Di Stefano Davidson
Il senza vergogna
Allora:
"Aumentare l'Iva? "Ipotesi totalmente assurda".
Tuona il Fanfarlocco.
Tuona il Fanfarlocco.
Bón, ma a noi che ricordiamo risulta molto diversa la questione:
scritto a pagina 30 del DEF 2015, quando Calandrino era più che mai (abusivamente) in sella:
“L’incidenza delle entrate finali sul PIL è attesa passare a legislazione vigente dal 48,2 per cento del 2015 al 48,7 nel 2017 per poi ritornare progressivamente al 48,2 per cento nel 2019. L’andamento riflette la dinamica delle entrate tributarie, che in rapporto al PIL salirebbero, sulla base delle clausole di salvaguardia, dal 30,4 per cento nel 2015 al 31,3 per cento nel 2017, per poi tornare a calare gradualmente al 30,9 per cento del PIL a fine periodo. Per le medesime ragioni l’evoluzione della pressione fiscale risulterebbe in crescita: dal 43,7 per cento nel 2015 raggiungerebbe il 44,3 per cento nel 2017 per poi attestarsi al 44 per cento nel 2019”.
“L’incidenza delle entrate finali sul PIL è attesa passare a legislazione vigente dal 48,2 per cento del 2015 al 48,7 nel 2017 per poi ritornare progressivamente al 48,2 per cento nel 2019. L’andamento riflette la dinamica delle entrate tributarie, che in rapporto al PIL salirebbero, sulla base delle clausole di salvaguardia, dal 30,4 per cento nel 2015 al 31,3 per cento nel 2017, per poi tornare a calare gradualmente al 30,9 per cento del PIL a fine periodo. Per le medesime ragioni l’evoluzione della pressione fiscale risulterebbe in crescita: dal 43,7 per cento nel 2015 raggiungerebbe il 44,3 per cento nel 2017 per poi attestarsi al 44 per cento nel 2019”.
Ovvero, a legislazione vigente di allora, le entrate tributarie incassate dallo Stato e pagate dai cittadini sarebbero state destinate aumentare nel 2016. Dal primo gennaio infatti, scattarono le famose clausole di salvagurdia che il Bomba aveva detto di aver disinnescaro a giugno, ma in realtà le aveva soltanto rimandate al primo gennaio. L’aumento di IVA e accise infatti, era già previsto per il primo luglio 2015, il governo ne aveva promesso (lol) l’abolizione, ma dal momento che non sapeva dove trovare le risorse per coprire il buco, rimandó la loro entata in vigore al primo giorno del nuovo anno.
Stesso giochino l'anno scorso.
Il Def del 2016 infatti, sempre a firma Matteopoldo e redatto prima del suicidio referendario, in merito agli aumenti IVA dice a chiare lettere che seppur slittando al 2018 l’aumento reale dell’Iva e delle accise ereditato dalle Manovre precedenti come clausola di salvaguardia valeva oltre 15 miliardi nel 2017.
Così viene introdotto così un nuovo aumento dell’Iva di 3 punti percentuali nel 2018 (25 %) e di un ulteriore 0,9 punti percentuali dal 1° gennaio 2019 (cioè fino al 25,9 per cento, qualora nel 2018 non si provveda a sterilizzare il previsto aumento del 3 per cento).
Così viene introdotto così un nuovo aumento dell’Iva di 3 punti percentuali nel 2018 (25 %) e di un ulteriore 0,9 punti percentuali dal 1° gennaio 2019 (cioè fino al 25,9 per cento, qualora nel 2018 non si provveda a sterilizzare il previsto aumento del 3 per cento).
Ovvero, come suo costume il vigliacchetto di campagna addossa a qualcun'altro [il compiacente(?) Gentilonzo] le sue vaccate, pur di andare al voto nella speranza che gli smemorati boccaloni anche stavolta abbocchino. Almeno nella misura in cui gli consentano di acquisire l'immunità parlamentare (che non ha mai avuto e non ha) ed evitare momentaneamente cazzi davvero amarissimi.
PS:
del resto comunque i Def non sono altro che le dichiarazioni dei redditi del Paese truccate dal solito commercialista furbetto. Un po' come i commercialisti di certi amministratori condominiali..
del resto comunque i Def non sono altro che le dichiarazioni dei redditi del Paese truccate dal solito commercialista furbetto. Un po' come i commercialisti di certi amministratori condominiali..
Stefano Davidson.
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