DI ROUA NABOULSI
Questo post è stato censurato da Facebook. Ecco quanto riporta al proposito un articolo di Russia Today: “questo post ha avuto 9000 condivisioni e 12000 like, prima che Facebook lo rimuovesse lunedì perché non avrebbe rispettato le sue regole. In seguito all’inchiesta di Russia Today, il gigante dei social media ha ripubblicato il post ammettendo di aver fatto un errore”.
Quel che è successo ieri sera a Parigi è terribile. Ho fatto tardi per seguire le informazioni, non riuscivo a crederci, e chiedo sinceramente scusa a tutte le persone toccate da questi orribili attacchi. Com’era prevedibile, la comunità internazionale ha risposto dimostrando a Parigi una solidarietà inossidabile.
Il giorno prima al mio paese, il Libano, è esplosa una bomba che ha ucciso 43 persone. Nessuno ha pregato per noi. Nessuno si è fatto un esame di coscienza. Nessun leader mondiale ha tenuto per noi discorsi a notte fonda. Nessuno ha cambiato la foto del proprio profilo. Non c’era alcun hashtag. Facebook non ha attivato l’opzione con cui si faceva sapere: “sono sano e salvo”. Solo silenzio. In Siria è pure peggio: una sofferenza per ogni parola scritta e centellinata su Facebook. La Siria non ha diritto a nulla. Solo altro silenzio.
Nel solo mese di ottobre 73 palestinesi sono stati uccisi da Israele. Silenzio.
Il mese scorso quasi 100 persone sono state uccise dalle bombe esplose nel corso di una manifestazione pacifica ad Ankara. Altro silenzio.
Quest’anno almeno 3500 persone sono state uccise nelle guerre in corso in Nigeria, Camerun, Ciad e Niger. Silenzio.
A questo punto non sono nemmeno più arrabbiata, sono solo stanca. Sfinita. Sfinita perché un attacco che provoca 2300 morti in una prigione a cielo aperto come Gaza non riceve quasi alcuna attenzione, ma appena succede qualcosa in Europa, o appena qualcosa succede ai bianchi, tutti sono scossi, e sinceramente credo che lo siano in buona fede.
Non sto dicendo che non bisogna essere scossi. Non sto dicendo che le persone che ieri hanno perso la vita non meritano le nostre lacrime, perché ovviamente le meritano. Erano persone innocenti, e ora sono morte. In quanto arabi, sappiamo più di chiunque altro quanto è doloroso, e dovremo tutti quanti conservare il loro ricordo.
Ma quanto a noi… Non meritiamo anche noi qualche lacrima? Forse non siamo sufficientemente umani? Siamo forse troppo arabi per voi? Troppo neri per voi? Troppo “altri” per voi? Davvero per voi è così difficile compatirci per via del colore della nostra pelle? E invece, non una parola.
E poi, come se non bastasse, c’è dell’altro. Dopo la scarsa considerazione che avete per noi, ci colpite. Ma fino a che punto, come esseri umani, siamo insignificanti, inferiori? È qui che arriva il meglio. La parte che preferisco. Doverci scusare. Ci viene richiesto di scusarci. Si pretende che lo facciamo. Ora NOI dobbiamo scusarci per le azioni peggiori che da lunghissimo tempo i barbari ci fanno subire. Noi siamo le vittime. Quel che voi patite per mano di questi estremisti è una frazione minuscola di quello che patisce la Siria. Di quel che patisce il Libano. Lo subiamo regolarmente ogni giorno, senza eccezioni. E adesso, come si trattasse di uno scherzo di cattivo gusto, ci vien domandato di chiedere scusa. Ci considerano responsabili. Le principali vittime e i rifugiati di questa tragedia devono pagare. Come se non avessimo già abbondantemente pagato con il nostro sangue, la nostra terra e la nostra dignità.
Scusate! Chiediamo scusa a voi, che avete occupato le nostre terre, le avete spolpate, ve le siete spartite fra di voi come se si trattasse di oro.
Scusate! A voi, che ci avete derubato delle nostre ricchezze, della nostra dignità e della nostra libertà.
