In questi giorni abbiamo assistito ad eventi molto forti, l’attentato di Parigi e la liberazione delle due ragazze italiane: Greta e Vanessa. Ed è proprio su questo secondo evento che mi voglio soffermare.
Qualche giorno fa, su la Repubblica, Saviano difendeva a spada tratta le due ragazze e si scagliava contro chiunque parlasse male di loro; anche il Ministro Paolo Gentiloni si è sbilanciato senza freni prendendo le difese di queste due fanciulle. Peccato che il Fatto Quotidiano, giornale attento a non sottovalutare la possibile esistenza di una “altra faccia della medaglia”, abbia pubblicato le intercettazioni telefoniche tra le due ragazze e alcuni sostenitori dei gruppi jihadisti siriani. E dalle telefonate è emerso un ruolo diverso per le due ragazze, non più da brave crocerossine, ma da vere militanti schierate.
Da queste intercettazioni si può evincere che Greta e Vanessa non stessero progettando esattamente un’azione umanitaria, bensì qualcosa che appare più oscuro e non ben chiarito.
Anche su Facebook spuntano foto di Horryaty, associazione creata assieme a Roberto Andervill . E quel che più saltava agli occhi, riporta un altro quotidiano, il Giornale, era l’aspetto chiaramente militare dei kit di pronto soccorso distribuiti da Greta e Vanessa in Siria. I kit assomigliano molto a quelli usati dai militari in guerra, che avrebbero un aspetto mimetico. Quindi una cosa molto strana, in quanto chi fa servizi umanitari in posti di guerra cerca di farsi riconoscere per non essere colpito da armi da fuoco e soprattutto di non essere scambiato per un militare.
Prima che le due ragazze partissero, pare che avessero contattato Mohammed Yaser Tayeb , un siriano che vive nella provincia di Bologna e che, nelle intercettazioni del Ros, viene identificato come militante islamico. E Greta, nella telefonata intercettata, dice che vuole aiutare l’esercito libero siriano.
Sempre sull quotidiano il Giornale si legge che, nel rapporto scritto su Horryaty, Greta e Vanessa riferiscono dove hanno portato il materiale umanitario (alimentari, medicinali e altro), ma non dicono dove hanno portato quei kit mimetici, che avevano solo l’iniziale B. Facevano solo intendere, abbastanza chiaramente, che si trattasse di un avamposto militare.
I sospetti aumentano quando dalle intercettazioni si scoprono contatti tra Tayeb e Maher Alhamdoosh, un militante siriano residente, guarda a caso, nel Bolognese.
Maher Alhamdoosh aveva anche contatti con Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe, Andrea Vignali e Susan Dabous, i giornalisti italiani protagonisti nel 2013 di un reportage in Siria dove anche all’epoca ci fu un sequestro. Un sequestro finito sempre con un pagamento di un riscatto.
Qualche giorno fa, il quotidiano Libero, in prima pagina, apriva cosi: Siamo il Bancomat dei Terroristi. Beh, direi molto azzeccato come titolo.
Le domande sporgono spontanee.
Come hanno fatto ad entrare illegalmente in Siria? Chi le ha appoggiate?
Non credo che due ragazzine riescano a fare tutto da sole in luoghi come questi.
Quelle di seguito sono alcune riflessioni di un mio caro amico, Rolando Cimicchi, che ora vive in Germania, ma come me ha seguito la vicenda:
“Greta e Vanessa, le due ragazze rapite in Libia e poi, pare, portate in Siria, sono state liberate. Il mondo plaude ad una vicenda finita bene, ma non si interroga quanto dovrebbe su alcuni punti oscuri.
Alcune fonti giornalistiche riferiscono che le due giovincelle non sarebbero state semplici cooperanti pacifiste, ma qualcosa di più, in linea con quanto accaduto con altre due ragazze austriache, Samra Kesinovic e Sabina Selimovic, partite volontarie per aiutare la causa dell’Isis. (E che ora vorrebbero tornare a casa, ma Vienna ha risposto “Ma anche no, ve la siete andata a cercare.”)
Che possa essere vero oppure no, non è dato per ora saperlo, anche se la storia della partenza per cooperazione delle due italiane lascia un po’ perplessi, soprattutto per i contatti cercati ed ottenuti attraverso facebook. Un modo quantomeno curioso.
Loro dicono di essere andate per aiutare e di essere state rapite poco dopo, ammettono di non essersi mai sentite in pericolo di vita e di aver capito da subito che si trattava di rapimento per estorsione.
E a vederle ora, in effetti, più che vittime di un rapimento sembrano di ritorno da una lunga e corroborante vacanza. L’aumento di peso (soprattutto di una delle due) è abbastanza insolito nei casi di prigionia. Inoltre c’è il fantomatico riscatto, che il governo dice di non aver pagato, ma che (pare) invece sia stato versato. I quesiti sono diversi, ma ciò che più mi lascia perplesso è il modo quasi surreale in cui si è svolta la vicenda.
C’è qualcosa dietro questo (strano) rapimento? Come possono due giovani ragazze male organizzate pensare di andare a cooperare per una causa senza una robusta organizzazione alle spalle? Quella che ha preparato la partenza per azione umanitaria, che tipo di organizzazione era? Questi contatti di cui hanno parlato, chi sono e in che modo si muovono sul nostro territorio nazionale? E, soprattutto, visti i molteplici precedenti (e non solo in medio oriente, ma nel resto del mondo), come è possibile che due giovani e attraenti ragazze non siano nemmeno state lontanamente preda delle bramosie dei maschietti rapitori? (Quest’ultimo quesito me lo concedo, visto quel che si è sentito e visto).
Esiste la possibilità che Greta e Vanessa siano state uno strumento necessario per qualcos’altro, e magari non del tutto a loro insaputa? C’è qualcosa che non mi quadra. Proprio no.” Un altro “giochino” del NWO per distrarre le masse e sottrarre denaro ai poveri contribuenti o qualcosa di peggio?”
Cara Greta e Vanessa, i veri nemici dei popoli che combattono per la propria libertà, sono quelli che strumentalizzano ( e finanziano) queste lotte per compiacere il proprio ego o la propria sete di potere. La libertà, quella vera e autentica, è frutto di un percorso coraggioso e certamente non si nutre di rapimenti e di attentati.
Articolo scritto da Sergio Tracchi e Rolando Cimicchi
Tratto da SegniDalCielo
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