L’autore di Matrimonio Chimico, Johann Valentin Andreæ, nato nel Württemberg nel 1586, aveva ventotto anni quando quel lavoro fu pubblicato per la prima volta. Presumibilmente fu scritto circa dodici anni prima della sua pubblicazione – o quando l’autore aveva quindici o sedici anni. Il fatto è quasi incredibile: un ragazzo così giovane che riesce a produrre un volume contenente la ricchezza del pensiero simbolico e della filosofia nascosta.. Questo libro fa riferimento a Christian Rosencreutz, ed è generalmente considerato il terzo della serie di originali manifesti rosacrociani. Come opera simbolica, il libro stesso è irrimediabilmente inconciliabile con le affermazioni di Andreæ a riguardo. La storia del Matrimonio Chimico riporta in dettaglio una serie di incidenti che accadono a un uomo anziano, presumibilmente il padre C.R.C. di Fama e Confessio. Se padre C.R.C. Nacque nel 1378, come dichiarato nella Confessio, ed è identico a Christian Rosencreutz del Matrimonio Chimico, fu elevato alla dignità di Cavaliere della Pietra Dorata nell’ottantunesimo anno della sua vita (1459). Alla luce delle sue stesse affermazioni, è inconcepibile che Andreæ potesse essere padre Rosa Croce.
Molte figure trovate nei vari libri sul simbolismo pubblicati nella prima parte del diciassettesimo secolo hanno una sorprendente somiglianza con i personaggi e gli episodi del Matrimonio Chimico. Il matrimonio chimico potrebbe rivelarsi la chiave dell’enigma del rosacrocianesimo baconiano. La presenza nel testo tedesco del matrimonio chimico di alcune parole in inglese indica che il suo autore fosse anche in grado di parlare quella lingua. Il seguente riassunto degli episodi principali dei sette giorni del Matrimonio Chimico darà al lettore un’idea abbastanza completa della profondità del suo simbolismo.
PRIMO GIORNO
Christian Rosencreutz, avendo preparato l’Agnello pasquale insieme a un piccolo pane non lievitato, fu turbato mentre pregava la sera prima di Pasqua da una violenta tempesta che minacciava di demolire non solo la sua casetta, ma la stessa collina su cui sorgeva. Nel bel mezzo della tempesta fu toccato sulla schiena e, voltandosi, vide una donna gloriosa con le ali piene di occhi, la quale indossava abiti color cielo cosparsi di stelle. In una mano teneva una tromba e nell’altra un fascio di lettere in ogni lingua. Consegnando una lettera a C.R.C., salì immediatamente in aria, mentre al tempo stesso soffiando sulla sua tromba causo` un’esplosione che scosse la casa. Sul sigillo della lettera c’era una curiosa croce e le parole In hoc signo vinces. All’interno, tracciato in lettere d’oro su uno sfondo azzurro, era un invito a un matrimonio reale.
C.R.C. fu profondamente commosso dall’invito perché era l’adempimento di una profezia che aveva ricevuto sette anni prima, ma sentendosi indegno era paralizzato dalla paura. Alla fine, dopo aver fatto ricorso alla preghiera, cercò di dormire. Nei suoi sogni si trovò in una buia segreta con una moltitudine di altri uomini, tutti legati e incatenati con grandi catene. La gravità delle loro sofferenze aumentò mentre si scontravano l’un l’altro nell’oscurità. All’improvviso dall’alto venne il suono delle trombe; il tetto del sotterraneo fu sollevato e un raggio di luce trafisse l’oscurità. Inquadrato nella luce c’era un uomo dalla testa canuta che annunciava che una fune si sarebbe abbassata per sette volte e chiunque avrebbe potuto aggrapparsi alla corda sarebbe stato attirato verso la libertà.
Ne scaturì una grande confusione. Tutti cercarono di afferrare la corda e molti vennero presi. C.R.C. era disperato e voleva salvarsi, fortunatamente, improvvisamente la fune oscillò verso di lui e, afferrandola, fu sollevato dalla prigione. Una donna anziana chiamata “l’antica matrona” scrisse in un libro giallo dorato i nomi di quelli estratti, e ciascuno dei redenti ricevette per ricordo un pezzo d’oro recante il simbolo del sole e le lettere DL SCRC, gli uomini rimasero feriti mentre si aggrappavano alla corda, trovava difficile camminare. L’anziana donna gli disse di non preoccuparsi, ma di ringraziare Dio che gli aveva permesso di entrare in una luce così forte. A quel punto suonarono le trombe e C.R.C. si svegliò, ma il sogno era così vivido che era ancora sensibile alle ferite ricevute mentre dormiva.
Con rinnovata fede C. R. C. si alzò e si preparò per il matrimonio ermetico. Indossò un cappotto di lino bianco e si legò un nastro rosso formado una croce sulle sue spalle. Nel suo cappello infilo` quattro rose e per il cibo porto` pane, acqua e sale. Prima di lasciare la sua casa, si inginocchiò e giurò che qualsiasi conoscenza gli fosse stata rivelata si sarebbe dedicato al servizio del suo vicino. Quindi si allontanò dalla sua casa con gioia.
