Un grande mistero del ‘900: Gustavo Rol
CHI ERA
Gustavo Rol, fu un sensitivo capace di imprese che nulla avevano di normale e che era impossibile interpretare ed inquadrare. Chi era veramente? Lo hanno definito sensitivo, medium, mago, indovino e molto altro ancora, ma egli rifiutava di essere incluso in una qualsiasi di queste categorie. Si riteneva piuttosto una persona qualsiasi e affermava che quel mondo fosse molto lontano dalla sua mentalità. Considerava i suoi esperimenti come appartenenti alla scienza e affermava con convinzione che nel futuro tutti gli uomini sarebbero stati in grado di realizzare le medesime cose e maturare le stesse sue facoltà.
Diceva: “Non sono un mago. Non credo nella magia… Tutto quello che io sono e faccio viene di là (e indicava il cielo), noi tutti siamo una parte di Dio… E a chi mi domanda perché faccio certi esperimenti, rispondo: li faccio proprio a confermare la presenza di Dio… ”
Nel corso della sua lunga vita, durata 91 anni (1903-1994), Rol è venuto in contatto con grandi personaggi della storia del Novecento: Einstein, Fermi, Fellini, De Gaulle, D’Annunzio, Mussolini, Reagan, Pio XII, Cocteau, Dalì, Agnelli, Einaudi, Kennedy e tanti altri ancora. Il suo ruolo è stato quello di mostrare l’esistenza di “possibilità” (come lui chiamava questi “poteri”, che di fatto corrispondono alle “siddhi” della Tradizione indù), che possono essere conseguite da ogni essere umano, e di confermare la presenza di Dio fuori e dentro l’uomo. Oltre ad una vasta antologia di prodigi spontanei, ha codificato una originale serie di esperimenti che si situano al confine della metafisica, dove convergono scienza e religione. Ha fatto spesso uso di carte da gioco, il che ha fatto insinuare ad alcuni che facesse della prestidigitazione. Tuttavia queste carte, che nella maggior parte dei casi non erano da lui nemmeno toccate, costituivano solo il primo e più semplice gradino cui accedevano i neofiti durante le “serate” di esperimenti in casa Rol, ed erano un mezzo divertente e dinamico per scaldare l’ambiente. Ciò non significa che ciascuno dei “semplici” esperimenti non fosse di per sé sconvolgente.
Qui di seguito, si riportano le descrizioni che alcuni noti personaggi fecero di Gustavo Rol:
Dino Buzzati, noto giornalista e scrittore italiano del ‘900, che conobbe bene Rol, lo descrisse così: “Colpisce in Rol, che a sessantadue anni ne dimostri almeno dieci di meno, una vitalità straordinaria, e gioiosa. Insisto sulla serenità e l’allegrezza che ne emanano. Qualcosa di benefico si irraggia sugli altri. È questa la caratteristica immancabile, almeno secondo la mia esperienza dei rari uomini, arrivati col superamento di sé stessi, ad un alto livello spirituale, e di conseguenza all’autentica bontà. In quanto alla faccia, descriverla è difficile. Qualcuno l’ha definita da “bon vivant”. Non è vero. Potrebbe essere quella di un guru indiano. Ma potrebbe anche appartenere ad un chirurgo, ad un vescovo, ad un tenero bambino. Ci si aspetta una maschera impressionante e magnetica. Niente di tutto questo. Ciò che sta dietro a quella fronte, almeno a prima vista, non traspare”.
Anche il dott. Massimo Inardi, studioso di parapsicologia, sul quotidiano di Bologna “Il Resto del Carlino” del 10 giugno 1975, ne dà una interessante descrizione: “Stando vicino a Rol… si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un essere che di umano ha solo l’aspetto fisico e il comportamento, nonché il cuore: tutto il resto pare andare al di là di ogni concezione terrena delle possibilità umane”.
