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mercoledì 15 luglio 2015

Il Grande Complotto per uccidere l'Italia


massone_Mario-Draghi
Nel suo libro “Hitler e il Nazismo magico” il politologo Giorgio Galli ricorda che il massone Winston Churchill decise di sacrificare l’Impero Britannico pur di contrastare il massone contro-iniziatico Adolf Hitler.Per un anno l’Inghilterra dovette sostenere l’intero peso della guerra completamente da sola. Numerose furono le pressioni da parte dell’establishment finanziario e dalla Corona Inglese per arrivare ad una pace separata con Adolf Hitler. Ma Churchill non cedette mai. Non si possono fare patti con il demonio e i suoi accoliti.
Gli stessi termini usa Gioele Magaldi, fondatore del Grande Oriente d’Italia Democratico nei confronti di colui che Cossiga definiva «un Vile, un Vile Affarista!»: Mario Draghi.
massone_Mario-Draghi
L’affiliato alla Ur-Lodge massonica oligarchica “Three Eyes”, Mario Draghi
Il Fratello Massone Contro-Iniziato Mario Draghi getta la maschera e, con il conforto dei Massoni Tecnocrati in servizio attivo all’ OCSE/OECD (Fratello José Angel Gurria in testa) detta una linea ferocemente austera, neoliberista, recessiva e depressiva per l’economia europea, spacciata subdolamente e falsamente come l’unica via percorribile
Citando un articolo di Dagospia, Magaldi prosegue:
Drago Draghi va a New York dai Grandi Referenti e getta l’euro-maschera: “Draghi: ‘Subito la riforma del lavoro. Il modello sociale europeo e’ morto” (Repubblica, p. 9). Perche’ invece il modello sociale nord-americano gode di ottima salute. Ma il presidente della Bce, anziche’ consigliare “modelli sociali”, non dovrebbe pensare piuttosto a tenere in vita l’euro? I modelli sociali, comunque, da noi li stanno gia’ ridisegnando Re Giorgio Banalitano e il suo governo di Paperoni ‘chiamati dalla Patria’ al supremo sacrificio (dei loro redditi)”.
E ancora,
Per quanto riguarda invece l’OCSE o OECD le (contemporanee rispetto a quelle del Massone Draghi) esternazioni dell’organismo sovra-nazionale presieduto dal Fratello Massone messicano José Angel Gurria, esse sono riscontrabili in:“Ocse: ‘Troppe tutele al posto fisso. Privatizzare tv, trasporti ed energia”, articolo redazionale del 24 febbraio 2012 per il MESSAGGERO
Ora, il punto non è la stanca ripetizione delle stesse ricette ultra-liberiste di sempre ( privatizzazioni, pseudo-liberalizzazioni, dismissione di aziende, beni e servizi pubblici, riduzione del welfare-state e contrazione assoluta del ruolo socialmente equilibratore dell’intervento pubblico, in vista della privatizzazione del Mondo) che, da decenni, non hanno prodotto crescita generalizzata in nessuno dei casi planetari in cui sono stati applicati; producendo bensì disoccupazione, macelleria e ingiustizia sociale, divario crescente tra poveri e ricchi e aumentosolo dei profitti e del potere dei soliti noti.
Il punto è l’accelerazione storica e la protervia arrogante con la quale Massoni reazionari, tecnocratici e anti-democratici (mascherati da liberali e saggi salvatoridell’Occidente) come Draghi, Gurria, Monti, Papademos e molti altri (di cui ci preoccuperemo di narrare identità e gesta) intendono condurre a compimento un feroce processo di cinesizzazione dell’Europa, a partire da alcuni paesi-cavie delle sue aree mediterranee e non solo (per ora si tratta di Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda), che sono stati prescelti anche in virtù della particolare inettitudine delle proprie classi dirigenti di destra e di sinistra, particolarmente prone e subalterne rispetto ai poteri fortiche li hanno di fatto commissariati.
Chiosa, infine, Magaldi:
Tanto per essere chiari, la crisi economica dal 2007-2008 ad oggi non è capitata per caso o per inavvertita insipienza di qualche banchiere o grosso finanziere che abbia troppo alchemizzatocon i cosiddetti prodotti derivati.
Le ricette di Angela Merkel, Nicolas Sarkozy, Mario Draghi, Mario Monti, etc, per uscire dalla crisi (da costoro e dai loro mandantiprima provocata e poisalutata in segreto come una grande e benefica occasione di ristrutturare radicalmente le comunità politiche europee ed occidentali)non sono realmente mirate a questo scopo, cioè a risollevare il benessere generale e inter-classista delle popolazioni europee. Esse sono bensì (subdolamente) volte ad aggravare lo stato di disagio sociale e la disoccupazione, con conseguente disponibilità a lavorare in condizioni assai meno tutelate per sterminate masse di giovani e meno giovani; consentendo così a pochi gruppi industriali e finanziari sovra-nazionali di avere nel cuore dell’Europa ampia manodopera a buon mercato, assai competitiva per fare miglior profitto senza troppi vincoli sindacali e con sempre minore tutela del lavoro subordinato. In luogo di estendere globalmentei diritti e la dignità dei lavoratori anche in paesi che ne siano privi, si vogliono assimilare anche gli europei delle classi meno elevate ai neo-schiavi asiatici, africani, latino-americani.
Non parliamo poi della grande abbuffata (condita da maxi-tangenti per chi sarà chiamata a gestirla dal Governo e dai partiti suoi fiancheggiatori) per i soliti grandi gruppi finanziari e industriali multinazionali che verranno a comprarsi a prezzi di saldo aziende e beni statali italiani o ad appaltare servizi pubblici nazionali e locali, mettendo così in pratica i diktat dell’OCSE/OECD sulle privatizzazioni.
Ma questi sono solo alcuni aspetti della questione.
Schiavizzando progressivamente le classi un tempo (dignitosamente) proletarie e sub-proletarizzando quelle un tempo medie o medio-basse (e contestualmente screditando la classe politica in quanto tale e i partiti, sostituiti da tecnocrazie arroganti) si toglie anche la spina dorsale sociale delle democrazie (chi è abbrutito dalla ricerca di un salario di minima sopravvivenza non ha tempo né spirito per dedicarsi alle questioni della res publica), consentendo così una inquietante involuzione oligarchica e tecnocratica del Vecchio Continente e, in prospettiva, dell’intero Occidente (altrove la democrazia non ha ancora nemmeno attecchito una prima volta).
Eppure, c’è ancora molto di più di tutto questo.
Occorre portare alla luce anche le profonde ragioni ideologiche, filosofiche ed iniziatico-esoteriche che spingono da secoli alcuni circuiti massonici e paramassonici sovra-nazionali a combattersi tra di loro militarmente, finanziariamente, politicamente e propagandisticamente (trovando sponde e alleati in ambienti non-massonici reazionari o progressisti) a favore o a sfavore della democrazia e della libertà, a favore o a sfavore dell’idea che debbano esistere elites sedicenti illuminate che pretendono di guidare e trattare gli altri uomini come esseri inferiori destinati all’obbedienza gerarchica e, per converso, a favore o a sfavore di società compiutamente egualitarie, fraterne e pluralistiche nelle loro strutture portanti.
mercato
Il Mercato contro la Sovranità Nazionale
Dobbiamo ringraziare Gioele Magaldi per il suo libro “Massoni, Società a responsabilità illimitata – La Scoperta delle Ur-Lodges” con la collaborazione di Laura Maragnani – ChiareLettere Editore, che ha fornito agli storici quella chiave ermeneutica che loro mancava per interpretare tanti fatti, altrimenti oscuri, del XX e XXI secolo.
Ora ribadiamo che non deve apparire peregrina un’analisi epistemologica per evidenziare i punti di contatto tra la Massoneria contro-iniziatica e cabalista dei Rockefeller, Kissinger, Brzezinski, Blair, Sarkozy, Schäuble, Merkel, Draghi, Monti, Van Rompuy, Dijsselbloem e la Massoneria di Hitler e dei suoi adepti neri.
Ed evidenziare i punti di distacco che sono, incredibile ma vero, tutti a favore del Nazismo Hitleriano.
Le condizioni dettate all’Italia dai Gran Maestri massoni Trichet e Draghi nella famigerata lettera-ricatto del 5 agosto 2011 ricorda, nelle condizioni espresse, la conferenza intergovernativa nazista svoltasi nel gennaio 1942 a Wannsee, ove venne decisa l’organizzazione dell’endlosung, la soluzione finale che avrebbe condotto allo sterminio di massa degli ebrei europei.
E le ricette economiche dei fautori dell’austerità espansiva forgiata dalla triade FMI-UE-BCE, ricordano le dispute dei chimici SS su quali gas garantissero la più elevata mortalità, dal monossido di carbonio allo Zyklon B.
Per non parlare, infine, del famigerato studio (bufala o tarocco)“Growth in a time of debt” degli affiliati alla Ur-LodgeThree Eyes, Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff.
Nazisti tecnocratici, li definisce con lucidità Francesco Maria Toscano – animatore de “ilmoralista.it” – che meriterebbero di essere giudicati da un Tribunale Internazionale per crimini contro l’Umanità, destino che ci auguriamo che verrà presto condiviso da tutti i Quisling al soldo delle ultraoligarchiche e antidemocratiche Ur-Lodges cabaliste Thee Eyes – White Eagle – Edmund Burke – Compass Star-Rose – Geburah – Pan-Europa – Der Ring – Babel Tower – Leviathan – Hathor Pentalphaet similia.
Ad attivare la speculazione finanziaria dei debiti sovrani, a partire dal 2010, sono stati i continui downgrade di Moody’s, l’Agenzia di rating di Mario Monti. Seguita a ruota dalle omologhe consorelle.
Il complotto non ha lasciato indifferente l’Autorità Giudiziaria Italiana.