SECONDO GIORNO
Quando entrò nella foresta che circondava la sua casetta, a C.R.C. sembrò che tutta la Natura si fosse felicemente preparata al matrimonio. Mentre procedeva cantando allegramente, arrivò a una brughiera verde in cui stavano tre grandi cedri, uno con una tavoletta con un’iscrizione che descriveva i quattro sentieri che portavano al palazzo del Re: il primo breve e pericoloso, il secondo tortuoso, il terzo piacevole e regale, e il quarto adatto solo a corpi incorruttibili. Stanco e perplesso, C.R.C. Decise di riposare e, tagliando una fetta di pane, una colomba bianca lo implorò. La colomba fu subito attaccata da un corvo, e nei suoi sforzi per separare gli uccelli C.R.C. senza saperlo percorse una considerevole distanza lungo uno dei quattro sentieri – quello che portava verso sud. Un vento tremendo gli impediva di tornare sui suoi passi, l’ospite del matrimonio si rassegnò alla perdita del suo pane e continuò lungo la strada finché non scorse in lontananza un grande cancello. Essendo il sole basso, si affrettò verso il portale, sul quale, tra le altre figure, c’era una tavoletta con le parole Procul hinc procul ite profani.
Un guardiano con l’abito color cielo immediatamente chiese a C.R.C. riguardo alla sua lettera di invito, successivamente lo fece entrare al ricevimento, e gli chiese di acquistare un gettone. Dopo aver descritto se stesso come un fratello della Croce Rossa, C.R.C. ricevette in cambio della sua borraccia un disco d’oro recante le lettere S C.. Mentre la notte si avvicinava, il viandante si affrettò verso una seconda porta, sorvegliata da un leone, e alla quale fu apposta una tavoletta con le parole Date et dabitur volis, dove presento` una lettera datagli dal primo guardiano. Essendo stato sollecitato ad acquistare un gettone con le lettere S M, diede il suo piccolo pacchetto di sale e poi si affrettò a raggiungere i cancelli del palazzo prima che fossero chiusi a chiave per la notte.
Una bellissima vergine chiamata Vergine Lucifera stava spegnendo le luci del castello mentre C.R.C. si avvicinava. L’uomo riuscì a malapena a passare attraverso i cancelli mentre si chiudevano. Durante questa operazione, perse parte del suo cappotto, che è stato costretto a lasciare indietro. Qui il suo nome fu scritto nel piccolo libro pergamino di Lord Bridegroom e gli fu presentato un nuovo paio di scarpe e anche un gettone con le lettere SP N. Fu poi condotto in una piccola camera dove i “riccioli grigio ghiaccio” vennero tagliati dalla corona della sua testa da barbieri invisibili, dopo di che fu accolto in una spaziosa sala dove un buon numero di re, principi e cittadini comuni vennero riuniti. Al suono delle trombe ognuno si sedette al tavolo, prendendo una posizione corrispondente alla sua dignità, così che C.R.C. ricevette un posto molto umile. La maggior parte degli pseudo-filosofi si presentano come vani pretendenti, il banchetto divento` un’orgia, che tuttavia, all’improvviso, smise di suonare
PAGINA DEL 1616 EDIZIONE DI CHYMISCHE HOCHZEIT: CHRISTIAN ROSENCREUTZ.
Dal matrimonio chimico di Rosencreutz.
La più notevole di tutte le pubblicazioni coinvolte nella polemica rosacrociana è quella di Il Matrimonio Chimico, pubblicato a Strasburgo. Questo lavoro, che è molto raro, dovrebbe essere riprodotto in facsimile esatto per fornire agli studenti l’opportunità di esaminare il testo attuale per le varie forme di cifratura impiegate. Probabilmente nessun altro volume nella storia o nella letteratura ha un cosi` grande valore simbolico. Subito dopo la pubblicazione, lo scopo per cui il volume era destinato divenne oggetto di speculazione popolare. È stato attaccato e difeso allo stesso modo da teologi e filosofi, ma quando i vari elementi contendenti si sono calmati, i misteri che circondano il libro rimasero irrisolti. Il fatto che il suo autore fosse un uomo di eccezionale cultura fu ammesso, ed è degno di nota il fatto che quelle menti che possedevano la più profonda comprensione dei misteri della Natura erano tra quelle profondamente impressionate dal contenuto di Il Matrimonio Chimico.
quella potente e trascinante musica. Per quasi mezz’ora nessuno parlò. Poi, in mezzo a un grande suono, la porta della sala da pranzo si spalancò e migliaia di candele accese tenute da mani invisibili entrarono. Seguirono i due paggi che illuminavano la bella Vergine Lucifera seduta su un trono semovente. La Vergine in tunica bianca e oro si alzò e annunciò che per impedire l’ammissione di persone indegne al matrimonio mistico sarebbe stato eretto un set di scale il giorno seguente in cui ogni ospite sarebbe stato pesato per determinare la sua integrità. Coloro che non vogliono subire questo calvario, ha dichiarato, dovrebbero rimanere nella sala da pranzo. Poi si ritirò, ma molti delle candele rimaste accompagnarono gli ospiti ai loro alloggi per la notte.
