Uscire dal medioevo: lo chiedeva (in modo “gridato”) un giornalista come Paolo Barnard, co-fondatore di “Report”, almeno dieci anni fa. Nel saggio “Il più grande crimine”, denunciava il carattere neo-feudale dell’élite eurocratica ordoliberista, capace di coniugare neoliberismo economico e autoritarismo politico-sociale nell’adesione fanatica al dogma mercantilista dell’economia “neoclassica”, tra i fantasmi settecenteschi di David Ricardo (prima produco, poi risparmio: senza possibilità di investire a monte, scommettendo sull’economia), come se il denaro fosse ancora un bene materiale e limitato, paragonabile alle materie prime e ai prodotti agricoli come il grano. Al centro della polemica innescata da Barnard campeggiava la grande menzogna sulla “scarsità di moneta”, utilizzata (ormai in tempi di valuta “fiat”, virtualmente illimitata e a costo zero) da un oligopolio privatistico, pronto a imporre l’austerity per ottenere la più grande retrocessione sociale di massa della storia moderna: il debito pubblico come colpa e come handicap, non più interpretato in modo keynesiano come leva strategica destinata a produrre benessere diffuso attraverso investimenti lungimiranti.
Oggi gli storici dimostrano quanto sia sbagliato utilizzare il termine “medioevo” nella sua accezione tradizionale, oscurantistica e pre-scientifica, gravemente inesatta: gli studi più recenti dimostrano infatti che le maggiori innovazioni rinascimentali, letteralmente grandiose, furono generate proprio dalla temperie medievale. L’handicap residuo, semmai, riguarda il profilo politico di quel periodo, ancora dominato – al netto delle tante eccezioni virtuose, in alcune aree europee – dalla cappa di piombo rappresentata dal potere assolutistico per eccellenza, quello teocratico, storicamente nemico del progresso e capace di condizionare negativamente l’evoluzione in senso costituzionale delle stesse monarchie. E’ proprio quel medioevo, probabilmente, a pesare ancora – e molto – sull’attualità odierna, con personaggi come Angela Merkel ed Emmanuel Macron, fino a ieri impegnati (in chiave anti-italiana) a cementare l’asse franco-tedesco in una sorta di grottesca riedizione del Sacro Romano Impero di marca carolingia.
La vocazione “medievale” di un certo potere globalista è riemersa anche a livello atlantico, nell’opaca sovragestione di un fenomeno terroristico come l’Isis, ultima reincarnazione della filiera dell’orrore inaugurata durante l’era Bush e perfettamente tollerata, in Medio Oriente, da una superpotenza che per anni non ha mosso un dito per fermare quei tagliagole che sembravano usciti da un b-movie ambientato nell’epoca delle crociate. Paura e sottomissione: dallo spread manipolato alle prodezze (incontrastate) del “califfo” Al-Baghdadi, il passo è stato brevissimo. Attori e metodi diversi, in apparenza estranei l’uno all’altro, ma nella sostanza rispondenti al medesimo schema: terrorizzare le masse per renderle impotenti, pronte all’obbedienza più cieca, azzerando la politica secondo lo slogan ormai celebre del credo neoliberista. Ovvero: non ci sono alternative, rispetto alle decisioni che il regime dominante fa calare dall’alto, come indiscutibile verità di fede.
E’ di stampo chiaramente medievale anche la recentissima guerra santa scatenata contro le cosiddette fake news, prodotte dalle fonti indipendenti: serve a silenziarle, convalidando così le tonnellate di fake news sfornate, in serie, proprio dal sistema mediatico mainstream. Un capitolo particolarmente ignominioso, destinato a passare alla storia (almeno, quella dell’informazione), riguarda la decisione del governo Conte-bis di istituire una sorta di Ministero della Verità, apertamente dichiarato, per mettere il bavaglio alle notizie scomode sul fronte pandemico-sanitario. Un triste primato, quello italiano, eguagliato – in barbarie – solo dalla decisione di Big Tech di silenziare Donald Trump nell’autunno 2020, togliendo letteralmente il diritto di parola al presidente degli Stati Uniti d’America, quand’era ancora in carica e nel pieno esercizio delle sue funzioni: una lesione democratica difficilmente dimenticabile, specie nel grande paese che si vanta di essere (stato) la culla della democrazia occidentale, cui dobbiamo buona parte della nostra stessa modernità.
