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venerdì 7 febbraio 2014

IN MEMORIA DI EMILIO DEL GIUDICE


 Un'immagine del Professor Emilio Del Giudice insieme al Professor Giuliano Preparata, entrambi prematuramente scomparsi.

http://www.youtube.com/watch?v=it4P_dxhZlM 
 fonte 1

 di Alberto Medici

fonte 2:


Ho incontrato Emilio Del Giudice grazie ad una conferenza del 13 della Francesca Salvador, a Vittorio Veneto. L’ho poi seguito un po’ sul web, e avevo scritto un pezzo su una sua conferenza. Intelligentissimo, acuto, accattivante e grande comunicatore. Una bella persona. Ricopio il pezzo che avevo intitolato “Fisica e filosofia“.
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Al liceo mi stupì l’affermazione di un compagno “ereditato” l’ultimo anno (aveva avuto problemi di droga, ma era, a suo modo, un genio), che nel prospettare l’esame di maturità, mi disse che contava di portare fisica e filosofia, tracciando paralleli e linee di congiunzione che, a quel tempo, mi sembravano molto azzardate. Insomma, mi sembrava che la fisica con la filosofia ci stesse come i cavoli a merenda: razionale, positivista, concreta l’una, astratta, impalpabile, soggettiva e opinabile l’altra.

Ascoltando il fisico Emilio Del Giudice (video sopra) devo dire che si capisce bene, invece, come le due non solo non siano così distanti, ma sono di reciproco sostegno e supporto. Non posso e non voglio neanche provare a sintetizzare quanto afferma Del Giudice, ma riporto alcune immagini che mi hanno colpito particolarmente.

La fisica quantistica trae le sue origini dal fallimento della fisica classica nello spiegare alcuni fenomeni: il modello “atomi+forze interagenti fra atomi” non basta più. Un po’ come, dice Del Giudice, se volessimo studiare il moto delle barche senza tenere in conto l’esistenza del mare: conosciamo le dimensioni di ogni singola imbarcazione, le potenze dei motori, le dimensioni delle vele, i piani di bordo;ma se non sappiamo che esiste anche il mare, osserveremo dei fenomeni che non potremo assolutamente spiegare, come l’oscillazione dovuta alle onde o lo spostamento dovuto alle correnti. Per questo il modello che  utilizziamo per spiegare i fenomeni fisici ha una enorma importanza: più azzeccato è il modello, maggiore sarà il grado di precisione con cui possiamo prevedere l’evoluzione di un dato fenomeno.
Ma la conclusione che più mi ha colpito è questa: mentre una volta si diceva che la Natura ha l’ horror vacui, come dire che non contempla il vuoto, le nuove teorie, suffragate dalle nuove scoperte suggeriscono che la Natura avrebbe piuttosto l’ Horror quetis, come dire che tutto ciò che è si muove, vibra, risuona (e questo mi riporta alla mente le diverse dissertazioni sulla velenosità dei legami: il legame, in quanto non permette il movimento, ti assimila a ciò che è morto, che non si muove).

E questa risonanza è tanto più utile e d’effetto quanto maggiore è il numero di elementi che coinvolge in una vibrazione armonica; spingendosi al mondo delle interazioni fra esseri umani Del Giudice dice, ridendo ma non troppo, che l’equazione della perfetta felicità si ottiene solo al coinvolgimento della totalità degli individui. Come dire: qualunque modello che preveda una separazione, una elezione di un gruppo rispetto ad un altro, non consente di massimizzare l’utilità o la felicità neanche per quel gruppo. All’aumentare del numero di persone coinvolte, aumenta il grado di felicità....
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/02/in-memoria-di-emilio-del-giudice.html#more

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