La maggior parte dei presenti era abbastanza presuntuoso da credere di poter essere pesato con sicurezza, ma nove – tra cui C.R.C. – avvertirono i loro difetti così profondamente che temevano l’esito e rimasero nella sala mentre gli altri vennero portati nelle loro camere da letto. Questi nove erano legati con le corde e lasciati soli nell’oscurità. C.R.C. poi sognò di vedere molti uomini sospesi sulla terra da fili, e tra questi noto` un uomo anziano che, tagliando qua e là un filo, faceva cadere molti sulla terra. Coloro che nell’arroganza si erano elevati a grandi altezze cadevano, di conseguenza, a una distanza maggiore e subivano lesioni più gravi di quelli più umili che, cadendo a breve distanza. Considerando questo sogno di buon auspicio, C.R.C. lo riferì ad un compagno, continuando a discorrere con lui fino all’alba.
TERZO GIORNO
Poco dopo l’alba suonarono le trombe e la Vergine Lucifera, avvolta in velluto rosso, cinta da una fascia bianca e coronata da una corona d’alloro, entrò accompagnata da duecento uomini in livrea rossa e bianca. Intimo` a C.R.C. e ai suoi otto compagni che avrebbero potuto fare meglio degli altri ospiti soddisfatti di sé. Scale d’oro furono appese in mezzo alla sala e vicino a loro furono messi sette pesi, uno di buone dimensioni, quattro piccoli e due molto grandi. Gli uomini in livrea, ciascuno con una spada e una corda, furono divisi in sette gruppi e da ciascun gruppo fu scelto un capitano, a cui fu affidato uno dei pesi. Dopo aver rimontato il suo trono, la Vergine Lucifera ordinò che la cerimonia iniziasse. Il primo a calpestare le scale fu un imperatore così virtuoso che gli equilibri non si rovesciarono finché non furono posti sei pesi sul lato opposto. Fu quindi consegnato al sesto gruppo. Ricchi e poveri venivano pesati, ma solo pochi superarono il test con successo. A questi furono date vesti di velluto e ghirlande di alloro, dopo di che si sedettero sui gradini del trono della Vergine Lucifera. Coloro che fallirono vennero ridicolizzati e flagellati.
Essendo finita l’inquisizione, uno dei capitani implorò la Vergine Lucifera di permettere che anche i nove uomini che si erano dichiarati indegni venissero soppesati, e ciò scateno` C.R.C. ngoscia e paura in C.R.C.. Dei primi sette uno ebbe successo e fu salutato con gioia. C.R.C. era l’ottavo e non solo supero` la prova dei pesi, ma anche quando tre uomini si appesero all’estremità opposta della trave non riuscirono a spostare l’equilibrio. Un paggio gridò: “E ‘LUI!” C.R.C. fu rapidamente messo in liberta` e gli fu permesso di rilasciare uno dei prigionieri. Scelse il primo imperatore. La Vergine Lucifera quindi chiese le rose rosse che C.R.C. aveva portato, ed immediatamente gliele diede. La cerimonia della bilancia terminò verso le dieci del mattino.
Dopo aver concordato le sanzioni da imporre a coloro le cui carenze erano state così esposte, fu servita a tutti una cena. I pochi “artisti” di successo, tra cui C.R.C., ricevettero i posti principali, dopo di che il Vello d’oro e un Leone Volante furono conferiti a loro in nome dello Sposo. La Vergine Lucifera presentò quindi agli ospiti una magnifica coppa, affermando che il Re aveva chiesto a tutti di condividerne il contenuto, in seguito a ciò C.R.C. e i suoi compagni furono portati su un’impalcatura dove videro le varie pene subite da coloro che fallirono. Prima di lasciare il palazzo, a ciascuno degli ospiti respinti venne fatto bere un sorso di dimenticanza. Gli eletti poi tornarono al castello, dove ad ognuno fu assegnata un paggio istruito, che li condusse attraverso le varie parti dell’edificio. C.R.C. vide molte cose che i suoi compagni non avevano il privilegio di vedere, incluso il Sepolcro Reale, dove aveva appreso “più di quanto non stia scritto in tutti i libri”. Visitò anche una magnifica biblioteca e un osservatorio contenente un grande globo di trenta piedi di diametro e con tutti i paesi del mondo su di esso.
A cena i vari ospiti proposero enigmi e C.R.C. risolse l’enigma chiesto dalla Vergine Lucifera riguardo alla propria identità. Poi entrarono nella sala da pranzo due giovani e sei vergini splendidamente vestite, seguite da una settima vergine con indosso una corona. Quest’ultima fu chiamata Duchessa e fu scambiata per la Sposa Ermetica. La duchessa disse a C.R.C. che aveva ricevuto più degli altri, quindi avrebbe dovuto donare piu` degli altri. La Duchessa allora chiese a ciascuna delle vergini di prendere uno dei sette pesi che erano ancora nella grande stanza. Alla Vergine Lucifera fu dato il peso più pesante, che fu appeso nella camera della Regina durante il canto di un inno. Nella seconda camera la prima vergine appese il suo peso durante una cerimonia simile; così procedettero da una stanza all’altra finché i pesi non furono eliminati. La duchessa quindi presentò la sua mano a C. R. C. e ai suoi compagni e, seguita dalle sue vergini, si ritirò. Paggi poi condussero gli ospiti nelle loro camere da letto. Quella assegnata a C.R.C. era decorata con arazzi rari e con bellissimi dipinti.