Federico Fellini, noto regista vincitore di cinque premi Oscar, e grande amico di Rol, ne dà questo ritratto: “Ciò che fa Rol è talmente meraviglioso che diventa normale; insomma, c’è un limite allo stupore. Infatti le cose che fa, lui li chiama giochi, nel momento in cui le vedi per tua fortuna non ti stupiscono, ma nel ricordo assumono una dimensione sconvolgente. Com’è Rol? A chi assomiglia? Che aspetto ha? È un po’ arduo descriverlo. Ho visto un signore dai modi cortesi, l’eleganza sobria, potrebbe essere un preside di ginnasio di provincia, di quelli che qualche volta sanno anche scherzare con gli allievi, e fingono piacevolmente di interessarsi ad argomenti quasi frivoli. Ha un comportamento garbato, impostato ad una civile discrezione, contraddetta talvolta da allegrezze più abbandonate, e allora parla con una forte venatura dialettale che esagera volutamente, come “Macario”, e racconta volentieri barzellette. Credo che la ragione di questo comportamento sia nella sua costante e previdente preoccupazione di sdrammatizzare le attese, i timori, lo sgomento che si possono provare davanti ai suoi traumatizzanti prodigi di mago. Ma, nonostante tutta questa atmosfera di familiarità, di scherzo tra amici, nonostante questo suo sminuire, ignorare, buttarla sul ridere per far dimenticare e dimenticare lui per primo tutto ciò che sta accadendo, i suoi occhi, gli occhi di Rol non si possono guardare a lungo. Son occhi fermi e luminosi, gli occhi di una creatura che viene da un altro pianeta, gli occhi di un personaggio di un bel film di fantascienza. Quando si fanno “giochi” come i suoi, la tentazione dell’orgoglio, di una certa misteriosa onnipotenza, deve essere fortissima. Eppure Rol sa respingerla, si ridimensiona quotidianamente in una misura umana accettabile. Forse perché ha fede e crede in Dio.
I suoi tentativi spesso disperati di stabilire un rapporto individuale con le forze terribili che lo abitano, di cercare di definire una qualche costruzione concettuale, ideologica, religiosa, che gli consenta di addomesticare in un parziale, tollerabile armistizio la tempestosa notte magnetica che lo invade, scontornando e cancellando le delimitazioni della sua personalità, hanno qualcosa di patetico ed eroico”.
LE POSSIBILITA’ DI ROL
In generale, le possibilità di Rol spaziavano dalla “visione a distanza” (lettura di libri chiusi, visione di cose che si trovano in un altro luogo o di ciò che accade altrove), ai “viaggi nel tempo” (con escursioni nel passato e nel futuro) sperimentati direttamente dai testimoni all’esperimento, dalla “veggenza selettiva” (osservazione dell’aura energetica che circonda il corpo umano, utile all’identificazione di eventuali malattie), alla capacità di visione dell’interno del corpo umano.
Era in grado di agire dinamicamente sulla materia, cioè poteva spostare a distanza oggetti di qualsiasi genere (telecinesi), o materializzarli e smaterializzarli (apporti/asporti), sapeva prevedere gli eventi futuri (precognizione) e conoscere il passato di una persona (chiaroveggenza), leggeva nel pensiero (telepatia), era in grado di guarire a distanza persone ammalate (tra i sistemi usati anche quello della pranoterapia) o trovarsi in due luoghi differenti nello stesso momento (bilocazione), poteva attraversare superfici solide (ad es. pareti) o farle attraversare da qualsiasi oggetto, così come poteva estendere o ridurre il proprio corpo fisico a piacimento.
Durante i suoi esperimenti, inoltre, potevano verificarsi “epifanie di spiriti”, che contribuivano alla dinamica degli esperimenti. Questi spiriti non erano però i veri spiriti dei defunti, ma piuttosto i “residui psichici” lasciati dagli stessi, al momento della morte. Così come viene lasciato un residuo organico alla morte del corpo, viene anche lasciato un residuo psichico. Questo residuo è stato chiamato da Rol “spirito intelligente”, ed ogni Tradizione Metafisica sa di cosa si tratta. Per Rol ogni cosa ha un proprio spirito, ma quello dell’uomo è uno spirito intelligente, per le superiori possibilità che la natura gli ha conferito. Tuttavia, il rapporto tra Rol e gli spiriti non aveva nulla a che vedere con questioni medianiche, si trattava piuttosto di qualcosa di simile a ciò che avveniva in alcune antiche pratiche egizie e sumero-babilonesi.
