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martedì 16 agosto 2016

Siria: 5 anni di una guerra che non vogliono far cessare!

Con questo articolo intendo approfondire una questione che ho accennato nell’articolo Putin soldato Nwo: l’amore esploso con Erdogan è l’ennesima prova, ovvero il fatto che in Siria la volontà non sia quella di buttare giù Assad, ma quella di far perdurare una guerra che ormai viene combattuta da 5 anni, che è costata la vita ad almeno400.000 persone, provocando milioni di sfollati e di migranti.
Gli Usa ed i loro alleati – Francia e Inghilterra in Europa, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Turchia e altri paesi dell’area – da anni finanziano e armano i terroristi, mentre la Russia, la Cina e l’Iran offrono sostegno al governo di Assad e all’esercito regolare siriano.

Una guerra atipica

Quella siriana non è la classica guerra tra due o più nazioni, ne una “guerra civile” dove il popolo si ribella al despota, visto che la maggioranza assoluta dei siriani sono fedeli ad Assad. A fronteggiare l’esercito regolare siriano ci sono vari gruppi di miliziani, dal cosiddetto “esercito siriano libero” (FSA) ad Al Nusra (gruppo legato ad Al Qeida dunque eterodiretto dalla Cia) passando per diversi altri gruppi minoritari ed infine gli uomini dell’autoproclamato califfo Al Baghdadi.
Grazie ai cospicui finanziamenti ricevuti – la cui somma negli anni si misura in milioni di euro – ed ai continui approvvigionamenti di armi, questi gruppi riescono a reclutare sempre nuovi uomini da mandare al fronte, pescando mediante una rete di recrutatori in tutto il mondo islamico – ma non solo – oltre alle migliaia di “foreign fighters” che dall’Europa hanno raggiunto la Siria per combattere.

Mercenari provenienti da tutto il mondo

In Siria combattono miliziani provenienti da tutto il mondo, e se una parte sono mossi dal fanatismo religioso – in particolare quelli provenienti dall’Europa – una larga parte è attratta dal lauto stipendioche ricevono, oltre al “diritto di preda” e di saccheggio e alla posizione di potere. I combattenti dell’ISIS ricevono uno stipendio di 400$ al mese, molti più di quelli che otterrebbero lavorando duramente. Quelli di Al Nusra e delle altre milizie siriane invece percepscono 250-300$ ed infatti quando Isis entrò in Siria, molti miliziani delle altre fazioni hanno aderito alle truppe di Al Baghdadi, anche se di recente sembra che l’Isis abbia ridotto lo stipendio ai miliziani, a causa delle perdite subite, anche a causa della capacità di contrabbandare petrolio ridotta dai raid russi.
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Molti miliziani che combattono contro Assad sono mercenari, pescati nei bassifondi di città africane, magrebine, mediorientali, asiatiche. Mentre i foreign fighters europei sono mossi dal fanatismo, da sentimenti antioccidentali, e credono di combattere per un ideale giusto e per abbattere un dittatore, nei bassifondi delle città del terzo mondo vengono raccattate persone di basso livello culturale e sociale, pronti a combattere per uno stipendio fino a 4-5 volte o più superiore a quello che guadagnerebbero altrimenti.

Guerra costante senza vincitori

Quando l’esercito siriano stava per prevalere, fu attaccato e furono inviati immediatamente soldi e dunque maggiori uomini al fronte, al quale Isis si è aggiunto solo due anni e mezzo fa, inizialmente anche scontrandosi con gli altri gruppi, che poi si sono accordati con gli uomini del califfo, che controllando anche parte dell’Iraq dispongono di più uomini e mezzi. Isis è arrivata ad avere un esercito retribuito di 60-70mila uomini, degno di una piccola nazione occidentale.
Quando i miliziani avanzavano troppo e iniziavano a rendersi pericolosi, la Russia e le altre nazioni amiche aumentavano l’entità degli aiuti economici e militari, fino ad intervenire in forze quando le milizie dell’Isis sono giunte alle porte di Damasco, e c’era la possibilità che assumessero il controllo del paese. Due settimane di pesanti raid hanno immediatamente respinto gli jihadisti, infliggendo perdite di uomini e mezzi e scatenando il panico tra i miliziani, al punto che molti sono scappati.

L’esercito russo stava facilmente spazzando via Isis

L’esercito siriano affiancato a quello russo, grazie ai micidiali raid aerei russi, stava riprendendo rapidamente il controllo del territorio, liberando città dopo città. Ma dopo aver allontanato Isis dalla capitale Damasco, e aver indebolito le milizie dell’Isis, i russi hanno interrotto i raid! Anziché sconfiggere definitivamente i terroristi, l’esercito di Putin li ha “azzoppati” ma lasciati “vivi”, e sopratutto in condizioni di riorganizzarsi, cosa che hanno ovviamente fatto.
ISIS ha alcune decine di migliaia di miliziani armati con kalashnikov, mitragliatrici pesanti, lanciarazzi Rpg, carri armati, jeep pick-up armate di mitragliatrici e altre armi, ma contro una tecnologica aviazione,capace di colpire con precisione e potenza da un’altezza di alcuni km e passando a velocità supersonica, non avevano scampo.

Proseguono gli interminabili scontri

Proseguono gli scontri tra forze leali al presidente Assad e quelle ostili, con combattimenti a colpi di artiglieria e scontri a fuoco di terra, una guerriglia “equilibrata” che si protrae seminando morti da entrambe le parti e tra la popolazione, mentre i raid russi colpivano dall’alto i mezzi e le postazioni dell’Isis, precedendo l’intervento terrestre che trovava buona parte del “lavoro” già fatto e le milizie in fuga.
Da una parte Usa & alleati, dall’altra Russia & alleati: nel mezzo il popolo siriano, che ha pagato un tributo di sangue altissimo, sia come perdite civili che come perdite militari, che alla fine vengono pesate meno, come se questi ultimi non fossero dei civili mandati a morire dal governo, o impegnati nella difesa della propria libertà, come l’esercito siriano, composto da giovani siriani disposti a dare la vita per l’indipendenza del loro paese e per non finire sotto la temibile legge coranica.
Dopo 5 anni di guerra, strategie, pressioni varie, appare chiaro che la volontà non è quella di cacciare un “Assad che resiste”, bensì quella di alimentare questo focolaio di guerra, e farla protrarre ancora.

Se ci fosse stata la volontà, Assad sarebbe KO e la guerra finita

Se le potenze occidentali avessero voluto abbattere il regime di Damasco lo avrebbero fatto, come avvenuto come Milosevic in Serbia, ma anche Libia, Afghanistan e Iraq mediante guerre oppure mediante le “primavere arabe” alimentate, finanziate, armate.
Quando era chiaro che i “ribelli” contro Gheddafi non avrebbero vinto, non sarebbero riusciti a buttare giù il ‘despota’, non ci hanno pensato due volte a fare decollare i cacciabombardieri ed i missili dalle portaerei. La Russia non avrebbe potuto opporsi o fare niente, di certo non avrebbe dichiarato guerra a tutto l’occidente per difendere Assad: al massimo avrebbe partecipato ai tavoli per garantirsi la continuità di certi interessi. Pensare che Putin fosse disposto a tutto per il presidente siriano è una romanticheria fuori dalla realtà.

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