IL QUARTO GIORNO
Dopo essersi lavato ed aver bevuto in giardino da una fontana che portava numerose iscrizioni – tra cui una che legge “Bevete, fratelli e vivete” – gli ospiti, guidati dalla Vergine Lucifera, salirono i 365 gradini della scala a chiocciola reale. Agli ospiti furono consegnate ghirlande di alloro e, alzando una cortina, si trovarono alla presenza del Re e della Regina. C.R.C. fu sbalordito dalla gloria della sala del trono e soprattutto dalla magnificenza delle vesti della Regina, che erano così abbaglianti che non riusciva a guardarle. Ogni ospite è stato presentato al re da una delle vergini e dopo questa cerimonia la Vergine Lucifera ha fatto un breve discorso in cui ha recitato i risultati degli “artisti” onesti e ha pregato che ognuno fosse interrogato sul fatto che avesse correttamente adempiuto al proprio dovere . Allora il vecchio Atlante fece un passo avanti e in nome delle loro reali maestà salutò l’intrepida schiera di filosofi e assicurò alla Vergine Lucifera che avrebbero dovuto ricevere una ricompensa reale.
La lunghezza della stanza del trono era cinque volte la sua larghezza. A ovest c’era un grande portico nel quale si ergevano tre troni, quello centrale rialzato. Su ciascun trono sedevano due persone: sul primo un re antico con una giovane consorte; sul terzo un re nero con una matrona velata accanto a lui; e sul trono centrale due giovani sopra le cui teste pendeva una corona grande e costosa, sulla quale aleggiava un piccolo Cupido che sparava le sue frecce prima ai due amanti e poi alla sala. Davanti alla regina un libro rilegato in velluto nero giaceva su un piccolo altare, sul quale erano decorazioni dorate. Accanto a questo c’erano una candela accesa, un globo celeste, un piccolo orologio da taschino, un tubicino di cristallo dal quale scorreva un flusso di limpido liquore rosso sangue, e un teschio con un serpente bianco che strisciava dentro e fuori le sue orbite. Dopo le loro presentazioni, gli ospiti si ritirarono lungo la scala a chiocciola verso la grande sala.
CHIAVE DEL GRANDE SEGRETO FILOSOFICO.
Dal Theatrum Chemicum Britannicum di Ashmole.
Questa tavola, che è la chiave dell’alchimia cristiana mistica, manca da quasi tutte le copie del Theatrum Chemicum Britannicum, un’opera compilata da Elias Ashmole e contenente una ventina di pezzi di poeti inglesi che trattano della Pietra Filosofale e dei misteri ermetici. In considerazione del modo coerente con cui la tavola è scomparsa, è possibile che il diagramma sia stato appositamente rimosso perché rivelava troppo chiaramente gli arcani rosacrociani. Degno di nota è anche la cura con cui i nomi dei proprietari sono stati cancellati dai primi libri relativi all’alchimia e all’ermetismo. I nomi originali sono di solito resi illeggibili coperti da pesanti linee di inchiostro, la procedura spesso provoca un danno enorme al volume. Mentre un’eccezione occasionale viene trovata, in praticamente ogni caso i libri mutilati si occupano o contengono scritti criptici rosacrociani. Si presume che questa pratica di cancellare i nomi dei proprietari fosse utile ad impedire che i primi rosacrociani ed ermetisti venissero scoperti attraverso i volumi che compongono le loro biblioteche. La tavola di Elias Ashmole mostra le analogie tra la vita di Cristo e le quattro grandi divisioni del processo alchemico. Qui viene anche rivelato l’insegnamento che la Pietra Filosofale stessa è un macrocosmo e un microcosmo, che incarnano i principi dell’astronomia e della cosmogonia, sia universale che umana.
Più tardi la Vergine Lucifera annunciò che doveva essere eseguita una commedia a beneficio dei sei ospiti reali in un edificio chiamato la Casa del Sole. C.R.C. e i suoi compagni facevano parte della processione reale, che dopo una considerevole camminata arrivò al teatro. Il dramma era in sette atti, e dopo il suo lieto fine tutti tornarono attraverso il giardino e salirono le scale tortuose verso la sala del trono. C.R.C. notò che il giovane re era molto triste e che al banchetto seguente gettava spesso carne al serpente bianco nel cranio. A festa finita, il giovane re, tenendo in mano il piccolo libro nero dall’altare, chiese agli ospiti se sarebbero stati fedeli a lui nella prosperità e avversità, essi con paura risposero che erano d’accordo e chiese a ciascuno di firmare il suo nome in un piccolo libro nero come prova della sua fedeltà. Le persone reali bevvero poi dalla piccola fontana di cristallo, gli altri in seguito fecero altrettanto. Questo fu chiamato “Sorso del Silenzio”. Le persone reali poi strinsero tristemente la mano a tutti i presenti. All’improvviso un campanello tintinnò e immediatamente i re e le regine si tolsero le loro vesti bianche e indossarono quelle nere, la stanza fu decorata con tendaggi di zibellino e le tavole furono rimosse. Gli occhi delle persone reali furono bendate con sei sciarpe di taffetà nera e sei bare furono poste al centro della stanza. Un boia, un moro, vestito di nero e con un’ascia, entrò e decapitò a turno ciascuna delle sei persone reali. Il sangue di ciascuno fu catturato in una coppa d’oro, che è stata posta nelle bare con il corpo. Anche il boia è stato decapitato e la sua testa è stata messa in una piccola cassapanca.
