Hanno fatto una croce rossa con lo spray sugli ulivi secolari della Puglia, la legge li ha imbrattati come i black bloc hanno insozzato Milano. Per ogni ulivo malato di Xylella centinaia di alberi sani saranno abbattuti perché colpevoli di trovarsi nelle vicinanze dell’imputato. Si teme il contagio ma sembra una rappresaglia. Siamo nel Salento non in via Rasella, però la conclusione è la Fosse Ardeatine degli ulivi.
Un coltivatore antico e nodoso si ribella alla strage: «Siete sordi? non sentite le loro parole? non udite le grida d’aiuto? Io li conosco tutti, uno per uno, siamo cresciuti insieme» racconta alla telecamera trattenendo le lacrime come gocce di resina. «Non abbatteteci! siamo capaci di curarci da soli, di rigenerarci. Se ci lascerete vivi noi vi ripagheremo con i nostri frutti ancora per tante stagioni».
Il vecchio che parla agli ulivi e soprattutto li ascolta è l’Italia che amo, come quella che in silenzio si è rimboccata le maniche e ha pulito Milano. Ma lui era solo, solo in quell’oceano di ulivi condannati a morte, solo come il vecchio e il mare di Hemingway. Non combatteva contro le forze della natura ma contro le leggi di un potere che sa sempre ascoltare i propri interessi ma diventa sordo, violento e mascherato quando si tratta di proteggere il bene comune.
Abbiamo il dovere d’immaginare gli ulivi del Salento come se fossero una folla di vecchi e di bambini.
Non fate agli alberi quello che non fareste mai agli esseri umani.
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