Infine, Rol produceva altri due tipi di fenomeni particolari, e cioè la “proiezione a distanza” di figure o scritte (soprattutto a grafite) su ogni genere di superfice e la “pittura a distanza” (che potremmo chiamare telepittura), dove pennelli e spatole si libravano per aria da soli e dipingevano in pochi minuti quadri di pregevole fattura, con l’aiuto dello “spirito intelligente” di un pittore scomparso: Ravier, Picasso, Goya, etc. Questi non sono che i fenomeni principali, essendovene molti altri (ne abbiamo classificati 49), tra cui possiamo ancora citare la levitazione, l’agilità, la traslazione, la glossolalia e l’azione post-mortem.
Dunque, chi era Rol? Era un Maestro Spirituale, nel quale il risveglio della Luce interiore gli ha permesso di espandere le normali possibilità umane.
Che ruolo ha avuto? Quello di confermare la presenza di Dio in un’epoca di grande materialismo, e quello di incoraggiare ogni uomo ad intraprendere il suo stesso cammino, al fine di dimostrare che il divino non è irraggiungibile e lontano dall’uomo, bensì alla sua portata, quando egli naturalmente intenda cercarlo. Ha inoltre indicato nella Scienza (la Scienza Sacra, quella dell’Armonia, sintesi di tutte le scienze) la Via da seguire. Disse: “Ho sperato che fosse proprio la Scienza ad aiutarmi a riconoscere e codificare queste mie sensazioni che sono certo ogni uomo possiede, e sarà la Scienza stessa a rivelare queste facoltà e a promuoverle in tutti gli uomini…”
IL PENSIERO DI ROL
“Ogni cosa ha il proprio spirito, le cui caratteristiche stanno in rapporto alla funzione della cosa stessa. Quello dell’uomo però è uno “spirito intelligente”, perché l’uomo sovrasta ed è in grado, di regolare, se non di dominare, gli istinti che sospingono incessantemente tutto ciò che esiste e si forma. Questa prerogativa dell’uomo è sublime. Ho definito “coscienza sublime” ogni impegno volto a raggiungere, sia pure attraverso la materia, dimensioni fuori della consuetudine. Ammesso che la genialità faccia ancor parte dell’istinto, i prodotti della genialità appartengono invece a quella libertà di creare che è prerogativa dello “spirito intelligente” dell’uomo, quindi ben oltre l’istinto stesso. Questa considerazione sarebbe sufficiente a comprendere l’esistenza dell’anima, la quale si identifica poi in quell’armonia universale alla quale contribuisce e partecipa”.
“Quando mi venne chiesto di esprimere il mio pensiero a proposito della medianità e dello spirito non ho esitato a rispondere che ogni individuo possiede un certo potenziale di medianità. Con l’arresto di ogni attività fisica – la morte del corpo – l’anima si libera ma non interrompe la propria attività.
Lo “spirito intelligente”, invece, rimane in essere e anche operante. Di questo ne ho le prove e ne ho fornite a conforto di tanta gente che non sapeva rassegnarsi alla perdita di persone care. Il fatto di rimanere in essere si richiama al motivo e quindi alla funzione di ogni cosa esistente, in perenne sollecitazione e travaglio, proprio come si addice al moto creativo che non saprebbe estinguersi e nel quale ogni cosa concorre armonicamente anche nelle mutazioni più varie, essendo Dio eterno ed inconsumabile”.
“Si fa gran caso dei miei esperimenti e li si vuole collocare tra i fenomeni dei quali si occupano insigni studiosi di metapsichica e parapsicologia. Si vorrebbe scoprirne il meccanismo: che io fornissi alla scienza sufficienti elementi per vagliarli, classificarli e forse riprodurli senza la mia partecipazione. Delusi e convinti che non v’è manipolazione, si attende da me la rivelazione di formule, di procedimenti e di conoscenze che proprio non posseggo. Sono segreti, questi, che non è dato di tramandare, appunto perchè segreti non sono affatto. Si possono invece intuire, proprio come è successo a me e ad altri. Questa forma di rivelazione è profonda ed altissima, tale appunto da escludere, per sua natura, qualsiasi speculazione metafisica”.
