di Tania Careddu
Quasi ottomila persone in più mancano all’appello nei primi sei mesi di quest’anno. Quelle ancora da ritrovare, dal 1974, sono trentunomila e trecentosettantadue, delle quali poco più di tredicimila maggiorenni e diciottomila e duecentottantasette minorenni; milleduecentonovantotto over sessantacinque, centosettantasette gli italiani all’estero. Scomparsi.
Nella maggior parte dei casi volontariamente. Il dato deve contestualizzarsi, sul piano socio-economico, nell’ambito della forte crisi finanziaria che, dal 2007 a oggi, sta interessando tutta l’Europa.
E’ vero che le scomparse si sono (successivamente) rivelate fughe dai creditori e dal disagio economico. Ma è altrettanto dimostrabile che è il frutto (in Italia, senza ombra di dubbio) di una profonda decadenza della “costellazione valoriale”.
E’ vero che le scomparse si sono (successivamente) rivelate fughe dai creditori e dal disagio economico. Ma è altrettanto dimostrabile che è il frutto (in Italia, senza ombra di dubbio) di una profonda decadenza della “costellazione valoriale”.
Ovvero, la crisi della coesione sociale, la crescente rilevanza dei localismi, la difficoltà delle istituzioni di garantire una rete (oltreché una copertura economica) e la protezione sociale delle famiglie, stanno influenzando i comportamenti delle persone. Come dire che la crisi economica slatentizzi una “crisi del rapporto con l’altro, del desiderio”, della resistenza e della resilienza. Chiamando in causa non più e non solo aspetti sociologici ed economici ma, chiaramente, psicoanalitici.
Perché a parte i casi che riguardano la maggior parte degli ultrasessantenni, spesso affetti da disturbi neurodegenerativi, le persone che scompaiono sono soggetti indubbiamente vulnerabili. Che rispondono con la fuga alla pressione insopportabile o a crimini odiosi. Vedi il femminicidio. Sono infatti duecentottantadue, delle quali duecentoquarantaquattro rintracciate, le donne scomparse, dal 1974 a oggi, in seguito a questo tipo di reato.
Perché a parte i casi che riguardano la maggior parte degli ultrasessantenni, spesso affetti da disturbi neurodegenerativi, le persone che scompaiono sono soggetti indubbiamente vulnerabili. Che rispondono con la fuga alla pressione insopportabile o a crimini odiosi. Vedi il femminicidio. Sono infatti duecentottantadue, delle quali duecentoquarantaquattro rintracciate, le donne scomparse, dal 1974 a oggi, in seguito a questo tipo di reato.
Cinquemila e trecentosessantaquattro sono quelle delle quali non si hanno più notizie, nel 2014: più di mille quelle ancora da ritrovare, di cui cinquecentoventisette minori straniere, allontanatesi dai centri di accoglienza o dalle case famiglia. Sparite insieme a circa diciottomila altri minorenni, della fascia d’età fra i quindici e i diciassette anni.
Per le suddette ragioni o per sottrazione da parte di uno dei due genitori, e non solo. Sperando che a queste non si aggiunga la scomparsa derivante da Gameof72, un gioco (?) su facebook che, partito dalla Francia, sta spopolando in tutta Europa: gli adolescenti si sfidano a vicenda a sparire, senza lasciare alcuna traccia e senza poter comunicare con nessuno, per un lasso di tempo che arriva fino a settantadue ore.
Altro capitolo rilevante, i cadaveri non identificati: millequattrocentoventuno – trentasei in più nell’ultimo semestre - dei quali settecentossessanta sono corpi di migranti recuperati sulle coste italiane. Il diritto ad avere un nome può, oltre che restituire dignità alle vittime, essere un tassello nella lotta per tutti i diritti umani. Così dice la XIII Relazione 2015 del Commissario Straordinario per le Persone Scomparse.
Per le suddette ragioni o per sottrazione da parte di uno dei due genitori, e non solo. Sperando che a queste non si aggiunga la scomparsa derivante da Gameof72, un gioco (?) su facebook che, partito dalla Francia, sta spopolando in tutta Europa: gli adolescenti si sfidano a vicenda a sparire, senza lasciare alcuna traccia e senza poter comunicare con nessuno, per un lasso di tempo che arriva fino a settantadue ore.
Altro capitolo rilevante, i cadaveri non identificati: millequattrocentoventuno – trentasei in più nell’ultimo semestre - dei quali settecentossessanta sono corpi di migranti recuperati sulle coste italiane. Il diritto ad avere un nome può, oltre che restituire dignità alle vittime, essere un tassello nella lotta per tutti i diritti umani. Così dice la XIII Relazione 2015 del Commissario Straordinario per le Persone Scomparse.
http://www.altrenotizie.org/societa/6699-persone-scomparse.html#top-toolbar-article
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