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venerdì 5 giugno 2015

Satanismo, Magia ed esoterismo nella massoneria

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Foto: Il massone Giosuè Carducci e il suo ‘Inno a Satana’
Il Satanismo Massonico
Come abbiamo visto prima, Satana nella massoneria viene visto e presentato come il simbolo del Libero Pensiero e il portatore della cosiddetta Luce massonica. Possiamo quindi dire che nella Massoneria esiste una forma di Satanismo. I massoni naturalmente cercano di confondere le menti dei ‘profani’ con dei ragionamenti molto complessi, con i quali vorrebbero far capire che il loro Satana non è il Satana della Bibbia, che è malvagio e nemico di Dio, ma analizzando bene le loro parole non si può che arrivare alla conclusione che il loro Satana è invece proprio il diavolo di cui parla la Bibbia. Non dimenticatevi che i Massoni sono autorizzati a mentire pur di non rivelare i segreti della vera Massoneria, quella cioè degli alti gradi.
A conferma di ciò, cioè dell’esistenza di questa forma di Satanismo nella Massoneria, vi propongo questo interessante scritto, che fa parte di uno studio dal titolo Iniziazione, Esoterismo e Luciferismo nella Massoneria del GOI, a cura di Paolo M. Siano che è un cattolico (e quindi in esso troverete talvolta espressioni ‘cattoliche’). Ci tengo a precisare che faccio questo perchè lo studio di questo cattolico contiene delle informazioni molto importanti ai fini dello smascheramento della Massoneria, che è lo scopo di questo libro, e che naturalmente il mio giudizio sulla Chiesa Cattolica Romana – giudizio che ho ampiamente espresso nel mio libro ‘La Chiesa Cattolica Romana’ – non è cambiato. Questo discorso vale anche per qualsiasi altra citazione presa da altri scritti di cattolici. Questo giusto per evitare fraintendimenti di qualsiasi genere.
Luciferismo-Satanismo Culturale tra i Massoni del Grande Oriente d’Italia
Sulla base di prove documentarie (illustrate in questo mio studio), oso asserire che in ambienti e personaggi assai distinti della Massoneria del Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani (GOI), sussiste un certo satanismo-luciferismo di matrice razionalistica e gnostico-esoterica. Intendo parlare di un luciferismo o satanismo culturale o “filosofico”, quale traspare da scritti di massoni.
Non posso dire con certezza matematica (di cartesiana memoria) che ci sono massoni del GOI dediti anche a pratiche apertamente sataniche (es.: Messe Nere al Diavolo, orge e profanazioni di ostie consacrate…). Tuttavia, dinanzi alle prove della esistenza di un luciferismo culturale (filosofico-esoterico) in prestigiosi ambienti massonici, lo studioso “profano” (cioè non massone) non fa “peccato” se sospetta che accanto alla teoria possa esserci (negli ambienti su indicati) anche un certo tipo di prassi…
Dalla metà del secolo XIX fino ai nostri giorni, l’Inno a Satana del massone Giosué Carducci (il quale giunse al 33° ed ultimo grado RSAA) gode di una discreta simpatia tra i Maestri Massoni (non di rado insigniti anche di Alti Gradi, es. nel RSAA) che considerano Satana quale simbolo della Natura e della Ragione, della Luce massonica, del Libero Pensiero, e del Progresso contro il presunto “oscurantismo” dei dogmi della Chiesa Cattolica Romana, la quale (dal punto di vista massonico) pretenderebbe di possedere tutta la verità.
Inoltre, il Satana carducciano può essere interpretato – dai Massoni – come la «Intelligenza demiurgica» («il re del convito») che ha fatto e congiunto cielo e terra, sole-luna, maschile-femminile, superiore-inferiore… principi opposti che anche la Massoneria vuole unire…
Il Diavolo, dal punto di vista massonico, può essere anche interpretato come la manifestazione dell’Assoluto (per cui nella Dualità, dunque nel Male, si manifesterebbe l’Unità!), ovvero come una tendenza ciclica ed eterna di involuzione (o deviazione) necessaria dell’Assoluto, secondo idee di matrice panteistica, induistica e guénoniana.
Per i Maestri Massoni esperti di scienze iniziatico esoteriche (ed insigniti di Alti Gradi, es.: RSAA), Lucifero può essere (è) non solo il simbolo della Luce massonica, della ribellione ai dogmi cattolici, ma anche lo Spirito di Luce, di vita, di libertà quasi demiurgo o creatore del mondo , il «Portatore di Luce» (essere personale o energia impersonale e cosmica, stato mentale illuminativo a cui giungono gli Iniziati), lo Spirito divino della Gnosi e della Luce che (volontariamente o costretto dal Destino oppure dal malvagio Demiurgo Adonai, ossia il Dio Creatore venerato dai Cattolici…) scende nelle Tenebre della Materia terrestre (l’Inferno), alla maniera del Lucifero dantesco, e con il quale l’Iniziato massone deve confrontarsi, incontrarsi, in certo qual modo assimilarsi nella ricerca/trasmissione della Luce Massonica e nella discesa agli inferi (morte mistica, morte iniziatica), tappa necessaria per risalire alla Luce… .
«Lucifero» (o il «Diavolo») è interpretato, dai Maestri Massoni, anche come un Principio magico necessario per conoscere e per arrivare a Dio, alla Luce… , o come una forza magica che può contribuire ad aiutare l’iniziato massone nel suo processo di perfezionamento («Grande Opera») alchemico, oppure simbolo dell’uomo (l’Iniziato) che giunge a compimento dell’opera di Alchimia esoterica e, illuminato, penetra e conquista le tenebre.
Il Serpente della Genesi (talora chiamato esplicitamente dai massoni anche coi nomi di «Lucifero», «Diavolo», «Satana») rappresenta l’agente o il principio (personale o impersonale) che porta all’uomo (Adamo ed Eva) la Conoscenza-Libertà-Luce-Progresso… .
I Massoni, Giosué Carducci e Satana
Nel 1869, il Bollettino del Grande Oriente d’Italia pubblica il testo completo dell’Inno a Satana del massone Carducci sotto lo pseudonimo di Enotrio Romano. È interessante osservare che la Legge esoterica dell’Unione degli Opposti risalta anche nell’Inno a Satana del Carducci, generalmente (e superficialmente) inteso come semplice protesta razionalistica e anticlericale. Ma in effetti non vi mancano gli spunti gnostico-esoterici, poiché Carducci chiama Satana: «de l’essere principio immenso/ Materia e spirito/ Ragione e senso», lasciando intendere una certa conciliatio oppositorum.
Nel 1874, in un contesto anticlericale e razionalista, la Rivista della Massoneria Italiana (RMI) del Grande Oriente d’Italia, diretta da Ulisse Bacci (all’epoca 30°, ma più tardi 33° grado RSAA), pubblica alcuni articoli in cui è presente l’elogio massonico nei confronti di Satana.
In uno di quegli articoli, un anonimo massone (Ulisse Bacci?) lamenta che i Massoni sono calunniati ed accusati di adorare il Diavolo. Tuttavia, a proposito del Satana elogiato dal poeta massone Giosué Carducci, l’anonimo giornalista scrive: «Se, come disse il poeta, Satana è il nume vindice della ragione, i Liberi Muratori, sono lieti che il saggio spirito presieda e informi le loro adunanze».
Il numero di novembre-dicembre 1896 della RMI, dedica alcune pagine al Congresso antimassonico di Trento (settembre 1896). L’anonimo giornalista massone si sofferma tra l’altro sulla relazione antimassonica di un sacerdote tedesco, «il dott. Schewarz». Costui afferma che i massoni praticano «il culto dell’umanesimo», «i massoni al principio divino, quindi sostituiscono, il principio umano; sono nemici della rivelazione divina»; «secondo i massoni al posto delle rivelazioni divine subentra la ragione (Ma benissimo! proprio così! diciamo noi)». Poi, il dott. Schewarz accusa i massoni di spingersi nel «culto satanico». Egli cita «l’Inno a Satana del Carducci» e si rifà all’autorità di Leo Taxil… . L’oratore tedesco propone di creare a Roma un centro dell’antimassoneria la cui opera dovrebbe venir appoggiata dalla stampa e anche in Germania si dovrebbe creare una stampa antimassonica… .
