iniziati negli anni Novanta, di passaggio di uomini, merci e capitali. L’ex Presidente Viktor Yushenko ha abolito unilateralmente i visti per i cittadini UE e a distanza di dieci anni non è mai stata rispettata la più elementare regola internazionale della reciprocità.
Anzi: sono peggiorate le condizioni di attraversamento del confine. L’agricoltura ucraina, che prima della Rivoluzione del ’17 consentiva all’Impero di esportare grano in Canada e negli USA (le fertilissime e immense “terre nere” potrebbero nutrire tre quarti del mondo intero), a vent’anni dalla fine della guerra fredda è ancora paralizzata dall’impossibilità di riprendersi, a causa del protezionismo UE di eurocrati e lobbisti, spaventosamente costoso per i consumatori dell’Europa Occidentale e distruttivo per gli Ucraini. Quella barriera confinaria inoltre ha favorito, nella fascia occidentale delle Repubbliche ex sovietiche, la permanenza di nomenklature corrotte, padrone dell’economia, la stagnazione politica-economica, la restaurazione del dominio di strutture (come i servizi segreti) che per quasi un secolo hanno devastato l’Ucraina. I rivoltosi ucraini pretendono accordi con l’UE, non certo per finire sotto le mire pianificatorie e socialiste degli eurocrati, ma per vedere finalmente calare quella vergognosa e antistorica barriera (alla quale aveva cercato di opporsi il Parlamento polacco, ricattato da Bruxelles con la minaccia di “non far entrarela Poloniain Europa”) che provoca un disastro nella regione e che sottopone l’Ucraina ai ricatti della nomenklatura russa, favoriti dai legami interrepubblicani creati a tavolino a suo tempo da Stalin, per impedire che le Repubbliche un giorno potessero diventare indipendenti. La lotta degli Ucraini è contro un governo aberrante, erede del sistema sovietico, favorito da quelle chiusure comunitarie, che emana leggi liberticide e uccide gli oppositori senza pensarci due volte. Nessuno di loro pretende l’associazione all’UE, ma l’abbattimento, mediante accordi elementari, di quel confine-barriera che sta portando l’Ucraina a un ennesimo genocidio per immiserimento. L’abbattimento di quelle barriere – anche economiche – possibile da un giorno all’altro, non danneggerebbe affatto l’economia russa, come va raccontando il protezionista Putin, con argomenti risibili nel campo della teoria economica, già distrutti nella prima parte del Novecento.
Il solo fine di quest’ultimo, di mentalità fascista (“numero-potenza” e autarchia) è infatti quello di impedire la formazione anche in Russia di piccole e medie imprese e di uno strato medio che sarebbe pericoloso per il regime. La realtà è invece che l’abbattimento di quelle barriere volute da Bruxelles depotenzierebbe i dittatori che prosperano al loro oriente. I morti di Kiev ricadono sulla coscienza sporca degli eurocrati di Bruxelles. Così come i metodi dilaganti di squadracce fasciste protette dalla bestialità legale che con stile sovietico prelevano gli oppositori dagli ospedali e li massacrano nei boschi ucraini. Un regime di tipo bielorusso anche in Ucraina (con persino infiltrazioni dei servizi nelle file degli oppositori) è il bel risultato, il capolavoro, il miracolo di politiche eurocomunitarie demenziali e interessate, protrattesi per vent’anni, che hanno portato l’Ucraina al collasso e alla tragedia. Quella degli oppositori ucraini non è affatto una rivolta “controla Russia”. È una rivoluzione contro la permanenza di un mondo che sarebbe dovuto scomparire con il 1989-91 e che burocrati interessati ai loro posti e alle loro prebende hanno cercato di mantenere in vita con una propaganda martellante, finanziata dai loro cittadini, scandalosa e parassitaria, occultandone le vere ragioni.
La responsabilità di quello che sta accadendo in Ucraina non ricade affatto solo sul governo autoritario di una cricca di mezze figure sopravvissute al collasso dell’Impero sovietico, che ne stano utilizzando l’eredità più violenta. Ricade invece, in pieno, su coloro che dalla permanenza di un’Europa spaccata in due, nonostante i legami storici e la ricchezza etnoculturale intrecciata, che si estende fino alla Russia, hanno continuato a prosperare mantenendo privilegi, istituzioni decrepite, barriere confinarie distruttive, coltivando un’ideologia che non corrisponde più alla realtà dei cambiamenti mondiali avvenuti alla fine degli anni Ottanta. Il danno è già stato fatto e peggiorerà in futuro. Ci risparmino almeno la loro insopportabile ipocrisia.
FONTE:
http://www.lindipendenza.com/lucraina-e-esplosa-ma-non-per-essere-governata-dagli-eurocrati/
tramite http://bastacasta.altervista.org/p9382/
tramite http://bastacasta.altervista.org/p9382/
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