C’è un’ impressionante quantità di armi chimiche deliberatamente inabissate nei nostri mari, dalla seconda guerra mondiale ad oggi, dalle forze armate americane e britanniche, denunciando la tacita complicità in queste operazioni delle nostre autorità, sia politiche che militari, gli enormi rischi per la salute che queste sostanze ancora comportano e l’inquietante catena di silenzi,di omertà e di segreti di Stato che ha sempre ammantato questa vicenda. Unavicenda sulla quale non c’è mai stata la volontà di fare luce e della qualeprobabilmente mai riusciremo ad avere un quadro completo.
Ma, parallelamente alle discariche ‘militari’, i nostrimari, e l’Adriatico in particolare, hanno accolto negli ultimi decenniun’altrettanto impressionante quantità di rifiuti tossici, radioattivi edaltamente inquinanti di natura industriale e ‘civile’, ad opera sia dellacriminalità organizzata che dei nostri stessi passati governi. Il mare, si sa,tutto inghiotte e tutto nasconde, ma non lo fa per sempre. E, con il passaredel tempo, questi carichi di morte, queste discariche subacquee, talvolte naviintere affondate con le stive cariche di veleni o di sostanze radioattive,iniziano a manifestare la loro presenza. E lo fanno uccidendo, sia le forme divita marine che gli esseri umani (prevalentemente pescatori) che hanno la sventuradi avventurarsi in quelle acque.
Il noto giornalista investigativo Gianni Lannes sta da annidenunciando, attraverso i suoi libri ed il suo blog, la presenza di questediscariche sommerse, ed è recentemente arrivato alla drammaticaconclusione cheil fenomeno, da sempre occultato dai nostri politici, è molto più ampio diquanto si voglia far credere e che la cronologia ufficiale degli affondamentidelle ‘navi dei veleni’ vada ampiamente retrodatata. Per rendersene conto bastaesaminare i registri dei sinistri marittimi presso le Guardie Costiere. Ma lavia verso la verità, già di per sé irta e piena di ostacoli, è stata sbarratadall’ultimo Governo Berlusconi, durante il quale abbiamo vissuto il recordassoluto di applicazione del Segreto di Stato. Proprio durante l’ultimo Governodel Cavaliere di Arcore, infatti, è stata in tutta fretta ‘sigillato’ l’annosocapitolo delle navi e dei container di rifiuti tossici eradioattivi inabissatinei mari italiani dagli anni ’70 in poi. Una vicenda su cui, come denunciaGianni Lannes, esistono ben seicento dossier secretati. E le relazioni dellaCommissione Ecomafie, presieduta da Gaetano Pecorella, risultano carenti,contraddittorie e lacunose, senza contare i numrosi omissis e lasecretazionedegli atti.
Ma se le commissioni parlamentari non fanno luce, allora ache servono? Forse ad insabbiare, con il beneplacito di politicanti venduti almiglior offerente, fatti scomodi per il sistema di potere?
In un suo recente articolo, Gianni Lannes ci parla di unavicenda poco nota e frettolosamente dimenticata, quella della nave mercantilejugoslava Cavtat, affondata nell’Adriatico, al largo delle coste pugliesi, conil suo carico di morte. Una vicenda sulla quale le autorità non fecero all’epocasufficiente chiarezza e sulla quale èadesso emersa una verità che non combacia affatto con la versione ‘ufficiale’che, al tempo dei fatti, venne diffusa per tranquillizzare l’opinione pubblica.
Grazie ad una sua personale amicizia con il Capitano diLungo Corso Francesco Mastropiero, recentemente scomparso, che lavorò comeperito giudiziario sul caso della Cavtat, e grazie a informazioni da eglirivelategli, Gianni Lannes è riuscito a ricostruire una vicenda dai risvoltiinquietanti. Una vicenda che cercherò di riassumervi.
Nella notte fra il 13 e il 14 Luglio 1974, due naviincrociarono la propria rotta al largo di Capo d’Otranto. Erano la Cavtat,mercantile jugoslavo al comando di Niksa Lu?i?, e la Lady Rita, mercantile conbandiera panamense con al comando Carmine Laudato. Alle ore 4:12 la Lady Ritaurtò il cargo jugoslavo, pare a causa di una fitta nebbia o di un presunto’errore di manovra, penetrando di prua in una sua fiancata.