La Vergine Lucifera, dopo aver assicurato C.R.C. e i suoi compagni che sarebbe andato tutto bene se fossero stati fedeli e leali, ordino ai paggi di condurli nelle loro stanze per la notte mentre lei restava a con i morti. Circa a mezzanotte C.R.C. si svegliò all’improvviso e, guardando dalla sua finestra, vide sette navi che navigavano su un lago. Sopra ognuna si librava una fiamma; credeva che questi fossero gli spiriti dei decapitati. Quando le navi raggiunsero la riva, la Vergine Lucifera le incontrò e su ognuna delle sei navi fu posta una bara coperta. Non appena le bare vennero eliminate, le luci si spensero e le fiamme tornarono sul lago, cosicché rimase una sola luce per ogni orologio in ogni nave. Dopo aver visto questa strana cerimonia, C.R.C. tornò al suo letto e dormì fino al mattino
QUINTO GIORNO
Alzandosi all’alba e implorando il suo paggio di mostrargli altri tesori del palazzo, C.R.C. fu fatto scendere molti gradini verso una grande porta di ferro con una curiosa iscrizione, che scrisse con cura. Passando attraverso, si trovò nel tesoro reale, la luce del quale proveniva interamente da alcuni enormi carbonchi. Al centro sorgeva il sepolcro triangolare di Lady Venere. Sollevando una porta di rame sul pavimento, il paggio introdusse C.R.C. in una cripta dove sorgeva un grande letto sul quale, quando la sua guida aveva sollevato le coperte, C.R.C. ha visto il corpo di Venere. Guidato dal suo paggio, C.R.C. poi si riunì ai suoi compagni, senza dire nulla della sua esperienza.
La Vergine Lucifera, vestita di velluto nero e accompagnata dalle sue vergini, condusse gli ospiti nel cortile dove si trovavano sei bare, ognuna con otto uomini. C.R.C. era l’unico del gruppo di “artisti” che sospettava che i corpi reali non fossero più in queste bare. Le bare furono abbassate nelle tombe e grandi pietre rotolarono su di esse. La Vergine Lucifera fece quindi una breve orazione in cui esortava ciascuno a contribuire a riportare in vita le persone reali, dichiarando che dovevano viaggiare con lei alla Torre dell’Olimpo, dove le medicine necessarie alla risurrezione delle sei persone reali potevano essere trovate. C.R.C. e i suoi compagni seguirono la Vergine Lucifera fino alla riva del mare, dove tutti si imbarcarono su sette navi disposte secondo un certo strano ordine. Mentre le navi navigavano attraverso il lago e attraverso uno stretto canale in mare aperto, erano presenti sirene, ninfe e divinità marine, che in onore del matrimonio presentavano una splendida e bellissima perla alla coppia reale. Quando le navi giunsero in vista della Torre dell’Olimpo, la Vergine Lucifera ordinò lo scarico dei cannoni per segnalare il loro avvicinamento. Immediatamente una bandiera bianca apparve sulla torre e una piccola pinnace dorata, contenente un uomo antico – il guardiano della torre – con le sue guardie vestite di bianco uscì per incontrare le navi.
