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mercoledì 9 aprile 2014

“LA MORTE? E' SOLO LA FINE DEL PRIMO TEMPO”. Ricordo di Lucio Dalla


Clicca per Ingrandire 1° marzo ore 15.30, sono passate poche ore dalla ferale notizia: Lucio Dalla ci ha lasciato. Mi precipito con decisione nel Centro Storico di Peschici. Lo percorro tutto e quasi sul limitare della Rupe imbocco Via Marina (foto 1 sotto; ndr). Pochi metri in discesa e al numero 20 ecco l'insegna: Ristorante “La Pescatrice” (foto 2-3). Lei mi aspetta. “Lei”, la titolare, è la signora Filomena Salcuni, “Mamainë” per tutti (foto del titolo). Entro nel locale e su di me si riversa una presenza inconfondibile: tutto, in questi ambienti, ricorda Lucio Dalla (foto 4-5-6). Freno a stento l'emozione ed entro subito in argomento.

- Com’è venuta a conoscenza della morte del cantante?

Erano le 12.30 circa di ieri 1° marzo quando ho ricevuto la chiamata di un’amica che mi ha comunicato la notizia che non avrei mai voluto sapere. Con gli occhi pieni di lacrime ho subito riattaccato e abbracciato la foto che ho sul tavolo (foto 7).

- Qual è stata la sua prima reazione.

Spavento. Non riuscivo a crederci, pensavo a uno scherzo. Poi la chiamata di mia figlia Raffaella... Continuavo a ripetere tra me e me: è morto un figlio, è salito al cielo uno di famiglia, una persona umile, schietta e onesta che ha riempito la mia casa per tanti anni, sin dall’autunno 1969.

- Come e quando ha conosciuto Lucio Dalla?

Arrivò con l’amico Ron in barca e visto il brutto tempo si fermò qui, a Peschici. Lo ha scritto anche nel testo della canzone “4 marzo 1943”. Era una classica sera d’autunno, caratterizzata da un forte temporale: vento e acqua non davano tregua. Mi trovavo in casa con le mie figlie, seduti a tavola, aspettando la cena. Commossi, ricordavamo la scomparsa di mio marito (morto da circa un mese: ndr) quando a un certo momento sentimmo bussare alla porta. Aprii e mi trovai davanti due uomini trasandati, incappucciati e infreddoliti che chiedevano ospitalità. Prima di farli entrare chiesi consiglio alle mie figlie che senza battere ciglio dissero di sì…

- Cosa successe dopo.

Entrarono e videro la tavola apparecchiata, con una bottiglia di vino rosso… E subito Lucio iniziò a buttare giu le prime strofe dell’ormai celebre e famosa canzone: “4 marzo 1943”! Sì, perché quella canzone (aggiunge commossa “Mamainë”; ndr) nasce proprio qui, davanti alla mia tavola (foto 8 – vedi VIDEO), col camino acceso e il temporale che continuava a far rumore… Dopo aver cenato con noi gli riservai una camera al piano superiore del ristorante e qui alloggiò con l’amico Ron, spalla forte del suo cammino umano e artistico… Da allora questa è stata, ed è rimasta fino a qualche minuto fa, la sua dimora, il suo ritrovo dove rifugiarsi tra una fatica e l’altra, il posto migliore dove, affacciandosi al balcone, poteva sognare guardando l’alba e il tramonto.

- E' tornato spesso a farle visita?

Ricordo con affetto le sue improvvisate, sempre in punta di piedi. Le sue notti a scrivere canzoni (perché tante altre sono nate al primo piano). Adorava la mia cucina: il pesce al forno, cefali in particolare, le cozze ripiene e soprattutto il nostro piatto tipico: le orecchiette col sugo delle melanzane ripiene. Lui definiva la mia cucina ottima e appetitosa.

- L'ultima volta qui quando risale?

L’ultima volta che è venuto a farmi visita risale a circa due anni fa, giugno 2010, inizio estate. Si fermò per alcuni giorni e gli preparai i suoi piatti preferiti.

- Ricorda l'ultimo incontro con Lucio Dalla?

Si, risale al 30 giugno 2011, in occasione del concerto contro le trivellazioni delle Isole Tremiti (foto 9). Con due amiche ci siamo recate a casa sua, su San Domino, dove gli abbiamo fatto visita prima del concerto e gli ho portato alcune prelibatezze della nostra terra: olio, conserve sott’olio e sott’aceto (peperoncini, melanzane, pomodori, olive…), taralli, ciambelle… Ma la scena più emozionante è stata proprio quando la sera, dal palco del concerto, mi ha dedicato la canzone “4 marzo 1943” dicendo: “Questa è per la mia seconda mamma, Mamainë !”

A questo punto la signora Filomena non regge alla commozione e scoppia in un pianto dirotto. A stento riesco a frenare le lacrime. Per quindici lunghi minuti il mondo pare fermarsi intorno a noi. Quindi “Mamainë” si riprende ed esterna un desiderio che mi prega di realizzare: andare al funerale che si terrà a Bologna domenica - proprio il giorno del compleanno di uno dei cantautori più prolifici che abbia calcato le scene musicali italiane e internazionali - accompagnata da una delegazione istituzionale peschiciana. E poi officiare una messa in sua memoria e organizzare un concerto per cantare le sue canzoni.

Prima di salutarmi, sulla porta di quella che è stata una delle “tane” preferite da Lucio Dalla, Filomena Salcuni, la “pescatrice”, mi abbraccia e mi sussurra all'orecchio: “Ho perso mio figlio!”

Francesco D'Arenzo
fonte 
http://www.puntodistella.it/



 

    


 
 


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