Scusate! A voi nell’andarvene via avete lasciato dietro di voi solo rabbia e rovine
Scusate! A nome di coloro che, disillusi, marginalizzati e lasciati rimanere indietro, si sono gettati a corpo morto nell’estremismo
Scusate! A voi che state soffrendo per la loro barbarie
Scusate! A voi che li autorizzate a farci subire tutto questo, che li incoraggiate e che fornite loro le risorse di cui hanno bisogno per nutrirsi. Vi chiediamo scusa se, in fin dei conti, si sono rivoltate contro di voi.
Scusate! Se sono venuti a cercarvi.
Vi chiediamo scusa. Sperando che troverete ragioni per perdonarci».
Roua Naboulsi
Il mese scorso quasi 100 persone sono state uccise dalle bombe esplose nel corso di una manifestazione pacifica ad Ankara. Altro silenzio.
Quest’anno almeno 3500 persone sono state uccise nelle guerre in corso in Nigeria, Camerun, Ciad e Niger. Silenzio.
A questo punto non sono nemmeno più arrabbiata, sono solo stanca. Sfinita. Sfinita perché un attacco che provoca 2300 morti in una prigione a cielo aperto come Gaza non riceve quasi alcuna attenzione, ma appena succede qualcosa in Europa, o appena qualcosa succede ai bianchi, tutti sono scossi, e sinceramente credo che lo siano in buona fede.
Non sto dicendo che non bisogna essere scossi. Non sto dicendo che le persone che ieri hanno perso la vita non meritano le nostre lacrime, perché ovviamente le meritano. Erano persone innocenti, e ora sono morte. In quanto arabi, sappiamo più di chiunque altro quanto è doloroso, e dovremo tutti quanti conservare il loro ricordo.
Ma quanto a noi… Non meritiamo anche noi qualche lacrima? Forse non siamo sufficientemente umani? Siamo forse troppo arabi per voi? Troppo neri per voi? Troppo “altri” per voi? Davvero per voi è così difficile compatirci per via del colore della nostra pelle? E invece, non una parola.
E poi, come se non bastasse, c’è dell’altro. Dopo la scarsa considerazione che avete per noi, ci colpite. Ma fino a che punto, come esseri umani, siamo insignificanti, inferiori? È qui che arriva il meglio. La parte che preferisco. Doverci scusare. Ci viene richiesto di scusarci. Si pretende che lo facciamo. Ora NOI dobbiamo scusarci per le azioni peggiori che da lunghissimo tempo i barbari ci fanno subire. Noi siamo le vittime. Quel che voi patite per mano di questi estremisti è una frazione minuscola di quello che patisce la Siria. Di quel che patisce il Libano. Lo subiamo regolarmente ogni giorno, senza eccezioni. E adesso, come si trattasse di uno scherzo di cattivo gusto, ci vien domandato di chiedere scusa. Ci considerano responsabili. Le principali vittime e i rifugiati di questa tragedia devono pagare. Come se non avessimo già abbondantemente pagato con il nostro sangue, la nostra terra e la nostra dignità.
Scusate! Chiediamo scusa a voi, che avete occupato le nostre terre, le avete spolpate, ve le siete spartite fra di voi come se si trattasse di oro.
Scusate! A voi, che ci avete derubato delle nostre ricchezze, della nostra dignità e della nostra libertà.
Scusate! A voi nell’andarvene via avete lasciato dietro di voi solo rabbia e rovine
Scusate! A nome di coloro che, disillusi, marginalizzati e lasciati rimanere indietro, si sono gettati a corpo morto nell’estremismo
Scusate! A voi che state soffrendo per la loro barbarie
Scusate! A voi che li autorizzate a farci subire tutto questo, che li incoraggiate e che fornite loro le risorse di cui hanno bisogno per nutrirsi. Vi chiediamo scusa se, in fin dei conti, si sono rivoltate contro di voi.
Scusate! Se sono venuti a cercarvi.
Vi chiediamo scusa. Sperando che troverete ragioni per perdonarci».
Roua Naboulsi
16.11.2016
Traduzione a cura di MARTINO LAURENTI per www.comedonchisciotte.org
Nota del Saker Francophone:
Un’ultima domanda: “perché questi attentati colpiscono sempre la gente comune, che non ha alcun potere decisionale, senza toccare gli interessi di chi conduce le danze?”
Nota del Saker Francophone:
Un’ultima domanda: “perché questi attentati colpiscono sempre la gente comune, che non ha alcun potere decisionale, senza toccare gli interessi di chi conduce le danze?”
Nessun commento:
Posta un commento