di Giuseppe Liturri
Ecco come l’Unione europea rischia di azzoppare l’Italia e le banche italiane. L’approfondimento di Giuseppe Liturri
Quando si parla di Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) e rafforzamento e completamento dell’Unione Bancaria, il divario tra il contenuto degli atti che arrivano da Bruxelles e le parole che invece provengono da Roma sembra ormai incolmabile ed anzi pare aumentare.
Qualche mese fa, il ministro Roberto Gualtieri, di fronte alle rimostranze di alcuni parlamentari che gli facevano notare che il MES non era stato formalmente trasmesso alle Camere, rispose che “era sufficiente consultare i siti delle istituzione UE”. Bene, noi lo facciamo regolarmente e, ormai da tempo, documentiamo su queste colonne che gli atti dell’Eurogruppo parlano inequivocabilmente della già avvenuta definizione in linea di massima della riforma del MES, quasi prossimo alla firma dopo la definizione degli ultimi dettagli a marzo, e della trattativa aperta sull’Unione Bancaria da concludersi entro il 2024.
Tutto ciò in palese contraddizione con le risoluzioni approvate dal Parlamento sia a giugno 2019, da parte della precedente maggioranza, che a dicembre 2019, da parte dell’attuale maggioranza. È vero, a febbraio non si firma nulla, come sostengono il Presidente Giuseppe Conte ed il ministro Roberto Gualtieri. Ma, purtroppo per loro, non c’è giorno senza che arrivi un documento da Bruxelles a dimostrare che si procede spediti senza alcuna opposizione dell’Italia. Il 12 febbraio a Bruxelles si è riunito il COREPER II. Tale organo, a cui partecipano i rappresentati permanenti presso la UE, prepara i lavori del Consiglio UE nella configurazione ECOFIN (ministri economici), che terrà la prossima riunione il 18 febbraio.
Il COREPER ha esaminato una bozza di raccomandazione sulle politiche economiche dell’eurozona che sarà dapprima discussa nell’Eurogruppo del 17 febbraio, quindi sottoposta all’approvazione dell’ECOFIN del 18 e poi formalmente adottata con l’approvazione del Consiglio Europeo del successivo 27 marzo. Tra le 5 raccomandazioni spicca quella relativa al MES ed all’Unione Bancaria che è la pedissequa riproposizione di quanto affermato dal presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno lo scorso 30 gennaio.
In particolare, tra l’altro:
- Sull’Unione Bancaria, facendo seguito al comunicato dell’Eurosummit del 13 dicembre, proseguire a lavorare su tutti gli elementi, inclusi quelli trattati dal gruppo di lavoro di alto livello (HLWG) relativi alla garanzia comune sui depositi.
- Concludere la riforma del MES, compresa la istituzione di un supporto finanziario per il fondo di risoluzione delle crisi bancarie. Rendere operativo tale supporto in anticipo, purché ci siano sufficienti progressi nella riduzione dei rischi.
Tali raccomandazioni, ancora una volta, confermano che non c’è alcuna traccia delle perplessità e delle condizioni poste del Parlamento e passano come un rullo compressore sulle parole di Conte e di Gualtieri. Il treno delle decisioni marcia spedito anche a livello di Consiglio UE, il massimo consesso decisionale, e di Consiglio Europeo, organo di indirizzo e di definizione delle priorità politiche della UE.
Ma sono i dettagli a rendere la vicenda ancora più inquietante per il nostro Paese e, ancora una volta, avevamo già segnalato per tempo le nubi scure che si addensavano all’orizzonte. Per quanto riguarda l’Unione Bancaria, la raccomandazione dell’ECOFIN fa esplicito riferimento al lavoro del HLWG dell’Eurogruppo sulla garanzia comune dei depositi, illustrato nella lettera del 3 dicembre scorso, inviata dal Presidente di questo organo al Presidente Centeno. Si tratta di una tabella di marcia secondo cui articolare il negoziato politico in cui spiccano due aspetti potenzialmente dannosi per le nostre banche ed il nostro debito pubblico. Infatti si pensa di incentivare la diversificazione dei titoli di Stato nei bilanci delle banche, facendo contribuire le banche al fondo di garanzia in base alla concentrazione dei titoli di Stato ed introducendo dei costi per la loro eccessiva concentrazione.
Esito finale: le nostre banche, per non essere penalizzate, essendo quelle con la maggiore concentrazione di titoli di Stato, dovrebbero disfarsi di una quota significativa dei circa €384 miliardi di titoli di Stato detenuti a fine dicembre. Quando Gualtieri sabato 8 a Brescia parlava di opposizione dell’Italia alla ponderazione dei titoli di Stato nelle banche, non poteva non sapere che il divieto di concentrazione produce comunque effetti penalizzanti per le banche, creando incentivi alla vendita.
Non a caso la risoluzione parlamentare di dicembre contiene uno specifico passaggio sul tema (…escludere interventi di carattere restrittivo sulla detenzione di titoli sovrani da parte di banche ed istituti finanziari e comunque la ponderazione dei rischi dei titoli di stato attraverso la revisione del loro trattamento prudenziale, ed escludendo le disposizioni che prevedono una contribuzione degli istituti finanziari all’EDIS in base al rischio di portafoglio dei titoli di stato…) O crede che le banche tedesche o francesi non vedano l’ora di comprare BTP, sostituendosi alle banche italiane che comprerebbero invece titoli francesi o tedeschi?
È peraltro spiazzante leggere sul Sole 24 Ore di sabato 9 che ciò che “dicono alcuni in sala” è agli atti delle istituzioni europee dall’inizio di dicembre ed ora l’ECOFIN ed il Consiglio Europeo si apprestano ad includere nelle loro raccomandazioni di politica economica. Che presentano anche un’ulteriore minaccia per le nostre banche: in vista di un’entrata in vigore anticipata del sostegno finanziario del MES a favore del fondo di risoluzione unico è necessaria una riduzione dei rischi delle banche. Quali rischi? I derivati illiquidi delle banche francesi e tedesche? No, solo le sofferenze, ancora presenti nei bilanci delle nostre banche.
Ma lunedì 17 (Eurogruppo) e martedì 18 (Consiglio Ecofin) il ministro Gualtieri ha l’opportunità di recuperare il terreno perduto e far sapere ai nostri partner europei che sia la riforma del MES che il completamento dell’Unione Bancaria contengono elementi manifestamente irricevibili poiché in contrasto con la volontà del Parlamento. Lo farà?
(versione integrata e aggiornata di un articolo pubblicato da La Verità il 15 febbraio)
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