L’anonimo massone commenta il discorso del dott. Schewarz lasciando ironicamente trapelare di condividere non solo il culto umanistico della Massoneria, ma anche, in sostanza, «l’Inno a Satana del Carducci». Di per sé, c’è una logica armonia tra l’umanesimo massonico e l’Inno a Satana del Carducci. Se per Satana si intende il Libero Pensiero opposto ai dogmi cattolici, (e non il diavolo cornuto), allora è inevitabile che il Satana carducciano piacerà ai massoni umanisti, e anche a quelli cosiddetti “atei”…
Nel corso di una solenne cerimonia massonica presso la loggia romana “Rienzi”, svoltasi il 2 febbraio 1909, il massone Oratore di Loggia ha tenuto un discorso a un nuovo iniziato. La Rivista Massonica ha riportato quel discorso, in cui l’oratore massone ha detto tra l’altro:
«La massoneria non è una religione, appunto perché non ammette dogmi, ma rispetta tutte le fedi ragionevolmente sentite e sinceramente professate. La formula del Grande Architetto dell’Universo, che le si rimprovera, come un equivoco o un assurdo, è la più larga e onesta affermazione dell’immenso principio dell’essere, e può personificare così il Dio di Giuseppe Mazzini come il Satana di Giosuè Carducci: Dio, sì, ma fonte d’amore, non d’odio; Satana, sì, ma genio del bene, non del male». L’anonimo massone scrive tra l’altro: «La lotta fra la Massoneria e la chiesa è lotta tra la luce e le tenebre» .
Desidero far notare che l’espressione «immenso principio dell’essere», impiegata dall’oratore massone per indicare la natura di ciò che si predica con la formula massonica di «Grande Architetto dell’Universo», è la stessa espressione con cui Carducci apre l’Inno a Satana: («A te, de l’essere/ Principio immenso/ Materia e spirito/ Ragione e senso […] Te invoco o Satana,/ Re del convito») e con la quale, ovviamente, il poeta indica Satana medesimo.
Anche negli Anni ’50, abbiamo testimonianze di massoni che elogiano (in modo implicito o esplicito) l’Inno a Satana del Carducci: il Satana carducciano è simbolo della Natura e della Ragione, che i Massoni del GOI (chi più esplicitamente, e chi meno) oppongono ai dogmi della Chiesa Cattolica ritenuta retrograda e oppressiva della coscienza umana.
Nel discorso per il cinquantenario della morte del massone Giosué Carducci, il Gran Maestro del GOI, Umberto Cipollone, dimostra di sapere bene che con l’Inno a Satana Carducci cantò «la forza vindice della ragione», e quindi quel Libero Pensiero tanto caro ai massoni del GOI.
Nel 1971, la Rivista Massonica pubblica un paio di articoli del massone Carlo Gentile sul rituale del primo grado massonico di Apprendista. Gentile spiega la ritualità massonica in senso magico usando una terminologia filosofico-esoterica non facilmente comprensibile.
Il trono del Maestro Venerabile (M.V.) in Loggia si eleva su tre gradini. Scrive al riguardo il Gentile: «Tre sono i mondi (divino, umano, inferico) con i quali l’iniziato si pone in rapporto ed esercita la propria azione (invocatrice, mediatrice, evocativa)». In Loggia vi è un’ara coperta di azzurro, che è «la sintesi delle forze umane e delle energie cosmiche» .
Gentile spiega che l’antica formula massonica God and the Square (Dio e la Squadra) ha un importante significato speculativo poiché essa indica che «la massoneria è unità di celeste e di terreno, di divino e di umano, di alto e di basso (la Tavola Smeraldina dichiara che la circolarità della Vita manifesta i miracoli della Unità)» .
Circa questa formula massonica (God and the Square), scrive ancora il massone Gentile:
«La formula DIO e la SQUADRA si ritrova allora nella unione di URANO e DEMETRA, cioè nell’atto supremo della espressione della Vita, nelle nozze cosmiche che il Fr. Giosué Carducci, con perfetta ritualità massonica, ha tradotto in poesia, cantando «l’imene arcano» o il sorriso della Terra e del Sole, al cui momento egli può invocare la Intelligenza demiurgica, il «re del convito» (Inno a Satana)» .
Leggendo l’Inno a Satana, notiamo che quel «re del convito», magnificato dal Carducci, è proprio Satana.
Gentile spiega che il Maestro Venerabile è «guida illuminante» dei lavori di Loggia poiché egli ha come dote «la mediazione degli opposti». Nella Loggia, il M.V. ha il trono all’Oriente, proprio «come il Sole, che quando disfa, rigenera. È il senso cosmico di Civa», cioè Shiva, il dio induista della morte-rigenerazione…
Nel seguito di tal articolo, Carlo Gentile spiega che lo scopo dei lavori massonici è «EDIFICARE TEMPLI e SCAVARE PRIGIONI» , per «IL BENE E IL PROGRESSO DELL’UMANITÀ». La tesi dell’unione degli opposti ed il carattere luciferico-tenebroso dell’iniziazione massonica sembra proprio adombrato nelle seguenti affermazioni di Gentile: «Sappiamo del resto che le antiche iniziazioni ricevevano il supremo suggello nelle cripte (interiorità della Pietra, discesa della FORZA-LUCE tra le tenebre: templi e prigioni, virtù e vizi si toccano)».
Le tesi sopra esposte del Gentile sono da lui ribadite in un libro dal titolo Alla ricerca di Hiram (1977). Ne ho consultato l’edizione del 1980, pubblicata dalle Edizioni Bastogi di Foggia e dedicata ad Ennio Battelli (all’epoca Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia) e recante la prefazione alla 1ª edizione (quella del 1977) scritta da Giordano Gamberini (già Gran Maestro del GOI) .
Nel dicembre 1978, la Rivista Massonica propone le meditazioni esoteriche (piuttosto astruse e non facilmente comprensibili ad una prima lettura) scritte da un certo Emmanuel sul tema Simbolismo, diabolismo e Bibbia. Emmanuel afferma che la Bibbia è usata in Massoneria non come libro di narrazioni storiche, ma come un simbolo (simbolo = unità, sintesi). Egli ipotizza che il protagonista della Bibbia sia il Demiurgo, o Urizen, il Creatore descritto dal poeta William Blake. La Bibbia è caratterizzata dal conflitto tra gli uomini e Dio (il malvagio Demiurgo) e solo quando «il Dio – Demiurgo o Satana che sia» si farà «Uomo», allora gli uomini lo vinceranno uccidendolo e saranno liberi. Dalle parole del massone Emmanuel si deduce che se il Dio biblico Creatore è malvagio (Demiurgo), allora il suo avversario (il Serpente della Genesi) sarà benefico agli uomini…
È molto interessante leggere anche le tesi illustrate dal massone Eugenio Bonvicini (membro del GOI, e forse all’epoca, già 33° grado del RSAA) in un libro del 1978, poi riproposte in un suo libro del 1994.
Bonvicini rigetta le accuse di «Luciferismo», «Satanismo» e «messe nere» mosse ai massoni del 33° grado della Massoneria; secondo Bonvicini si tratta delle menzogne del famigerato Leo Taxil [1] (†1907). Poi, a proposito del «preteso Luciferismo» massonico, Bonvicini accenna alla polemica suscitata dal celebre Inno a Satana di Giosué Carducci (massone del GOI dal 1862, e dal 1888, 33° grado RSAA): Bonvicini sembra proprio condividere il serio commento del sacerdote Bino Bellomo («al riguardo il sacerdote cattolico Bino Bellomo seriamente commenta:…») il quale precisa che Satana, per i Massoni, non è il demonio tenebroso che si immagina il volgo “ignorante” (e cattolico) ma è «il libero pensiero», la «Ragione» e la «Natura» demonizzate dalla Fede cattolica e dalla Chiesa Romana .
Inoltre il massone Bonvicini insegna che la Massoneria persegue il concetto «gnostico» di ricerca interiore del giusto e del vero, la Massoneria vuol portare l’uomo alla massima liberalizzazione mentale e spirituale, al di là dei dogmi.
Bonvicini spiega che il Maestro Venerabile (Maestro Massone presidente della Loggia) è «concettualmente, il portatore della Luce, della Tradizione», ossia quella massonica…
E allora, dico io, perché non definire il Maestro Venerabile quale novello Lucifero (portatore di luce)? Bonvicini scrive che il Lavoro Rituale Massonico non è collegabile con «qualsiasi pratica di Luciferismo, Magia Nera, ecc., intesa come evocazione degli “Spiriti del male”», in quanto la Massoneria vuole il Bene dell’Umanità… .