Scrive Articolo 3:
L’inchiesta prosegue, e questa è già una notizia. Sugli sviluppi c’è ancora il massimo riserbo, ma si potrebbero aprire prospettive da incubo per il governo dei tecnici. Così come la questione potrebbe sgonfiarsi prima ancora di diventare di pubblico dominio.Ma andiamo con ordine, ecco i fatti.A seguito della denuncia di Adusbef e Federconsumatori, nel maggio 2010, il Pm della Procura di Trani Michele Ruggiero decise di aprire un’inchiesta penale a carico di Moody’s, per un report del 6 maggio di quell’anno, che creò turbativa di mercato ed un crollo dei mercati azionari ed obbligazionari. Le indagini proseguirono, inducendo il pm a vagliare il comportamento di altre agenzie come Fitch e Standard & Poor’s , anch’esse resesi protagoniste di giudizi che portarono in seguito al degradarsi della situazione economica.Qualche giorno fa, dopo oltre due anni di lavoro, l’inchiesta su Standard & Poor’s si è conclusa con l’ipotesi di reato di manipolazione di mercato continuata e pluriaggravata a carico di cinque persone: il presidente di Standard & Poor’s financial service Deven Sharma, il managing director del rating di Londra Yann Le Pallec, Eileen Zhang (di S&P Europe); Frankiln Crawford Gill e Moritz Kraemer della direzione europea del rating sui debiti sovrani. Secondo il Pm di Trani i cinque indagati, ai vertici dell’agenzia, “attraverso descritti artifici, a carattere informativo – costituenti condotte solo in apparenza lecite, ma effettivamente illecite per come combinate fra loro, con modalità e tempi accuratamente pianificati – fornivano intenzionalmente ai mercati finanziari, quindi agli investitori, un’informazione tendenziosa e distorta (come tale anche “falsata”) in merito all’affidabilità creditizia italiana ed alle iniziative di risanamento e rilancio economico adottate dal Governo italiano, per modo di disincentivare l’acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne, così, il valore”.IL RUOLO DI MONTI. Dei tre rami dell’inchiesta, rimangono ancora aperti quelli su Fitch e Moody’s, per i quali il Pm necessita evidentemente di più tempo e ulteriori accertamenti. E fin qui nulla di strano: l’indiscrezione clamorosa che invece circola sul web in queste ore riguarderebbe il ruolo del premier Mario Monti. Per qualcuno infatti, l’allora presidente della Bocconi avrebbe fatto parte del consiglio di Moody’s almeno fino all’epoca dei fatti di cui si occupa l’inchiesta del Pm Ruggero. Lo confermerebbe una biografia della New York University, non aggiornatissima, ma nemmeno smentita fino ad ora. Questo significa, almeno in teoria, che se il Pm arrivasse alle stesse conclusioni per le quali ha ritenuto di indagare i cinque di Standard & Poor’s, potrebbe andare a disturbare proprio lui. Il nuovo inquilino di Palazzo Chigi: e non sarebbe una visita gradita.
Ancora più dura la Corte dei Conti che,
ha notificato alle agenzie di rating Moody’s, Standard and Poor’s e Fitch che sta indagando su di loro per ingiusto declassamento dell’Italia nel 2011 e 2012, ipotizzando un danno erariale superiore a 117 miliardi di euro.
Lo ha detto a Reuters il Procuratore regionale del Lazio Raffaele De Dominicis commentando un articolo del Financial Times dal titolo “Italia verso causa da 234 miliardi contro agenzie di rating che non hanno saputo dare un valore alla dolce vita”.
“Le agenzie hanno due mesi per rispondere e poi io ho quattro mesi per decidere”, ha detto De Dominicis raggiunto telefonicamente.
Il danno erariale provocato dalle manipolazioni di mercato cagionato dalle agenzie di rating è stimato “in 117 miliardi e poi ci sarà una seconda partita di danni”.
De Dominicis non ha voluto essere più preciso ma ha detto che la cifra di 234 miliardi citata dal quotidiano britannico “è sbagliata”.
Il Procuratore ha inoltre spiegato che la Corte dei conti ha giurisdizione non solo su enti o funzionari pubblici ma anche su terzi, come le agenzie di rating, “qualora abbiano leso un interesse erariale”. (…)
Nel novembre 2012 la Procura della Repubblica di Trani ha chiesto il rinvio a giudizio con l’ipotesi di reato di manipolazione del mercato continuata e pluriaggravata di S&P’s e di Fitch e chiesto l’archiviazione per Moody’s.
In quella occasione i magistrati pugliesi avevano comunicato che la Corte dei conti stimava in 120 miliardi di euro il danno erariale provocato dalle manipolazioni di mercato cagionate dalle agenzie di rating.
L’udienza preliminare sulla richiesta dei magistrati pugliesi è ancora in corso.
Un anno fa, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, De Dominicis aveva detto che la Corte aveva aperto una inchiesta giudiziaria su “presunte responsabilità erariali a causa degli effetti consequenziali discendenti dai giudizi di rating reputati ingiusti, errati ed, altresì, inattendibili”.
L’iniziativa di De Dominicis ha sollevato le perplessità di un gruppo di parlamentari del Partito democratico che temono “un’inchiesta show in grado di danneggiare l’immagine dell’Italia a livello internazionale”.
“Dopo la singolare vicenda che ha riguardato una procura di provincia intenta a perseguire i colossi mondiali del rating, non vorremmo essere davanti a una indagine che rischia di apparire una semplice prova di protagonismo”, hanno scritto in un comunicato cinque deputati del partito di Matteo Renzi.
La Corte dei conti a metà giornata ha diffuso una nota che sembra smorzare le attese sulla vicenda.
“L’azione è solo in fase istruttoria e potrebbe dunque concludersi anche con archiviazione, dopo che le agenzie avranno prodotto le proprie motivazioni e controdeduzioni”, recita il comunicato dell’ufficio stampa.
“E’ del tutto prematura… qualsiasi quantificazione in merito ad un eventuale risarcimento, che è rimessa al giudice competente”.
Le agenzie di rating sono oggetto di altre azioni legali nel mondo per il comportamento tenuto durante le ultime crisi finanziarie.
Chi ha investito in titoli di debito garantiti da mutui le ha accusate di aver sopravvalutato il merito di credito di questi strumenti finanziari per ottenere benefici, accuse che le agenzie hanno respinto.
Il governo USA ha avviato una causa civile da 5 miliardi di dollari contro S&P dicendo che l’agenzia ha attribuito dei rating troppo elevati a dei ‘CDO’, titoli di debito garantiti da altre obbligazioni.
Una chiosa. E’ ovvio che il Partito Democratico-PD, il partito italiano dei corifei della Cabala Massonica Mondiale ultra-oligarchica e antidemocratica, sia contro un’indagine e una richiesta doverosa di risarcimento danni che potrebbe alleviare la situazione economica in cui lo stesso PD ha volontariamente precipitato il Paese.
Arriviamo al giugno 2011 quando il complotto cabalistico-massonico contro l’italia diventa un vero e proprio golpe.
Sembra che in un incontro segreto tenuto a margine della riunione del Club Bilderberg a St. Moritz, nel giugno 2011, presieduto da David Rockefeller (Gran Maestro della Ur-Lodge massonica Three Eyes)Henry Kissinger (Primo Sorvegliante di Three Eyes, delegato per la de-industrializzazione e lo spopolamento del Sud Europa) alla presenza diMario Monti(Ur-Lodge Babel Tower) dei coniugi ebrei Kravis (Ur-Lodges Leviathan e Compass Star-Rose) e, ancora di: Peter Sutherland (Goldman Sachs, affiliato alle Ur-Lodges Three EyesEdmund BurkeCompass Star-RosePan-Europa), Joaquin AlmuniaHerman van Rompuy (UE, affiliato alle Ur-Lodges Babel Tower e Pan-Europa), Josef Ackermann (Deutsche Bank, affiliato alle Ur-Lodges Three EyesWhite EaglePan-EuropaDer Ring), Jean-Claude Trichet (BCE, affiliato alle Ur-Lodges Pan-EuropaBabel Tower e Der Ring) e i membri italiani legati al Comitato dei 300, con esclusione, quindi di Giulio Tremonti, venne stabilito di usare ogni mezzo, compresa la leva finaziaria, per far cadere l’esecutivo Berlusconi, inviso alla Sinarchia della Cabala Mondiale e ottenere la nomina del confratello Mario Monti.
Tutto ciò al fine di attuare misure iper-recessive e deflattive che avrebbero determinato (come infatti avvenuto) il crollo totale dell’economia italiana, la distruzione del mercato interno, la revoca di leggi sociali e l’abbattimento di ogni residua traccia di welfare. Con pieno successo, considerato che dal 2008 al 2012, l’indice della produzione industriale è crollato del 25%.
Non solo: il Führer del Quarto Reich tedesco, la cabalista Angela Merkel e i suoi Quisling italiani non digerivano che l’economia italiana si aprisse alle immense risorse energetiche e naturali della Russia.
Un inciso: Abbiamo ricevuto svariate mail di insulti (non ne abbiamo pubblicato – ovviamente – nessuna) perché definiamo da anni l’attuale dittatura Ue come Quarto Reich merkeliano.Ma ai troll sponsorizzati dalla Cabala Massonica Luciferina sono cadute a terra le mascelle!
Infatti, anche l’illustre bocconiano Luigi Zingales ha definito l’Eurolager come Quarto Reich nell’articolo “Rischio Quarto Reich nel futuro dell’Europa”:
La crisi economica (per di più asimmetrica) che ha colpito l’Europa ha solo innescato delle contraddizioni che erano intrinseche al processo di unificazione. Se una ripresa potrà attenuarle, non riuscirà mai ad annullarle. Proprio per questo veleggia l’ipotesi di uno scatto in avanti. Se non c’è consenso tra tutti i paesi dell’Ue per una maggiore integrazione, perché non tentare con un’Europa a due velocità?
Sarebbe molto facile per la Germania integrarsi maggiormente con i paesi satelliti, dall’Olanda all’Austria, dal Belgio alla Finlandia; e dal punto di vista economico questo esperimento potrebbe servire da esempio per gli altri. Ma creerebbe due grossi problemi politici. Senza la Francia (che non è pronta né economicamente né politicamente per un salto del genere), il gruppetto assomiglierebbe pericolosamente a un Quarto Reich. Inoltre se l’esperimento riuscisse, le successive estensioni non sarebbero adesioni ma annessioni. L’avanguardia europea trasformerebbe il processo di unificazione europea in una egemonia totale della Germania.
Esattamente come accaduto nel 1963 con l’esplosivo piazzato a bordo dell’aereo di Enrico Mattei che aveva allestito una linea commerciale con Mosca e che stava insidiando il monopolio delle “sette sorelle” del petrolio, legate a doppio filo con i turpi globalisti Rockefeller, anche nel 2011 venne decisa la morte, stavolta “politica” di Berlusconi, per favorire, appunto l’egemonia teutonica in Europa.
