ZOOM
Interviste e analisi di America Latina e Africa
con la partecipazione del giornalista Achille Lollo
Conosciamo il Sudan, il Darfur e il Sudan del Sud
- Qual è la situazione nel Sud del Sudan?
Si tratta di una delle regioni più complessa e martoriata. Nel 2004 ci fu un armistizio fra il governo del Sudan e l’Esercito di Liberazione Popolare di Liberazione del Sudan guidato da John Garang, con il Sud Sudan che diventa autonomo. Venti giorni dopo la proclamazione dell'autonomia, il neo vice-presidente Garang muore in un incidente aereo. Ancora non si sa, dopo tutti questi anni, chi siano i responsabili. Se la Cia, l’Arabia Saudita, i mussulmani, non si sa. Nessuno sta nemmeno indagando. Si tratta di un caso chiuso.
Il Sudan resta un luogo tenuto nel mistero. Ad esempio, è qui che Osama Bin-Laden passava le ferie quando usciva dall’Afghanistan. Nessuno ne parla, ci sono delle complicità ad altissimo livello che coinvolgono l’Arabia Saudita. Quindi, quando il Sud Sudan è diventato indipendente nel 2011, ha trovato una situazione del tutto disastrosa. Ad esempio: una ferrovia di 248 km appena, a scartamento ridotto, di cui la metà distrutta durante la guerra. Questa ferrovia soltanto da 2 anni è tornata a funzionare. La compagnia aerea è fallita dopo 2 mesi. La guerra civile ha distrutto 2 generazioni. Il paese va avanti governato da clan familiari che non sanno cos’è uno Stato. Questa è una grandissima difficoltà: far funzionare uno Stato che esiste solo in teoria.
La regione, inoltre è limitrofa al Darfur. Dove c’è stata un’altra guerra in funzione del petrolio. Perché nel 1980 si scoprì che c’è una lingua di petrolio di cui l’80% sta nel Sud Sudan e il restante 20% nel Sudan. L’altra lingua è tutta nel Darfur.
Il Sudan resta un luogo tenuto nel mistero. Ad esempio, è qui che Osama Bin-Laden passava le ferie quando usciva dall’Afghanistan. Nessuno ne parla, ci sono delle complicità ad altissimo livello che coinvolgono l’Arabia Saudita. Quindi, quando il Sud Sudan è diventato indipendente nel 2011, ha trovato una situazione del tutto disastrosa. Ad esempio: una ferrovia di 248 km appena, a scartamento ridotto, di cui la metà distrutta durante la guerra. Questa ferrovia soltanto da 2 anni è tornata a funzionare. La compagnia aerea è fallita dopo 2 mesi. La guerra civile ha distrutto 2 generazioni. Il paese va avanti governato da clan familiari che non sanno cos’è uno Stato. Questa è una grandissima difficoltà: far funzionare uno Stato che esiste solo in teoria.
La regione, inoltre è limitrofa al Darfur. Dove c’è stata un’altra guerra in funzione del petrolio. Perché nel 1980 si scoprì che c’è una lingua di petrolio di cui l’80% sta nel Sud Sudan e il restante 20% nel Sudan. L’altra lingua è tutta nel Darfur.
- A livello politico cosa c’è adesso in Darfur?
Nel Darfur c’è un movimento autonomista, diventato indipendentista. Non si conoscono i finanziatori. Secondo alcuni dall’Eritrea, ma è un po’ sospetto perché l’Eritrea è in una situazione difficile. C’è un po’ di tutto, perché molte compagnie petrolifere vorrebbero ottenere il monopolio. Per cui i finanziamenti ci sono.
Chi ha fomentato le guerre civili?
Nel 1980 quando si scopre questo tesoro immenso, che secondo gli analisti sarebbe pari al 40% delle riserve dell’Arabia Saudita, ancora inesplorato, comincia il grande attacco ideologico nel corno d’Africa dei sauditi. L’Unione Sovietica fece una stupidaggine letteralmente: il colpo di Stato del 1972. Contro un leader socialista arabo, nasseriano, Ja’far al-Nimeyri. Il Partito Comunista filo-sovietico fece un colpo di Stato. Per riprendere il potere, il vecchio leader dovette allearsi con la fratellanza mussulmana. Lui, quindi cambia politica, perché ha bisogno della fratellanza mussulmana. Tanto che Hassan al-Thurabi diventa un suo consigliere. Da lì, Arabia Saudita e Usa entrano in Sudan. Oltre al petrolio trovano oro, argento, cromo e ferro. Una banca sotterrata. Nel Darfur pure c’è tantissimo petrolio. Il Sud Sudan ha avuto 2,5 milioni di morti nella guerra e 5 milioni di rifugiati, che sono andati quasi tutti nel Ciad. La stessa cosa sta succedendo nel Darfur, non è una casualità che molti attori statunitensi stiano appoggiando la situazione umanitaria nel Darfur. Non c’è una classe dirigente capace di risolvere i problemi minimi. La popolazione è completamente abbandonata.