Tuttavia, dalle stesse parole del Bonvicini 33°, deduciamo che se il massone interpreta Lucifero (o Satana) come Libero Pensiero, Ragione e Natura, di carducciana memoria, allora si può parlare di Luciferismo massonico…
Se, come scrive Bonvicini, il massone può interpretare liberamente il simbolismo massonico, allora egli è libero di vedere nel Maestro Venerabile il Lucifero (il portatore di Luce) che porta il Libero Pensiero, ossia la Luce Massonica. Tra i contenuti della Luce (o Conoscenza) massonica, illustrati dal Bonvicini, troviamo: la «morte-rinascita iniziatica» o «“discesa agli Inferi” nel centro della Terra» (al 1° Grado di Apprendista, nel c.d. Gabinetto di Riflessione, simbolo dell’oscuro Centro della Terra, dove, simbolicamente, il candidato giunge per ritrovare la Luce…), il congiungimento degli opposti (Luce-Tenebre, maschile-femminile, bene-male…), la «più completa liberalizzazione dell’uomo da ogni sudditanza spirituale, dogmatica o teologica» …
A proposito di Satana è interessante notare anche quanto ha scritto Armando Corona in un discorso pronunciato durante la sua Gran Maestranza nel GOI (1982-1990). Il Gran Maestro Corona sottolinea che all’inizio l’uomo non era schiavo poiché seguiva la «religione naturale» con i ritmi della «natura», adorando anche il sole e la luna. Poi sopraggiunse la «religione rivelata», che impose condizionamenti all’uomo e in Italia la religione è quella Cristiana, con i suoi precetti.
Allora la Massoneria è intervenuta a favore dell’uomo il quale non ha più voluto essere «schiavo» della religione rivelata. Accennando poi a vari Massoni che dal Settecento al Novecento hanno contribuito al “progresso” umano e laico, il Gran Maestro Corona cita anche Giosué Carducci: «Sapete che il Carducci scrisse “L’Inno a Satana” sempre demonizzato dalla Chiesa.
Egli, però, rispondendo a una lettera del Fr. Quirico Filopanti che gli chiedeva spiegazioni sul valore e sul significato dell’Inno a Satana, scrisse: Ma io non sono scettico, io amo e credo.
Ho scritto l’inno a Satana perché la Chiesa demonizza la natura e la ragione sotto forma di satanismo che io ritengo, invece, parti nobili della mia anima, perciò ho magnificato Satana, per magnificare la ragione e la natura».
Con queste parole, il Gran Maestro Corona ha indubbiamente apprezzato il Satana carducciano, sia pure inteso come simbolo della natura e della ragione mortificate (secondo i Massoni) dal dogma cattolico.
Lo sfondo laicistico e antidogmatico (anticattolico) di un tale pensiero (carducciano e coroniano) permette però, in ogni caso, di parlare di un certo satanismo massonico, sia pure inteso, almeno, in senso culturale, laicistico o razionalista.
Nel numero di gennaio 1989 la rivista Hiram pubblica un articolo del massone Aldo Chiarle il quale espone una sintesi sul Convegno Diabolos, dialogos, dàimon tenutosi a Torino nel 1988.
In quel convegno si è anche discusso dei rapporti tra Satana e Massoneria, e si è affermato, ovviamente, che si tratta di fantasie del famigerato imbroglione Leo Taxil. A parte questo, il massone Chiarle (in chiusura del suo articolo) dimostra però una certa simpatia verso il Diavolo.
Scrive il Chiarle: «A questo punto – lo confessiamo – questo povero Diavolo, come tutte le minoranze indifese e timidamente appese alla ragione umana, ci sta davvero più simpatico di prima. Gli auguriamo pertanto un anno nuovo un po’ meno… infernale» .
Nel gennaio 1990, la rivista massonica Hiram pubblica una Sintesi filosofica del simbolismo massonico. Si tratta di una conferenza del massone Adelchi Borzi letta alla Loggia “La III Italia”, il 7 gennaio 1923.
Borzi spiega di voler illustrare con tale conferenza il «valore filosofico» e la «sintesi logica del pensiero massonico». I simboli del Tempio massonico rappresentano «le Leggi della Natura» , scrutate da secoli dagli adepti delle Scuole iniziatiche. La Massoneria si collega a quel mondo iniziatico in cui si insegnavano «i più grandi Misteri della Natura» .
Borzi scrive che dall’analisi della Natura, gli antichi Iniziati pervennero ai concetti di «Unità» e di «dualità», concetti che sono espressi dall’attuale simbolismo massonico .
Circa il concetto di «Unità», il massone Borzi afferma che il Tempio massonico è il simbolo dell’Universo, l’Uno-tutto, l’«Unità sintetica» che si manifesta in modo dinamico nella divisibilità, nella dualità.
Cito testualmente:
«Il Tempio è l’emblema del Tutto Assoluto nella sua solitudine assoluta.
Questa Unità assoluta non può rimanere in riposo ma tende a disgregarsi in molteplicità e la pluralità, a sua volta tende a fondersi nella Unità. Questo è il supremo meccanismo cosmico» .
Il concetto di dualità rappresentato dalle 2 colonne del Tempio massonico, esprime la manifestazione dell’Unità Assoluta. Scrive Borzi:
«L’Assoluto Unico per divenire un individuo distrugge la sua omogeneità e si differenzia in parti; l’Infinito si limita nel finito, l’indeterminato nel determinato, l’Assoluto nel relativo, l’Essere nel non-Essere, lo Spirito nella Materia, l’attivo nel passivo, il positivo nel negativo, il bene nel male, l’azione nella reazione, Iddio nel diavolo. La chiave di ogni dualità è appunto l’antitesi, e la chiave di ogni manifestazione è la dualità. Come si potrebbe pensare ad un effetto senza la sua causa, ad un oggetto esistente senza una causa della sua esistenza?» .
Sul concetto di dualità qui esposto, scrive ancora il Borzi:
«Le due colonne che stanno alla porta del Tempio rappresentano questo concetto.
Esse, come tutti i simboli di Loggia, sono dei termini che servono a risolvere il grande problema della natura, spiegando tutti i misteri dell’antagonismo, sia naturale che religioso e rappresentando la lotta generatrice del principio attivo contro il principio passivo, del maschile contro il femminile.
Infatti secondo la Legge di Natura: “il principio passivo deve resistere all’attivo e questo deve sedurre e sottomettere l’altro.” Gli antichi iniziati dicevano che: “il principio attivo cerca il principio passivo, il pieno ama il vuoto, la gola del serpente attira la sua coda e girando su sé stesso fugge e si insegue» .
Dall’analisi dell’articolo del massone Borzi (1923), riproposto dalla rivista del Grande Oriente d’Italia nel 1990 (sotto la Gran Maestranza di Corona), si evince una certa rivalorizzazione positiva del diavolo, in virtù della legge esoterico-iniziatica della dualità: l’Assoluto si manifesta, limitandosi in 2 princìpi opposti: bene-male, attivo-passivo, Iddio-diavolo… 2 princìpi opposti, attraverso cui si manifesta l’Assoluto…
Gli iniziati antichi e i Massoni comprendono questa legge…
Il massone socialista Aldo Chiarle 33° (dal 2004, Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia-Palazzo Giustiniani) ha elogiato l’Inno a Satana del Carducci in un articolo pubblicato dal giornale Avanti! (24 luglio 2005) e ripubblicato nel Bollettino di informazione del GOI.
In quell’articolo Chiarle scrive che «l’opera carducciana è la più alta espressione dei principi e del pensiero della massoneria». Ecco il brano del Gran Maestro Onorario Chiarle, che più ci interessa: «Ma il carme che meglio riflette e sintetizza il pensiero massonico è indubbiamente l’ “Inno a Satana”, contro cui si scagliò in furibonde polemiche il clericalume becero e astioso, come irriverente e blasfemo, mentre è, un alto e nobilissimo grido di prometeica liberazione, rivendicazione dei diritti della coscienza e del pensiero, voce di quella religione naturale e razionale che Bovio espresse filosoficamente.
E l’intimo senso pagano che pervade il canto si ritroverà vent’anni dopo nella più perfetta delle Odi Barbare “Alle fonti del Clitunno” che ben fu detto un nuovo e più completo “Inno a Satana”, sereno e sicuro quale si conveniva alla trionfante virilità del poeta» .
In modo trionfante, Chiarle cita alcuni versi dell’Inno a Satana del Carducci: «“gitta i tuoi vincoli – uman pensiero – e splendi e folgora – di fiamme cinto – materia innalzati – Satana ha vinto”» .
Nell’ottobre 2006, il bollettino del GOI, Erasmo Notizie, segnala un altro articolo di Aldo Chiarle sul Carducci, pubblicato su l’Avanti! del 25 settembre 2006, in occasione del centenario (1906-2006) dell’assegnazione del Premio Nobel al Carducci, definito «cantore del nostro Risorgimento».
