Dal 2011 si ritiene siano state almeno 550 le cristiane rapite e costrette alla conversione. Gli aguzzini cancellano con l’acido la croce tatuata sul loro polso
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Tratto da Acs - In Egitto i rapimenti di giovani copte non rappresentano affatto una novità: già durante la presidenza Sadat si registrarono diversi episodi. Tuttavia dopo la caduta di Mubarak il numero di casi è aumentato in modo esponenziale. «Prima della rivoluzione sparivano quattro o cinque ragazze al mese, oggi la media è di quindici», dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre Ebram Louis, fondatore dell’Associazione per le vittime di rapimenti e sparizioni forzate (AVAED), organizzazione che garantisce alle vittime e alle loro famiglie assistenza medica, psicologica e legale. «Dal 2011 si ritiene siano state almeno 550 le cristiane rapite», afferma l’attivista. Peraltro è quasi impossibile fornire stime esatte, poiché spesso i crimini e gli aggressori non vengono né riferiti né denunciati. In Egitto una donna violentata è tuttora motivo di vergogna per la sua famiglia.
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L’elevato numero di ragazze scomparse e il ripetersi di un identico modus operandi hanno convinto avvocati, attivisti e sacerdoti – da tempo impegnati a combattere una piaga tanto atroce – che dietro ai sequestri vi sia una organizzazione capillare. Lo conferma ad ACS l’avvocato cristiano Said Fayez: «In Egitto vi sono molteplici cellule islamiche dedite esclusivamente ai rapimenti di donne copte». Fayez riferisce inoltre di numerose cristiane che, una volta sfuggite ai sequestratori, chiedono di ritornare alla propria fede: almeno cinquemila negli ultimi diciotto mesi. «Chi di loro ha avuto dei figli dal matrimonio forzato deve però attendere – spiega l’avvocato – Se lasciassero l’islam per riabbracciare il cristianesimo perderebbero i loro bambini, poiché la legge egiziana stabilisce che i figli piccoli debbano vivere con il genitore che pratica la “vera fede”. E ovviamente per “vera fede” s’intende l’islam».
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La vicenda di Nadia, e di altre bambine rapite e costrette alle nozze, è ancor più grave. Perché la legge egiziana vieta il matrimonio e la conversione delle minorenni, anche se queste si dichiarano consenzienti. Eppure nel 2012, quando la ragazza appena quindicenne aveva già dato alla luce il suo primo figlio, il caso è stato archiviato e il marito prosciolto. All’uomo è stato sufficiente mostrare un certificato di matrimonio che attestava la “regolare” unione con la sua minorenne consorte.
fonte Tempi.it
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