“È fatale che quasi la totalità delle prerogative umane, a livello però del solo istinto, convoglino il desiderio dell’uomo a considerare lo stato di necessità della propria esistenza; di qui la peculiarità degli intenti volti a favorire l’ambizione, l’orgoglio, la potenza e la crudeltà. È tacito che una severa rinuncia a questi fattori negativi, comporti se non la visione, almeno l’intuizione di quelle alte sollecitazioni alle quali il pensiero si ispira per comprendere l’infinito, e così vincere il terrore della morte”.
“I miei esperimenti sconvolgono le leggi della natura! Anche “Omero” non mi commuove più. Il poeta eccitava il mio spirito con la sua scienza vastissima, così come “Chopin” mi accarezzava il cuore con la sua malinconia profonda. Ma tutto ciò appartiene a questo mondo, mentre io non sono più di questo mondo…”
“L’amore, è forse questo l’ultimo mezzo che mi è offerto per vivere fra gli uomini come uno di loro?”
“Così, con un piede da questa parte e l’altro poggiato sull’infinito, mi sembra quasi di essere un ponte gettato fra le due età, e sotto di me scorre l’universo come fluida materia che seco travolge impetuosamente il ridicolo delirio dell’uomo, di volersi imporre o sottrarre a decreti che lui stesso ignora”…. “A quanti mi chiedono di rivelare il mezzo col quale si manifestano tanti stupefacenti fenomeni, rispondo che la mia forza sta nel tenere i piedi ben saldi sulla terra. Ammettere e conoscere la realtà, predispone a possibilità le più insperate, le più incredibili, avendo qualsiasi realtà infiniti risvolti. La conoscenza della realtà, poi, è di grande aiuto nel reperire ed interpretare i preziosi simboli che ci stanno intorno e ci illuminano costantemente. Il mio desiderio è sempre stato quello di avere la Scienza come collaboratrice, per la necessità che ho di conoscere l’esistenza e valutare l’assoluto, al fine di saper dirigere la ricerca nel paranormale. Mi si rimprovera di non ripetere a richiesta gli “esperimenti” che avvengono con/tramite me, ma io non ho mai programmato simili fenomeni dei quali io stesso mi stupisco, non sentendomene l’artefice. Di qui l’ansia, il dovere che ho sempre sentito di codificare quanto mi succede nel campo del meraviglioso. L’unico mio conforto, in tanta solitudine, è quello di potere utilizzare queste mie possibilità, a titolo assolutamente gratuito, per il bene del mio prossimo“.
“Io non mi ritengo dotato di qualità paranormali od almeno di prerogative che possano farmi includere nei soggetti che offrono motivo di studio. Nè posso affermare di aver avuto particolari contatti con il paranormale, dal momento che tutta la mia vita si è sempre svolta in una naturale atmosfera di costanti “possibilità“. Fin da giovanissimo mi sentii portato ad un’osservazione profonda di ogni cosa, anche delle più insignificanti, trovandomi così a meditare su di esse, forse nell’istintiva ricerca del rapporto fra gli avvenimenti ed i fattori che li compongono e dei legami che intercorrono fra cosa e cosa.
Mi trovai così a conseguire un’abitudine mentale, ove l’intuizione ed il ragionamento collaborano in stretta armonia, nella ricerca di quella verità Unitaria alla quale mi sembrano tendere, in nobilissima gara, l’Etica, la Politica, le Arti e tutte le scienze in genere.
Era quindi inevitabile che io mi spingessi oltre le norme consuetudinarie del vivere e mi adoperassi, per una necessità inderogabile, ad agevolare il mio cammino con mezzi che si definirebbero paranormali, mentre io li considero di natura strettamente ortodossa. Non esiste quindi un mio “incontro” col paranormale, termine che mi suona estraneo, in quanto io ritengo che a chiunque segua la strada da me percorsa, vengano offerte le mie stesse possibilità. L’osservazione profonda di ogni cosa ne comporta l’inserimento nella visione di un Sistema Universale, in rapporto al valore ed alla funzione della cosa stessa. Accedendo quindi a questa forma di “conoscenza” il pensiero viene a trovarsi necessariamente ad essere intinto di quelle particolari essenzialità, per le quali acquisisce le “possibilità” cui sopra accennavo. Di qui il sorgere di facoltà delle quali mi è dato disporre solamente quando pervengo a riconoscerne la reale natura, per accoglierle allora con responsabile consapevolezza e coscienza”.