Cito gli apprezzamenti di Chiarle verso il Carducci massone e verso il suo Inno a Satana.
Il testo che riporto è simile a quello già pubblicato dal Chiarle nel luglio 2005:
«Si può senza tema di smentita affermare che l’opera carducciana è la più alta espressione dei principi e del pensiero della Massoneria: un grande amore per la patria, una sana filosofia fondata sulla ragione, un pagano sentimento della natura e un ardente anelito verso la giustizia.
Questo è lo spirito che dominò la sua mente. Ma il cardine che meglio riflette e sintetizza il pensiero massonico è indubbiamente “L’inno a Satana”, contro cui si scagliò in furibonde polemiche il clericalume becero e astioso, additandolo come blasfemo e irriverente, mentre è un alto e nobilissimo grido di liberazione, di rivendicazione dei diritti della coscienza e del pensiero, voce di quella religione naturale e razionale che Bovio espresse filosoficamente. È l’intimo senso pagano che si ritroverà vent’anni dopo nella più perfetta delle odi Barbare, “Alle fonti del Cliturno”»’ (Tratto da: 
http://www.mediatrice.net/modules.php?name=News&file=article&sid=2774). Fin qua lo scritto del Siano.
[1 – Nde] Léo Taxil, vero nome Marie Joseph Gabriel Antoine Jogand-Pagès (1854-1907), fu uno scrittore e giornalista francese, che si spacciò per un ex massone convertito al Cattolicesimo e dal 1885 al 1897 scrisse contro la massoneria mettendo in risalto la natura satanica del culto massonico. Taxil però nel 1897 dichiarò che le sue ‘rivelazioni’ erano un falso. I massoni ovviamente, per difendere la Massoneria dalle accuse di essere satanica, non perdono occasione per ricordare la frode perpetrata da Leo Taxil. Ma come ho ampiamente dimostrato in questo mio libro confutatorio la natura satanica della Massoneria si evince chiaramente da quello che dicono gli stessi Massoni.
A conferma della presenza del Satanismo nella Massoneria, c’è anche questa notizia: Nel 1893, il palazzo Borghese, a Roma, fu dato in affitto al Grand’Oriente d’Italia. Due anni più tardi, in virtù d’una clausola inscritta nel contratto di locazione, la Frammassoneria ricevette l’intimazione di sloggiare la parte del palazzo che occupava. Il Corriere Nazionale pubblicò allora quanto segue: “L’incaricato d’affari della famiglia Borghese, essendosi presentato per visitare quegli appartamenti e porli in condizione d’essere occupati da D. Scipione Borghese e dalla duchessa de Ferrari, una sala rimaneva chiusa e non fu potuta aprire che dietro minaccia d’invocare la forza pubblica per sfondare la porta. Essa era trasformata in tempio satanico! Il giornale ne fece questa descrizione: “I muri erano coperti di damasco rosso e nero; nel fondo vi era un grande arazzo sul quale spiccava la figura di Lucifero. Lì vicino, era una specie d’altare o di rogo; qua e là dei triangoli ed altre insegne massoniche. All’intorno erano collocate delle magnifiche sedie dorate aventi ciascuna sopra la spalliera una specie di occhio trasparente e illuminato da luce elettrica. Nel mezzo di questo tempio eravi qualche cosa somigliante ad un trono” (Riportato nel libro di Enrico Delassus: Il problema dell’ora presente, Desclée e C. Tipografia-Editori, Roma, 1907, Vol. I, p. 486; citato in L’eletta del dragonehttp://www.chiesaviva.com/eletta.htm)
Baphomet, ‘il dio cornuto’
C’è una figura-simbolo presente nella Massoneria che desta un particolare orrore, è il Baphomet (vedi foto) che si trova nella storia dell’occultismo, e che ormai è diventato un simbolo associato a qualcosa in relazione all’occultismo, alla magia nera, alla stregoneria, al satanismo e all’esoterismo.
Questa figura compare nella storia dei Cavalieri Templari i quali furono accusati di usarla nelle loro cerimonie di iniziazione, ed anche di adorarla. Sono diverse le teorie sulle origini del nome: Eliphas Levi (pseudonimo di Alphonse Louis Constant, nato nel 1810 e morto nel 1875), occultista e massone francese di alto grado che ha disegnato il celebre dipinto del Baphomet, sostenne che il nome derivava da una codifica cabalistica: ‘Il nome del Baphomet dei Templari, che dovrebbe essere pronunciato cabalisticamente al contrario, è composto di tre abbreviazioni: Tem.; OHP.; AB.; Templi omnium hominum patti Abbas, ‘il padre del tempio della pace di tutti gli uomini’. La rappresentazione moderna del Baphomet affonda le sue origini nelle divinità pagane. Infatti, nelle mitologie di un gran numero di antiche civiltà si parla di una sorta di divinità cornuta.
Nel 1861, Eliphas Levi incluse nel suo libro Dogma e rituale dell’alta Magia, un disegno che diventerà poi la più famosa rappresentazione del Baphomet: un capro umanoide alato con un paio di seni e una torcia sulla testa tra le corna. Nella prefazione del suo libro, Levi dichiarò: ‘La capra sul frontespizio porta il segno del pentagramma sulla fronte, con una punta in alto, simbolo di luce, le sue due mani che formano il segno dell’ermetismo, quella rivolta verso l’alto verso la luna bianca di Chesed, l’altra verso il basso in direzione di quella nera di Geburah. Questo segno esprime la perfetta armonia della misericordia con la giustizia. Un suo braccio è femminile, l’altro è maschile come quelli dell’androgino di Khunrath, attributi che abbiamo dovuto unire con quelli del nostro caprone perché è uno e lo stesso simbolo. La fiamma di intelligenza brillante tra le corna è la luce magica dell’equilibrio universale, l’immagine dell’anima elevata sopra la materia, come la fiamma, pur essendo legato alla materia, brilla sopra di essa. L’orrenda testa della bestia esprime l’orrore del peccatore, che agendo materialmente, è l’unico responsabile che dovrà sopportare la punizione, perché l’anima è insensibile secondo la sua natura e può solo soffrire nel momento in cui si materializza. L’asta eretta in piedi al posto dei genitali simboleggia la vita eterna, il corpo ricoperto di squame l’acqua, il semicerchio sopra l’atmosfera. L’umanità è rappresentata dai due seni e dalle braccia androgine di questa sfinge delle scienze occulte.’ Osservando da vicino questa figura, si può vedere che è un personaggio androgino in quanto è in possesso delle caratteristiche di entrambi i sessi. Nella filosofia occulta l’androgenietà rappresenta il più alto livello di iniziazione alla ricerca dell’unione con dio.
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Voglio aggiungere qualcosa in merito alle due parole scritte sulle braccia del disegno, ossia ‘solve’ sul braccio destro, e ‘coagula’ su quello sinistro. Assieme formano la frase ‘solve coagula’ o ‘solve et coagula’, il cui significato è ‘soluzione e coagulazione’ che è una filosofia basata su pratiche alchemiche medievali. Gli alchimisti si proponevano tre grandi obiettivi: 1) conquistare l’onniscienza; 2) creare la panacea universale, un rimedio cioè per curare tutte le malattie, per generare e prolungare indefinitamente la vita; 3) la trasmutazione delle sostanze e dei metalli in oro. In merito a quest’ultimo obbiettivo, essi sostenevano che la trasmutazione dei metalli di base in oro rappresentava un tentativo di arrivare alla perfezione, in quanto l’oro era considerato la sostanza che più si avvicinava alla perfezione a motivo della sua intrinseca natura di incorruttibilità. Per cui se fossero riusciti a svelare il segreto dell’immutabilità dell’oro avrebbero ottenuto la chiave per vincere le malattie ed il decadimento organico; da qui si spiega l’intreccio di tematiche chimiche, spirituali ed astrologiche presenti nell’alchimia medievale. Il processo alchemico quindi era quello di prendere la ‘materia prima’ e mescolarla con lo zolfo ed il mercurio e scaldarla nella fornace, per trasformarla gradualmente, passando attraverso vari stadi. Quindi la ‘materia prima’ veniva demolita (solve), per trasmutarla e unirla in una forma nuova (coagula). Eliphas Levi applicò questa frase al regno religioso/spirituale dove – secondo lui – i credi non-illuminati potevano essere demoliti e poi trasformati in sentieri più illuminati che avrebbero unito tutti in una prospettiva nuova che avrebbe messo tutti d’accordo. In altre parole, egli voleva demolire la dottrina che Gesù Cristo è l’unica via che mena a Dio, ed altre ‘dottrine settarie’ come questa, affinché l’umanità potesse unirsi per seguire il suo dio in una unica religione mondiale. Esattamente quello che è il proposito della massoneria.