La Cavtat era partita il 28 Giugno dal porto di Manchester,in Inghilterra, ed era diretta a Rijeka (Fiume) con un carico ‘ufficiale’ di2.800 tonnellate, oltreal quale vi erano 260 tonnellate di piombo, tetraetile etetrametile in 909 bidoni trasportati per metà sopracoperta e per l’altra metànelle due stive. La Lady Rita prestò immediatamente soccorso all’equipaggiodella Cavtat, che venne rapidamente messo in salvo e, come dichiarò ilComandante Carmine Laudato, ci sarebbe stato tutto il tempo per rimorchiare ilmercantile jugoslavo sulle vicine secche per evitarne l’affondamento, un’operazioneche avrebbe richiesto al massimo un’oretta. Fece quindi la proposta alComandante Lu?i?, il quale, dopo essere tornato a bordo per una ventina diminuti in compagnia dei alcuni marinai e del nostromo, una volta consultatosicon il suo equipaggio, respinse però l’offerta, sostenendo che non voleva avereproblemi con la dogana italiana. Dopo di che la Cavtat, con tutto il suo carico,si inabissò rapidamente nelle acque dell’Adriatico.
Dei 909 bidoni di sostanze tossiche che trasportava, ne furonorecuperati ufficialmente 863 nel 1978, grazie all’intervento del PretoreAlberto Maritati. I rimanenti pare che giacciano ancora all’interno del relitto,su un fondale fangoso di 93 metri.
Secondo quanto sosteneva il Comandante Ingnegner Mastropiero,la Cavtat è stata deliberatamente affondata dal suo comandante aprendo lecosiddette valvole Kingston. E ci sarebbero a riguardo delle evidenti prove: lanave, nonostante fosse stata speronata su una fiancata, è affondata di poppa conun’inclinazione molto elevata, e tutti gli oblò risultavano aperti, comedimostrano alcune foto scattate dal figlio del comandante Laudato. Ed è ancoraseveramente vietato fare immersioni sul relitto.
Perchè Lu?i? ha rifiutato il rimorchio sul fondale basso abrevissima distanza, ossia a meno di tre miglia dalla costa? Che ci è tornato afare sulla nave con alcuni suoi uomini? Aveva qualcosa da seppellire per semprein fondo al mare? Di chi o di che cosa aveva paura? Solo della dogana italiana?
Il Comandante jugoslavo, attraverso il rappresentante legaledell’Atlanska Flovidba, società armatrice del cargo, ha sempre sostenuto: [I]«Sapevo quel che trasportavo, ero aconoscenza della pericolosità del carico. Sui bidoni pieni di piombo c’èscritto: In caso di pericolo gettare in mare. Significa che il piombo a contattocon l’aria è terribilmente micidiale»[/I].
Secondo quanto riferisce Gianni Lannes, la Cavtat era giàstata al centro, in passato di gravi episodi. Già nel 1970 il cargo jugoslavo,mentre navigava a luci spente sotto la costa di Castellammare di Stabia, vennesorpreso da una motovedetta della Guardia di Finanza. Il comandante dell’epoca,che non era Lu?i?, ordinò alle macchine di andare a tutta forza. Seguirono noveore d’inseguimento, dalla costa partenopea a quella di Ustica. Dalla motovedettadei finanzieri si sparò. Dalla Cavtat vennero lanciati in mare dei grossi contenitori.Il mercantile, quando fu alla fine bloccato, aveva un principio d’incendio a bordo.Il suo Comandante venne processato dal Tribunale di Palermo, ma nessuno riuscìad appurare cosa contenessero i bidoni gettati in mare.
Sul luogo dove ancora giace, sotto novantatre metri d’acqua,il relitto della Cavtat, a causa del pericolo, a tutt’oggi è ancora in vigorel’ordinanza della Capitaneria di Brindisi che vieta la navigazione e la sosta,in questa zona di mare a tre miglia dalla costa di Otranto.
E quella della della Cavtat è soltanto una delleinnumerevoli vicende che hanno contribuito, nel corso degli anni, atrasformare i nostri mari in una micidiale discarica di sostanze letali.
Nicola Bizzi
Fonte: signoraggio.it
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