“Vi fu un tempo in cui credevo che le mie “possibilità” (che io allora ritenevo essere delle vere e proprie facoltà) avessero una base biologica. Mi dicevo che se è vero che il corpo alberga lo spirito, deve esservi un rapporto diretto fra lo spirito e gli organi attraverso i quali la vita si esprime. Ed in questa espressione includevo la responsabilità morale e le esaltazioni dello spirito. Fu proprio in questa seconda parte che la mia filosofia crollò, perché non mi fu più possibile ottenere alcun fenomeno se volevo trovarne la sede nel cervello od in qualunque altra forma organizzata del mio comportamento fisico. Io stesso tentai dei controlli dei quali ebbi a rammaricarmi.
Si studino pure a fondo le possibilità racchiuse nell’energia psichica degli uomini, ma per quanto mi riguarda, ho concluso che allo stato attuale della conoscenza scientifica, i miei esperimenti non hanno alcun rapporto con la psiche. Essi, secondo me, debbono considerarsi una manifestazione dello spirito che è definito “intelligente”, per identificare in esso e quindi nell’Uomo, l’espressione più alta di tutta la Creazione. Ho sempre protestato di non essere un sensitivo, un veggente, medium, taumaturgo o altro del genere. È tutto un mondo, quello della Parapsicologia, al quale non appartengo anche se vi ho incontrato persone veramente degne ed animate da intenzioni nobilissime.”
“Troppo si scrive su di me e molti che l’hanno fatto, possono dire che mi sono lamentato che si pubblichi una vasta gamma di fenomeni e mai ciò che esprimo, nel tentativo di dare una spiegazione a queste cose, indagando su come e perché si producono certi meravigliosi eventi”.
“Sovente rimango stupito io stesso e qualche volta mi succede di trovare dei collaboratori in coloro che mi avvicinano spinti soltanto dalla curiosità.
Bisogna viverlo quell’istante in cui, assente ogni forma di energia, qualcosa di veramente sublime si manifesta. Che cos’è che allora l’uomo percepisce? Che cosa gli viene rivelato in quell’attimo di profonda intuizione che sembra non aver fine, ove s’accorge di non essere più la creatura terrena legata a scelte che lo condizionano, ma un Essere della cui immortalità è divenuto improvvisamente cosciente? Ho accennato all’importanza di una “collaborazione” da parte di chi mi sta intorno, poiché quando si ha a che fare con lo spirito, un’atmosfera di fiducia e di ottimismo ha un’importanza determinante. Lo scetticismo invece che sovente cela intenzioni e altri sentimenti negativi, non favorisce certamente quel misterioso processo costruttivo”.
“Rimarrebbe ancora da stabilire quale rapporto esiste fra il pensiero e lo spirito che lo sovrasta. Che cosa sarebbe il pensiero se non esistesse lo spirito? Le sue possibilità non andrebbero certamente oltre i limiti consentiti dall’istinto. Io non sono un uomo di scienza però nel campo dello spirito ho acquisito una conoscenza che, anche se modesta, ho sempre offerto nella forma e nei modi che mi è consentito.
Io debbo necessariamente agire con “spontaneità”, quasi “sotto l’impulso di un ordine ignoto” come diceva Goethe. Mi sono definito “la grondaia che convoglia l’acqua che cade dal tetto”. Non é quindi la grondaia che va analizzata, bensì l’acqua e le ragioni per le quali quella “Pioggia” si manifesta. Non è studiando questi fenomeni a valle che si può giungere a stabilirne l’essenza, bensì più in alto dove ha sede lo “Spirito intelligente”, che già fa parte di quel Meraviglioso che non è necessario identificare con Dio per riconoscerne l’esistenza. Nel Meraviglioso c’è l’Armonia riassunta del Tutto, e questa definizione è valida tanto per chi ammette quanto per chi nega Dio.
Dichiaro di non essere in grado di disporre a mio piacimento dei fenomeni che si manifestano attraverso di me. Per questo ogni controllo ne verrebbe frustrato“.