Inoltre è da notare il braccio destro posto a forma di squadra, che è un simbolo massonico; come anche le due mani che hanno ambedue due dita rivolte verso l’alto che stanno ad indicare la legge degli opposti presente nella Massoneria, che è la legge del portare ordine fuori dal caos, del riconciliare gli opposti, ossia il bene e il male, la luce e le tenebre.
Il massone Albert Pike sostiene che, nella Massoneria, Baphomet è un simbolo, il cui vero significato è rivelato solo agli iniziati di alto livello: ‘E ‘assurdo supporre che gli uomini di intelletto adorassero un idolo mostruoso chiamato Baphomet, o che riconoscessero in Maometto un profeta ispirato. Il loro simbolismo, inventato secoli prima, per nascondere ciò che era pericoloso confessare, fu ovviamente male interpretato da coloro che non erano iniziati, e ai loro nemici sembrò essere panteistico. […] I simboli dei saggi diventano sempre gli idoli della moltitudine ignorante. Ciò che i Capi dell’Ordine veramente credevano e insegnavano, viene indicato agli Adepti per mezzo dei suggerimenti contenuti nei Gradi elevati della Massoneria, e per mezzo dei simboli che solo gli Adepti capiscono’ (Albert Pike, Morals and Dogma, pag. 818-819 – 30° Cavaliere Kadosh – http://www.sacred-texts.com/mas/md/md31.htm). Le dichiarazioni di Pike mostrano che quindi questo simbolo è uno dei ‘simboli della Saggezza’ (ovviamente noi sappiamo che si tratta della saggezza diabolica, carnale e terrena) e quindi fa implicitamente parte dei simboli della massoneria, e difatti l’altro massone Albert Mackey gli fa eco quando dice che il ‘Baphomet’ era ‘semplicemente un impressionante simbolo che insegnava la lezione della mortalità’ (Albert Mackey, Encyclopedia of Freemasonry, Part 1, pag. 120).

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Foto, da sinistra a destra: la figura di Baphomet, poi il disegno di Baphomet fatto da Aleister Crowley noto occultista e satanista nonchè massone di alto grado, e Albert Pike (anche lui massone di alto grado) con un segno distintivo che indica Baphomet, e due massoni con lo stesso segno distintivo sul loro cappello. In merito a questo cappello, esso indica che chi lo porta è un 33° Sovrano Grande Ispettore Generale e un membro attivo del Consiglio Supremo, e quindi è qualcuno molto in alto nella Massoneria.
Ecco perchè Baphomet viene invocato tra i massoni, in quanto è il portatore di luce e della conoscenza. In seno alla Massoneria Italiana ci sono infatti logge massoniche in cui Baphomet viene invocato; in un articolo dal titolo ‘Gran Maestro cercasi’ apparso su La Repubblica il 2 Novembre 1993 si legge infatti che l’ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Giuliano di Bernardo ha scritto che ‘nelle logge del Goi si praticano riti osceni, derivanti dalla tradizione templare francese, nei quali il diavolo Baphomet è invocato unitamente all’ente supremo’ (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/11/02/gran-maestro-cercasi.html).
Secondo Anton Lavey (1930-1997), fondatore della Chiesa di Satana, i Templari usavano Baphomet come simbolo di Satana. Baphomet è presente in maniera prominente durante i rituali della Chiesa di Satana, come simbolo è posto sopra l’altare rituale. Nella Bibbia Satanica, Lavey descrive il simbolo di Baphomet: ‘Il simbolo di Baphomet era usato dai Cavalieri Templari per rappresentare Satana. Attraverso i secoli questo simbolo è stato chiamato con molti nomi diversi. Tra questi ci sono: La Capra di Mendes, La Capra di mille giovani, La Capra nera, La Capra di Giuda, e forse nella maniera più appropriata, Il Capro espiatorio. Baphomet rappresenta le Potenze delle Tenebre combinate con la fertilità generativa della capra. Nella sua forma “pura”, il pentagramma viene mostrato comprendente la figura di un uomo all’interno delle cinque punte della stella – tre che puntano verso l’alto, due rivolte verso il basso – a simboleggiare la natura spirituale dell’uomo. Anche nel satanismo il pentagramma viene usato, ma dato che il satanismo rappresenta gli istinti carnali dell’uomo, o l’opposto della natura spirituale, il pentagramma è invertito per ospitare perfettamente la testa del capro – le corna, che rappresentano la dualità, la spinta verso l’alto nella sfida, gli altri tre punti rovesciati, o la Trinità negata. Le figure ebraiche attorno al cerchio esterno del simbolo derivanti dagli insegnamenti magici della Cabala, precisamente quelli del ‘Leviathan’, il serpente dell’abisso acquatico, ed identificato con Satana. Queste figure corrispondono alle cinque punte della stella rovesciata.’

Magia ed esoterismo

La Massoneria è permeata di esoterismo, magia ed occultismo. Questo si vede nei loro rituali e nelle loro dottrine. Ecco perchè la Massoneria ha sempre attirato al suo interno maghi, occultisti ed esperti di esoterismo.
A conferma di ciò vi propongo quindi questo scritto dal titolo ‘Iniziazione ed esoterismo nella Massoneria del Grande Oriente d’Italia (GOI)’, che fa parte sempre dello studio dal titolo Iniziazione, Esoterismo e Luciferismo nella Massoneria del GOI, a cura di Paolo M. Siano (tratto da: 
http://www.mediatrice.net/modules.php?name=News&file=article&sid=2774).
‘Con questo studio voglio approfondire qualche aspetto interessante dell’altra nota vitale della Massoneria del GOI, ossia l’esoterismo. I contenuti dell’esoterismo massonico offrono – a mio avviso – i motivi più profondi e veritieri dell’incompatibilità tra Chiesa e Loggia e spiegano anche il perché di tanta ostinazione massonica nella promozione irrinunciabile del laicismo.
Il massone Angelo Sebastiani (GOI) afferma che «in pratica l’esoterismo è un orientamento spirituale che si fonda su dottrine a carattere segreto e che è trasmesso oralmente dal Maestro a pochissimi discepoli eletti». Sebastiani, con onestà intellettuale, riconosce che «interessarsi all’esoterismo in Massoneria, significa perseguire gli studi delle scienze occulte» . Scopo delle dottrine esoteriche è trasformare l’uomo, farlo passare dal piano umano a quello divino… .
L’art. 5 della Costituzione della Massoneria del Grande Oriente d’Italia afferma: «La Comunione Massonica Italiana segue il simbolismo nell’insegnamento e l’esoterismo nell’Arte Reale» .
La Massoneria non è solo scuola di laicismo (ovvero razionalismo illuministico), ma è anche o soprattutto una associazione iniziatica ed esoterica, costituita da gradi e riti di iniziazione. Già al primo grado (Apprendista), la Massoneria – attraverso il ruolo centrale del Presidente di Loggia («Maestro Venerabile» o «Maestro di Loggia») – pretende di trasmettere al candidato «la Luce Massonica». L’iniziato massone muore al mondo profano e rinasce alla vita massonica. Nel gergo massonico si dice che l’Iniziazione Massonica (nel Gabinetto di Riflessione) realizza la «morte iniziatica» , «morte simbolica» , «morte mistica» , o addirittura «suicidio metafisico» .
Tra i Massoni del GOI ci sono coloro che affermano (e coloro che, per lo meno, lasciano chiaramente intendere) che le azioni rituali massoniche (es. “squadratura” del Tempio, “Catena d’Unione”, posizione rituale… iniziazione ai tre gradi fondamentali di Apprendista-Compagno-Maestro Libero Muratore) sono autentici riti magici che intendono sacralizzare l’ambiente della Loggia, trasformare l’uomo, elevarlo sul piano divino, divinizzarlo. In ogni caso, il carattere intrinsecamente magico dei riti massonici si evince dall’esame oggettivo della ritualità massonica, a prescindere dalle “interpretazioni” dei singoli massoni. Per comprendere meglio la magia rituale massonica (la cui essenza filosofica è la soggettivistica volontà di potenza), si consideri il soggettivismo religioso che permea la Loggia. I lavori rituali massonici si svolgono A Gloria del Grande Architetto dell’Universo (GADU). Il GADU è per i massoni «il simbolo iniziatico» , l’ideale “trascendente”, ciascuno libero di interpretarlo secondo la propria fede o credenza (dunque: soggettivismo religioso)… . La Loggia è il luogo in cui i massoni, oltrepassando dogmi ed autorità religiose, entrano in rapporto col GADU (soggettivisticamente inteso) e ricevono (o pretendono di ricevere) luce, coscienza, effluvi spirituali (ma solo i massoni preparati e motivati ne usufruiscono…). I Maestri Massoni del GOI, esperti di esoterismo, non fanno fatica a intendere panteisticamente il GADU come una Forza Cosmica di cui essi sarebbero una scintilla consustanziale…
Nel rituale del grado di Maestro Massone del GOI, datato Roma 1880, durante l’inaugurazione di un Tempio massonico, il corteo guidato dal Maestro Venerabile entra in loggia portando «il fuoco sacro». La «stella fiammeggiante» è posta sul trono del Venerabile, il quale, scendendo dal trono e rivolto verso la stella dice:
«Luce misteriosa e divina, fuoco sacro, anima dell’Universo, principio eterno del mondo e degli esseri, simbolo del G.∙.A.∙. rischiara il nostro spirito, illumina i nostri lavori, fortifica i nostri animi ed infondi in noi il fuoco vivificante della Massoneria!» .
