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venerdì 27 febbraio 2015

Benefattori privati del Golfo aiutano a pagare i salari di oltre 100.000 combattenti dell’Isis

Di Patrick Cockburn - 26 febbraio 2015
Lo Stato Islamico sta ancora ricevendo un importante sostegno finanziario da simpatizzanti arabi al di fuori di Iraq e Siria, mettendolo in grado di espandere i suoi sforzi bellici, dice un anziano ufficiale curdo.
Gli Stati Uniti hanno cercato di fermare questi benefattori privati negli stati petroliferi del Golfo che mandano allo Stato Islamico (Isis) fondi che aiutano a pagare i salari di combattenti che possono ammontare a ben oltre 100.000.
Fuad Hussein, il capo del personale del presidente curdo Massoud Barzani, ha detto domenica a The Independent: “C’è simpatia per Da’esh [l’acronimo arabo per IS, noto anche come Isis] in molti paesi arabi, e questa si è tradotta in denaro, ed è un disastro.” Ha fatto notare che fino a tempi recenti l’aiuto finanziario veniva dato più o meno apertamente dagli stati del Golfo all’opposizione in Siria, ma ora la maggior parte di questi gruppi ribelli è stata assorbita nell’IS e in Jabhat al-Nusra, l’affiliata di al-Qaida, e quindi adesso sono loro “che hanno il denaro e le armi”.
Mr Hussein non ha identificato gli stati da cui arriva oggi il finanziamento per l’IS, ma faceva capire che erano gli stessi stati petroliferi del Golfo che in passato avevano finanziato i ribelli sunniti arabi in Iraq e in Siria.
Il Dottor Mahmoud Othman, un membro anziano della dirigenza curda irachena che di recente ha lasciato il parlamento iracheno, ha detto che c’era stato un equivoco riguardo al motivo per cui i paesi del Golfo pagano l’IS. Non è soltanto che i benefattori sono sostenitori dell’IS, ma che il movimento “ottiene denaro dai paesi arabi perché ne hanno paura”, dice. “I paesi del Golfo danno denaro al Da’esh in modo che questo promette di non condurre operazioni sul loro territorio.”
I capi iracheni a Baghdad esprimono in privato analoghi sospetti che l’IS con un territorio delle dimensioni della Gran Bretagna e una popolazione di sei milioni di persone che combattono una guerra su molteplici fronti, da Aleppo al confine iraniano – non poteva essere finanziariamente auto-sufficiente, dati gli appelli per le sue risorse limitate.
Lo Stato Islamico sta facendo tutto quello che può per espandere la sua capacità militare, dato che il Primo Ministro iracheno Haider al-Abadi e il Comando Centrale statunitense (CentCom) minacciano un’offensiva alla fine di quest’anno per impossessarsi di nuovo di Mosul. Indipendentemente dalla fattibilità di questa operazione, la forse dell’IS combattono in località ampiamente diverse in tutto l’Iraq settentrionale e centrale.
Martedì sera hanno fatto un attacco a sorpresa con un numero di combattenti compreso tra le 300 e le 400 unità, molti di loro erano nordafricani di Tunisia, Algeria, Libia, contro le forze curde a circa 64 km. a ovest della capitale curda, Irbil. I curdi dicono che 34 combattenti dell’IS sono stati uccisi in combattimento e dagli attacchi aerei statunitensi. Contemporaneamente, l’IS combatteva per il controllo della città di al-Baghdadi, a varie centinaia di chilometri di distanza, nella provincia di Anbar. Malgrado le previsioni espresse da un portavoce del CentCom la settimana scorsa, che la marea era cambiata e che là l’IS era in ritirata, ci sono pochi segni reali di tale previsione.
Al contrario, l’IS sembra avere le risorse umane e finanziarie per combattere una lunga guerra, sebbene entrambi siano in uno stato di tensione. Secondo le interviste fatte dall’Independent a persone che vivono a Mosul, raggiunte per telefono, o con profughi recenti dalla città, gli ufficiali dell’IS stanno reclutando almeno un giovane di ogni famiglia di Mosul che ha una popolazione di un milione e mezzo di persone. Ha abbozzato una lista di punizioni draconiane per coloro che non sono disposti a combattere, che iniziano con 80 frustate e finiscono con la pena di morte.
Tutte queste nuove reclute ricevono una paga, e anche il mantenimento che fino a poco tempo fa era di 500% (324 £) al mese, ma che è stato diminuito a circa 350$. Ufficiali e comandanti ricevono molto di più. Una fonte locale che non ha voluto si sapesse il suo nome, dice che i combattenti stranieri di cui circa 20.000 sono nell’IS, ricevono un salario molto più alto – che inizia da 800 $ al mese.
Ahmad ha aggiunto: “I combattenti dell’Isis hanno arrestato 4 insegnanti di scuola superiore perché hanno detto ai loro studenti di non entrare nell’Isis. I combattenti dello Stato Islamico sono entrati nelle scuole e hanno chiesto agli studenti di unirsi a loro nell’ultimo anno di scuola. L’Isis ha anche abbassato l’età del reclutamento al di sotto dei 18 anni di età, inducendo quindi alcune famiglie a lasciare la città. Sono anche state installate basi militari per addestrare e armare i bambini
Dato il grado di mobilitazione da parte dello Stato Islamico, le dichiarazioni fatte da Haider al-Abadi e del CentCom circa la riconquista di Mosul questa primavera, usando 20.000-25.000 forze del governo di Baghdad e forze curde, sembrano un tentativo di sostenere il morale della parte anti-Isis.
