DI
CHARLIE SKELTON
Un vertice dove politici di primissimo piano si rinchiudono per tre giorni insieme a lobbisti incredibilmente potenti e personaggi di spicco della Trasparenza Internazionale
Ecco che giù dai pendii arriva il Bilderbus per prendere i delegati e portarli a un giro turistico nel Tirolo. Sopra di esso un ronzio assordante: in volo sospeso quasi radente ecco l’elicottero della scorta. Giuro che se facessi rimbalzare un euro dal tetto del pullman potrei colpire le eliche, se solo volessi farmi sparare da un cecchino della NSA.
Nell foto: Jessica T Mathews su un pullman al summit di Bilderberg. E’ nel comitato direttivo del vertice e nel comitato consultivo di Transparency International USA. Foto di: Dan Kirby per il Guardian
Essere al piano basso del pullmann deve essere come all’interno di una lavatrice. Forse è per questo che i delegati seduti lì hanno un’espressione piuttosto contrariata. Infatti anche Jessica T. Matthews appare molto seccata, ma forse il motivo non è tanto l’elicottero quanto il fatto di essere nello stesso momento membro del comitato direttivo del vertice più segreto del mondo e del comitato consultivo di Transparency International USA.
Sul pullman c’è anche James Wolfensohn. Membro onorario del comitato consultivo di TI-USA, Wolfensohn è stato co-vincitore del Premio Integrità 2014, onore che ha condiviso con altri famosi attivisti della trasparenza e con la quarta maggiore società mondiale produttrice di armamenti, la Raytheon. Tra i precedenti vincitori del premio integrità sono (e non scherzo) Coca-Cola, General Electric e l’allora segretario di stato Hillary Rodham Clinton. Sì, lei, la grande cancellatrice di email. Credo sia arrivato il momento che qualcuno dica a TI-USA cosa significa “trasparenza”; pare che strada facendo, abbiano fatto un pò di confusione.
Se parliamo di trasparenza, allora il Bilderberg di quest’anno ha fallito clamorosamente su tutta la linea. Tre primi ministri, due ministri stranieri, un presidente e nessuna conferenza stampa. Nessun osservatore pubblico, solo un mucchio di politici navigati, rintanati per tre giorni insieme a lobbisti estremamente influenti, per discutere argomenti strettamente legati alle politiche pubbliche. Argomenti come la “globalizzazione” e “attuali questioni economiche”, che in termini pratici equivalgono al gigantesco accordo commerciale transatlantico, il TTIP.
La questione TTIP è un diabolico nodo in cui si stanno districando politici e interessi acquisiti, nel buio di questa tana austriaca. Ho intenzione di mettermi i guanti, tapparmi il naso con una molletta e vedere se riesco a cogliere qualche stralcio di questa sporca matassa avviluppata. Ecco qui.
Prima cosa, prendo un politico: che ne dite di Mikael Damberg? E’ il ministro svedese per le imprese e l’innovazione e il 2015 è la sua prima volta attorno a un tavolo del Bilderberg. Sulla sedia accanto a lui scivola Carola Lemne, direttore generale della Confederazione delle imprese svedesi. Questo gruppo di lobby è descritto come “la più grande e più influente confederazione di imprese svedesi” ed è decisamente a favore del TTIP. Come dice il suo sito: “Dal 2007, la Confederazione delle imprese svedesi ha lavorato attivamente per promuovere il successo di questi negoziati“.
All’ altro lato di Damberg si accomoda il presidente della Volvo, l’imprenditore svedese Carl-Henric Svanberg. La sua azienda è un’accesa sostenitrice del TTIP. Proprio l’anno scorso, l’account Twitter ufficiale del gruppo Volvo ha twittato: “Un accordo #TTIP globale ridurrebbe gli ostacoli normativi e commerciali e accrescerebbe la competitività degli Stati Uniti.”
Damberg è intrappolato tra gli svedesi. Cerca di scivolare sotto il tavolo in cerca di una via di fuga. Ma ecco che nella penombra s’imbatte nel miliardario svedese Jacob Wallenberg, presidente del gruppo industriale Investor AB. Alla fine dell’anno scorso, l’ambasciata statunitense in Svezia citò un suo commento: “Il TTIP è un’opportunità che capita una volta sola nella vita. Con un solido accordo di base, i consumatori ne saranno i primi beneficiari”.
Lobbista, presidente di società e investitore miliardario: il perfetto connubio di potere che plasma e spinge le politiche prese a porte chiuse. E il coro si fa sempre più forte: Wallenberg e Svanberg, insieme a cinque altri partecipanti del Bilderberg, sono membri della influente Tavola Rotonda degli Industriali Europei (ERT). E la ERT è un membro della “Alleanza delle Imprese Europee per il TTIP”. Strato di lobby su altro strato di lobby. E questa è solo una piccola parte delle enormi influenze pro-TTIP presenti qui al Bilderberg.
E tutto questo a porte chiuse: lontano dalla vista di elettori attenti e disincantati, 500 dei quali si sono radunati sabato scorso al centro di Telfs per protestare contro il modo in cui si fanno affari al Bilderberg.
“Rappresentanti pubblici: fateci sapere cosa succede lì dentro!” diceva uno striscione. “Basta con il silenzio!” diceva un altro. Molta era la rabbia per il fatto che politici eletti dai cittadini possano rinchiudersi in un luogo insieme a grandi gruppi imprenditoriali, senza che nessuna possa sapere cosa si stiano dicendo. Ho parlato con Ursel Herbst, che è venuta da Colonia fin qui per protestare. “Il modo in cui quelli del Bilderberg continuano a nascondersi è stupido, come fossero dei furfantelli” ha detto con un sorriso stanco. “Non ho nessun rispetto per loro”.
E’ ironico che la conferenza del Bilderberg metta in scena una simile dimostrazione di potere: sequestro di un alpeggio per un ‘incontro privato’, chiusura dello spazio aereo, strade sbarrate, elicotteri che ronzano in volo sospeso sui pullman…e poi alla fine i partecipanti devono incontrarsi alla chetichella, come fanno i ‘furfantelli’. Non gli resta che consolarsi con il fatto che possono esercitare una grande influenza su vaste aree di politica transatlantica. Non sarà molto, ma è pur sempre qualcosa.
Fonte: www.theguardian.com
Traduzione a cura di SKONCERTATA63
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