Il ministro della Difesa a “Prima di tutto”, su Radio 1: “Sono innocenti, spetta alle autorità indiane provare il contrario”. Forse servirebbe un nuovo passo del Governo
Roma – Per il ministro della Difesa Mario Mauro il ritorno a casa ora dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, è “l’unica soluzione che può preservare l’India dall’accusa di violazione dei diritti umani“. Intervenuto al programma “Prima di tutto”, su Radio 1, Mauro ha detto: “Questa vicenda ci ha abituato da molti mesi ad andare oltre alle categorie classiche, dell’ottimismo o del pessimismo. Io mi attengo ai fatti. Anzitutto: Massimiliano e Salvatore sono innocenti; semmai spetta alle autorità indiane provare il contrario“.
“Le Corti interessate sinora si sono sconfessate fra loro“, ha proseguito il ministro. “La Corte suprema ha smentito la Corte del Kerala, e ha cassato quel processo. Quindi, adesso possiamo affermare fondatamente che i nostri fucilieri sono stati nel tritacarne delle elezioni del Kerala, con la sconfessione della Corte suprema; e adesso rischiano di finire nel tritacarne mediatico delle elezioni federali indiane e proprio per questo – ha sottolineato Mauro – è inaccettabile che a distanza di due anni non siano state formulate con chiarezza le accuse ai due marò, e soprattuto che queste accuse oscillino fra tenere in considerazione la legislazione speciale, sull’antipirateria, che prevede la pena di morte, fattispecie questa vietata dalla Corte suprema indiana, e proprio per questo abbiamo fatto ricorso alla Corte Suprema, offesa dalle altre autorità sia esse governative, come ad esempio la Nia, una sorta di Fbi di quel Paese, sia tutte quelle autorità preposte alla vigilanza sulla correttezza delle procedure, seguendo le indicazioni della Corte“, ha puntualizzato.
“Noi non abbiamo elementi per pensare che all’interno della Nia – ha detto ancora Mauro – ci sia una corrente di pensiero che voglia arrivare alla pena di morte per i due marò, per biechi calcoli elettorali“, ha dichiarato il ministro della Difesa, attingendo – con tutta evidenza – a un quadro informativo fornito dalle competenti autorità nazionali. “Noi possiamo dire che il governo Letta sin da subito ha cercato di essere attento, di incalzare ma con discrezione, senza alzare i toni, per cercare facili consensi e però a quel punto complicare la soluzione del caso. Abbiamo rinunciato subito a protagonismi e personalismi, proprio a tutela dell’unica cosa che ci intereressa, cioè il bene dei due marò. In questo momento, però ci preme sottolineare che a dispetto di così tanto tempo senza la formulazione di accuse, è del tutto plausibile che Latorre e Girone tornino a casa“, ha ammonito Mauro, secondo il quale il ritorno in Patria dei due fucilieri del San Marco “è l’unica soluzione che può preservare l’India dall’accusa di violazione dei diritti umani“.
“In quale Paese democratico si può accettare che trascorrano due anni in un regime di privazione della libertà senza che il presunto reo si veda formulata un’accusa chiara?“, si è chiesto il ministro della Difesa. “Noi abbiamo messo a parte della questione non solo Bruxelles, ma anche Washington; nei giorni scorsi ne ho parlato sia con Susan Rice, consigliere per la sicurezza Usa sia con il segretario alla Difesa Usa, Chuck Hagel“, ha confermato Mauro.
“In questo momento, gli Usa, come molti altri Paesi, sono assai sensibili al tema della tutela del proprio contingente militare in Paesi esteri. Contingente che lavora per la pace e la democrazia, esattamente come facevano i due marò, che erano li contro la pirateria. Quindi il tema di come tutelare questi uomini e queste donne esiste se si pensi che gli Usa proprio in queste ore stanno decidendo se proseguire i propri sforzi in Afghanistan“, ha affermato il ministro della Difesa, che però forse non ricorda come gli Stati Uniti da sempre difendono all’estero i propri militari.
“La comunità internazionale è quindi assai sensibile a questo tema, e poi siamo al paradosso, se pensiamo che l’attività anti-pirateria, quella che svolgevano Latorre e Girone e che svolgono molti paesi europei nell’Oceano indiano, è a giovamento di quegli Stati, India compresa“, ha concluso Mario Mauro.
Sulla questione però il ministro della Difesa, al quale va riconosciuto un attivismo che altri non hanno avuto, però non inquadra bene il problema. Le violazioni ripetute del diritto internazionale – sia generale (trattamento dei diplomatici, Convenzione di Vienna) che particolare (diritto del mare, Convenzione di Montego Bay del 1982) avrebbero dovuto già da tempo essere contestate sul piano internazionale, nelle sedi giudiziarie competenti: la Corte dell’Aja, il Tribunale di Amburgo sul diritto del mare, le Nazioni Unite.
Se questi passi giudiziari non sono stati fatti non è certo colpa del ministro Mauro, ma dei presidenti del Consiglio che se ne sono occupati, Mario Monti e Enrico Letta, e dei relativi ministri degli Esteri, Giulio Terzi ed Emma Bonino, sebbene Terzi abbia in modo “rumoroso” rotto il silenzio con polemiche dimissioni nella fase finale del Governo Monti, per imporre una cesura visibile tra le scelte sbagliate del Governo italiano e le sue opinioni, fondate sulla conoscenza della politica e del diritto internazionale.
Piuttosto che scrivere all’Alto Commissario dei diritti umani, Emma Bonino dovrebbe imprimere un altro passo alla posizione italiana sull’affaire marò. Come “licenziare” Staffan de Mistura, inviato speciale del Governo e considerato una “colomba”. Per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è tempo volino le aquile e le colombe tornino a tubare in ambienti a loro più consoni.
http://www.horsemoonpost.com/2014/01/21/mauro-maro-a-casa-ora-india-accusabile-di-violare-diritti-umani
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