La Torre dell’Olimpo si ergeva su un’isola che era esattamente quadrata ed era circondata da un grande muro. Entrando nel cancello, il gruppo fu condotto sul fondo della torre centrale, che conteneva un eccellente laboratorio dove gli ospiti erano pronti a lavorare su piante, pietre preziose e ogni sorta di cose, estrarre il loro succo ed essenza, e mettere questi ultimi negli appositi contenitori. La Vergine Lucifera fece sì che gli “artisti” lavorassero così duramente da sentirsi dei semplici braccianti. Quando il lavoro del giorno era finito, a ciascuno di loro veniva assegnato un materasso sul pavimento di pietra. Non potendo dormire, C.R.C. vagava per contemplare le stelle. Salendo su una rampa di scale che porta in cima al muro, si arrampicò e guardò il mare. Rimanendo qui per un po ‘, verso mezzanotte, vide sette fiamme che, passando sopra il mare verso di lui, si radunarono sulla cima della guglia della torre centrale. Contemporaneamente sorsero i venti, il mare divenne tempestoso e la luna fu coperta di nuvole. Con qualche paura C.R.C. corse giù per le scale e tornò alla torre e, sdraiato sul materasso, fu addormentato dal suono di una fontana che scorreva dolcemente in laboratorio
SESTO GIORNO
Il mattino dopo l’anziano guardiano della torre, dopo aver esaminato il lavoro svolto dagli ospiti del matrimonio in laboratorio e averlo trovato soddisfacente, provocò la comparsa di scale, corde e grandi ali, e si rivolse agli “artisti” riuniti in tal modo: ” Miei cari figli, dovrete portarvi dietro una di queste tre cose in questo giorno. ” Vennero assegnati gli oggetti e con grande dispiacere di C.R.C., venne data lui una scala pesante. Quelli che si erano assicurati le ali le avevano attaccate alla schiena in modo così astuto che era impossibile scoprire che erano artificiali. L’anziano guardiano bloccò gli “artisti” nella stanza inferiore della torre, ma in breve tempo fu scoperto un foro rotondo nel soffitto e la Vergine Lucifera invitò tutti ad ascendere. Quelli con le ali volarono subito attraverso l’apertura, quelli con le corde ebbero molte difficoltà, mentre C.R.C. con la sua scala sali` con velocità ragionevole. Al secondo piano gli invitati al matrimonio, i musicisti e la Vergine Lucifera si riunirono attorno a un congegno simile a una fontana che conteneva i corpi delle sei persone reali.
La Vergine Lucifera mise quindi la testa del moro in un recipiente simile a un bollitore nella parte superiore della fontana e versò su di essa le sostanze preparate il giorno precedente in laboratorio. Le vergini posero delle lampade sotto. Queste sostanze quando bollivano passavano attraverso i buchi nei lati del bollitore e, cadendo sui corpi nella fontana sottostante, li scioglievano. I sei corpi reali essendo stati ridotti a uno stato liquido, vennero drenati in un immenso globo dorato, che, quando fu riempito, era di grande peso. Tutti tranne gli ospiti del matrimonio si ritirarono e in breve un buco nel soffitto si aprì come prima e gli ospiti salirono al terzo piano. Qui il globo era sospeso da una catena. Le pareti dell’appartamento erano di vetro e gli specchi erano disposti in modo tale che i raggi del sole si concentrassero sul globo centrale, facendolo diventare molto caldo. Più tardi i raggi del sole vennero deviati e al globo fu permessso di raffreddarsi, dopo di che venne tagliato con un diamante, rivelando un bellissimo uovo bianco. Portandolo con sé, la Vergine Lucifera se ne andò.
Gli ospiti, essendo saliti attraverso un’altra botola, trovarono
L’UNIVERSO CREATO DAL PRINCIPIO DOPPIO DELLA LUCE E DELL’OSCURITÀ.
Da Philosophia Mosaica di Fludd.
La divinità suprema è simbolizzata dal piccolo globo in alto, che è diviso in due emisferi, la metà scura rappresenta l’oscurità divina con cui la Divinità si avvolge e che funge da nascondiglio. L’emisfero radioso significa la luce divina che è in Dio e che, riversandosi, si manifesta come il potere oggettivo creativo. Il grande globo oscuro a sinistra e al di sotto della metà oscura della sfera superiore indica la potenziale oscurità che si trovava sul volto del profondo primordiale e all’interno del quale si muoveva lo Spirito di Dio. Il globo di luce a destra è la Divinità che viene rivelata dall’oscurità. Qui la Parola splendente ha dissipato le ombre e si è formato un universo glorioso. Il potere divino di questo globo luminoso è riconoscibile all’uomo rappresentato come sole. La grande luce e una sezione scura rappresentano gli universi creati che prendono la luce e l’oscurità che sono nella natura del Creatore. La metà oscura rappresenta il profondo, o il caos, le acque eterne che fuoriescono dalla divinità; il semicerchio che contiene la figura di Apollo rappresenta l’emisfero diurno del mondo, che negli antichi Misteri era governato da Apollo. Il semicerchio scuro è l’emisfero notturno governato da Dionisio (Dioniso), la cui figura è vagamente visibile nell’oscurità.
loro stessi al quarto piano, dove stava un bollitore quadrato pieno di sabbia argentata riscaldata da un fuoco gentile. Il grande uovo bianco è stato posto sulla sabbia calda per maturare. In breve tempo si incrinò e emerse un uccello brutto e irascibile, che era nutrito con il sangue delle persone reali decapitate diluite con acqua preparata. Ad ogni alimentazione le sue piume cambiavano colore; dal nero si trasformarono in bianchi e alla fine divennero multicolori, la disposizione dell’uccello migliorò nel tempo. Fu quindi servita la cena, dopo la quale la Vergine Lucifera partì con l’uccello. Gli ospiti salivano con corde, scale e ali al quinto piano, dove era stato preparato un bagno colorato con polvere bianca fine per l’uccello, che si divertiva a fare il bagno fino a quando le lampade poste sotto il bagno fecero diventare l’acqua troppo calda. Quando il calore rimosse tutte le penne dell’uccello, fu rimosso, ma il fuoco continuò finché non rimase nulla nella vasca da bagno salvo un sedimento sotto forma di una pietra blu. Questa è stata successivamente martellata e trasformata in un pigmento; con questo, tutto l’uccello tranne la testa venne dipinto.
