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mercoledì 13 novembre 2019

LE PRIVATIZZAZIONI IN ITALIA E LA PERDITA DELLA DEMOCRAZIA

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LE PRIVATIZZAZIONI IN ITALIA
E LA PERDITA DELLA DEMOCRAZIA
Correva l’anno 1992, quando su uno Yacht,
in giro per il Mediterraneo la nostra nazione
fu svenduta! Ai corti di memoria si rammenta che a bordo di quel “natante”, il Britannia, c’era anche il nostro caro Mario Draghi.
Quell’incontro, secondo alcuni, fu l’inizio
della pianificazione della svendita dell’industria Italiana.
Quello che accadde poi è cronaca...
Nel periodo dal 1991 al 2001 molte aziende sono state privatizzate: ENI, di cui Goldman Sachs acquisì l’intero patrimonio immobiliare,
le aziende controllate dall’IRI, tra cui la SME* (agroalimentare).
(*) Nel 1993 avviene la privatizzazione
del gruppo SME, azienda pubblica controllata dall’IRI con una quota del 64%. Nel luglio 1993, con la prima tranche della privatizzazione, relativa al settore surgelati e a quello dolciario del gruppo SME, il gruppo svizzero Nestlé acquisisce i marchi Motta, Alemagna,
La Cremeria, Antica Gelateria del Corso, Maxicono, Surgela, Marefresco, La Valle degli Orti, Voglia di pizza, Oggi in Tavola.
Le privatizzazioni furono realizzate tramite opportuni decreti che cambiavano la forma societaria delle aziende statali.
La privatizzazione, dunque, fu avviata (almeno ufficialmente) per un duplice motivo:
1) sotto la spinta di ottenere maggiori profitti
il privato si dimostrerà più efficiente dello Stato nell’amministrare attivamente le aziende, perseguendo scopi più redditizi per
le medesime, facendo diminuire le perdite
e risanando debiti e bilanci a beneficio
dei consumatori i quali si vedranno offrire
un servizio o un bene qualitativamente migliore con costi relativi inferiori.
2) lo Stato con le privatizzazioni ricava utili
e liquidità.
Quindi avete capito? Con la scusa di lasciare
al privato la gestione delle aziende che prima erano dello Stato, per “migliorare” la qualità
dei beni e dei servizi offerti ai cittadini,
si è dato in mano ad una elite di uomini
il nostro patrimonio industriale, il cui unico scopo era quello di massimizzare i profitti, speculando all’inverosimile.
Per quanto la privatizzazione si dovrebbe differenziare dalla liberalizzazione, che in teoria renderebbe più concorrente il mercato, de facto privatizzazioni e liberalizzazioni hanno perseguito gli stessi scopi: arricchire le elite neo-mercanitili.
Nessun processo di democratizzazione
è scaturito ad esempio dalle liberalizzazioni.
Ma il fatto più sconcertante è questo: le privatizzazioni sono servite allo Stato per fare liquidità.
Cooomeee? Perchè mai uno Stato a moneta sovrana, come lo era l’Italia con la Lira in quegli anni, doveva vendere le proprie industrie
per fare “LIQUIDITA’”???
Vediamo incombere come una gigantesca nuvola nera gli spauracchi del...
DEBITO PUBBLICO e dell’INFLAZIONE.
Noi sappiamo bene come stanno le cose!
Altro che debito pubblico ed inflazione…
Una nazione con moneta sovrana NON DEVE vendere MAI le sue aziende per fare soldi. MAI! Deve semplicemente “stampare” moneta spendendola a deficit positivo per il settore “non governativo”, processo mediante il quale si deve tendere alla piena occupazione,
al pieno stato sociale, alla piena istruzione,
al pieno funzionamento del settore industriale… (vedere MMT per i duri di comprendonio!).
Tutte le nostre aziende potevano restare
di proprietà dello Stato, potevano continuare con il loro ciclo di produzione semplicemente avendo come garante lo Stato stesso.
Ma quali perdite, ma quale miglior qualità
dei beni e dei servizi… e soprattutto ma quale liquidità doveva fare lo Stato?????????????????
L’Europa e l’euro dovevano sopraggiungere,
noi dovevamo soffrire. Punto.
Questa è la verità. Le elite dovevano perseguire il loro piano neo-mercantile, neo-liberista, le politiche di spesa pubblica, quelle keynesiane, dovevano essere eliminate, abolite, perchè rappresentavano la vera forma di democrazia.
La ricchezza non doveva essere redistribuita, la disoccupazione era necessaria
per schiacciare le popolazioni, schiavizzarle...
lo stato sociale doveva essere ridotto a condizioni da terzo mondo.
E tutto questo per il vantaggio di pochi, pochissimi uomini che attraverso i processi che abbiamo appena analizzato, attraverso
la sottrazione della sovranità (soprattutto monetaria) agli Stati mediante l’approvazione di leggi e trattati “disumani”, dovevano raggiungere quel potere atavico dato
dal dio denaro.
Ecco che in questo scenario le politiche monetarie sono vitali per la riacquisizione
da parte degli Stati e del popolo della propria democrazia. Il processo di democratizzazione deve partire dal basso, ci vuole quasi un atto
di fede nel credere che il cambiamento
sia possibile ma non dobbiamo perdere mai
la speranza che ciò che ci è stato sottratto un giorno ci venga restituito. Dipende solo da noi!
(Paolo Barnard)
tratto da  
Antonio Rosania

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