L’odio che gli elitisti del NWO nutrono nei confronti di Berlusconi è reso chiaro dal comportamento tenuto dall’attuale inquilinodella Casa Bianca, il bellicoso Barack Obama, affiliato alla Ur-Lodge Maat e appoggiato dalla Massoneria Globalista dei Rockefeller-Kissinger-Brzezinski:
A dare l’impulso decisivo al golpe politico-finanziario che avrebbe portato l’agente della Cabala Massonica, Mario Monti, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano, era stata una notizia rimasta a lungo ignota al pubblico, ma non agli addetti ai lavori:
L’ultima, a dir poco inquietante, è contenuta nel nuovo libro dell’ex membro del consiglio esecutivo dell’Eurotower, Lorenzo Bini Smaghi, “Morire di austerity”. Ovvero, nell’ottobre-novembre 2011 Silvio Berlusconi stava seriamente ponendo in essere un piano per far uscire l’Italia dall’euro, ragione che portò al suo immediato allontanamento da Palazzo Chigi per volontà dei “gendarmi” dell’Eurozona. A seguito, «nel 2011 l’Italia aveva formulato dei piani per uscire dall’euro» (Ambrose Evans-Pritchard, blogs.telegraph.co.uk). Nello specifico, il Cavaliere avrebbe discusso del ritiro italiano dalla moneta unica durante meeting privati con altri governanti europei, con ogni probabilità Angela Merkel e Nicolas Sarkozy.Testualmente, il libro dice che «l’ipotesi d’uscita dall’euro era stata ventilata in colloqui privati con i governi degli altri paesi dell’euro». Ma non basta. Per Bini Smaghi, la Merkel è rimasta convinta della possibilità di espellere la Grecia dall’Eurozona fino al tardo autunno del 2012, salvo poi essere riportata a più miti consigli dalla Bundesbank, la quale le fece notare i 574 miliardi di euro di crediti che vantava verso le banche centrali di Grecia, Portogallo, Irlanda, Italia, Cipro e Slovenia attraverso il programma Target2. Quindi, un altro mito che crolla: non è vero che il sistema di pagamento interno della Bce è soltanto una variazione tecnica, senza rischi significativi, in caso una nazione decidesse o fosse obbligata a lasciare la moneta unica. Per Bini Smaghi, infatti, «la banca centrale (di quel paese, ndr) non sarebbe stata in grado di ripagare le liabilities accumulate verso altri membri dell’eurosistema, le quali sono registrate nel sistema di pagamento interno dell’Unione (Target2). L’insolvenza provocherebbe perdite sostanziali per le controparti nelle altre nazioni, inclusi Stati e banche centrali».Ora, non so se Bini Smaghi abbia raccontato una bugia o la verità, ma resta il fatto che un ex membro della Bce, nonché uomo dell’Italia a Francoforte per anni, ha scritto nero su bianco che Berlusconi stava pensando di uscire dall’euro, ne aveva parlato con altri governanti europei in riunioni e visite private e per questo è stato fatto fuori nell’inverno del 2011. Questo, a casa mia, si chiama golpe. E apre nuovi interrogativi: non sarà che la cavalcata dello spread cominciata nell’estate di quell’anno e culminata con quota 575 prima dell’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Monti fosse frutto di un accordo tra Bce-Bundesbank e governo tedesco per far fuori Berlusconi, dopo che questo aveva reso partecipe la Merkel dei piani che gli frullavano per la testa? Si spiegherebbe il perché di quegli 8 miliardi di debito italiano scaricati da Deutsche Bank nella primavera 2011, gridandolo ai quattro venti e coprendosi oltretutto con l’acquisto di Cds. E si spiegherebbe il perché nessuno chiese conto al gigante tedesco di quanto fatto, né la Bce, né l’Eba.(…)Sforiamo il 3% di ratio debito/Pil? Chissenefrega dico io, questa Europa è la stessa che ci massacra non appena può, è l’istituzione alla quale diamo più di quanto riceviamo, è il simposio che permette all’Eba di fare figli e figliastri nei criteri di valutazione degli assets bancari, è il direttorio che per dar retta all’azionista di maggioranza, la Bundesbank, ci ha fatto spendere tre volte tanto per non salvare la Grecia, quando – mettendo mano al portafoglio – tre anni fa avremmo già risolto il problema ed evitato il contagio (ma non si poteva, perché le banche tedesche dovevano prima scaricare a buon prezzo la carta igienica ateniese che avevano in portafoglio), è il Leviatano che non azzecca una previsione, rivede le stime ogni settimana, parla di ripresa da tre anni senza che nessuno abbia visto nemmeno l’ombra di un green shot, è il governo non eletto che impone ai nostri Comuni virtuosi di non poter spendere i soldi che hanno in cassa – creando sì, in quel caso, occupazione sana e reale – in ossequio al suo delirante Patto di stabilità. Per quanto ancora dovremo abbassare la testa e dire sì? Viene da chiedersi se il governo non debba dotarsi – e in fretta – di un ministro delle finanze e non di un pedissequo portavoce di Mario Draghi e dei desiderata della Bce, quale è Saccomanni.
La conferma del complotto arriva dai mandanti dell’economicidio d’Italia, i Tedeschi del Quarto Reich merkeliano.
Afferma Hans-Werner Sinn, presidente dell’istituto di ricerca congiunturale tedesco, Ifo-Institut:
Clamoroso: Silvio Berlusconi aveva avviato le trattative in sede europea per uscire dalla moneta unica. A rivelarlo è Hans-Werner Sinn, presidente dell’istituto di ricerca congiunturale tedesco, Ifo-Institut, durante il convegno economico “Fuehrungstreffen Wirtschaft 2013″ organizzato a Berlino dal quotidiano “Sueddeutsche Zeitung”. Quella di Sinn è una voce autorevole, tanto che potremmo paragonare l’istituto da lui presieduto all’italiano Istat . “Sappiamo – ha detto Sinn – che, nell’autunno 2011, l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha avviato trattative per far uscire l’Italia dall’Euro”.
Intervenendo in un dibattito dedicato alla crisi europea e agli effetti sui paesi meridionali dell’eurozona, Sinn ha aggiunto di “non sapere per quanto ancora l’Italia ce la farà a restare nell’Unione Europea: l’industria nel nord del paese sta morendo, i fallimenti delle imprese sono ormai alle stelle e la produzione industriale è in continuo calo”. La possibilità di un’uscita, forzata o voluta, “è sempre concreta per Francia, Grecia e Italia”, ha detto ancora il presidente di Ifo-Institut, sottolineando che, in ogni caso, il salvataggio di due paesi come la Francia e l’Italia, con un ammontare di crediti in percentuale del pil pari a quelli concessi alla Grecia, “ci costerebbe qualcosa come 4.500 miliardi di euro”.
Ma tornando a quell’autunno di due anni fa, se il tentativo di Berlusconi di uscire dall’Euro c’è stato veramente, di certo non gli portò fortuna. È proprio in quel frangente che per l’ultimo governo guidato del Cavaliere tutto cominciò a precipitare. Lo spread iniziò a salire, già dall’estate, arrivando a toccare vette allarmanti e l’economia del Paese andava verso il collasso. L’esecutivo era sempre più logoro, tanto che l’11 novembre del 2011 il Cavaliere rassegnò le dimissioni. Fu quella l’anticamera della nascita del governo tecnico presieduto dall’ex commissario europeo Mario Monti.
C’è chi poi, in questi passaggi concitati, ha visto un complotto ai danni dell’allora premier. Non una persona qualunque, dato che stiamo parlando di Lorenzo Bini Smaghi, ex membro della Bce, la Banca centrale europea. In un suo recente libro intitolato “Morire di austerità” (editrice Il Mulino), l’economista spiega come “la minaccia di uscita dall’Euro non sembra una strategia negoziale vantaggiosa (…). Non è un caso che le dimissioni (…) di Berlusconi siano avvenute dopo che l’ipotesi di uscita dall’Euro era stata ventilata in colloqui privati con i governi di altri paesi”.
Fino a quando la Sinarchia ha ritenuto Berlusconi un utile e ricattabile idiota, gli ha offerto diverse ciambelle di salvataggio, come nel 2006, quando i sondaggi lo davano staccato di otto punti da Romano Prodi.
Scrive Vittorio Zucconi su “Repubblica”,
Nel suo rapporto confidenziale l’ambasciatore americano a Roma, il repubblicano Ronald Spogli” chiese a ”Cautela” e “impegni chiari da lui”. Tutto per cercare di non ”contrariare Prodi”. Il risultato fu che “Berlusconi ebbe il suo monologo, scrosciarono gli applausi prescritti dall’aula imbottita di “stagisti”, assistenti, segretarie e portaborse del Congresso comandati all’ultimo momento per riempire i troppi posti vuoti e due mesi più tardi perse le elezioni contro Prodi. È un altro di quei retroscena, di quelle verità, che le pacche sulle spalle e le pezze disperatamente cucite ora dall’Amministrazione americana e da Hillary Clinton per coprirle, non riescono più a nascondere e che i rapporti riservati della rete diplomatica americana diffusi attraverso WikiLeaks hanno per sempre strappato”.
Il dato politico evidente, secondo Zucconi, è che “dal 2001, quando tra Bush e Berlusconi parve formarsi una sintonia politica e umana infrangibile, al 2010, quando la Clinton, sotto la nuova presidenza Obama, cominciò a sentire odore di bruciato e di soldi privati nella ostentata amicizia con Putin, il giudizio di Washington verso Berlusconi è andato inesorabilmente deteriorando. “Il grande comunicatore schierato fortemente dalla parte dei nostri interessi” delle prime valutazioni entusiastiche si degrada fino all’uomo “inattendibile”, il “gunslinger”, il pistolero “in cattiva salute per effetto dei suoi stravizi”, “intollerante di ogni dissenso”, lentamente ma progressivamente tradito anche dalla propria corte che si prepara ad abbandonare la nave e sussurra addirittura indiscrezioni sanitarie sul capo. Fino a rivelare alla diplomazia di un Paese straniero l’esito preoccupante degli esami clinici.
Esattamente come avvenuto per John Fitzgerald Kennedy, la cui intenzione dichiarata di uscire dal Vietnam e soprattutto di stampare Banconote di Stato liberandosi dalla massonica FED, determinò la sua condanna a morte dal Comitato dei 300, il proposito di Berlusconi di far uscire l’Italia dal Lager Europa portarono alla sua condanna politica.