Gli ospiti salirono al sesto piano, dove si ergeva un piccolo altare simile a quello nella sala del trono del re. L’uccello bevve dalla piccola fontana e si nutrì del sangue del serpente bianco che strisciava attraverso le aperture del cranio. La sfera dell’altare girava continuamente. L’orologio ne colpì uno, due e poi tre, momento in cui l’uccello, appoggiando il collo sul libro, si fece decapitare. Il suo corpo venne bruciato in cenere, che venne collocata in una scatola di legno di cipresso. Virgo Lucifera ha detto a C.R.C. e tre dei suoi compagni che erano “lavoratori” pigri e che sarebbero quindi esclusi dalla settima stanza. Furono inviati musicisti, che con delle trobette dovevano ridicolizzare. C.R.C. e i suoi tre compagni finché i musicisti non dissero loro di essere di buon umore e li guidarono su per una scala a chiocciola fino all’ottavo piano della torre, direttamente sotto il tetto. Qui il vecchio guardiano, in piedi su una piccola fornace rotonda, li accolse e si congratulò con loro per essere stati scelti dalla Vergine Lucifera, per questo grande lavoro. Allora entrò la Vergine Lucifera e, dopo aver riso delle perplessità dei suoi ospiti, svuotò le ceneri dell’uccello su un’altro contenitore, riempiendo la scatola di cipresso di materia inutile. Quindi tornò al settimo piano, presumibilmente per ingannare quelli riuniti lì mettendoli a lavorare sulle false ceneri nella scatola.
C.R.C. e i suoi tre amici erano pronti a lavorare inumidendo le ceneri dell’uccello con acqua appositamente preparata fino a quando la miscela divenne di consistenza impastata, dopo di che fu riscaldata e modellata in due forme in miniatura. Più tardi queste furono aperte, rivelando due immagini umane luminose e quasi trasparenti alte circa quattro pollici (omuncoli), un maschio e l’altra femmina. Queste forme minuscole furono posate su cuscini di raso e alimentate goccia a goccia con il sangue dell’uccello fino a quando non diventarono di dimensioni normali e di grande bellezza. Sebbene i corpi avessero la consistenza della carne, non mostravano segni di vita, poiché l’anima non era in loro. I corpi furono poi circondati da torce e i loro volti coperti di seta. Poi apparve la Vergine Lucifera, con due curiose vesti bianche. Entrarono anche le vergini, tra cui sei con grandi trombe. Una tromba fu posta sulla bocca di una delle due figure e C.R.C. ha visto un piccolo foro aperto nella cupola della torre e un raggio di luce scendere attraverso il tubo della tromba ed entrare nel corpo. Questo processo è stato ripetuto tre volte su ciascun corpo. Le due forme appena emesse furono poi rimosse su un divano viaggiante. In circa mezz’ora il giovane re e la regina si svegliarono e la Vergine Lucifera li presentò con le vesti bianche. Questi le indossarono e il re nella sua persona è stato gentilmente restituito grazie a C.R.C. e i suoi compagni, dopo di che le persone reali partirono su una nave. C.R.C. e i suoi tre amici privilegiati si riunirono agli altri “artisti”, senza fare alcun cenno a ciò che avevano visto. In seguito all’intero gruppo furono assegnate belle stanze, dove riposarono fino al mattino.
SETTIMO GIORNO
Al mattino Virgo Lucifera annunciò che ciascuno degli invitati al matrimonio era diventato un “Cavaliere della Pietra d’oro”. L’anziano guardiano consegnò ad ogni uomo una medaglia d’oro, recante su un lato l’iscrizione “At. Nat. Mi.” e dall’altra, “Tem. Na. F.” L’intera compagnia tornò in dodici navi al palazzo del re. Le bandiere sulle navi portavano i segni dello zodiaco e C.R.C. era seduto sotto quello della Bilancia. Quando entrarono nel lago, molte navi li incontrarono e il Re e la Regina, insieme ai loro signori, signore e vergini, navigarono su una chiatta dorata per salutare gli ospiti di ritorno. Atlas fece poi una breve orazione per conto del re. In risposta, l’anziano custode consegnò a Cupido, che si librava attorno alla coppia reale, una piccola bara dalla forma curiosa. C.R.C. e il vecchio signore, ciascuno con un vessillo bianco come la neve e una croce rossa, cavalcava con il re nella carrozza. Al primo cancello c’era il portiere con vestiti blu, che, vedendo C.R.C., lo pregò di intercedere presso il re per liberarlo da quel posto di servitù. Il re rispose che il portiere era un famoso astrologo che fu costretto a tener d’occhio il cancello come punizione per il crimine di aver visto Lady Venere che riposava sul suo divano. Il re dichiarò inoltre che il portiere poteva essere rilasciato solo quando veniva trovato un altro che aveva commesso lo stesso crimine. Sentendo questo, il cuore di C.R.C. affondò, poiché si rese conto di essere il colpevole, ma rimase in silenzio in quel momento.
