L’Antica Daunia (Daunia Vetus) era uno dei crocevia più attraversati da quell’incessante andirivieni di pellegrini di tutta Europa, diretti dai porti del Gargano verso la Terra Santa, accompagnato da quella serie di campagne militari a scopo religioso, comunemente conosciute col nome di Crociate.
Furono proprio i guerrieri e i pellegrini, di ritorno dai Luoghi Sacri, a voler ricostruire nelle loro città quello che avevano visto con i loro occhi ed a far rivivere le profonde emozioni provate presso il Santo Sepolcro, nella biblica Gerusalemme e nei luoghi della Terra Santa. Tanto da poter dire, con Mons. Gianfranco Ravasi che: “la Via Crucis è sorta con le crociate”.
I riti della Settimana Santa possono essere considerati come un’estensione del dramma vissuto con la Via Crucis, per giungere all’apoteosi del riscatto finale della Risurrezione: il passaggio risolutivo per ogni cattolico del mistero pasquale.
Nella suggestione della Via Crucis e dei riti della Settimana Santa, pur nella drammatizzazione spettacolare declinata nelle varie comunità locali, scorrono tutti i possibili dolori dell’uomo: la paura della morte, gli amici che scappano, il tradimento, la sofferenza fisica, il carcere, le torture e, come indicato anche da Benedetto XVI, il silenzio di Dio (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”).
I riti caratteristici della Settimana Santa
Giovedì Santo – La visita ai Sepolcri
Fra i riti della Settimana Santa, che culminano nella spettacolare processione del Venerdì, la tradizione religiosa tramanda per la giornata del Giovedì il rito dell'adorazione del Santissimo con una visita alle principali chiese, detta volgarmente la visita "ai Sepolcri".
Il giro serale degli "altarini" o dei "sepolcri" fatto la sera del giovedì resta ancora una tradizione assai sentita nelle locali comunità, come in quelle dell’intero Meridione.
Il giro serale degli "altarini" o dei "sepolcri" fatto la sera del giovedì resta ancora una tradizione assai sentita nelle locali comunità, come in quelle dell’intero Meridione.
E' un girovagare per vicoli e stradine per recarsi nelle Chiese principali, dove si va in religioso silenzio a pregare davanti ai "sepolcri": l'altare principale (od anche laterale) della chiesa addobbato la mattina del Giovedì, in ricordo dell'ultima cena, con fiori e doni portati dai fedeli sul Santissimo Sepolcro di Cristo.
Le chiese, in segno di cordoglio, si spogliano degli arredi e delle luci, ma quest'altare diventa, in taluni casi, il luogo di raccolta dei doni ("le devozioni"), offerti dal sentimento religioso popolare.
Si tratta di doni e simboli umili rappresentativi della comunità: il vino ed il pane sotto forma dei simboli della Passione, fiori e piante, tra cui spicca il grano (coltivazione in piatti o ciotole di piccole quantità di cereali, la cui maturazione, al buio, è fatta coincidere con il periodo della Settimana Santa). I germogli stanno a testimoniare sia la devozione popolare, che vuole “la vita far compagnia alla morte di Gesù”, sia la rievocazione del passo del Vangelo di Giovanni che recita: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Il grano è simbolo per eccellenza della vita e, assumendo l'aspetto della sacralità, diventa elemento centrale del sacrificio.
Si tratta di doni e simboli umili rappresentativi della comunità: il vino ed il pane sotto forma dei simboli della Passione, fiori e piante, tra cui spicca il grano (coltivazione in piatti o ciotole di piccole quantità di cereali, la cui maturazione, al buio, è fatta coincidere con il periodo della Settimana Santa). I germogli stanno a testimoniare sia la devozione popolare, che vuole “la vita far compagnia alla morte di Gesù”, sia la rievocazione del passo del Vangelo di Giovanni che recita: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Il grano è simbolo per eccellenza della vita e, assumendo l'aspetto della sacralità, diventa elemento centrale del sacrificio.
