Si sta completando la prima sperimentazione su vasta scala nel sito nucleare di Saluggia, nel Vercellese. Può essere usata per bonificare Fukushima
Parte da Este un progetto di portata epocale che ha tutte le carte in regola per rivoluzionare le pratiche di potabilizzazione e “pulitura” dell’acqua radioattiva. E dalla bassa padovana all’immane disastro di Fukushima il passo è davvero molto breve.
Ma andiamo con ordine.
Qualche anno fa Adriano Marin, ingegnere elettronico all’università di Padova, ha iniziato a costruire in un garage un prototipo di potabilizzatore portatile assieme ad alcuni colleghi. «Avevamo dato inizio alle sperimentazioni e ai progetti per motivi umanitari – spiega l’ingegnere – dato che il sistema è nato principalmente per aiutare gli abitanti di quei luoghi sulla Terra che non possono avere accesso all’acqua potabile».
Monta, smonta, prova e riprova, modifica e riaccendi, spegni e purifica, salta fuori che il potabilizzatore è in grado di separare le molecole che formano l’acqua da qualsiasi elemento senza l’utilizzo di filtri e sostanze chimiche. E non si parla solo di fanghi, sporcizia, metalli, contaminanti volatili e altre sostanze inquinanti. L’apparecchio, che qualcuno ha definito poco generosamente «una specie di lavatrice», si è dimostrato in grado di scindere l’acqua anche dagli atomi radioattivi.
Ma andiamo con ordine.
Qualche anno fa Adriano Marin, ingegnere elettronico all’università di Padova, ha iniziato a costruire in un garage un prototipo di potabilizzatore portatile assieme ad alcuni colleghi. «Avevamo dato inizio alle sperimentazioni e ai progetti per motivi umanitari – spiega l’ingegnere – dato che il sistema è nato principalmente per aiutare gli abitanti di quei luoghi sulla Terra che non possono avere accesso all’acqua potabile».
Monta, smonta, prova e riprova, modifica e riaccendi, spegni e purifica, salta fuori che il potabilizzatore è in grado di separare le molecole che formano l’acqua da qualsiasi elemento senza l’utilizzo di filtri e sostanze chimiche. E non si parla solo di fanghi, sporcizia, metalli, contaminanti volatili e altre sostanze inquinanti. L’apparecchio, che qualcuno ha definito poco generosamente «una specie di lavatrice», si è dimostrato in grado di scindere l’acqua anche dagli atomi radioattivi.
«LA SCOPERTA FU UN FATTO DEL TUTTO CASUALE»
Adriano Marin, 51 anni, ingenere elettronico, per lungo tempo dirigente del gruppo Riello e poi fondatore dell’impresa di consulenze Cross Technology, avrebbe potuto dire di aver fatto un’invenzione clamorosa dopo anni di studi. Invece ammette con sincerità: «La scoperta fu un fatto del tutto casuale, e ci mettemmo due anni per capire quale principio fisico portava a quel risultato». Il sistema, chiamato Wow (Wonderful Water), è stato poi perfezionato e testato a lungo dai laboratori Arpav di Padova, dal Cnr, dall’Università di Pavia e dal Laboratorio per l’energia nucleare applicata, ottenendo tutte le attestazioni necessarie (in questo momento sta certificando i risultati anche il National Physical Laboratory del Regno Unito). E oggi è un brevetto mondiale.
ULTIMA FASE DELLA SPERIMENTAZIONE
Adesso qui a Saluggia, nell’area in cui si trova il supersorvegliato deposito di scorie nucleari Avogadro, è in corso l’ultima fase della sperimentazione. Wow ,che tecnicamente è un separatore di molecole, è stato costruito in versione più grande e dal 23 settembre sta trasformando in acqua purissima 45 mila litri di liquidi radioattivi conservati in due cisterne. Quando, il 5 dicembre, avrà completato il suo lavoro, di tutto quel liquido contaminato resteranno solo dieci litri di concentrato insoluto. Sarà questa la prova più tangibile delle enormi possibilità della macchina, in moltissimi campi, a partire proprio dal nucleare.
INVENZIONE TUTTA ITALIANA
Un’invenzione da Nobel, tutta italiana, sostenuta anche da un gruppo di lungimiranti finanziatori e resa possibile da un team affiatato che condivide lo spirito del progetto: realizzare qualcosa di utile alla società. Ora Wow è in cerca, per ognuna delle applicazioni, di vari partner, possibilmente italiani, che mettano il prodotto sul mercato. Qualcuno che concordi sulle finalità e che non cerchi invece di tenere l’invenzione in un cassetto. Perché il rischio è proprio quello: gli enormi interessi (leciti e no) che ruotano intorno allo smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi potrebbero ostacolare la diffusione del «separatore di molecole a unico stadio» che ha enormi potenzialità.
http://www.dionidream.com/invenzione-italiana-rende-qualunque-tipo-acqua-purissima-compresa-quella-radioattiva/
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