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martedì 11 febbraio 2014

"Potevo aiutare i marò, mi fermò Monti".

'intervista - Vinod Sahai

«Potevo aiutare i marò, mi fermò Monti»
Il rappresentante degli indiani d'Italia: «C'era la soluzione: un'istanza. Ma mi convocò l'allora ministro della Difesa»

Fausto Biloslavo

¦ Vinod Sahai era stato soprannominato
«l'uomo che in
India apre tutte le porte». A nome
della comunità indiana in
Italia, che si sente sotto accusa,
aveva trovato una via d'uscita
per i marò. Il governo italiano
era d'accordo, ma al momento
cruciale ha fermato tutto, come
rivela a II Giornale.
È vero che il caso dei marò si
poteva sbloccare un anno fa?
«Certamente e più di un anno
fa. Sono andato in India diverse
volte in accordo con il ministero
della Difesa italiano, come
rappresentante dei 250mila indianipresenti
nel vostro paese.
A Delhi ho parlato con il premier,
il ministro degli Interni e
quello degli Esteri. Tutti avevano
sottolineato che l'Italia stava
esercitando solo pressioni
politiche. Anche il presidente
russo Vladimir Putin si era raccomandato
sul caso dei marò.
Le autorità indiane sostenevano
di avere le mani legate, perché
la Corte suprema era al di
sopra dello stesso governo».
E lei aveva un'idea concreta
in mente per uscire dall'impasse?
«Sono andato dal presidente
della Corte suprema, Altamas
Kabir, che già era coinvolta nel
caso marò. Era stato assistente
di mio suocero e mi disse chiaramente:
"Non p ossiamo fare nulla
se non ci viene chiesto con
un'istanza". Per questo motivo
ho preparato una petizione a
nome degli indiani che vivono
in Italia. Spiegavo che volevamo
mantenere gli ottimi rapporti
fra i due paesi e garantire
gli interessi della nostra comunità.
Si chiedeva chela Corte suprema
autorizzasse il governo
indiano a trovare una soluzione
extragiudiziale oppure che
rinviasse il caso a un tribunale
internazionale».
E poi cosa è successo?
«Nel settembre 2012 l'istanza
era pronta, ma sono stato
convocato a Roma. Il ministro
della Difesa Di Paola mi ha chiesto
di non presentare lapetizione.
Gli indiani avevano arrestato
imarò e così non sarebbe stata
l'Italia ma un rappresentante
della comunità indiana a
sbloccare la situazione. Gli ho
detto: "Ma a voi dovrebbe solo
interessare che tornino casa".
Non mi ha risposto».
Quante possibilità aveva di
sbloccare la situazione con
la petizione?
«L'istanza l'ho preparata solo
dopo aver parlato conilpresidente
della Corte suprema e
con i vertici dei ministeri interessati
in India. Sarebbe stata
senz'altro accolta».
Con il governo Letta nessuno
l'ha interpellata?
«Ho scritto una lettera al ministro
Bonino, spiegando tutto e
dicendomi disponibile a riprendere
in mano il caso. Non ho ricevuto
alcuna risposta».
L'Italia ha compiuto altri errori
in questi due anni?
«Diversi. L'Italia si sta muovendo
solo p olitic amente. I ministri
vanno in India pure se
non serve anulla, solo per farvedere
in patria che fanno qualcosa.
Le pressioni politiche sono
state contro producenti».
Ma il caso è politico...
«L' opp o sizione si è avvantaggiata
perché Sonia Gandhi è di
origine italiana. Se imarò tornano
a casa il suo partito perde sicuramente
le elezioni».
Forse le perderà lo stesso. Il
leader nazionalista indù, Narendra
Modi, che vuole la testa
dei marò, potrebbe diventare
primo ministro. Cosa accadrà
a Massimiliano Latorre
e Salvatore Girone?
«Se vinceranno le elezioni
non ci sarà più motivo di agitare
la prop aganda. E allora troveranno
una soluzione per far tornare
a casa i marò oppure per
rinviare il caso a un tribunale internazionale.
Può anche essere
che ci sia una condanna non
esagerata, che poi i marò sconteranno
in Italia. E se il presidente
Napolitano vorrà graziarli
Delhi non si opporrà».
Fonte il giornale 

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