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sabato 21 maggio 2016

“Così abbiamo censurato le notizie scomode su Facebook”


Le confessioni di alcune persone che hanno lavorato nel team delle Trending News del famoso social network.
“Una delle idee più sottili e pericolose è la convinzione che internet e i suoi canali principali siano neutrali. Immagino che vi stiate scaldando dicendo che è una cosa ovvia”, scrive Garrett Johnson su Catholic Link, “ma penso che molte persone, tra cui molti cattolici, continuino ad assorbire una grande quantità di informazioni senza applicare alcun filtro”.
Gizmodo, per esempio, ha appena pubblicato alcune testimonianze di ex collaboratori di Facebook che trovate in questo VIDEO.
Chi lavora per Facebook ha eliminato su base regolare le storie di interesse dei lettori conservatori dalle trending news del social network, stando a quanto detto da un ex giornalista che ha lavorato al progetto. Questa persona ha dichiarato che i collaboratori hanno impedito alle notizie relative a politici di destra quali Mitt Romney e Rand Paul, così come anche altre questioni affrontate da un’ottica conservatrice, di comparire nelle sezioni più influenti. Per dirla in parole povere, quando c’è qualcosa che fa tendenza su Facebook, bisognerebbe aggiungere la frase “secondo gli editors di Facebook”.
C’è un problema di fondo nell’impostazione del lavoro del team dei curatori delle notizie. Queste persone “scrivono il titolo per ciascuno dei temi, oltre ad una sintesi della notizia in tre righe. Infine scelgono un’immagine o un video da allegare”. L’ordine è di scrivere titoli neutri, di tendere a usare contenuti già presenti su Facebook e di scegliere fonti selezionate (in modo soggettivo). I curatori hanno anche la facoltà di “inserire in una lista nera gli argomenti o i trending topic poco funzionali”, senza però giustificare il motivo della cancellazione. Nessun automatismo dunque, ma una scelta accurata e influenzata da vari fattori.

Facebook tende a escludere ciò che non rientra nei propri progetti e/o interessi:

“A seconda di chi era la persona coinvolta, uno stesso argomento veniva spinto oppure messo nella lista nera”, ha dichiarato l’ex collaboratore, che ha chiesto di rimanere anonimo, temendo di ripercussioni da parte dell’azienda. Su Catholic Link si apprende che questa persona è politicamente conservatrice, uno dei pochi lavoratori ad avere questi punti di vista nel team in cui ha lavorato. “Ho scoperto che il CPAC, Mitt Romney, Glenn Beck o altri argomenti popolari di stampo conservatore non sarebbero stati messi in evidenza. O perché il curatore non riusciva a notare la notizia, oppure perché c’era un pregiudizio verso Ted Cruz”.
Un suo ex collega si è detto d’accordo sul fatto che il team ha avuto un’avversione alle fonti schierate politicamente a destra. “Un puro e semplice pregiudizio. Abbiamo agito soggettivamente. Tutto dipende da chi è il responsabile e dal momento della giornata”, ha dichiarato l’ex collaboratore. “Ogni tanto spuntava una notizia riguardante uno Stato tendenzialmente repubblicano o proveniente da una fonte conservatrice. Ma il nostro compito era quello di cercare la stessa notizia da un’altra fonte, ritenuta più neutrale e verso la quale non ci fossero tanti pregiudizi”.
Contemporaneamente, Facebook tende a “spingere” ciò per cui ha interesse:
Anche diversi altri ex addetti alla “sezione news” di Facebook, come veniva chiamata internamente, hanno dichiarato a Gizmodo di essere stati istruiti a spingere alcune storie in particolare nel modulo delle trending news, persino nel caso in cui non fossero abbastanza popolari da essere incluse. In alcuni casi non erano popolari affatto. A questi lavoratori veniva anche detto di non includere news riguardanti Facebook stesso nella sezione di news popolari.
In altre parole, la sezione news di Facebook funzionerebbe come una normale redazione, il cui lavoro risente dei pregiudizi dei lavoratori e degli obblighi istituzionali dell’azienda. Inserire il fattore umano nel lavoro degli algoritmi non è, di per sé, una cosa negativa, ma è in netto contrasto con quanto dichiarato dall’azienda stessa, cioè di voler elencare “gli argomenti più popolari su Facebook”.
Secondo quanto riportato da Giornalettismo, un portavoce di Facebook ha risposto così alle accuse: “Prendiamo le accuse di errori molto sul serio. Facebook è una piattaforma per le persone e accoglie le opinioni di tutti gli schieramenti politici. Trending Topics mostra agli utenti i temi e gli hashtag popolari di cui si parla su Facebook. Ci sono rigorose linee guida in vigore per il team di revisione per garantire coerenza e neutralità. Queste linee guida non consentono la soppressione di opinioni politiche né permettono di dare priorità ad un punto di vista rispetto ad un altro o di un organo di stampa rispetto ad un altro. Queste linee guida non vietano ad alcun media di apparire nei Trending Topics”.
“Tutto questo”, scrive Garrett Johnson di Catholic Link, “deve ricordarci di non affidarci a Facebook come principale fonte di notizie e di essere attenti al fatto che la verità non è mai stata e mai sarà semplice da ottenere. La tecnologia e i social media ci danno spesso la sensazione di essereinformati. Se questo potrebbe essere vero fino a un certo punto, è più probabile che finiamo con l’essere disinformati.
“Piuttosto”, conclude Gizmodo, “gli sforzi di Facebook di giocare a fare i giornalisti rivela che l’azienda è molto più simile ad altri canali informativi di quanto si possa pensare e che stia rapidamente slittando nell’irrilevanza: si tratta di un selezionato gruppo di professionisti con delle vaghe inclinazioni di centro-sinistra. Succede che chi si pone a naturale riflesso del vox populi ha il potere di influenzare quello che miliardi di utenti vedono, e che discute apertamente se usare quel potere per influenzare le elezioni presidenziali”.
“Non erano notizie popolari, niente affatto”, ha dichiarato l’ex curatore che ha reso nota la pratica di omettere dal news feed le notizie di stampo conservatore. “Erano solo opinioni”.
[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

Fonte: Aleteia
http://www.informarexresistere.fr/2016/05/11/cosi-abbiamo-censurato-le-notizie-scomode-su-facebook/

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