Durante il funerale massonico, la Loggia è parata in lutto. Il Maestro Venerabile rivolge tra l’altro la seguente orazione al Grande Architetto dell’Universo: «G.∙.A.∙.D.∙.U.∙. forza infinita, fuoco venerato che tutto ciò che vive fecondi, immutabile origine d’ogni trasformazione, fa che il nostro Fr.∙. possa vivere eternamente con te come ha vissuto con noi» .
Il simbolismo della Luce è un leitmotiv fondamentale e costante in Massoneria. I Maestri Massoni portano la Luce, la trasmettono ai neofiti e agli altri massoni… La Massoneria si presenta come un Culto di Luce-Fuoco (Lichtkult, direbbero i massoni di lingua tedesca). Con grande pompa vengono celebrati Solstizi ed Equinozi…
Il Gran Maestro Gustavo Raffi afferma che l’investitura a Gran Maestro:
«È il frutto spirituale di una convergenza iniziatica, realizzata sotto l’egida della Luce, che culmina e si perfeziona nel momento della trasmissione all’eletto dei poteri sacrali, gerarchici e tradizionali ad opera dell’ex Gran Maestro» .
Dal punto di vista massonico, l’investitura a Gran Maestro comporta «una trasmissione gerarchica di poteri in nome della Luce» .
Raffi sottolinea «la centralità del Rituale»:
«Per questo, vogliamo ricordare e ribadire che il Rituale non solo è ciò che segna la nostra appartenenza – il nostro tratto distintivo – ma ciò che ci fa seguaci della Luce. Senza il Rituale non esisteremmo, senza il Rituale i nostri atti, i nostri gesti, le nostre insegne sarebbero ingranaggi senza vita, parole senza effetto, atti privi di senso. Sarebbero i movimenti inconsulti o, comunque, profani di un grande corpo dotato di una vita meccanica, materiale, ma non spirituale. Il Rituale – specchio della Luce – è la linfa vitale che anima la Comunione: è la parola che crea, trasforma e perfeziona l’iniziazione» .
Il Grande Oriente d’Italia prevede un Rituale della Festa delle Rose (o di San Giovanni Battista) per celebrare il Solstizio d’Estate, insieme ad amici profani. È un rituale di ispirazione druidica (così è precisato dalla dotta introduzione al suddetto Rituale). Ad un certo punto della Cerimonia, il Maestro Venerabile dice:
«Il Fuoco di San Giovanni è il simbolo della Luce. È il Fuoco cosmico che è all’origine di ogni vita, materiale e spirituale. Il Fuoco crea dunque la vita: la sostiene, la conserva e la distrugge. Ma distruggendola, da sempre vita ad una nuova vita. Il Fuoco è in tutto: è nel sole, nei pianeti e nell’uomo. Esso è negli animali, nelle piante e nei minerali» .
Il Rituale della Festa delle Rose denota una religiosità ed una mistica panteistica ed animista, gnostica, in cui l’elemento cristiano (es.: il riferimento a san Giovanni Battista) è solo esteriore e comunque da intendersi sempre in modo indipendente da qualsiasi dogma ecclesiastico. La ritualità massonica deve essere sempre letta nel contesto mètadogmatico, soggettivistico ed antidogmatico della “sapienzialità” (o “filosofia”) massonica.
Il carattere quasi-sacramentale (o, per meglio dire, magico) del culto massonico alla Luce, traspare anche dal Rituale per la Festa della Luce o di San Giovanni d’Inverno (27 dicembre). I Massoni del GOI sono avversi ai dogmi cattolici (inclusi quelli cristologici). Il loro Cristo ed il loro san Giovanni Evangelista è solo un riferimento essoterico (cioè esteriore) che essi, esotericamente (interiormente) “riempiono” di contenuti magico-occultistici.
Poco prima dell’inizio della Festa della Luce, il Maestro Venerabile (MV) dice: «Sia illuminato lo spazio di questo Tempio con il fuoco proveniente dall’alto dell’Oriente. La sua luce, che proviene dall’Uno eterno, ci completi e ci illumini nel lavoro che ci avviamo a compiere».
Il MV chiede al 1° Sorvegliante di Loggia perché ci si raduna in quell’occasione. Il 1° Sorv. risponde: «Perché il Solstizio d’Inverno è il simbolo della rinascita spirituale attraverso i riti d’Iniziazione; è la fine del regno delle tenebre, la rinascita del sole invitto e il trionfo della Luce» .
Durante la cerimonia (aperta anche ai profani, amici o parenti di massoni), con l’estinzione delle Luci è raffigurato il dominio delle Tenebre sulla Terra. Mentre nella Loggia regna l’oscurità ed il «silenzio assoluto» (solo il braciere all’Oriente è acceso), il 1° Sorvegliante di Loggia dice «lentamente e solennemente»: «Lassù, nella lontananza dell’Oriente, una luce ardente annuncia nuova vita» . Quindi le Luci sono ritualmente riaccese e ritorna la “gioia”…
Quindi si celebra con “gioia” il ritorno della Luce… Al termine della ritualità, il MV chiede che ora è. Il 1° Sorv. risponde che «le luci dell’esterno sono da tempo spente». E il 2° Sorv. aggiunge : «Ma, invincibile, rimane in noi la Luce interiore»; al che, il MV replica: «Portiamo questa luce con noi, a beneficio del mondo intero».
Anche di recente, il Gran Maestro del GOI (Gustavo Raffi) ha ribadito che al momento dell’Iniziazione, i massoni ricevono la «Luce Iniziatica», la «Luce della Verità». Raffi mostra simpatia verso la «Tradizione Ermetico-Iniziatica» . Il «Patrimonio Iniziatico» custodito dai Liberi Muratori si riallaccia anche a «l’insegnamento sapienziale del grande Ermete» (Ermete Trismegisto).
Gustavo Raffi spiega che la Massoneria, nata nel secolo XVIII, custodisce sia un patrimonio iniziatico ed esoterico («il pitagorismo, l’ermetismo alessandrino del II e del III secolo …, l’alchimia, la Qabbalah, la gnosi, il templarismo, i RosaCroce, la teurgia, la magia rinascimentale e le tradizioni greco-romana ed egizia»), sia un insieme di idee della filosofia liberale inglese del sec. XVII e dell’Illuminismo del sec. XVIII.
Pertanto la magia fa parte dell’ossatura della Ritualità Massonica, ne costituisce la “linfa vitale” e l’essenza; insomma, la magia è intrinseca al Rito Massonico, già nelle Massonerie regolari, già nei primi tre gradi amministrati da Grandi Orienti o Grandi Logge e nel caso specifico, parliamo del Grande Oriente d’Italia. Poi, i Massoni, soprattutto col Terzo Grado di Maestro, possono approfondire ulteriormente teorie e prassi magiche, in sistemi massonici detti “Alti Gradi” oppure in gruppi paramassonici che ufficialmente non sono massonici ma di fatto constano (esclusivamente, o almeno in gran parte) di massoni.