Come ha svelato recentemente Alessandro Sallusti il Dinamico Duo del Male, i Cabalisti Merkel-Sarkozy provò un ultimo tentativo per corrompere Silvio Berlusconi che – può piacere o meno, è stato l’ultimo premier democraticamente votato dagli Italiani negli ultimi cinque anni – rifiutò sdegnosamente:
Quello che sta accadendo è infatti questo. Un popolo aveva liberamente scelto di affidarsi (peggio per lui) a un premier comunista, Tsipras, e attraverso un referendum successivo di confermare tale fiducia (ripeggio per lui) rifiutando di subire i pesanti sacrifici che l’Europa voleva imporgli per risanare i conti. Tutto inutile. In questa Europa il voto non conta e forse non conterà più, sicuramente non com’è avvenuto in questo ultimo secolo. Tsipras, per salvarsi, ha dovuto vendere il suo paese. Prezzo: ottanta, forse novanta miliardi di euro e dare in pegno l’argenteria di famiglia: monumenti, società e quant’altro. Ha fatto bene il premier spaccone? Non lo so. So però che questa prassi ha un precedente. Me lo confidò, all’epoca dei fatti, Silvio Berlusconi e non credo di tradire la sua fiducia a raccontarlo oggi.
Estate 2011, l’Italia è stata artificiosamente portata da Germania e Francia in condizioni psicologicamente simili a quelle della Grecia di oggi. Ricordate? Spread a 500, voci su casse vuote e stipendi pubblici a rischio. Berlusconi, premier in carica, viene convocato di notte in una riunione straordinaria durante un vertice G8. Presenti Merkel, Sarkozy, Zapatero e Obama. Ordine del giorno: l’Italia, se non vuole andare in default, deve accettare un prestito del Fondo monetario internazionale. Tradotto: rinunciare alla sua autonomia e mettersi nella mani di una troika che penserà al nostro bene.
Vengono offerti prima 30, poi 50 miliardi. Berlusconi rifiuta, spiega che le cose non stanno così, ma questi insistono. La Merkel rilancia: 70 miliardi. Berlusconi alza i toni. I miliardi diventano 90. Lui si indigna, cerca sponde, Obama è imbarazzato – «sembrava dalla mia parte» mi disse il presidente – ma non ha il coraggio di sospendere l’asta. Berlusconi si alza e se ne va alzando la voce: «L’Italia non è in vendita».
Come ormai noto, il problema Germania e Francia lo risolsero in altro modo. Visto che non riuscirono a comprare l’Italia, via Napolitano si vendettero Berlusconi. Da allora il voto non ha più contato nulla, come oggi in Grecia. Ci hanno dato prima Monti, poi Letta e ora Renzi, e per di più le cose sono solo peggiorate. Pensiamoci. È questa l’Europa – ed è questa l’Italia – che avevamo sognato? (Alessandro Sallusti, “Quando volevano comprare Berlusconi”, ilgiornale.it)
Visto che l’ultimo tentativo di corruzione era abortito, la Cabala Massonica decise che i tempi erano ormai maturi per liquidare definitivamente l’esecutivo Berlusconi. Grazie anche alla presenza al Quirinale dell’affiliato Three Eyes, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Il mezzo per ottenere tale risultato fu lo shorting (speculazione al ribasso) sui titoli di debito Italiani.
Nel giugno 2011, lo spread BTP/Bund era di poco superiore ai 100 punti.
Poche settimane dopo il vertice occulto a Saint Moritz, la Deutsche Bank di Akermann decide di liquidare tutto il suo portafoglio in titoli di Stato Italiani:
Il differenziale tra i Btp a 10 anni e i bund tedeschi è salito ieri fino al 3,37%. Di questo passo, in poche settimane, i tassi sul debito pubblico italiano potrebbero superare quelli spagnoli. Troppo alti per dare ancora fiducia. E allora la fuga dal rischio Italia potrebbe diventare un’eventualità concreta. Irrazionale, ove si consideri l’economia reale. Ma i mercati sono razionali solo nella fantasia degli economisti. Tipico, per esempio, l’effetto gregge. Di cui abbiamo appena avuta una dimostrazione con il riposizionamento di alcuni fondi americani e di assicurazioni tedesche e italiane.
L’altro ieri, mentre le associazioni imprenditoriali, bancarie e sindacali invocavano un atto di discontinuità del governo e un Patto per la crescita, il Financial Times avvertiva che Deutsche Bank aveva ridotto da 8 miliardi di euro a uno il suo investimento in titoli pubblici italiani. La Germania è il secondo finanziatore estero del Belpaese, il primo è la Francia. La prima spiegazione («Postbank, che abbiamo acquisito nel 2010, aveva troppi titoli italiani rispetto alle nostre medie, che sono di 1-1,5 miliardi») appare insufficiente. Da Milano, il responsabile di Deutsche Bank per l’Italia, Flavio Valeri, ricorda l’impegno sul campo. Che c’è. Ma a questo punto, magari dalla sede di Londra, la prima banca tedesca, a fortissima vocazione finanziaria, dovrebbe rivelare la variazione dei suoi investimenti nel primo semestre del 2011 per ogni Paese dell’Eurozona e per le altre macroregioni del mondo. E Josef Ackerman, leader di Deutsche Bank, dovrebbe chiarire perché ha ridotto dell’88% l’investimento nei titoli pubblici italiani, mentre la sua stessa banca diffondeva rapporti lusinghieri sui medesimi. L’ultimo risale al 20 luglio.

Lo spread comincia a schizzare verso l’alto. Contemporaneamente, i media italiani asserviti al NWO iniziano una feroce campagna di stampa accusando Silvio Berlusconi di essere l’unico responsabile del degrado economico italiano.
Ad infliggere il colpo di grazia fu la solita Goldman Sachs, che iniziò a fare shorting sui BTP italiani. Come scrive Milano Finanze,

Sui mercati si e’ diffusa la voce che sia stata Goldman Sachs a innescare l’ondata di vendite di Btp, poi seguita dagli hedge fund e dalle altre banche d’oltreoceano.
Lo si legge in un articolo di MF che spiega che neppure l’ombrellino della Bce, con l’acquisto di titoli di Stato italiani, e’ servito. Goldman Sachs ha dato il via a un vecchio giochetto: con opportune vendite si schiacciano i prezzi dei Btp il piu’ possibile per poi, un attimo prima del superamento della crisi (le dimissioni effettive di Berlusconi), farne incetta a prezzi da saldo. L’intervento di Napolitano probabilmente riuscira’ a ridurre i tempi dell’ondata speculativa, visto che entro lunedi’ prossimo si dovrebbe sapere se ci sara’ un nuovo governo o si andra’ a elezioni anticipate. Questo bastera’ a riportare lo spread a livelli accettabili? No e lo ha scritto chiaro la stessa Goldman Sachs in un report diffuso martedi’ sera: in caso di un esecutivo di centro-destra sostenuto da una coalizione piu’ ampia, lo spread si attesterebbe 400-450, quindi sempre a livelli pericolosi. Le elezioni anticipate sarebbero invece “lo scenario peggiore per i mercati” e in questo caso Goldman non fa previsioni sullo spread, ma e’ evidente che salirebbe alle stelle.
Il leverage finanziario fu notevole:
Nel terzo trimestre [Goldman Sachs] ha venduto allo scoperto 33 miliardi di dollari in titoli di Stato non americani (con quelli italiani in prima fila, visto che il debito pubblico tricolore è il terzo al mondo dietro a quelli statunitense e giapponese). Un importo superiore del 17% rispetto a quello del trimestre precedente, durante il quale si era addirittura registrato un rallentamento dell’attività.
Ricordiamo che in aprile, lo spread BTP/Bund tedeschi era a 122 punti. A fine luglio, grazie allo shorting di Goldman Sachs eDeutsche Bank, era arrivato a quota 390. I principali quotidiani italiani, in particolare il trombone massonico “Repubblica” e i media internazionali come il “Financial Times” e “The Economist” puntavano il dito sul comportamento dissennato di Berlusconi quale unica causa della valanga di vendite di BOT/BTP sul mercato secondario. Peccato che, anche nel 2010 Berlusconi, avesse avuto un’analoga condotta e, a dispetto di ciò, i BTP rimasero inchiodati sotto i 150 punti di differenziale.
Il 5 agosto pervenne la famigerata lettera dei cabalisti Draghi e Trichet in cui si intimava all’Italia di praticare una lunga serie di “riforme”, eufemismo per definire la macelleria sociale che sarebbe stata attuata dal governo Monti.
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Mario Draghi
Quella lettera rappresenta una aperta criminale violazione della sovranità italiana.
Al riguardo, una illuminante lettura – a posteriori – dei convulsi avvenimenti di quei giorni al Corriere della Sera di Giulio Tremonti, uomo da sempre inviso alla nomenklatura dei criminali Illuminati di Bilderberg e Trilateral:
5 agosto è la data della lettera Bce-BdI, strutturata come un «aut aut». In italiano, come un ricatto: se il governo italiano non si impegna ad horas ad adottare un decreto legge che anticipi il pareggio di bilancio dal 2014 (appena convenuto in Europa) al 2013, la Banca centrale europea non sviluppa il piano di acquisto-sostegno dei titoli pubblici italiani. Inter alia , nella stessa lettera venivano chieste alcune misure per lo sviluppo e alcuni interventi in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana.Va ricordato che una lettera parallela sembra sia stata inviata anche alla Spagna, che stava molto peggio dell’Italia. Al governo spagnolo non fu tuttavia chiesto nulla di significativo, ma furono comunque acquistati anche i titoli spagnoli.Non si trattò di un impegno assunto dal governo italiano, ma di un impegno imposto nella forma di un «diktat», in violazione delle regole europee che prevedono certo l’indipendenza dai governi europei delle Banche centrali, ma anche l’indipendenza dei governi europei dalle Banche centrali.Nel merito va notato che una restrizione di bilancio imposta ad una economia in rallentamento era ed è la cosa più simile ad un errore.
Nel frattempo i due Architetti del cambiamento politico-istituzionale del 2011 e cioè Giorgio Napolitano e Mario Montiavevano preparato, con la complicità della Banca d’Italia, il decreto per dare il colpo di grazia all’Italia e agli Italiani.
