di Andreah
Controllare internet significa controllare il flusso di informazioni e stabilire ciò che viene letto e cosa no.
Negli ultimi anni sono aumentate le proposte e i progetti per instaurare una maggior censura internet con un più alto controllo governativo sulla rete. Dalle proposte di verificare la maggiore età dell’utente su un sito tramite identificativo d’identità o bancario, sino all’uso dei controlli “ActiveX” (file con specifiche funzioni che si integrano con programmi e siti per attivare funzionalità per accedere ai siti governativi).
L’imposizione di un controllo su internet dunque non è una novità e misure anche più radicali, come l’interruzione, sono state già prese in passato. Le ragioni sono ovvie: controllare internet significa controllare il flusso di informazioni e stabilire ciò che viene letto e cosa no, influenzandone anche la velocità (che è misurabile con uno speed test)
In quest’ottica si inserisce il “New IP” pensato dal governo cinese per imporre un controllo ancor più stretto sulla rete nel territorio cinese tramite un monitoraggio in entrata di nuova concezione.
L’IP (o Internet Protocol) è un numero che identifica univocamente un dispositivo (detto host) collegato alla rete informatica. Si tratta di informazioni univoche che rientrano appieno nel concetto di privacy e quindi pienamente tutelate dal GDPR.
Il “New IP” cinese
Il New IP cinese si articola principalmente su 3 punti:
- Identificazione univoca
- Condizionalità della visibilità e dell’accesso ai contenuti
- Centralizzazione totale della rete
Questi tre punti si articolano attorno al concetto chiave di “credito sociale” (noto come anche “social score”) su cui il governo cinese ha basato tutto il nuovo protocollo di controllo della rete.
Il credito sociale è un sistema di classificazione che valuta:
- La reputazione sociale di un cittadino
- L’affidabilità politica delle persone
- La reputazione aziendale
Iniziato su scala locale nel 2009, il sistema è stato lanciato su scala regionale dal 2018 integrandosi al sistema di sorveglianza basato su milioni di videocamere, IA per il riconoscimento facciale e analisi big data. Anche se le informazioni sono lacunose, si può osservarne lo sviluppo in base ai documenti burocratici pubblicati in merito. La mappa mostra lo stato di avanzamento dell’implementazione tra le varie province cinesi:
Che cos’è il “New IP” cinese
Secondo uno studio Huawei (leggibile qui), nel 2035 oltre un bilione (cioè mille miliardi) di dispositivi elettronici saranno connessi ad internet sull’onda di una digitalizzazione di massa che coinvolgerà nuove industrie e nuove modalità di connessione e di lavoro. Ad esempio, si prevedono industrie manifatturiere basate sulla realtà aumentata.
Il bisogno di una tale connettività con le necessità di privacy e sicurezza che inevitabilmente un tale interconnessione comporta, costituiscono una sfida non semplice. Il New IP permetterebbe di soddisfare la domanda di connessione e allo stesso tempo offrirebbe flessibilità, sicurezza e privacy, secondo i teorici cinesi.
Si tratterebbe di un nuovo redesign di internet per creare una cosiddetta sicurezza intrinseca nel web imponendo la registrazione dell’utente individuale. La proposta di Huawei è quindi una nuova architettura internet per connettere network eterogenei e sistemi in un’unica rete. Huawei ha fatto la sua proposta all’ITU (Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, una società dell’ONU) dove Pechino ha un certo peso, aggirando al contempo gli standard tecnici internazionali.
Come funziona il New IP cinese e il pericolo di censura internet
Il New IP cinese dunque si basa su 3 punti fondamentali: identificabilità, condizionalità e centralizzazione.
L’identificabilità significa che ogni persona sarà collegata all’indirizzo IP anziché ogni dispositivo, rendendo così la persona associata ad un indirizzo permanente.
La condizionalità significa che vedere determinati contenuti e avervi accesso è collegato ad un requisito, ossia il credito sociale. Ciò significa che, ad esempio, l’utente 1 con un credito sociale soddisfacente per il partito potrà vedere certi contenuti (ad es. manuali tecnici). L’utente 2, il cui credito sociale è basso, non potrà invece leggere certi contenuti.
La centralizzazione intende unificare il credito sociale e la propria rete internet in un unico sistema su scala nazionale che integri tutta la sorveglianza in un’unica struttura.
Censura internet: le conseguenze
La proposta e la pianificazione tecnica di questo nuovo protocollo, dimostrano che i mezzi per creare letteralmente uno stato di sorveglianza esistono già e che, quando c’è la volontà, il passo successivo è l’implementazione.
Le regole europee come il GDPR vanno nel senso diametralmente opposto, considerando l’IP un dato personale che va protetto. Anche in Occidente tuttavia non sono mancati tentativi di far passare limitazioni all’accesso ai contenuti o visibilità previa identificazione.
Si pensi quindi all’identificazione con carta bancaria per avere accesso ad internet non filtrato, come avvenuto nel Regno Unito o con documento d’identità per contenuti a luci rosse in Francia.
È quindi importante rimanere vigili e non illudersi che la lontananza sia un deterrente efficace. La censura dell’accesso alla rete, la condizionalità e la sorveglianza di massa sono in antitesi con la neutralità della rete e la libertà d’informazione.
Articolo di Andreah
Fonte: https://internet-casa.com/news/censura-internet-cina/
https://www.conoscenzealconfine.it/censura-internet-la-nuova-frontiera-del-controllo/
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