Ora, nell’ambito della magia teorico-pratica, la sessualità può avere un ruolo assai importante. La magia sessuale (o alchimia interna) pretende di condurre l’adepto/a all’immortalità, al conseguimento, qui in terra, del corpo di gloria, dunque la propria auto-redenzione o auto-divinizzazione. Le varie tecniche di magia sessuale (Arcana Arcanorum), o alchimia interna, sono trasmesse da antiche tradizioni gnostiche, tantriche, alchemiche e hanno trovato praticanti e trasmettitori tra adepti o cerchie interne dei seguenti gruppi massonico-esoterici:
a) l’Ordine Egizio o Rito Egiziano, fondato dal celebre mago e massone Giuseppe Balsamo detto il Conte di Cagliostro (1743?-1795), frequentatore di ambienti magici napoletani del Settecento. Nella Napoli della metà del Settecento l’interesse per l’occulto, l’alchimia e la magia erano notoriamente coltivati dal Gran Maestro della Massoneria locale, Raimondo di Sangro, principe di San Severo (1710-1771). Certamente Cagliostro è stato promotore di tecniche di magia sessuale (gli Arcana Arcanorum o Scala di Napoli).
b) Riti massonici egittosofici di Misraim e di Memphis, nati nel secolo XIX e che tra XIX e XX secolo hanno conosciuto varie combinazioni e scissioni a catena (Rito di Misraim, Rito di Memphis, Riti di Misraim e Memphis, Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim…). Si tratta di Riti (Corpi di Alti Gradi) massonici di magia evocatoria egiziana, cabalistica, alchemica, ermetistica, insomma, terreno propizio per la trasmissione e la prassi degli Arcana Arcanorum.
c) Fratellanze Miriamiche, seguaci delle dottrine del mago Giuliano Kremmerz, alias Ciro Formisano, nato a Portici nel 1861 e morto a Beausoleil (Francia) nel 1930. Kremmerz fondatore della Fratellanza Terapeutica Myriamica fu cultore di ermetismo egiziano e di magia sessuale. Intorno al 1920, al Kremmerz (con Vincenzo Soro, Arturo Reghini e altri) fu chiesta collaborazione dal massone Ciro Alvi (GOI), fondatore e dirigente della celebre editrice massonico-esoterica Atanòr.
Le dottrine kremmerziane hanno avuto ed hanno ancora seguaci tra i massoni del GOI e del RSAA giustinianeo e anche di altre Obbedienze massoniche.
Il massone Natale Mario Di Luca ha rilevato, circa Kremmerz, che «al suo insegnamento ermetico, si richiamano ancora, in tutto o in parte, numerosi membri del G.O.I., del R.S.A.A. e delle varie massonerie “egiziane”».
Il massone Di Luca (già Presidente del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili delle logge del Lazio, GOI) ha citato i nomi di alcuni massoni del GOI che, tra la prima e la seconda metà del secolo XX, hanno avuto la passione per il lavoro esoterico. Di Luca afferma che, in quel periodo, nell’ambito del GOI, il «lavoro iniziatico» è stato «riservato a gruppi largamente minoritari ed élitari». Dunque i gruppi massonici magico-occultisti sarebbero minoritari, da un punto di vista “sociologico” (che fa comodo ai massoni per “scaricare” all’occorrenza i Fratelli più occultisti dinanzi all’opinione pubblica e soprattutto cattolica), ma da un punto di vista qualitativo, sarebbero gruppi “élitari” (e non marginali!) ossia custodi dell’autentico “patrimonio” sapienziale della Massoneria.
d) Ordini martinisti (dediti alla magia secondo la tradizione teurgica di Louis-Claude de Saint-Martin, un mago e massone del Settecento). I martinisti italiani del sec. XX (divisi in vari gruppi antagonisti) si considerano gli eredi dei “martinisti napoletani” (ossia dei discepoli del celebre Elifas Levi, ex suddiacono cattolico, occultista francese del sec. XIX) attivi nel secolo XIX: Nicola Spedalieri, Giustiniano Lebano (che vedremo più avanti), Pasquale De Servis, la cui “eredità” confluisce nella magia di Giuliano Kremmerz . Nel primo Novecento, i martinisti italiani si dividono in almeno due gruppi, ciascuno legato ad esponenti delle due principali Massonerie italiane dell’epoca: un Ordine Martinista è legato ad un massone del GOI e 33° grado RSAA di Palazzo Giustiniani (Adolfo Banti, di Ancona); l’altro Ordine Martinista è legato invece ad esponenti del RSAA “scismatico” detto di Piazza del Gesù (nato da una scissione dal GOI, nel 1908) che fu presieduto da Vittorio Raoul Palermi 33° (successore di Saverio Fera 33°, iniziatore dello “scisma”).
Il massone e martinista Gastone Ventura scrive che agli inizi del Novecento, martinisti entravano nelle logge del GOI e viceversa. Ad esempio: nel 1910, Dunstano Cancellieri, (GOI e 18° grado del RSAA) entrò nel Martinismo; nel 1922, entrò nel Martinismo anche Adolfo Banti 33° (RSAA di Palazzo Giustiniani, e quindi membro del GOI). Altri celebri massoni martinisti: Ciro De’ Conca, Arturo Reghini, Giordano Gamberini, Umberto Gorel Porciatti 33°.
e) Chiese gnostiche, tra cui:
1- la Chiesa Gnostica d’Italia (nata nel 1945 e guidata da importanti esponenti del GOI e del RSAA: Giordano Gamberini 33°, Mario De’ Conca 33°, William Anceschi, Carlo Gentile…);
2- la Ecclesia Gnostica Catholica (ECG): nasce negli ambienti dell’OTO di Theodor Reuss (membro di un Rito di Memphis e Misraim); annovera tra i suoi membri Aleister Crowley; subisce vari scismi… e prevede una messa gnostica.
3- la Chiesa Gnostica Italiana (Loris Carlesi, Francesco Brunelli, Luigi Furlotti…).
4- la Ecclesia Gnostica Spiritualis, di Michel Bertiaux (OTO, OTOA, Rito massonico di Memphis e Misraim).
f) sistemi “neo-templari” di magia cerimoniale: l’Ordo Templi Orientis (OTO) e l’Ordo Templi Orientis Antiqua (OTOA).
Tra i massoni italiani ci sono stati (e probabilmente ci sono tuttora) massoni membri di vari gruppi magico-esoterici sopra segnalati, ad esempio:
– Giustiniano Lebano (1832-1909): avvocato napoletano, risorgimentale, massone e dignitario del GOI, della Società Teosofica, del Rito di Memphis (di Giambattista Pessina) e poi dei Riti di Memphis e Misraim uniti (da Giuseppe Garibaldi, eroe del Risorgimento, già Gran Maestro del GOI, 33° grado del RSAA). Lebano conobbe il massone Giosué Carducci (GOI), il cui «Inno a Satana» lo ispirò a comporre un «Padre Nostro satanico» (“componimento” massonico ed anticlericale). Lebano fu uno degli “eredi” napoletani degli interessi magico-occultistici di massoni settecenteschi quali Raimondo di Sangro e Cagliostro. Il famoso Kremmerz/Formisano entrò in contatto anche con Giustiniano Lebano.
– Marco Egidio Allegri (†1949): 33° grado del RSAA giustinianeo , martinista, membro del Rito di Misraim e Memphis.
– Adolfo Banti (di Ancona), membro del GOI, membro del Supremo Consiglio del 33° grado RSAA giustinianeo (almeno dal 1908), nel 1922 fu iniziato all’Ordine Martinista da Marco Egidio Allegri 33°.
– Tito Signorelli (1875-1958): veneziano, pastore evangelico, sopraintendente della Chiesa Metodista Episcopale d’Italia, iniziato massone nel 1924, diventò Luogotenente Sovrano Gran Commendatore (LtSGC) del Supremo Consiglio del 33° grado del RSAA della Massoneria Unificata Italiana (nel periodo della seconda guerra mondiale, dal 1943) e dal 1946 al 1949 fu Sovrano Gran Commendatore del RSAA di Palazzo Giustiniani. Fu in collegamento col Rito del Misraim e Memphis di Allegri e diede licenza a Mario De’ Conca 33° di ricevere il grado 33.•.95.•. del Rito di Memphis amministrato da Allegri. In una lettera ad Allegri, Signorelli spiega che molti massoni del RSAA giustinianeo sono membri del Rito di Memphis.
– Alberto Russo-Frattasi: avvocato barese (assai legato a Giuliano Kremmerz), membro del Supremo Consiglio del 33° grado RSAA giustinianeo (già in epoca pre-fascista), fu uno dei principali ricostruttori del GOI in Puglia, dopo il 25 luglio 1943.
– Mario De’ Conca (1901-1970): figlio di un ex-sacerdote cattolico, Mario De’ Conca è stato membro del GOI, 33° grado RSAA giustinianeo, e dal 1945 (quando era già alto dignitario del RSAA) membro del Martinismo e del Misraim e Memphis (di Marco Egidio Allegri), dal 1948 vescovo della Chiesa Gnostica d’Italia e fino alla morte (senza rinunciare al suo “bagaglio” gnostico-massonico) fu unico rappresentante legittimo in Italia della Chiesa Vecchio-Cattolica di Utrecht.