Nella stessa lettera al Corriere della Sera, Tremonti afferma sgomento,
Mi giunge ora nuovo quanto da Lei scritto: «L’episodio è inedito ma, nelle ore più drammatiche di quel tardo autunno, un decreto di chiusura dei mercati finanziari era già stato scritto di intesa con la Banca d’Italia. Quel decreto rimase in cassaforte – e speriamo che vi resti per sempre -, ma vi fu un momento nel quale temevamo di non poter più collocare sul mercato titoli del debito pubblico». Nei verbali del «Comitato di sicurezza finanziaria», congiunto tra ministero dell’Economia e Banca d’Italia, non ce n’è traccia. Se un documento simile è stato redatto, in non so quale oscura forma e sede, è sconcertante. È comunque curioso il fatto che, in una economia aperta, qualcuno abbia davvero pensato di chiudere il mercato finanziario italiano!
Finalmente in questi giorni è stata trovata la pistola fumante, la prova che fin dalla fine del giugno 2011, e cioè pochi giorni dopo il summit segreto tenuto alla riunione del Bilderberg 2011, Napolitano e Monti iniziarono ad organizzare la sostituzione di un leader eletto dal popolo con l’uomo indicato dagli elitisti massoni contro-iniziati come premier italiano, cioè Monti. Confermando le accuse che da oltre due anni il giornalista economico Paolo Barnard rivolte nei confronti di Napolitano e Monti.
Relaziona sulla vicenda uno dei pochi giornali liberi rimasti in Italia, “Il Fatto Quotidiano”:
Lo spread era ancora sotto i livelli di guardia, ma la paura del contagio della “sindrome greca” si faceva sempre più forte. In quei mesi, mentre diventava ogni giorno più importante il destino del differenziale tra Bund tedeschi e Btp, il presidente della Repubblica aveva già in testa come agire: nel giugno 2011 Giorgio Napolitano cominciò a sondare la possibilità di affidare il governo dell’Italia a una personalità con le competenze giuste per tirare via l’Italia dal pantano della crisi e dal baratro del default. E già allora, all’inizio dell’estate, contattò Mario Monti che poi avrebbe nominato senatore a vita e al quale a metà novembre di quell’anno avrebbe affidato il mandato di presidente del Consiglio in sostituzione di Silvio Berlusconi. Ma non fu un complotto, scrive lo stesso Napolitano in una lettera al Corriere della Sera: “Quello è fumo, solo fumo” (qui la lettera integrale).Certo, una manovra “extraparlamentare” piena di buone intenzioni che però non dette gli effetti sperati: l’Italia ha evitato il baratro – e non è secondario – ma i risultati del governo del Professore sono stati come minimo controversi. Dall’altro lato con quella mossa Napolitano esautorò il diritto di voto degli italiani: in un periodo, tra l’altro, in cui il Movimento Cinque Stelle era lontano dall’esplosione di successo del 2013 e Pierluigi Bersani sembrava avere la vittoria in tasca. Infine, con Monti a Palazzo Chigi, Silvio Berlusconi – ai minimi storici di popolarità a fine 2011 – poté nascondersi da buon Caimano per poi riemergere a ridosso delle elezioni, tornando a nuova vita – l’ennesima – nonostante ora Forza Italia ora gridi al colpo di Stato.La ricostruzione di Friedman: “Napolitano sondò Monti a giugno 2011″Dunque Napolitano cominciava a pensare alla sua “mossa del cavallo” da giugno. La ricostruzione è quella del giornalista economico Alan Friedman nel libro Ammazziamo il Gattopardo (in uscita il 12 febbraio). Sul Corriere della Sera il giornalista svela, dopo aver intervistato lo stesso Monti, che mesi prima dell’incarico Napolitano sondò il terreno per portare l’ex commissario europeo per la concorrenza a Palazzo Chigi. Insomma: la conferma che quello che da un po’ di tempo viene chiamato Re Giorgio cominciò a preparare l’uscita di scena del Cavaliere, avvenuta poi il 12 novembre 2011, molto prima di quanto si pensasse. Il presidente della Repubblica però risponde: “Proprio mercoledì scorso Napolitano – scrive Friedman – durante un incontro con gli eurodeputati italiani al Parlamento europeo di Strasburgo, e riferendosi ai governi Monti e Letta, ha detto che ‘sono stati presentati quasi come inventati per capriccio dalla persona del presidente della Repubblica’. Questo, ha tenuto a precisare il presidente della Repubblica, non è vero perché non si tratta di nomi diversi da quelli indicati nel corso delle ‘consultazioni con tutti i gruppi politici e parlamentari, come si conviene’. Stando alle parole di Carlo De Benedetti e Romano Prodi, entrambi amici di Monti, e per ammissione dello stesso ex premier, in una serie di video interviste rilasciate per il libro, le cose sono andate diversamente”.De Benedetti: “Monti mi chiese consigli”. Prodi: “Gli dissi: non puoi dire di no”Secondo l’Ingegnere, infatti, Monti nell’estate del 2011 gli avrebbe chiesto un consiglio, se accettare o meno l’offerta del Quirinale a sostituire Berlusconi “in caso fosse stato necessario”. Romano Prodi “ricorda una lunga conversazione con Monti sullo stesso tema nel giugno 2011. Il succo della mia posizione è stato molto semplice: Mario, non puoi fare nulla per diventare presidente del Consiglio, ma se te lo offrono non puoi dire di no. Quindi non ci può essere al mondo una persona più felice di te”.Monti: “Sì, Napolitano mi chiese se ero disponibile. Ma non è un’anomalia”E lo stesso Monti ha confermato parlando con Friedman di aver parlato con Prodi, a fine giugno 2011, e con De Benedetti, nell’agosto 2011. Alla domanda di Friedman: “Con rispetto, e per la cronaca, lei non smentisce che, nel giugno-luglio 2011, il presidente della Repubblica le ha fatto capire o le ha chiesto esplicitamente di essere disponibile se fosse stato necessario?”, l’ex premier risponde: “Sì, mi ha dato segnali in quel senso“.Parole che vengono confermate oggi dallo stesso Monti, intervistato dal Tg1: “Nell’estate del 2011 ho avuto dal presidente della Repubblica dei segnali: mi aveva fatto capire che che in caso di necessità dovevo essere disponibile. Ma è assurdo che che venga considerato anomalo che un presidente della Repubblica si assicuri di capire se ci sia un’alternativa se si dovesse porre un problema”. D’altra parte Monti rivela di essere stato contattato anche dal predecessore di Napolitano al Quirinale per un incarico da presidente del consiglio: “Anni prima – dice Monti – anche Ciampi discretamente mi contattò per sapere se a certe condizioni sarei potuto essere disponibile”.
Commenta al riguardo il sito “Il Moralista” di Francesco Maria Toscano:
In men che non si dica il Comitato ha archiviato la richiesta di impeachment avanzata dai penta-stellati nei confronti del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Sistema, come era prevedibile, si chiude a riccio dimostrandosi per l’ennesima volta autoreferenziale e corrotto. Ma, al di là delle fredde procedure burocratiche, nessuno può oramai aggirare un dato politico nuovo e  innegabile: Napolitano è nei fatti già oggi considerato un Presidente golpista sia dal Movimento 5 Stelle che da Forza Italia, ovvero da due delle tre principali forze politiche del Paese. Come possa pensare di proseguire nel suo cammino una “figura di garanzia” che agli occhi della maggioranza degli italiani incarna la sublimazione del sopruso e della prevaricazione in spregio della Costituzione repubblicana rimane un mistero doloroso. Con l’avanzare dell’età, evidentemente, scema il senso del pudore. Un plauso dunque a Grillo, il quale oggi, dalle pagine del suo blog, affermando esplicitamente che “la ripartenza dell’Italia” passa per il “superamento” di Napolitano (clicca per leggere), rilancia alla lettera pensieri e parole chiaramente mutuati dalla attenta e fruttuosa lettura de Il Moralista (clicca per leggere). Andiamo oltre. In molti comprensibilmente si domandano: “Come mai proprio il Corriere della Sera e il Financial Times, ovvero due fra i più potenti strumenti nelle mani dell’oligarchia globale, hanno deciso solo adesso, con un ritardo quantomeno sospetto, di amplificare i tanti e noti dubbi che da tempo avvolgevano l’arrivo di Mario Monti a Palazzo Chigi?”. Per rispondere correttamente a questa domanda bisogna prima affrontare un ragionamento preliminare. Il potere non è mai né statico né monolitico. Le cordate di interesse cambiano con l’evolvere di fatti e circostanze che  biforcano strade che in precedenza apparivano a senso unico. A questa ovvietà bisogna poi aggiungere la tendenza dell’élite finanziaria e reazionaria, quella per intenderci che si fa sentire per bocca dei soliti colossi di carta, di reputarsi superiore in grado rispetto a qualsiasi potere politico “visibile”, da colpire all’occorrenza con lo stesso freddo cinismo con il quale, magari fino al giorno prima, se ne tessevano le lodi. All’interno di questa cornice va inquadrato lo “schiaffone” rifilato dal Corriere a Re Giorgio, monarca agli occhi del popolino cui conviene periodicamente ricordare la natura pur sempre “delegata” del potere che felicemente esercita. Andiamo con ordine. I massoni reazionari che governano questo mostro di Ue hanno affondato il coltello nella carne viva degli italiani prima per il tramite del contro-iniziato Mario Monti, poi grazie ai servigi resi del para-massone Enrico Letta (clicca per leggere). I due figuri appena menzionati, innalzati sul torno grazie alla maestria tattica di un maitre d’eccezione del calibro di Giorgio Napolitano, hanno oramai esaurito il rispettivo potenziale distruttivo. Entrambi, sprovvisti di una base di consenso in grado di legittimarne l’operato, possono ora ritirarsi in buon ordine confidando nella imperitura magnanimità di quelle élite schiaviste che con zelo hanno egregiamente servito. Nelle mani dei massoni reazionari che svolazzano famelici sull’Italia resta però ancora una carta da giocare. Un Asso potenzialmente devastante pronto a dare il definitivo colpo di grazia al tessuto produttivo italiano: Matteo Renzi (clicca per leggere). Può Renzi, che tra l’altro gode di un consenso reale nel Paese, rischiare di finire rapidamente logorato pur di garantire sostegno al governo Letta caro al cuore di Re Giorgio? No che non può. Non può il sindaco, e non possono nemmeno gli occulti burattinai malamente nascosti dietro la sagoma del giovane segretario piddino (clicca per leggere). E siccome Napolitano è cinico e senza scrupoli ma certamente non è stupido, ieri sera, afferrato il messaggio, ha subito convocato al Quirinale proprio Renzi (clicca per leggere), probabile ispiratore e indiscusso beneficiario delle improvvise attenzioni riservate dalla grande stampa all’ indirizzo dell’uomo del Colle. Anche il rituale esige il dovuto rispetto. Ricordo che da ragazzo, quando la mia Calabria era tristemente insanguinata dalle guerre di mafia, si diceva che l’assassino firmava sempre i suoi delitti inviando per primo la più sgargiante Corona di fiori da far esporre in bella evidenza al funerale della vittima. In ogni caso, l’unico destinato a pagare pegno nell’immediato è Enrico Letta. Il suo governo è infatti al capolinea, con buona pace degli ingenui “alfaniani” pronti a sparire dai radar per sempre. Conosciuta infatti l’allergia di Napolitano per il voto democratico (meglio i carri armati della vecchia “Armata rossa”), non resta che attendere l’imminente varo del primo gabinetto Renzi. Figlio dell’ennesima alchimia di Palazzo che si consuma mentre tutt’ intorno il Paese brucia. Durerà?