“Meglio rimanere ignorato da una Scienza ufficiale che non è in grado, per ora, di comprendermi, piuttosto che venire meno a quei principi ai quali mi sono sempre ispirato e con i risultati che tutti conoscono.
Scienziati di fama mondiale, medici, letterati, artisti, religiosi di varie confessioni, atei, filosofi, militari, capi di Stato e di governo, industriali e finalmente uno stuolo di gente appartenente ad ogni classe sociale e con esso tutto lo scibile del travaglio umano, continua a passarmi sotto gli occhi. È mai possibile che tutte queste persone siano state da me suggestionate ed a qual fine dal momento che non ho avuto altro scopo che quello di mettermi al loro servizio? Quanti problemi apparentemente impossibili ho risolto. Molti ritrovarono in me la speranza, il coraggio, la ragione di vivere. E se fossi sempre stato ascoltato quante sciagure avrebbero potuto essere evitate. Questa è la vera sede della mia attività. I vari fenomeni a livello apparentemente fisico non sono che mezzi di convincimento, che mi viene da improvvisare, in un’esaltazione che sovente mi lascia commosso e me ne fa sentire indegno. È proprio qui che vorrei che una Scienza intervenisse ad illuminare ed indicare quelle vette, sempre più alte, riservate alla Creatura Umana quando sappia identificarsi nel proprio “spirito intelligente”.
“Certamente un rapporto tra spirito e materia esiste: la Scienza non lo conosce, io appena lo intuisco e lo posso dimostrare, ma non come vorrei.
Una collaborazione con la scienza io la invoco, senza però quel presupposto di sfiducia, che non offende la mia trascurabile persona, bensì la conoscenza che ho raggiunta, e che è già patrimonio della “Scienza di domani. Questo mio modo di vivere mi lasciò, in un primo momento, il timore di rimanere solo, isolato. Poi, invece, intravidi un futuro dove altri uomini avrebbero seguito la strada che vado tracciando, per una evoluzione la cui meta è un’Umanità liberata da ogni male“.
“Non vi sono limiti alle possibilità umane. Alla condizione, però, che esse non intervengano a sottrarre alla vita quel carattere di unica, insostituibile, meravigliosa anche se travagliatissima prova, che è la vita stessa. I sensi rappresentano un mezzo di eccezionale misura, onde conoscere le meravigliose possibilità che Dio offre di sé stesso all’uomo. Possibilità che nello stesso tempo formano quella trappola mortale che i sensi stessi rappresentano. I sensi, inoltre, sono una modestissima anticipazione di tutte le infinite meraviglie riservate all’uomo”.
“Einstein credeva in Dio, non ne negava l’esistenza. Un giorno che discutevamo proprio di questo, lui alzò una mano, la frappose fra la lampada e il tavolo e mi disse: “Vedi? Quando la materia si manifesta, proietta un’ombra scura, perché è materia. Dio è puro spirito e dunque quando si materializza non può manifestarsi se non attraverso la luce. La luce non è altro se non l’ombra di Dio”.
“La scienza potrà analizzare lo Spirito nell’istante stesso in cui perverrà a identificarlo. Son certo che a tanto giungerà l’ansia dell’uomo.”
LA VITA
Gustavo Adolfo Rol nasce a Torino il 20 giugno 1903, in una famiglia benestante. Il padre, Vittorio, noto avvocato, fu per quasi un ventennio, direttore della sede di Torino della Banca Commerciale Italiana. La madre Martha Peruglia, era figlia del presidente del tribunale di Saluzzo. Gustavo fu il terzo di quattro fratelli e fino all’età di due anni non disse nemmeno una parola. Si sbloccò solo davanti ad un’immagine raffigurante Napoleone a Sant’Elena, quando tra le lacrime gridò “Poleone, Poleone”. Alla figura di Napoleone resterà strettamente legato per tutta la vita; divenne infatti un collezionista di cimeli napoleonici, oltre che un esperto delle imprese napoleoniche. Ancora ragazzo sapeva descrivere con minuzia di particolari lo svolgimento delle varie battaglie napoleoniche, dando l’impressione di avervi assistito personalmente.
