Translate

lunedì 25 maggio 2015

Draghi senza freni «Solo in azienda si salva il lavoro»

Il presidente della Bce sponsorizza il modello Marchionne
Anche Mario Dra­ghi attacca il con­tratto nazio­nale di lavoro. Il pre­si­dente della Bce rilan­cia il suo appello alle riforme strut­tu­rali con un deciso endor­se­ment alla con­trat­ta­zione azien­dale: chiede che l’economia fles­si­bile entri nel Dna degli euro­pei, al punto da dare all’Ue i poteri di gover­nance sulle riforme oggi appan­nag­gio dei governi nazionali.
A Sin­tra, Por­to­gallo, Dra­ghi pre­siede la seconda edi­zione del sim­po­sio Bce dedi­cato quest’anno a infla­zione e disoc­cu­pa­zione: ine­vi­ta­bile toc­care libe­ra­liz­za­zioni, mer­cato del lavoro, velo­ciz­za­zione della pub­blica ammi­ni­stra­zione. Ma Dra­ghi que­sta volta allarga il campo. E per la prima volta entra nei mec­ca­ni­smi con­trat­tuali, con parole che, in Ita­lia, paiono un endor­se­ment al decen­tra­mento della con­trat­ta­zione sala­riale di cui la Fiat di Ser­gio Mar­chionne è stata alfiere. L’esempio della Ger­ma­nia (che negli anni ’90 ha radi­cal­mente reso più fles­si­bile il mer­cato del lavoro) mostra, secondo i dati della Bce, che durante le crisi le imprese che appli­cano la con­trat­ta­zione azien­dale «hanno ridotto gli occu­pati meno di quelle vin­co­late dalla con­trat­ta­zione cen­tra­liz­zata». Una rivo­lu­zione coper­ni­cana per Paesi, come l’Italia, dove la con­trat­ta­zione col­let­tiva è dominante.
Susanna Camusso, segre­ta­rio gene­rale della Cgil, non replica sul punto ma si limita a osser­vare che la pre­vi­sione di ripresa di Dra­ghi sia «facile dopo sette anni tutti di arre­tra­mento», e che in Ita­lia «la disoc­cu­pa­zione con­ti­nua ad essere a due cifre (13% con­tro il 4,7% della Ger­ma­nia, ndr)».
Chi invece replica a Dra­ghi sulla con­trat­ta­zione è il lea­der della Uil, Car­melo Bar­ba­gallo. «Le con­si­de­ra­zioni del pre­si­dente della Bce a pro­po­sito dei due livelli di con­trat­ta­zione ci lasciano per­plessi», dice. «La Uil ha defi­nito una pro­po­sta di riforma del sistema con­trat­tuale che pre­vede un sostan­ziale neces­sa­rio raf­for­za­mento della con­trat­ta­zione azien­dale, ma non esclude la con­trat­ta­zione nazio­nale come rife­ri­mento comune a tutti i lavo­ra­tori di ogni sin­gola cate­go­ria». I due livelli «non sono e non pos­sono essere in alter­na­tiva nè in con­trap­po­si­zione», spiega Barbagallo.

Nessun commento:

Posta un commento