Il portavoce del CentCom ha sostenuto che c’erano soltanto 1000-2000 combattenti dell’IS a Mosul, cosa che non combaciava con ciò che riferiscono gli osservatori locali. Sinistramente, il governo iracheno e i governi stranieri, hanno una “curriculum” impressionante di sottovalutazione dell’Isis come forza militare e politica negli scorsi due anni.
Alla fine dell’anno scorso Mr Hussein ha detto che l’Isis ha centinaia di migliaia di combattenti”, in un periodo in cui la CIA sosteneva che il loro numero era compreso tra i 20.000 e i 31.500. Non esclude completamente un’offensiva per prendere Mosul, ma, mentre delinea le condizioni di un attacco che riesca, è chiaro che non si aspetta che la città venga riconquistata in tempi brevi. Affinché le forze dei Peshmerga curdi prendano d’assalto Mosul, avrebbero bisogno di equipaggiamento di gran lunga migliore allo scopo di “intraprendere una guerra decisiva contro l’Isis e di sconfiggerlo”, dice. Finora l stiamo soltanto sconfiggendo in varie località del Kurdistan dando il nostro sangue. 1.011 Peshmerga sono stati uccisi e circa 5000 feriti.”
I curdi vogliono equipaggiamento pesante, compresi Humvees,http://it.wikipedia.org/…/High_Mobility_Multipurpose_Wheele… carri armati per circondare ma non per entrare a Mosul, fucili da cecchino, perché l’Isis ha tanti cecchini molto precisi, e anche equipaggiamento per occuparsi di ordigni esplosivi improvvisati (IED – Improvised Explosive Device) e di trappole esplosive, cose che l’Isis usa in abbondanza.
Soprattutto, la partecipazione dei curdi in un’offensiva richiederebbe un socio militare sotto forma di un esercito iracheno efficace e di alleati sunniti locali. Senza questi ultimi, una battaglia per Mosul condotta soltanto dagli Sciiti e dai curdi, provocherebbe la resistenza degli arabi Sunniti. Mr Hussein ha dei dubbi sull’efficacia dell’esercito iracheno che si è disgregato lo scorso giugno quando, sebbene nominalmente avesse 35.000 soldati, è stato sconfitto da poche migliaia di combattenti dell’Isis.
L’esercito iracheno ha due divisioni per proteggere Baghdad, ma è possibile che il governo iracheno le lasci andare ? si chiede Mr Hussein. “E come raggiungeranno Mosul? Se devono passare per Tikrit e Baiji, dovranno combattere duramente lungo la strada anche prima di arrivare a Mosul.”
Naturalmente, un’offensiva contro l’Isis ha dei vantaggi che non c’erano l’anno scorso, come, per esempio gli attacchi aerei americani che però possono essere difficili da impiegare in una città. L’aviazione militare statunitense ha condotto almeno 600 attacchi aerei sulla parte nelle mani dell’Isis della piccola città curda siriana di Kobani, prima che l’Isis si ritirasse dopo un assedio di 134 giorni. Negli scenari più ottimisti, o l’Isis di spacca o c’è un’insurrezione popolare contro di esso, ma finora non c’è alcun segno di questo e l’Isis ha dimostrato che esige una vendetta spietata contro qualsiasi individuo o comunità contrari ad esso.
Mr Hussein dice un’altra cosa importante: per quanto possa essere difficile e pericoloso che i curdi e il governo di Baghdad si impadroniscano di nuovo di Mosul, non possono permettersi di lasciarlo perdere. E’ qui che l’Isis ha ottenuto la sua prima grande vittoria, e qui Abu Baqr Al-Baghdadi ha dichiarato il califfato il 29 giugno dello scorso anno.
“Mosul è importante politicamente e militarmente,” dice. “Se non si sconfiggerà l’Isis a Mosul, sarà difficilissimo parlare della sconfitta dell’Isis nel resto dell’Iraq.
Al momento, le forze dei Peshmerga sono soltanto a circa 13 km. da Mosul, ma i combattenti dell’Isis sono parimenti non molto più lontani dalla città petrolifera di Kirkuk, in mano ai curdi che l’Isis ha attaccato il mese scorso. Date le dimensioni dell’Iraq e la piccola portata degli eserciti impiegati, ogni parte può infliggere sorprese tattiche alla parte avversa perforando le prime linee scarsamente protette.
Ci sono altri due sviluppi a vantaggio dello Stato Islamico. Anche davanti a una minaccia comune, i leader di Baghdad e di Erbil rimangono profondamente divisi. Quando l’anno scorso è caduta Mosul, il governo del primo ministro Nouri al-Maliki ha sostenuto che l’esercito iracheno era stato malamente pugnalato alla schiena da una cospirazione tra i curdi e l’Isis. Le due parti rimangono molto sospettose l’una dell’altra e all’inizio della settimana scorsa, una delegazione guidata dal primo ministro curdo Nechirvan Barzani non è riuscita a raggiungere un accordo a Baghdad su quante delle entrate del petrolio iracheno dovrebbero andare ai curdi in cambio di una quantità precedentemente concordata di petrolio dei giacimenti nel nord in mano dei curdi.
“Incredibilmente, le divisioni ora sono grandi come quando c’era Maliki,” dice il Dottor Othman. Lo Stato Islamico si è fatto molti nemici, ma forse può essere salvato dalla loro incapacità di essere uniti.
Patrick Cockburn è autore del libro: The Rise of Islamic State: Isis and the New Sunni Revolution [L’ascesa dello Stato Islamico: l’Isis e la nuova rivoluzione sunnita] (Verso).
Nella foto: abitanti di Mosul costretti a fuggire dalla loro città.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: The Independent
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2014 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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