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domenica 15 maggio 2016

I documenti riservati di Greenpeace riguardanti il Ttip

Ttip




La firma del Partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Ttip) tra Unione europea e Stati Uniti mette a rischio gli standard europei sull’ambiente e la salute. Lo rivelano alcuni documenti diffusi da Greenpeace e pubblicati il 2 maggio dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung.
L’organizzazione ambientalista è entrata in possesso di 248 pagine di documenti riservati, che riguardano alcune questioni come il cibo, i cosmetici, le telecomunicazioni, i pesticidi e l’agricoltura.
Secondo i sostenitori del Ttip, il trattato farà nascere la più grande area di libero scambio al mondo, creando nuovi posti di lavoro. Secondo gli attivisti, le associazioni e i movimenti che si oppongono al trattato, invece, il Ttip è frutto delle pressioni delle multinazionali e finirà per tutelare solo gli interessi delle aziende, ignorando quelli dei lavoratori e dei consumatori. In realtà, stando a quanto si legge nei documenti diffusi da Greenpeace, le trattative tra Stati Uniti ed Europa sono in una fase di stallo e le posizioni tra i due blocchi sono molto distanti.
Washington ha avanzato alcune richieste, che spingerebbero l’Ue a infrangere delle promesse fatte in materia di protezione ambientale e di salute pubblica. Il governo statunitense, per esempio, vuole che l’Europa superi il cosiddetto “principio di precauzione”, secondo il quale un prodotto potenzialmente pericoloso può essere ritirato dal mercato se non è provato scientificamente che è sicuro.
Questo principio si applica agli organismi geneticamente modificati (ogm), che secondo alcuni esperti sono pericolosi per la salute. Greenpeace inoltre dichiara che il Ttip non fa riferimento al taglio delle emissioni di Co2 previsto dal patto firmato al vertice sul clima di Parigi, mentre l’Unione europea vorrebbe che il trattato ne tenesse conto.
Secondo quanto si legge nei documenti, infine, gli Stati Uniti hanno minacciato di bloccare l’alleggerimento delle norme sull’importazione di auto europee negli Stati Uniti per costringere l’Unione europea a comprare più prodotti agricoli statunitensi.
Cos’è il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip)
Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip), un accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Unione europea, è stato proposto nel 2013. Da allora ci sono stati tredici round di negoziati, l’ultimo dei quali si è svolto a New York nell’aprile del 2016. I prossimi negoziati si terranno a giugno. I negoziatori prevedono di concludere i lavori nel 2016, ma gli ultimi incontri si sono svolti senza particolari passi in avanti.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dichiarato di voler concludere l’accordo prima della fine del suo mandato. In seguito alla conclusione dei negoziati, il progetto dovrà essere approvato dai 28 governi dell’Unione europea, dal parlamento europeo e dai 28 parlamenti dei paesi dell’Unione, che potrebbero anche indire dei referendum. Ecco cosa prevede l’accordo e quali sono i punti contestati dai cittadini di molti paesi europei.
  • Gli obiettivi principali del Ttip sono l’apertura di una zona di libero scambio tra Stati Uniti e Unione europea, la riduzione dei dazi doganali per le aziende che commerciano tra le due aree e l’approvazione di nuove leggi che favoriscano il commercio tra i due blocchi, eliminando le differenze normative e amministrative.
  • Il trattato riguarderà il 40 per cento del giro d’affari del commercio mondiale e si applicherà ad ambiti molto diversi, sottoposti a legislazioni disomogenee, dal mercato culturale a quello alimentare.
  • In Europa il trattato è stato molto criticato e ci sono state manifestazioni per chiedere di bloccarlo. Il timore degli europei è che il Ttpi abbassi gli standard di sicurezza previsti in Europa per venire incontro alle richieste degli Stati Uniti. Più di due milioni di cittadini europei hanno firmato una petizione che chiede di fermare le trattative.
  • Secondo le informazioni che sono trapelate, i governi europei non sono affatto uniti sulle molteplici misure previste dall’accordo (la Francia, che aveva ottenuto l’esclusione del settore audiovisivo dal trattato in nome dell’eccezione culturale, continua a mostrarsi particolarmente diffidente), ma è improbabile che revochino o modifichino il mandato di trattare assegnato alla Commissione.
  • Tra le questioni più discusse c’è la “risoluzione delle controversie tra investitore e stato” (Investor-state dispute settlement, Isds). Il trattato permetterebbe alle aziende di fare causa ai governi portandoli di fronte a un collegio arbitrale. In questo modo, sostiene chi critica il Ttip, l’Isds darebbe alle multinazionali la possibilità di ostacolare qualsiasi legge che va contro i loro interessi. L’esempio più citato è quello della Philip Morris, che ha fatto causa ai governi di Uruguay e Australia.

Autore: Ruben Neugebauer, Greenpeace/Ap/Ansa / Fonte: internazionale.it

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