La crisi del 1975 come punto importante
Il colpo di Stato filosovietico rompe il blocco del socialismo arabo nasseriano. Un blocco opposto al Negus dell’Etiopia, all’Eritrea. Il Sudan così si trova ad applicare, primo Stato, la shari’a che è un disastro per le popolazioni che sono tutte cristiane e animiste. Mohamed Tana fu impiccato durante il secondo governo di Ja’far al-Nimeyri per aver negato la validità della shari’a.
Poi l’Unione Sovietica compie il secondo errore rompendo con Siad Barre in Somalia e provoca il colpo di Stato del colonnello Menghistu in Etiopia. Nello stesso momento in cui dall’altra parte dello stretto lo Yemen del Sud sta per occupare il nord monarchico. Loro avrebbero potuto avere lo Yemen, l’Eritrea dove c’era il Fronte Popolare di Liberazione una formazione marxista-leninista storica, l’Etiopia, la Socalia e il Suda. Invece c’era un cretino che si chiamava Ponomarev, ministro degli Esteri, che ha distrutto tutto. Ha rotto con Siad Barre che voleva armamenti nuovi. Quindi subentra l’Arabia Saudita che finanzia. Nel 1978 c’è la prima guerra dell’Ogaden, dove ci sono anche i cubani. Poi la guerra si sposta in Eritrea e ci fu la rivolta dei commissari politici cubani, che chiamarono Fidel e dissero che non potevano fare la guerra contro il FPLP. L’errore sovietico nel Corno d’Africa permette a Stati Uniti e Arabia Saudita di penetrare in questa regione. Gli Stati Uniti non avevano spazio. Come conseguenza vi è stata questa guerra civile, con l’utilizzo di gruppi paramilitari arabi, chiamati i demoni a cavallo. Entravano nei villaggi dove c’erano i simpatizzanti del Fronte di Liberazione del Sud e uccidevano tutti gli uomini e le donne incinte. Sono accadute cose inaudite, peggio dei nazisti.
Quanto hanno influito gli interessi economici degli Stati Uniti?
La repressione è stata molto locale, c’è tutta una storia di repressione violenta. Gli stessi italiani in Etiopia sono stati sconfitti. Lo scontro etnico è molto forte in questa regione. Gli Stati Uniti hanno responsabilità perché dagli anni 80’, dopo l’uscita dell’Unione Sovietica, non hanno fatto assolutamente nulla per pacificare questa situazione. Il Sudan serviva per creare Al-Qaeda. C’è un collegamento tra Sudan, Bin Laden, Al-Qaeda, Stati Uniti. Un link che ritroveremo nell’Isis, perché Khartoum è una delle basi culturali di tutti i fondamentalismi: dal fronte Al-Nusra a Boko Haram ai fondamentalisti della Somalia. Oltretutto vi entrano tutti i finanziamenti clandestini. Tutti i soldi dei pirati del Mar Rosso erano depositati a Khartoum. Gli stessi attacchi all’Ambasciata degli Stati Uniti in Kenya e Tanzania furono pianificati in Sudan, paese paradiso di tutti i fondamentalisti.
La situazione attuale? C’è un’opposizione laica?
Niente, hanno distrutto tutto. Sono stati tutti impiccati. Loro controllano casa per casa se sei fedele alle regole che impone il governo. Per questo Donald Trump dice che "bisogna ri-colonizzare l’Africa". Il discorso di Donald Trump mira a ridare spazio agli Stati Uniti, il che cozza con gli interessi della Francia.
Possono nascere nuovi movimenti indipendentisti?
Prendiamo ad esempio la Nigeria: Boko Haram si dice indipendentista, contrario alle multinazionali. SI tratta solo di marketing per potersi giustificare. Loro sono finanziati dai governi regionali del nord arabi e poveri senza petrolio. Al sud sono cristiani ma con petrolio. Dietro Boko Haram ci sono forze politiche organizzate con un preciso obiettivo geopolitico.
Il ruolo della Cina?
La Cina ha un ruolo importante perché le imprese cinesi sono quelle che lavorano meglio in Africa. A livello politico la Cina non vuole intervenire, dialogando con tutti. Lasciano che le imprese facciano buoni affari.
Il futuro dell’Africa non è buono?
Non esiste una classe dirigente nazionale. Si tratta solo di rappresentanti delle multinazionali. Come abbiamo visto in Angola, dove il presidente rieletto per la quarta volta, ha nominato la figlia presidente della compagnia petrolifera statale, che garantisce il 64% delle entrate stati dell’Angola. E è una persona formatasi in università marxiste, ma ha abbandonato i propri ideali.
L’esperienza politica più interessante oggi?
A livello governativo nulla. In Sudafrica c’è una forza politica legata ai sindacati che cerca di costruire una nuova realtà.
fonte http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-sudan_linferno_dimenticato_dalloccidente_rifugio_sicuro_di_isis_e_fondamentalismi/17532_17533/
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