Venerdì Santo – Processione dei Misteri
Fra le manifestazioni sacre la processione del Venerdì santo è una delle più complesse ed arcaiche. Risale ai secoli passati, ma tradizionalmente è ancora e sempre vissuta con l’animo concentrato sul dramma religioso, con l’intensa e spontanea partecipazione collettiva, accompagnata da forti emozioni e da un profondo sentimento cristiano.
La sacra rappresentazione, organizzata col concorso di quasi tutte le chiese e le confraternite della città (che partecipano secondo un ordine stabilito), si sviluppa secondo una successione temporale che ripercorre i momenti più significativi e drammatici della Via Crucis. Dove oltre la sequenza dei Misteri Dolorosi, spiccano per tragicità le sezioni della Crocifissione, del Cristo deposto e della Vergine Addolorata.
Con le stessa devozione e la fede di ogni anno, la lunga e commovente processione si svolge con una regia e un itinerario secolari che, salvo qualche aggiustamento, sono stati tramandati nel tempo.
Venerdì Santo – Le catene
E’ il suggestivo percorso penitenziale della visita ai Sepolcri effettuato da cinque incappucciati (i cinque misteri dolorosi), scalzi e con delle pesanti catene legate ai piedi, che portando in spalla ognuno la sua pesante croce, si trascinano di sepolcro in sepolcro in una emozionante riproposizione del cammino sulla Via Dolorosa prima della Crocifissione.
La tradizione vuole che gli incappucciati tramandino di padre in figlio, o comunque in famiglia, il posto tra i cinque, che altrimenti viene rassegnato tra i numerosi fedeli aspiranti. Lo stesso gruppo di penitenti partecipa anche alla Processione serale dei Misteri, questa volta senza catene, senza cappuccio e non scalzi, ma portando ancora in spalla le pesanti croci.
Domenica di Pasqua – Il bacio
E’ il più originale tra gli appuntamenti pasquali in Daunia Vetus. Si svolge a Troia, nel pomeriggio della Domenica di Pasqua. E rievoca l’incontro del Risorto con la madre Maria. Il rito ha origine nella tradizione religiosa spagnola e conosce innumerevoli versioni. Tra cui spicca per celebrità quella di Modica, in Sicilia, più conosciuta come la Processione della Madonna vasa-vasa. Perché l’incontro si conclude col “bacio” (la vasata) tra Madre e Figlio.
In effetti è una processione doppia, che muove da due diverse chiese, per congiungersi sotto la magnifica cornice della Cattedrale romanica e del suo Rosone. Per tre volte il riconoscimento non avviene per cui le statue, portate a spalla, danno vita ad uno strano balletto di pudici avvicinamenti e allontanamenti. Fino a quando Maria non disvela il suo volto, liberandosi del mantello che lo nasconde, e dando il via a un contestuale volo di colombe, alle note entusiaste della banda cittadina, ai rintocchi festanti delle campane e alle grida allegre di fedeli e bambini accomunati dagli applausi scroscianti.
In effetti è una processione doppia, che muove da due diverse chiese, per congiungersi sotto la magnifica cornice della Cattedrale romanica e del suo Rosone. Per tre volte il riconoscimento non avviene per cui le statue, portate a spalla, danno vita ad uno strano balletto di pudici avvicinamenti e allontanamenti. Fino a quando Maria non disvela il suo volto, liberandosi del mantello che lo nasconde, e dando il via a un contestuale volo di colombe, alle note entusiaste della banda cittadina, ai rintocchi festanti delle campane e alle grida allegre di fedeli e bambini accomunati dagli applausi scroscianti.
Il Calvario, la Pietà e la Desolata - Lucera
La processione del venerdì santo a Lucera raggiunge momenti di intensa emozione e di nutrita partecipazione al seguito del Crocifisso, del Cristo morto e dell’Addolorata, preceduti dalla cornice penitente delle Congreghe e delle loro tradizionali e caratteristiche divise. Originale il movimento delle statue, che prima della lettura del Passio e dell’omelia del Vescovo, ricompongono il quadro commovente della Pietà dopo la Deposizione. Spetterà, poi, al Coro di S. Cecilia di Lucera dar vita all’evento conclusivo, meglio conosciuto come “La Desolata”, col canto di una serie di brani religiosi in tema stretto con la Passione di Cristo.
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