I Cavalieri della Pietra d’Oro appena creati furono obbligati a sottoscrivere cinque articoli redatti da Sua Altezza Reale: (1) che avrebbero attribuito il loro Ordine solo a Dio e alla sua serva, la Natura. (2) Che avrebbero abominato tutte le impurità e il vizio. (3) Che dovrebbero essere sempre pronti ad assistere i degni e i bisognosi. (4) Che non avrebbero dovuto usare la loro conoscenza e il loro potere per conseguire successo nel mondo. (5) Che non dovrebbero desiderare di vivere più a lungo di quanto Dio avesse decretato. Furono quindi debitamente insediati come cavalieri, la cui cerimonia fu ratificata in una piccola cappella dove C. R. C. appese il suo vello d’oro e il suo cappello per un memoriale eterno, e qui scrisse quanto segue: Summa Scientia nihil Scire, p. Christianus Rosencreutz. Eques aurei Lapidis. Anno 1459.
Dopo la cerimonia, C.R.C. ha ammesso di essere stato lui a vedere Venere e di conseguenza doveva diventare il portiere del cancello. Il re lo abbracciò affettuosamente e fu assegnato a una grande stanza contenente tre letti: uno per sé, uno per il signore anziano della torre, e il terzo per il vecchio Atlante.
Il matrimonio chimico qui arrivo` a una brusca fine, lasciando l’impressione che C.R.C. doveva assumere i suoi compiti di facchino il mattino successivo. Il libro termina nel mezzo di una frase, con una nota in corsivo presumibilmente dall’editore.
Sotto il simbolismo di un matrimonio alchemico, i filosofi del Medioevo celavano il sistema segreto della cultura spirituale con il quale speravano di coordinare il disjecta membra di entrambi gli organismi umani e sociali. La società, sostenevano, era una triplice struttura e aveva la sua analogia nella costituzione trina dell’uomo, poiché come l’uomo è costituito da spirito, mente e corpo, così la società è costituita dalla chiesa, dallo stato e dalla popolazione. Il fanatismo della chiesa, la tirannia dello stato e la furia della folla sono i tre agenti omicidi della società che cercano di distruggere la verità come raccontata nella leggenda massonica di Hiram Abiff. I primi sei giorni del Matrimonio Chimico espongono i processi di “creazione” filosofica attraverso cui ogni organismo deve passare. I tre re sono il triplice spirito dell’uomo e le loro consorti i corrispondenti veicoli della loro espressione nel mondo inferiore. Il boia è la mente, la cui parte superiore – simbolizzata dal capo – è necessaria per il raggiungimento del lavoro filosofico. Così le parti dell’uomo – dagli alchimisti simboleggiate come pianeti e elementi – quando si fondono secondo una certa formula divina danno luogo alla creazione di due “bambini” filosofici che, alimentati dal sangue dell’uccello alchemico, diventano sovrani del mondo.
Da un punto di vista etico, il giovane re e la regina risorti al culmine della torre e ispirati dalla vita divina rappresentano le forze dell’intelligenza e dell’amore che devono alla fine guidare la società.
L’intelligenza e l’amore sono i due grandi luminari etici del mondo e corrispondono allo spirito illuminato e al corpo rigenerato. Lo sposo è la realtà e la sposa l’essere rigenerato che raggiunge la perfezione diventando una realtà con un matrimonio cosmico in cui la parte mortale raggiunge l’immortalità essendo unita alla propria Fonte immortale. Nel matrimonio ermetico la coscienza divina e umana è unita nel sacro vincolo matrimoniale e colui nel quale questa sacra cerimonia si svolge è designato come “Cavaliere della Pietra d’oro”; in tal modo diventa un diamante filosofico divino composto dalla quintessenza della sua stessa settima costituzione.
Tale è la vera interpretazione del processo mistico di diventare “una sposa dell’Agnello”. L’Agnello di Dio è rappresentato dal vello d’oro che Giasone fu costretto a vincere prima che potesse assumere la sua regalità. Il Leone Volante è una volontà illuminata, un prerequisito assoluto per il raggiungimento della Grande Opera. L’episodio di soppesare le anime degli uomini ha il suo parallelo nella cerimonia descritta nel Libro egiziano dei morti. La città murata in cui entra C.R.C. rappresenta il santuario della saggezza in cui dimorano i veri governanti del mondo – i filosofi iniziati.
Come gli antichi Misteri da cui è stato modellato, l’Ordine della Rosa Croce possedeva un rituale segreto che è stato vissuto dal candidato per un numero stabilito di anni prima che potesse beneficiare dei gradi interni della società. I vari piani della Torre dell’Olimpo rappresentano le orbite dei pianeti. Anche l’ascesa dei filosofi da un piano all’altro è parallela a certi rituali dei Misteri eleusini e ai riti di Mitra in cui il candidato saliva i sette pioli di una scala o saliva i sette gradini di una piramide per indicare la liberazione dalle influenze dei governatori planetari. L’uomo diventa padrone delle sette sfere solo quando trasmuta gli impulsi ricevuti da loro. Colui che padroneggia i sette mondi e si ricongiunge con la Sorgente Divina della sua stessa natura consuma il Matrimonio Ermetico.
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