L’ennesima prova che i vertici politici italiani sono infiltrati dalla Cabala Massonica, controllati dagli osceni merkeliani e dalle Corporazioni Transnazionali al solo fine di distruggere la Sovranità Nazionale, ridurre ai minimi termini l’industria italiana e de-popolare la Nazione. Infatti,
A seguire è venuto il governo Monti: quanto di più simile ad una applicazione anticipata ed autarchica degli interventi tipici del Fondo monetario internazionale. E tuttavia con una differenza: il Fmi fa normalmente disastri – salvo poi pentirsi – ma almeno porta capitali propri e non si candida alle elezioni.Il governo Monti era atteso per un’azione positiva e vasta sul fronte dei conti pubblici, della crescita, della normalizzazione politica. Ad oggi è evidente che, per un eccesso di tasse, di paura e di errori, come ad esempio in materia di lavoro, le cose non sono andate così. Il deficit pubblico va oltre il 3%; il debito pubblico è salito oltre il 130%; Grillo, con ciò che significa, è nel frattempo salito dal 5% dei sondaggi al 25% delle elezioni politiche. Si noterà che lo spread italiano, fermo per tre anni intorno a quota 120, nell’autunno 2011 è di colpo salito ad oltre 500 punti base. Va peraltro notato che nel luglio 2012 è di nuovo risalito ad oltre 500 punti base, pur beneficiando dell’enorme sostegno operato dalla Bce! Oggi, 25 luglio, è oltre 270 punti base. Pari data, nel luglio 2011, era pari a 260 punti base! Nell’insieme qualcosa fa pensare che, da allora, nel quadrante dei conti pubblici, nel quadrante sociale ed economico, nel quadrante politico, la situazione non è migliorata, ma che all’opposto si è deteriorata. […] Mi permetto solo di ricordare quanto scritto da Jürgen Habermas ( Zur Verfassung Europas: ein Essay , «Sulla costituzione dell’Europa: un saggio», Frankfurt, 2011): quello che è stato fatto ad Atene e Roma è stato un «quiet coup d’état». Ho difficoltà a dissentire. Ripeto, se nonostante tutto (e non pochi meriti) le sorti politiche del governo Berlusconi erano segnate, la via maestra era quelle delle elezioni politiche. Si può prendere la strada della democrazia e dell’economia, si può prendere la strada della democrazia senza l’economia, si può prendere la strada dell’economia senza la democrazia. Ma oggi la più viva preoccupazione è nel senso che stiamo seguendo la strada sbagliata: a ridosso dei suoi primi «100 giorni» il governo Letta, nato come governo delle «larghe intese», sembra infatti ancora un governo delle «lunghe attese». C’è in specie una evidente crescente asimmetria, tra il drammatico stato economico e sociale del Paese, che è passato dallo spread finanziario allo spread sociale, e la capacità e la forza di governo. (Giulio Tremonti, Quella lettera della Banca centrale – Diktat che violò le regole europee”, corriere.it)
A settembre 2011, sempre su impulso della Cabala Massonica, le agenzie di rating tagliarono drasticamente l’outlookitaliano.
Il 9 novembre 2011, lo spread raggiunse quota 575.


Problema-reazione-soluzione

La dimostrazione del sillogismo Ickeano “problema-reazione-soluzione” è proprio ciò che è avvenuto in Italia tra ottobre e novembre 2011. L’8 novembre lo spread Btp/Bund (il differenziale tra i titoli di Stati Italiani e quelli Tedeschi i quali ultimi offrono un rendimento del 2% all’anno) raggiunge il suo massimo storico di 500 punti. Dopo questa notizia, la maggioranza non esiste più. Il 9 novembre lo spread, schizza addirittura a 575 punti!
Tutto casuale? No. Non pare proprio, come rivela il Wall Street Journal in questo articolo. Il 20 ottobre 2011 il Cancelliere tedesco Angela Merkel “consiglia”, al Presidente della Repubblica italiano, Giorgio Napolitano, la “sostituzione” di Berlusconi.
“In una fredda sera di ottobre, dalla sua austera cancelleria, Angela Merkel fa una chiamata confidenziale a Roma per salvare l’euro”. Inizia così il lungo racconto sui retroscena della crisi europea che il Wall Street Journal pubblica oggi in prima pagina. A due anni dall’esplosione della crisi del debito in Grecia, ‘in Europa era successo ciò che fino a poco prima sembrava impensabile: gli investitori stavano fuggendo dai titoli di stato dell’Italia – una delle più grandi economie del mondo. Se la vendita di titoli italiani fosse continuata, l’Italia sarebbe andata a picco, trascinando nel baratro l’Euro’. Per questo, il 20 ottobre, la Merkel prende il telefono e chiama Giorgio Napolitano, entrando in un ‘terreno molto delicato’, perché i leader europei hanno una ‘regola non scritta’ che impone loro di non intervenire negli affari interni di altri paesi dell’unione. Angela manda un messaggio molto chiaro al Presidente italiano: se Silvio Berlusconi non è in grado di cambiare il paese, il paese dovrà sostituire il suo primo ministro. (…)Il punto più delicato della crisi dell’euro si raggiunge però al vertice di Cannes, il 3 e 4 novembre. E ‘mentre i leader europei spiegano a Berlusconi che l’Italia stava per essere esclusa dai mercati del debito pubblico, il premier italiano – nel mezzo delle discussioni – si addormenta e continua a dormire fino a quando i suoi assistenti lo svegliano con qualche colpetto sulla spalla’. Ma i tempi ormai sono maturi. Solo pochi giorni prima del summit in Costa Azzurra, Napolitano era uscito con una dichiarazione ‘criptica’, dicendo che considerava ‘suo dovere’ quello di ‘verificare le condizioni delle forze sociali e politiche italiani’. Un messaggio in codice, secondo il Wall Street Journal, per parlare della formazione di un nuovo governo. L’8 novembre Berlusconi perde la sua maggioranza parlamentare e il 12 novembre sale al Colle per dimettersi. Il 9, giornata nera dello spread tra Bund tedeschi e Btp italiani alla quota record di 574 punti, il presidente della Repubblica aveva nominato Mario Monti senatore a vita. Il resto è storia.”(Articolo, “E la Merkel chiamò Napolitano: ‘Berlusconi non ce la fa, necessario un nuovo governo’.” www.ilfattoquotidiano.it)
Tutti i quotidiani chiosano la notizia, tra cui “il Giornale” che titola: “E’ stata la Culona”:
Quando si dice che non tutte le ciambelle riescono col buco. E dire che quella confezionata da Napolitano per fare fuori Berlusconi già era poco credibile a caldo.Troppe mani avevano partecipato all’impasto e alla lievitazione, dentro e fuori l’allora maggioranza. Poco credibile quella necessità di urgenza assoluta finita nel dimenticatoio un minuto dopo il giuramento del governo Monti. Troppo oscuro il percorso che aveva portato alla scelta di quei ministri così tecnici ma così ammanicati con poteri altri dalla politica. Ieri si è scoperto che la farina non veniva dal nostro sacco, ma da quello della Merkel. Lo svela il quotidiano Wall Street Journal , che racconta di una telefonata tenuta segreta fatta il 20 ottobre a Napolitano nella quale la cancelliera tedesca chiede con forza l’allontanamento di Berlusconi e in cambio promette aiuto e comprensione per l’Italia. Non sappiamo che assicurazioni abbia avuto da Napolitano, certo è che solo quattro giorni dopo, il 24 ottobre, la cancelliera si sentiva certa che Berlusconi era finito, al punto da ridere di lui durante la conferenza stampa del G8 insieme al sodale Sarkozy.Passano due settimane e la Merkel è accontentata. Napolitano nomina Monti senatore a vita. È lo stesso Monti che ha raccontato come è andata: «Ero a Berlino e ho ricevuto una telefonata del Quirinale che…». A Berlino? Ma guarda la coincidenza. (www.ilgiornale.it)
Ma sono soprattutto i trascorsi del prof. Mario Monti in Goldman Sachs a suscitare all’Estero (ma non in Italia…) i maggiori dubbi.
Ave Monti, così Le Monde saluta ‘il professore austero’chiamato apresiedere il governo tecnico del dopo-Berlusconi. Il quotidiano francese ne ripercorre il passato e la storia da docente di stile ‘germanico’ e da esperto di Economia prima e da Commissario a Bruxelles poi, ma non dimentica il suo approdo a Goldman Sachs. Proprio qui arriva la stilettata.
Le Monde ricorda questo passaggio anche nella vignetta che campeggia sotto al titolo di apertura ‘Alla fine in Italia ritorna la morale’, dove Monti è rappresentato come un omino in corsa con la grande Goldman in spalla dietro Berlusconi che va via con una donna nuda sul groppone.
