In una vecchia barzelletta, degna dello humor britannico, un cliente al ristorante si lamenta perche’ nella sua minestra c’e’ una mosca e il cameriere gli risponde di abbassare la voce, altrimenti tutti vorranno il piatto cambiato.
Ebbene, il referendum sull’appartenenza del Regno Unito all’Unione Europea, promesso dal primo ministro, David Cameron, e’, secondo il quotidiano del Regno Unito “The Telegraph”, come una mosca nella minestra.
L’Ue e’ abituata alle sfide referendarie: una decina di anni fa, la Francia, i Paesi Bassi e l’Irlanda bocciarono la Costituzione e i trattati di Lisbona, ed entrambi finirono – fortunatamente – nel dimenticatoio. Di Costituzione Ue non s’è più sentito parlare.
Tuttavia, non e’ ancora mai stata sottoposta al voto la permanenza di una Stato membro nella stessa Unione Euroepa. A Bruxelles ormai si parla del rischio di contagio: fonti diplomatiche temono che la richiesta di riforme della Gran Bretagna possa scatenarne altre.
In Danimarca, dove una coalizione di partiti di destra ha vinto le elezioni dopo una dichiarazione congiunta a sostegno della rinegoziazione di Cameron, un referendum previsto a dicembre sui nuovi accordi sulla giustizia minaccia di trasformarsi in un verdetto sull’appartenenza all’Ue.
In Olanda i blogger hanno raccolto le 300 mila firme necessarie per chiedere un voto su un accordo di associazione tra l’Ue e l’Ucraina; Geert Wilders, leader del Partito della Liberta’, anti-Islam e anti-Ue, e’ in testa ai sondaggi; Thierry Baudet, capo dell’istituto Forum of Democracy, sta conducendo una campagna per un’inchiesta parlamentare sul modo in cui l’Aia ha aderito all’euro.
In Polonia il partito Diritto e giustizia, dato per favorito per le prossime elezioni, ha promesso di sottoporre l’adesione alla moneta unica a un voto referendario.
In Finlandia c’e’ chi chiede un referendum per abbandonare l’euro prima della prossima crisi.
In Austria il Partito della liberta’, anti-immigrazione, che si sta facendo strada nelle elezioni regionali, e’ per un referendum “dentro-fuori”.
Infine, la Francia: tutti gli occhi sono puntati sulle elezioni presidenziali del 2017; potrebbe arrivare al ballottaggio il Fronte nazionale di Marine Le Pen, che, dopo tanto parlare di “Grexit” e “Brexit”, ha avanzato l’ipotesi “Frexit”.
Mai come adesso la Ue non gode di buona salute, osserva il Telegraph, e il paradosso del referendum inglese sta nel fatto che, indipendentemente dal risultato, darà la stura a una serie di altre rivendicazioni per portare a “livello britannico” l’autonomia degli stati, specialmente del nord Europa.
E’ del tutto evidente, conclude il Telegraph, che l’Unione europea abbia davanti un futuro incerto con la possibilità di rapide trasformazioni verso una confederazione di stati sempre più autonomi l’un l’altro. Resta solo l’euro, come collante, sottolinea il giornale, ma è un collante dannoso anch’esso.
Redazione Milano.
Fonte: ilnord
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