– Giovanni Pica: chirurgo napoletano, membro del GOI (forse: Loggia I Figli del Vesuvio di Torre Annunziata – NA), Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del 33° ed ultimo grado RSAA di Palazzo Giustiniani dal 1967 al 1976, e membro di uno dei filoni napoletani della Fratellanza Myriamica di Giuliano Kremmerz .
– Francesco Brunelli (1927-1982): medico e psicanalista perugino, massone del GOI, martinista e fondatore dell’Antico Ordine Martinista Tradizionale, vescovo della Chiesa Gnostica Italiana, è stato tra i (ri)fondatori in Italia dell’Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim, che dagli Anni ’80 (sino al presente) fa parte dei Riti (Corpi di Alti Gradi) a cui possono accedere i Maestri Massoni del GOI. Brunelli ha avuto un ruolo importante nella Massoneria perugina a partire dagli Anni ’70. Dell’APRMM, Brunelli riprende la linea massonica delle successioni: Garibaldi-Degli Oddi-Yarker-Reuss-Teder-Bricaud-Chevillon-Dupont-Ambelain (tutti massoni che hanno trasmesso il Rito di Memphis e Misraim, un Rito di Alti Gradi massonici contenenti: magia, ermetismo, alchimia, gnosi, e riferimenti al Tantrismo) .
– Carlo Gentile (1920-1984): insegnante pugliese, massone dal 1945, dal 1966 ha ricoperto alti incarichi nel GOI (Gran Maestro Aggiunto e, nel 1979, Gran Maestro Onorario del GOI), 33° grado RSAA giustinianeo (dal 1968), 33.•.66.•.90.•. grado dell’APRMM di Brunelli , martinista, sacerdote della Chiesa Gnostica di Carlesi-Brunelli…
Eccetto che per Brunelli e per i kremmerziani, degli altri non so se siano rimasti operativamente affascinati dalla magia sessuale (o «magia trasmutatoria», come la chiamava Brunelli ). Il men che si può dire è che in quegli ambienti esoterici non era, e non è difficile acquisire e praticare tali conoscenze (o gnosi)… .
Intorno agli anni Ottanta del secolo XX, il massone Alberto Moscato (GOI e RSI) risulta a capo della sezione italiana dell’Ordo Templi Orientis, un ordine magico paramassonico fondato tra la fine del secolo XIX e gli inizi del XX, da massoni di area anglosassone (Karl Kellner 33°, Theodor Reuss 33°). L’OTO è aperto a uomini e donne, segue gradi massonici e pratica magia sessuale di tipo tantrico, per realizzare l’Androgino perfetto, sotto gli auspici del «Baphomet, Capro Ineffabile», «Teschio Barbuto» o «Satana» .
In uno studio che ho consultato online nel 1999, è precisato che l’OTO di Moscato († 2006) ha instaurato rapporti benevoli col GOI e circa 10 membri dell’OTO sono (o sono stati) massoni.
Nel 1998, la Bastogi Editrice Italiana pubblica un libro di Alberto Moscato (per la collana “Biblioteca massonica”) sull’Ordo Templi Orientis (OTO). Questo gruppo di magia (potenziato e diretto dal celebre mago inglese Aleister Crowley dal 1922 al 1947) fonde gli insegnamenti di: Chiesa Cattolica Gnostica, RSAA, Illuminati, ecc… .
In questo libro, Moscato (massone e Agente Capo dell’OTO in Italia) afferma che il lavoro iniziatico nell’OTO (aperto a uomini e donne) mira alla formazione dell’«Androgino», la trasformazione dell’iniziato in Androgino (ricomposizione in lui delle energie maschile-femminile), il risveglio del potere serpentino, o il Serpente del tantrismo (la «Kundalini»), energia divina posta nel Mulhadara Chakra (alla base della colonna vertebrale). La magia dell’OTO vuole risvegliare questa energia e permettere all’iniziato di riappropriarsi dell’antica divinità che ha perduto in seguito alla caduta edenica .
Moscato scrive che nell’OTO si pratica «Tantrismo», o «Magia Sessuale» , «Orgia Rituale» o «Orgia Sacra», da intendersi – spiega lui – non come depravazione sessuale, bensì come cerimonia in cui si ricorre a simbolismi sessuali, pur senza praticarne gli atti. Tuttavia, poi il Moscato esalta l’atto sessuale (tra uomo e donna) compiuto con fini iniziatici, cioè allo scopo di formare l’Androgino e divinizzarsi. Egli definisce tale atto sessuale come «Atto Sacro», «Sacramento» ; insomma si tratta di vera e propria magia sessuale.
Moscato sottolinea troppo la “sacralità” dell’Orgia e la vuol purificare, scagionandola dalle accuse di perversione sessuale mosse dai “profani”. Questo tentativo vale sulla carta e in teoria, ma nella prassi, conoscendo la fragilità dell’uomo dinanzi a certe passioni (e parliamo dell’uomo senza la grazia di Dio, che cerca anzi di auto-divinizzarsi), riteniamo che è praticamente impossibile resistere a certi impulsi…
Inoltre, Moscato, il cui nome iniziatico nell’OTO è Baphomet, pubblica, in Appendice al suo libro, il Rituale 729, rituale di invocazione preparato da Baphomet-Moscato per Cavalieri e Dame dell’OTO. In questo rituale, «il Mago» invoca «Baphomet» chiamandolo «Aquila, Pellicano, Satana», «Teschio barbuto», «idolo bifronte», «androgino archetipo di perfezione», «Capro Ineffabile», «vita inestinguibile». Nella cerimonia, il mago pronuncia formule attraverso cui egli si dona a Baphomet (il suo nome è invocato anche dagli altri presenti), e desidera essere abitato da lui ed essere suo strumento. Nel rituale si accenna anche a: a) «l’Eucaristia per la comunione con Baphomet»; b) un’«Ostia» che il mago impregna col suo sangue; c) la consumazione dell’«eucaristia», dopo la quale, «esplode libera e gaia la gioia degli astanti» .
La magia sessuale attira dunque l’interesse e il beneplacito anche di massoni regolari. Oltre al caso del Dr. Moscato c’è anche quello del Dr. Giuseppe Schiavone, anch’egli membro del Grande Oriente d’Italia (GOI), membro del RSAA di Palazzo Giustiniani. Nel suo libro L’androgino, Schiavone descrive (con competenza e approvazione) la magia sessuale quale via per giungere alla perfezione e beatitudine iniziatica .
Tra i massoni del GOI, legati (almeno intellettualmente e affettivamente) al mondo della magia gnostica e sessuale (OTOA, Corrente 93…), possiamo annoverare (a partire dagli Anni ’80) anche i calabresi Giuseppe M. S. Ierace e Aurelio Palmieri (di Locri), animatori della rivista esoterica Sixtrum (iniziata nel 1980). Altri massoni del GOI legati (almeno di recente) a Sixtrum (secondo quanto emerge dal N° 2/2005, di Sixtrum ), con funzioni dirigenziali (qui indicate) e/o di articolisti:
– Mariano Luigi Bianca, già legato alle Edizioni Atanòr di Roma (che, almeno dal 2005, editano anche Sixtrum), e fino al 2002, direttore responsabile delle riviste del GOI: Massoneria Oggi e poi Hiram; direttore responsabile di Sixtrum.
– Michele Greco (di Cosenza), almeno nel periodo 2001-2002 è stato Presidente del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Calabria all’Obbedienza del GOI ; direttore di Sixtrum.
– cav. Aurelio Palmieri (vice-direttore e capo redazione).
– Arturo Pacinotti: Presidente del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Toscana (GOI) .
– Alberto Samonà (scrive anche su Hiram, rivista del GOI).
– (Avv.) Ernesto D’Ippolito: massone cosentino, 33° grado del RSAA di Palazzo Giustiniani , Presidente Emerito degli Ordini Forensi della Calabria e (dal 2003) Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani (GOI) .
– Ovidio La Pera: (massone fiorentino).
La rivista Sixtrum ha evidenti interessi per la magia sessuale. Sul website di Sixtrum si trova un articolo di Giuseppe M.S. Ierace (del 2002) che recensisce, in modo implicitamente positivo, l’opera Earth-Inferno dell’occultista Austin Osman Spare, esperto di magia sessuale “selvaggia”. Pansessualismo e magia nera costituiscono il cardine del pensiero e della vita di Spare, contenuti anche in Earth-Inferno’.
Dal libro di Giacinto Butindaro  ‘La Massoneria smascherata’ (pag. 187-206)
 http://destatevi.org/satanismo-magia-ed-esoterismo-nella-massoneria/

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