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giovedì 2 luglio 2015

Sulla Grecia, Renzi sostiene la Merkel e conferma la sua posizione subalterna alla Troika


merkel-renzi-960x360di Luciano Lago
Sulla Grecia, Renzi sostiene la Merkel e conferma la sua posizione subalterna alla Troika. Potevano esserci dei dubbi in proposito?
Interessante riportare l’ultima intervista rilasciata da Matteo Renzi al Sole 24 Ore, da cui si capiscono molte cose e lo stesso Renzi chiarisce la sua posizione rispetto alla crisi della Grecia. Ne riportiamo sotto qualche brano tratto da “Il Giornale”.
“…Una cosa è chiedere flessibilità nel rispetto delle regole. Un’altra è pensare di essere il più furbo di tutti, essere cioè quello che le regole non le rispetta”. Matteo Renzi prende le distanze da Alexis Tsipras e si allinea ai euroburocrati di Bruxelles. “I negoziati li ha interrotti Varoufakis, purtroppo…”, fa notare il premier in una lunga intervista al direttore del Sole 24Ore Roberto Napoletano durante la quale sposa la linea di Angela Merkel e attacca a testa bassa il primo ministro greco.
“Il problema non è su chi ha sbagliato per primo, questo non è l’asilo”. Per Renzi il passato è il passato. E tutte le colpe ricadono, quindi, su Tsipras e compagni che hanno deciso di far saltare il tavolo indicendo il referendum.“Il punto è’ che la Grecia può’ottenere condizioni diverse ma….
deve rispettare le regole – tuona – altrimenti non c’è più una comunità”. (………………………) Vedi: Il Giornale
Nel corso di questa intervista, Matteo Renzi si schiera apertamente con la Merkel e con la Troika e critica la scelta di Tsipras di “andare ad un referendum popolare, una mossa che ha spiazzato la Merkel e che rovescia il tavolo del negoziato”, afferma Renzi, secondo il quale la Merkel non ha colpe, le colpe sono tutte di chi, come Tsipras, non vuole rispettare le regole e non vuole fare come l’Italia, che ha fatto diligentemente tutte le riforme che hanno voluto la Merkel, il FMI, e la Commissione Europea.
In pratica il governo italiano, prima per mano di Monti, poi Letta ed adesso Renzi, per “rispettare le regole” , tra le altre cose, hanno anche provveduto a versare oltre un centinaio di miliardi nelle casse del “Fondo Salva Stati” (ESM/MES) per favorire le grandi banche ed adempiere ai i trattati europei, sottraendo questi soldi ai lavoratori, ai pensionati ed ai risparmi delle famiglie, mediante una tassazione abnorme che ha messo fuori gioco un quarto dell’apparato industriale manifatturiero italiano, con sommo gaudio della Germania che ha visto crollare molte delle imprese italiane che rappresentavano una “fastidiosa” concorrenza. Una giusta scelta di politica economica, secondo Renzi, sostenuta da tutto il PD e dai suoi sodali in Parlamento.
Secondo lo “statista fiorentino”, le riforme che ha fatto l’Italia e quelle che si appresta a fare, in sostanza per omologare i suo sistema di norme sulle banche, sul lavoro, sulla scuola, le privatizzazione dei servizi pubblici e la svendita delle quote di imprese pubbliche, sono quindi quelle giuste e guai a chi non voglia farle, come la Grecia di Tsipras, che si rifiuta di abbassare ulteriormente il livello delle pensioni minime e dei servizi pubblici che già sono al livello di IV mondo (questo però Renzi non lo dice).
Renzi continua con la falsa narrazione di una Grecia come paese del “bengodi” dove ancora esitono le pensioni baby, gli armatori che non pagano tasse (non lo hanno informato che gli armatori sono tutti riparati all’estero), i dipendenti pubblici parassiti, ecc. ecc.. Lo hanno informato male e non si è mai recato a visitare un ospedale in Grecia o a verificare di persona i luoghi dove centinaia di famiglie, rimaste senza casa e senza lavoro, sono accampate per strada, spesso con bambini al seguito, oppure i tanti anziani e malati che muoiono prematuramente per impossibilità di pagarsi le cure e comprarsi i medicinali, per causa dei tagli alla sanità imposti dalla Troika.
In sostanza Renzi dice a Tsipras di prendere esempio dall’Italia e di imparare da lui ad obbedire ed inchinarsi a tutte le richieste della Troika come fa il fiorentino, mascherando il suo servilismo con una valanga di chiacchiere senza senso ma che cercano di coprire la ragnatela di interessi che lo sostengono.
Naturalmente non tutte le “ciambelle escono con il buco” e questi interessi ogni tanto vengono fuori, come quando mette mano alla riforma bancaria per trasformare in SPA anche le Banche Popolari che danno fastidio ai grandi agglomerati bancari internazionali o come quando nomina alla presidenza della Cassa Depositi e Prestiti un suo fiduciario (C. Costamagna) proveniente dalla grande Banca d’affari Goldman Sachs . D’altra parte, come hanno rilevato gli osservatori, tutti i personaggi di cui si circonda Renzi come consulenti e manager per incarichi nelle partecipate hanno la stessa provenienza dal mondo della finanza e delle grandi banche tanto da costituire quella che viene chiamata la lobby di governo. Vedi: Lobby di governo: ecco chi comanda a Palazzo Chigi e muove Renzi come una marionetta.
In questa sua posizione Renzi, pur essendo sostenuto dal partito, il PD, riceve alcune critiche anche da qualche suo compagno di partito che oggi recita la parte del “pentito” della finanza“, come Stefano Fassina, l’economista ex vice­mi­ni­stro che fa parte della mino­ranza Pd., il quale pochi giorni prima aveva dichiarato: «In que­sto modo Renzi sta chie­dendo il rispetto del pro­gramma della Troika», «Il governo ita­liano si distin­gue per subal­ter­nità alla Ger­ma­nia, come a voler dimo­strare che siamo i primi della classe, fac­ciamo i cosid­detti com­piti a casa e dun­que meri­tiamo un po’ di fles­si­bi­lità — aggiunge — ma in que­sto modo Renzi com­mette un dop­pio errore: con­danna la Gre­cia e non rico­no­sce che i pro­blemi che Tsi­pras sta ponendo sono comuni a tutti i paesi dell’euro, se non li si affronta affon­diamo anche noi. Renzi fa una scelta miope, non si accorge che ormai non stiamo par­lando dei pro­blemi dei paesi peri­fe­rici, ma dell’intera euro­zona. Non è certo con la sva­lu­ta­zione dell’euro e del lavoro che ver­remo fuori dalla sta­gna­zione».
Evidente il paradosso che oggi che siano i suoi ex sodali che accusano Renzi di fare una politica di “subalternità” alla Germania. L’avesse detto Salvini sarebbe stato normale qualificare questo come una critica “populista” ma oggi queste critiche iniziano ad arrivare anche da chi si è pentito di essere passato totalmente dalla parte dei potentati finanziari sovranazionali, voltando le spalle ai lavoratori e pensionati, quelli che una volta Enrico Berlinguer definiva “le grandi masse popolari”.
Chi lo avrebbe detto, eppure è successo: l’ex partito del “proletari di tutto il mondo unitevi” ha scambiato il ruolo per “banchieri di tutto il mondo siamo con voi”.

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