C’è ben poco di moderno, in realtà, nell’arcaico mitologismo dell’approccio scientista (non più scientifico) degli ultimi decenni, in cui un gruppo di tecnici allevati dall’Onu ha decretato l’origine meramente antropica delle variazioni climatiche che stanno mettendo a dura prova l’ecosistema terrestre. Come se si trattasse di un nuovo credo religioso, gli specialisti dell’Ipcc Panel hanno avuto bisogno – per diffondere le loro tesi – di un clero particolarissimo, supportato dai grandi media e capitanato da una influencer svedese di appena 16 anni. Tipicamente medievale, in senso deteriore, lo stile della narrazione: è così, punto e basta. Vietato eccepire: per chi dissente, è pronto il rogo (metaforico, oggi) con cui arrostire gli eretici, destinati come minimo alla gogna. Per questa via, di trauma in trauma, con la medesima violenza culturale si è arrivati – in pochissimi mesi – a bollare con il marchio più infamante, quello del negazionismo, chiunque osasse contestare non già l’esistenza del pericolo-Covid, ma il metodo scelto per arginarlo.
Era la primavera 2020 quando alcuni tra i maggiori epidemiologi del mondo, già in prima linea nel contrasto dell’Ebola, firmarono la Dichiarazione di Great Barrington. La tesi poteva sembrare persino ovvia: è illusorio sperare di arginare un virus ad elevatissima contagiosità. Proposta secca, dunque: isolare anziani e malati, e favorire invece il rapido contagio della gran parte della popolazione, in modo da indurre lo stesso virus a diventare innocuo, per il nostro organismo. Non stupisce, purtroppo, che le raccomandazioni di Great Barrington (nel frattempo sottoscritte da decine di migliaia di medici e scienziati) siano rimaste lettera morta, ignorate dai grandi media. Un anno dopo – marzo 2021 – eminenti specialisti confermano: i paesi come la Svezia, che non hanno adottato nessun lockdown, non pagano un prezzo più alto di quelli che, invece, hanno ceduto alla tentazione delle restrizioni. A giugno, la Svizzera celebrerà addirittura un referendum: saranno i cittadini a dire fino a che punto un governo ha diritto di sospendere la libertà, in cambio di una sicurezza sanitaria solo promessa (e con la certezza di devastare l’economia).
Negli ultimi giorni, la tesi epidemiologica di Great Barrington (protezione sanitaria selettiva e promozione diffusa dei contagi) ha conquistato le prestigiose pagine di “Science”, sulla scorta di una recente ricerca universitaria statunitense, illuminata ormai anche dalle statistiche. Di nuovo: se si insiste con il distanziamento sociale, non si risolve nulla. Peggio: così facendo, di Covid si parlerà ancora per decenni. L’alternativa? Semplice: isolare i soggetti fragili ed esporre tutti gli altri al contagio, nel più breve tempo possibile. La scommessa: se i contagiati diventano decine milioni, il virus si adatterà al nostro organismo, cessando di rappresentare una minaccia. E, nel frattempo: occorre decidersi finalmente a curare, a casa e in modo tempestivo, i soggetti che si ammalano. Il nuovo medioevo italiano, incarnato da un potente gruppo di tecnocrati di cui il ministro della sanità funge da zelante portavoce, dopo un anno di epidemia (e centomila decessi) ancora non prevede un protocollo medico basato sulle cure precoci domiciliari. Secondo i medici, si ridurrebbe anche del 70% il ricorso all’ospedale, garantendo guarigioni rapide.
Roberto Speranza, e con lui i tanti “terrapiattisti del Covid”, si comportano tuttora come se ignorassero l’esistenza di cure efficaci e ormai collaudate, prescrivibili da casa. Di fronte all’impennata dei contagi (ovvia, dato il periodo stagionale, e salutata con favore dai medici che puntano all’immunità di gregge, grazie alla stragrande maggioranza di contagiati asintomatici), questi personaggi sembrano davvero agire come i teorici della Terra Piatta: dopo un anno di restrizioni rivelatesi perfettamente inutili, oltre che catastrofiche per l’economia, insistono nel proporre la vana stregoneria del lockdown, il disastroso sacrificio umano imposto a 60 milioni di persone, come se questo bastasse a estinguere un virus che invece, dicono gli scienziati, è ormai palesemente endemico. Come nelle fiabe, all’oscuro nemico pressoché onnipotente si pretende di opporre un solo rimedio, il vaccino, che semmai è raccomandabile come forma di protezione delle fasce più fragili della popolazione. Per ora, purtroppo, continua a vincere il medioevo. O meglio, le leggende sul medioevo: come la storiografia contemporanea rivela, infatti, alla Terra Piatta non credevano nemmeno nell’anno mille.
(Giorgio Cattaneo, “Lockdown, medioevo nel 2021: grazie ai terrapiattisti del Covid”, dal blog del Movimento Roosevelt dell’8 marzo 2021).
https://www.libreidee.org/2021/03/lockdown-medioevo-nel-2021-i-terrapiattisti-del-covid-2/
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