Arriva ‘nel dicembre 2005 a Goldman Sachs come ‘un membro del consiglio di ricerca di Goldman Sachs Global Market Institute’ . Secondo la banca, la sua missione è quella di consigliare ‘sulle questioni europee e questioni globali di ordine pubblico’ . Ma a differenza di Mario Draghi, che aveva un socio, 
Mario Monti è un ‘apriporta’, di quelli incaricati di entrare nel cuore del potere Europa per difendere gli interessi della banca, scrive Le Monde. (Articolo, “Ave Mario. Le Monde ricorda il passato di Monti a Goldman Sachs”,www.blitzquotidiano.it)
Si potrebbe obiettare che il sillogismo ickeano nessuna relazione avrebbe nel caso in questione, poiché
ai primi del mese Massimo D’Alema assicurava: ‘E’ bastata la voce delle sue dimissioni per far calare di colpo i tassi d’interesse, mentre quando ha smentito gli interessi sono cresciuti. E’ la dimostrazione di quanto costa Berlusconi agli italiani’. E la leader degli industriali Emma Marcegaglia gli faceva eco chiedendo – prepotente – l’intervento del Capo dello Stato: ‘Se ci saranno le condizioni, dovrà intervenire’. Secondo la Confindustria uno spread oltre i 500 punti sarebbe costato al Paese quasi 9 miliardi di euro. A condire l’assalto al Cavaliere ci pensava anche ‘Repubblica’ che, negli stessi giorni, invitava Berlusconi a seguire le orme di José Luis Zapatero: ‘Il mercato si interroga sul valore dell’addio di Berlusconi, almeno in termini di interessi sul debito pubblico. Secondo gli analisti un’uscita di scena del premier vale almeno 100 punti base sullo spread tra i btp decennali italiani e i bund tedeschi. Tradotto in soldoni, è un risparmio di 15 miliardi di euro in tre anni. (Andrea Indini,“Quello strano rapporto tra spread e media”www.ilgiornale.it)
In realtà, come ha dimostrato “Milano Finanza”, dietro a chi speculava per il boom dello spread BTP/Bund c’era soprattuttoGoldman Sachs, che indirettamente ha confermato la notizia. Infatti,
nel terzo trimestre [Goldman Sachs] ha venduto allo scoperto 33 miliardi di dollari in titoli di Stato non americani (con quelli italiani in prima fila, visto che il debito pubblico tricolore è il terzo al mondo dietro a quelli statunitense e giapponese). Un importo superiore del 17% rispetto a quello del trimestre precedente, durante il quale si era addirittura registrato un rallentamento dell’attività.Dopo che a metà novembre il Ceo di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, nel corso di una conferenza organizzata da Bank of America a New York, aveva pronosticato che ‘l’economia mondiale farà uno scatto, sarà una sorpresa e arriverà più velocemente di quanto ci si aspetti’, oggi O’Neill[presidente di Goldman Sachs Asset Management] al ‘Reuters 2012 Investment Outlook Summit’ ha detto che, a meno che questo weekend non ci sia un fiasco totale, «i titoli di Stato italiani mi sembrano un buon affare»(Francesca Gerosa, “Retromarcia di Goldman Sachs,ora il debito pubblico Italia è attraentewww.milanofinanza.it)
A conferma,
ecco una notizia di Milano Finanza, noto covo di complottisti. Ci sarebbe Goldman Sachs dietro all’ondata di speculazioni che ha in pochissimo tempo innalzato artificialmente lo spread tra i buoni del tesoro poliennali italiani e suoi cugini tedeschi. Uomini Goldman Sachs innescano la crisi, uomini Goldman Sachs si propongono per risolverla, salendo a Palazzo Chigi per realizzare misure che non sono state dibattute né sottoscritte attraverso un mandato elettorale da nessun cittadino italiano. La terza guerra mondiale non usa carri armati: le nazioni oggi si conquistano rendendo in pochi giorni i loro debiti insostenibili. (Claudio Messora, “Goldman Sachs innesca la crisi e poi piazza Mario Monti a risolverla”, www.cadoinpiedi.it)
Addirittura, Goldman Sachs, con le sue “ricette economiche”, avrebbe “sconsigliato” nuove elezioni:
Sui mercati si e’ diffusa la voce che sia stata Goldman Sachs a innescare l’ondata di vendite di Btp, poi seguita dagli hedge fund e dalle altre banche d’oltreoceano. (…) Goldman Sachs ha dato il via a un vecchio giochetto: con opportune vendite si schiacciano i prezzi dei Btp il piu’ possibile per poi, un attimo prima del superamento della crisi, farne incetta a prezzi da saldo.
L’intervento di Napolitano probabilmente riuscira’ a ridurre i tempi dell’ondata speculativa (…). Questo bastera’ a riportare lo spread a livelli accettabili? No e lo ha scritto chiaro la stessa Goldman Sachs in un report diffuso martedi’ sera: in caso di un esecutivo di centro-destra sostenuto da una coalizione piu’
ampia, lo spread si attesterebbe 400-450, quindi sempre a livelli pericolosi. Le elezioni anticipate sarebbero invece “lo scenario peggiore per i mercati” e in questo caso Goldman non fa previsioni sullo spread, ma e’ evidente che salirebbe alle stelle” (Articolo, 
“CRISI, Goldman Sachs ha innescato vendite BTP (MF)” ,www.milanofinanza.it)
Lo ribadiamo per l’ennesima volta: la nomina di Mario Monti fu un Grande
Complotto, il primo di una lunga serie: «Fu il presidente della Bundesbank, su indicazione della Merkel a far gonfiare in maniera paurosa lo spread dei titoli di Stato italiano per colpirmi politicamente», racconta Berlusconi a Telenordricostruendo la vicenda che lo portò a dimettersi da premier. «La Merkel, sostenuta da Sarkozy e dalla Finlandia, voleva imporre al vertice della Bce il presidente della Bundesbank. Ma io, che ero premier feci squadra con gli altri Stati Ue e imposi Mario Draghi». E allora? «Il presidente della Bundesbank – racconta ancora Berlusconi – impose a tutte le banche tedesche di vendere i nostri titoli, Lo so per certo perché la Mediolanum, di cui ero azionista, fu obbligata con la forza a vendere i titoli pena il ritiro della licenza in Germania».  […]
Nei mesi scorsi ci sono state varie conferme del complotto contro Berlusconi. «Il Cavaliere e Tremonti subirono pressioni fortissime affinché accettassero il salvataggio del Fmi. Loro non cedettero applicando un catenaccio italiano e nei corridoi si cominciò a parlare di Monti, mi sembrò strano», disse infatti l’ex premier spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, in un’intervista concessa alla Stampa , ribadendo e chiarendo i contorni delle rivelazioni sul G20 di Cannes del 2011 nel quale si cospirò affinché l’esecutivo regolarmente eletto di Berlusconi fosse destituito. «I sostenitori dell’austerità volevano decidere al posto dell’Italia, sostituirsi al suo governo»,
Lo stesso segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner nel suo libro Stress test confermò che nell’autunno del 2011«alcuni funzionari europei ci contattarono con una trama per cercare di costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere, volevano che noi rifiutassimo di sostenere i prestiti dell’Fmi all’Italia, fino a quando non se ne fosse andato». Le pressioni operate dalla Germania di Angela Merkel furono rivelate dal Financial Times con una serie di articoli nel maggio dell’anno scorso: l’Italia si oppose al commissariamento, la Germania voleva piegarla come fatto con la Grecia e il nulla di fatto costò un’ulteriore impennata dello spread. (Girolamo Fragalà, “Complotto contro Berlusconi”, secoloditalia.it)
E’ evidente – dopo tali e tante fonti e analisi, fornite dai più autorevoli media internazionali – che tutto ciò non ècospirazionismo, ma fredda, lucida, razionale esternazione delle attuali tendenze politico-economiche mondiali. Solo gli ignoranti, gli stupidi, i mercenari, possono definire “cospirazionismo” il riferire la verità su ciò che sta succedendo. D’altro canto fu proprio colui che ha conferito l’incarico a Mario Monti, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, affiliato alla Ur-Lodge Three Eyes, a parlare, già nel 2007, di «Nuovo Ordine Mondiale».
Nel 2009, sempre Giorgio Napolitano parlava di “governance mondiale”:
Questo video di Claudio Messora (www.byoblu.com) getta ulteriori ombre sul conferimento dell’incarico a Mario Monti.
Infatti,
nel rapporto ‘The Crisis of Democracy’, della Commissione Trilaterale di cui sia Mario Monti che Lucas Papademos (banchiere proposto per il governo tecnico greco) fanno parte (uno tra i tanti club “di ispirazione massonica ultraliberista statunitense”, per dirla alla Odifreddi su Repubblica.it, ma senza dimenticare il Bilderberg, l’Aspen Institute e tutti quei posti dove una certa èlite, da Monti a Tremonti a Draghi, discute amabilmente di strategie politiche ignorando che le sedi preposte esistono e si chiamano istituzioni) viene detto a chiare lettere che un eccesso di democrazia paralizza gli USA e gli stati dell’Europa dell’est. (…) E’ la rete, quindi, che mette in discussione quel livello di apatia che il club di cui Mario Monti fa parte identifica come essenziale per il controllo delle masse. Del resto era proprio Zbigniew Brzezinski, uno dei fondatori della Commissione Trilaterale, a dire che «è più facile ammazzare milioni di persone che controllarle». (Claudio Messora, “Goldman Sachs innesca la crisi e poi piazza Mario Monti a risolverla”, cit.)
Nel ferale 9 novembre 2011, come abbiamo visto, Giorgio Napolitano, affiliato alla Ur-Lodge Three Eyes e membro del CFR,nominò Mario Monti Senatore a vita. E, strano solo per gli idioti, Monti quel giorno era stato convocato dalla Merkel.
A ricevere gli ultimi ordini?Come svela “Il Giornale”: “E’ stata la Culona”.
Quando si dice che non tutte le ciambelle riescono col buco. E dire che quella confezionata da Napolitano per fare fuori Berlusconi già era poco credibile a caldo.Troppe mani avevano partecipato all’impasto e alla lievitazione, dentro e fuori l’allora maggioranza. Poco credibile quella necessità di urgenza assoluta finita nel dimenticatoio un minuto dopo il giuramento del governo Monti. Troppo oscuro il percorso che aveva portato alla scelta di quei ministri così tecnici ma così ammanicati con poteri altri dalla politica. Ieri si è scoperto che la farina non veniva dal nostro sacco, ma da quello della Merkel. Lo svela il quotidiano Wall Street Journal , che racconta di una telefonata tenuta segreta fatta il 20 ottobre a Napolitano nella quale la cancelliera tedesca chiede con forza l’allontanamento di Berlusconi e in cambio promette aiuto e comprensione per l’Italia. Non sappiamo che assicurazioni abbia avuto da Napolitano, certo è che solo quattro giorni dopo, il 24 ottobre, la cancelliera si sentiva certa che Berlusconi era finito, al punto da ridere di lui durante la conferenza stampa del G8 insieme al sodale Sarkozy.Passano due settimane e la Merkel è accontentata. Napolitano nomina Monti senatore a vita. È lo stesso Monti che ha raccontato come è andata: «Ero a Berlino e ho ricevuto una telefonata del Quirinale che…». A Berlino? Ma guarda la coincidenza.
