Riflettevo su alcune cose che ho vissuto in questi
ultimi giorni, dalla miseria, alle lacrime di una donna, al fango del
"ghetto dei Bulgari", per finire con la battaglia politica per
cambiare o meno la Costituzione.
Ghetto dei Bulgari di Foggia
La miseria è una dimensione tale per cui ogni speranza
di un futuro migliore diventa un'illusione, dove c'è miseria non c'è bellezza,
non c'è arte, non c'è nulla, la miseria prospera nei tanti non luoghi che
costruiamo, tra giudizio e pregiudizio, e la nostra Capitanata ne è piena.
Pensavo al “Ghetto dei Bulgari”, un luogo fatto di
pattume dove tra tanto squallore impastato di grigio fango maleodorante, puoi
venire circondato da bambini che ancora ridono sotto la pioggia, coperti di
stracci e fango e mentre incroci i sorrisi dei bambini, sei consapevole che
presto quella gioia sparirà dal loro volto, perché la
miseria pretende il suo tributo, chiede a chi stritola nella sua morsa che gli
occhi si spengano, che il volto s'indurisca esprimendo solo odio e rapacità,
per quello che per troppo tempo è stato negato.
Ghetto dei Bulgari di Foggia
Ghetto dei Bulgari di Foggia
Mi sono anche interrogato, in seguito allo sgombro del
ex distretto militare, se è stato giusto o meno che a quella gente non fosse
garantito un tetto, lasciandola sotto il comune a protestare, accettando anche
azioni non tollerabili come il blocco della strada.
Anch'io ho ironizzato sul fatto che per anni quella
struttura fosse stata utilizzata impropriamente permettendo che diventasse un
fortino nella disponibilità della malavita, quando poteva avere ben altre
destinazioni. Le istituzioni tollerano quindi in primis l'illegalità, allo
stesso tempo ignorano i diritti. Lo Stato, nelle sue articolazioni e nel suo
scaricabarile, nei fatti purtroppo considera questa gente degli invisibili, un
inutile rumore di fondo.
Però cosa c'entra la giustizia con la vendetta, chi
sbaglia deve pagare il suo debito, ma non può perdere i suoi diritti
sacrosanti, altrimenti nelle facili semplificazioni da bar, sadicamente cadiamo
nel macabro gusto della vendetta, quella che immancabilmente trasforma le
vittime in carnefici, un giustizialismo becero che nasconde la vigliaccheria
dei più. Non posso credere che, per quanto giustamente la Procura prosegua le
sue indagini, la politica e chi governa la città si comportino da contabile. E
che per assolversi si nascondano come novelli don Abbondio, dietro codici e
cavilli, mancando del giusto coraggio di chi, in primis, deve rispettare la
Costituzione per la quale non è possibile non garantire un tetto per chi ne ha
necessità, così come non garantire i diritti dell'infanzia. Io, Signor Sindaco,
Signora Prefetta, Signor Procuratore Capo non posso credere che queste parole
scritte dai padri costituenti non abbiano un reale significato e siano un
semplice e grazioso orpello utile ad abbellire la nostra casa comune, e proprio
perché ritengo che così non può e non deve essere, mi permetto con rispetto di
ricordarvele: Art.
3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’
compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,
che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono
il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Allora se queste non sono vuote parole, utili solo a
celebrare il 2 giugno, è necessario declinarle nell'agenda politica e
amministrativa in capo alle autorità di questo paese, non credete? Ma a tal
proposito, pensando a questo referendum costituzionale, mi sorge spontanea una
domanda: Che senso ha la riforma, quando costantemente ignoriamo e umiliamo
questa benedetta Costituzione a partire dall'art 1: L'Italia è una Repubblica democratica,
fondata sul lavoro. Ma se tale diritto viene costantemente
negato e il numero degli inoccupati cresce costantemente? Che senso ha l'Art.
11 L'Italia
ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in
condizioni di parità con gli altri Stati alle limitazioni di sovranità
necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le
Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale
scopo. Visto che costantemente, inchinandoci al
volere degli Stati Uniti d'America, abbiamo partecipato a guerre in giro per il
mondo, contribuendo a sovvertire regimi con esiti disastrosi. Inoltre,
continuiamo a costruire e a vendere strumenti di morte a Paesi governati da
regimi teocratici dove la parola democrazia è una bestemmia. Paesi che usano i
nostri "prodotti" per aggredire e sottomettere altri popoli. Mi
chiedo, prima d'interrogarci se e come cambiare la nostra Costituzione non
sarebbe il caso prima di applicarla, garantendo il rispetto dei suoi sacrosanti
principi? Oppure semplicemente ci stiamo assuefacendo a questa realtà costruita
sulla schiavitù e sulla negazione dei diritti essenziali per continuare a
considerarci orgogliosamente umani? Perché penso che nel fango del "ghetto
dei Bulgari" e di altri ghetti, nelle lacrime dei senzatetto della nostra
città, la Costituzione e i suoi articolati, hanno la consistenza di una favola,
di una leggenda, di parole gettate controvento, che vengono disperse e
atomizzate da questa burrasca che sta travolgendo il nostro piccolo grande
mondo.
Vincenzo Rizzi
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10154098597953730
Ghetto dei Bulgari di Foggia