All’origine dell’impennata dello spread ci fu Deutsche Bank, che nel luglio 2011 vendette una quantità ingente di Btp, Si parla anche di 7 miliardi. Un rilascio sul mercato di queste dimensioni avrebbe fatto innalzare perfino la temperatura delle calotte polari. Ora sappiamo anche perché: il 20 ottobre 2011 Deutsche Bank presenta un lungo lavoro al Governo tedesco e alla Troika (Fmi, Bce e Ue), intitolato “Guadagni, concorrenza e crescita”, nel quale chiede esplicitamente che vengano privatizzati i sistemi welfare e i beni pubblici di Francia, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda. Prima mettono nel mirino i Paesi da invadere, poi li mettono in crisi, aumentando artificialmente gli interessi sul debito pubblico, poi mandano la cura, presentandola coma la sola possibilità. La terza guerra mondiale è servita, senza spargimento di sangue: un bottino facile facile, ottenuto con la complicità dei servi sciocchi e mediante l’introduzione di un cavallo di Troia.Il Governo dei nani e delle ballerine non fu certo un esempio nella storia di questa travagliata Repubblica, ma ciò non toglie che Berlusconi dica il vero quando indica nella Germania il braccio armato e l’utilizzatore finale di una crisi creata ad arte per rimpiazzare i vertici istituzionali con altri più compiacenti, chiamati a liquidare il nostro patrimonio. Di fronte a questi dati, chiunque difenda ancora la Germania come esempio di virtù e di buon governo (rileggersi anche Fabrizio Tringali su questo blog) non solo dice il falso, ma è contro gli interessi del suo Paese e deve assumersene la responsabilità. (…)Bisogna cambiare. Il voto è alle porte. Votate qualcuno che dica basta a questo scempio, che dica basta a questi signori, denunciati perfino all’Aia per crimini contro l’umanità, a partire da Christine Lagarde ad Angela Merkel, da Wolfgang Schäuble a José Barroso passando per Hermann Van Rompuy, nella lunghissima denuncia di una cittadina tedesca, Sarah Luzia Hassel-Reusing, che cita anche Mario Monti come persona informata sui fatti.
E’ ancora più ambiguo il ruolo di Goldman Sachs, la banca di Mario Monti, nel complotto contro la Costituzione Italiana e gli Italiani.
dietro a chi speculava per il boom dello spread BTP/Bund c’era soprattutto Goldman Sachs (di cui Monti è membro eminente in qualità di International Advisor e Research Advisory Council of the Goldman Sachs Global Markets Institute), che ha confermato la notizia. Infatti, “nel terzo trimestre [Goldman Sachs] ha venduto allo scoperto 33 miliardi di dollari in titoli di Stato non americani (con quelli italiani in prima fila, visto che il debito pubblico tricolore è il terzo al mondo dietro a quelli statunitense e giapponese). Un importo superiore del 17% rispetto a quello del trimestre precedente, durante il quale si era addirittura registrato un rallentamento dell’attività.Dopo che a metà novembre il Ceo di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, nel corso di una conferenza organizzata da Bank of America a New York, aveva pronosticato che ‘l’economia mondiale farà uno scatto, sarà una sorpresa e arriverà più velocemente di quanto ci si aspetti’, oggi O’Neill [presidente di Goldman Sachs Asset Management] al ‘Reuters 2012 Investment Outlook Summit’ ha detto che, a meno che questo weekend non ci sia un fiasco totale, ‘i titoli di Stato italiani mi sembrano un buon affare’.
Uomini Goldman Sachs innescano la crisi, uomini Goldman Sachs si propongono per risolverla, salendo a Palazzo Chigi per realizzare misure che non sono state dibattute né sottoscritte attraverso un mandato elettorale da nessun cittadino italiano. La terza guerra mondiale non usa carri armati: le nazioni oggi si conquistano rendendo in pochi giorni i loro debiti insostenibili.” (Claudio Messora, “Goldman Sachs innesca la crisi e poi piazza Mario Monti a risolverla” , www.cadoinpiedi.it)
Ricordiamo nuovamente che, Goldman Sachs, sempre in quei tragici giorni aveva “sconsigliato” nuove elezioni e,ovviamenteGiorgio Napolitano si guardò bene dall’indirle, pur essendoci presupposti costituzionali, politici, economici e, soprattutto, etici.
Sui mercati si e’ diffusa la voce che sia stata Goldman Sachs a innescare l’ondata di vendite di Btp, poi seguita dagli hedge fund e dalle altre banche d’oltreoceano. (…) Goldman Sachs ha dato il via a un vecchio giochetto: con opportune vendite si schiacciano i prezzi dei Btp il piu’ possibile per poi, un attimo prima del superamento della crisi, farne incetta a prezzi da saldo.
L’intervento di Napolitano probabilmente riuscira’ a ridurre i tempi dell’ondata speculativa (…). Questo bastera’ a riportare lo spread a livelli accettabili? No e lo ha scritto chiaro la stessa Goldman Sachs in un report diffuso martedi’ sera: in caso di un esecutivo di centro-destra sostenuto da una coalizione piu’ampia, lo spread si attesterebbe 400-450, quindi sempre a livelli pericolosi. Le elezioni anticipate sarebbero invece “lo scenario peggiore per i mercati” e in questo caso Goldman non fa previsioni sullo spread, ma e’ evidente che salirebbe alle stelle.
Anche la famigerata troika ricattò e minacciò pesantemente i parlamentari italiani perché accettassero il “golpe finanziario”:
Nelle parole del senatore Massimo Garavaglia, intervenuto in un convegno a S.Ambrogio il 21 settembre 2012, la descrizione del ricatto finanziario cui fu sottoposto lo Stato italiano. La troika (Bce e Ue; il Fmi faceva il palo) estorse le dimissioni del Governo in carica e il sostegno forzoso al Governo Monti, minacciando di non comprare per due mesi titoli di stato italiani.
Fu un golpe, dunque, ad ascoltare Garavaglia. Un golpe economico-finanziario, come l’abbiamo sempre chiamato. Questo non cambierà la visione delle cose per quanti ritengono che siamo stati “cattivi” e che dovremmo consegnarci mani e piedi ai “buoni”. Per costoro, che evidentemente non hanno la benché minima consapevolezza di cosa significa essere stati “acquistati” in blocco, non cambierà niente.
Per tutti gli altri, il racconto di Garavaglia lascia finalmente filtrare un raggio di luce sui loro incubi peggiori: quelli che urlavano al vento. Sotto il peso del ricatto, o forse complici, i media hanno ricevuto l’ordine di fare “propaganda”, una tecnica nata nei circoli viennesi di inizio secolo scorso e che ha visto le sue prime applicazioni di successo sui giovani militari analfabeti al fronte, durante la prima guerra mondiale. Al grido di “Fate presto” hanno costruito un’opinione pubblica favorevole, ottenuta con la paura, e hanno taciuto, e ancora continuno a farlo, la gravità di quanto accaduto, nascondendo la polvere sotto a concetti di economia che sarebbero sbugiardati da qualsiasi economista fuori dal club dei collaborazionisti, se solo avessero accesso all’informazione.
Goldman Sachs, la (ex?) banca di Monti, Prodi, Draghi è una delle merchant bank responsabili della diffusione dei cosiddetti “derivati”, che hanno causato la crisi-truffa dei subprime del 2006.
Il 16 aprile 2010 Goldman Sachs è stata incriminata per frode dalla SEC, l’ente governativo statunitense preposto alla vigilanza della Borsa valori.
Al centro dello scandalo vi sarebbe statoil titolo Abacus 2007-AC1, un complesso sistema, attraverso il quale la banca d’affari avrebbe di fatto truffato i propri clienti, tra i quali figurano anche grandi istituzioni finanziarie internazionali. L’apertura di questo procedimento giudiziario ha spinto al ribasso molti titoli bancari nelle borse europee e statunitensi. Il procedimento è stato formalizzato dalla SEC non con un voto unanime, come accaduto in passato per casi di tale portata, ma con un voto a maggioranza che ha visto i 3 membri della commissione di nomina democratica votare a favore, e i due membri di nomina repubblicana votare contro.
Qui un approfondimento su Goldman Sachs.
Non dimentichiamo, però, che è JPMorgan Chasela banca del cabalista David Rockefeller, la primatista dei risarcimenti miliardari.
Innumerevoli sono le denunce a suo carico e megagalattici sono stati i risarcimenti patteggiati al fine di evitare la galera ai dirigenti di vertice:
Fino a pochi giorni fa si parlava, a carico di Jp Morgan Chase, la più grossa banca americana, di una penale di13/mld di dollari a titolo di punizione e risarcimento per le gravi inadempienze e infrazioni commesse prima, durante e dopo la grave crisi finanziaria iniziata nel 2007, ma ora, dopo i recenti incontri tra il top management della banca e gli investigatori delle agenzie federali e del Dipartimento di Giustizia, quella penale ha raggiunto la cifra record di 31,6 miliardi di dollari (equivalenti a circa 24,3 mld di euro).
A mettere sotto torchio i massimi dirigenti della banca, dopo le prime indagini condotte dalla S.E.C. (Security Exchange Commission), sono stati i giudici istruttori del Distretto giudiziario di Manhattan, guidati dal Procuratore Generale Eric T. Schneiderman, che hanno competenza territoriale su tutte le irregolarità commesse sulla piazza finanziaria di Wall Street. E loro, contestando punto su punto le infrazioni commesse, hanno stabilito che ci sono abbastanza prove per trascinare la banca alla sbarra …a meno che (trattandosi di reati amministrativi) accetti di pagare le penali e i rimborsi concordati con la procura (Roberto Marchesi, Jp Morgan Chase deve pagare 31,6 mld di dollari per le speculazioni”, ilfattoquotidiano.it)
Deutsche Bank dovrà pagare una multa salatissima per 2,5 miliardi di dollari alle autorità finanziarie americane e del Regno Unito, in relazione allo scandalo sulla manipolazione dei tassi Libor, Euribor e Tibor. L’annuncio è stato dato dal New York Department of Financial Services (Nydfs). Nel dettaglio, 600 milioni dovranno essere versati proprio al Nydfs, 800 milioni al Commodities Futures Trading Commission, 775 milioni al Dipartimento di Giustizia USA e 340 milioni alla britannica Financial Conduct Authority.
Si definiscono banchieri
Sono solo banksters.
http://www.isoladiavalon.eu/il-grande-complotto/

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