Qualcuno ipotizzò che Rol potesse essere la reincarnazione dell’Imperatore francese, ma egli smentì sempre categoricamente questa interpretazione. Si racconta poi che negli anni trenta, a Parigi, stesse passeggiando in una strada quando, spinto istintivamente ed improvvisamente ad entrare in una casa, chiese al portinaio di condurlo nelle cantine, che avevano il pavimento di terra battuta, e lì, fattosi consegnare una pala dissotterò uno splendido busto di marmo di Napoleone.
Gustavo Rol passò la sua infanzia tra Torino e San Secondo di Pinerolo, dove la famiglia possedeva una residenza del ‘700. Da ragazzo ebbe inizialmente un carattere chiuso, ma in seguito si appassionò allo studio e alla musica, imparando a suonare il pianoforte e il violino senza aver mai preso lezioni. Negli anni del liceo conobbe il beato “Pier Giorgio Frassati” e la sorella Luciana, stimata poetessa, dei quali sarà amico per tutta la vita. Nel 1921 intraprese la carriera giornalistica e nel 1923 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Torino, dove si laureò qualche anno più tardi. In seguito studierà anche scienze commerciali e biologia.
Tra il 1925 e il 1930 girò l’Europa, in qualità di dipendente della Comit: Marsiglia, Parigi, Londra ed Edimburgo e proprio a Parigi, in un caffé, conobbe la ragazza che poi diverrà sua moglie. Si chiama “Elna Resch-Knudsen”, è norvegese ed è figlia di un capitano di marina. Dopo circa tre anni da quell’incontro, si sposano a Torino, nel dicembre del 1930. Alla fine degli anni ’30, Rol acquista un alloggio sempre a Torino, in via Silvio Pellico, dove abiterà per tutta la vita. Il periodo di Parigi rappresenta un momento cruciale della sua vita: qui le sue “ricerche” che riguardano le possibilità e potenzialità dello spirito dell’uomo, iniziate già anni prima, sfociano in quella “scoperta” che farà di lui una delle persone più enigmatiche del ventesimo secolo.
Nel 1927 annoterà sul suo diario queste parole: “Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale ed il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla”. Inizia quindi per lui un periodo di crisi profonda, che lo porterà a chiudersi in un convento, dal quale uscirà solo tre mesi più tardi, grazie all’intervento della madre, che lo spronerà ad utilizzare le sue facoltà (appena scoperte) di “sensitivo”, per fare del bene al prossimo.
Nel corso della sua lunga vita conosce molti personaggi famosi, tra i quali Einstein, Croce, Fermi, Picasso, Dalì, D’Annunzio, Cocteau, Krishnamurti, Fellini, Kennedy e molti altri. La sua fama di veggente si diffonde in tutta Europa, e i Capi di Stato di molti paesi desiderano conoscerlo: De Gaulle, Mussolini, Pio XII ; anche Hitler lo vuole conoscere, ma per ben tre volte gli uomini del Duce riescono a sottrarlo alle SS. Durante la guerra, a “San Secondo” di Pinerolo, Rol riesce a salvare molte persone condannate alla fucilazione, facendo esperimenti con i quali intrattiene gli ufficiali tedeschi, barattando le sue capacità con la vita dei prigionieri. Per ogni esperimento viene risparmiata una persona. E’ noto un episodio in cui sempre a Pinerolo, un comandante tedesco era in procinto di far fucilare un gruppo di partigiani. Rol accorse a chiederne la liberazione, dicendo: “Sono innocenti, non hanno commesso niente di male”. “E lei come fa ad esserne tanto sicuro?” chiese il comandante. “Alla stessa maniera in cui sono sicuro di conoscere cosa contengono i cassetti della scrivania nella sua casa ad Amburgo” rispose Rol, incominciando quindi a descrivere minuziosamente gli oggetti che quel comandante teneva nella sua scrivania ad Amburgo, soffermandosi soprattutto sul contenuto di lettere privatissime e di alcuni documenti segreti. L’ufficiale tedesco confuso e spaventato liberò immediatamente i prigionieri. Nel 1945 Rol ottenne un riconoscimento ufficiale per il suo operato da parte del Sindaco di S. Secondo di Pinerolo, a nome del Comitato di Liberazione Nazionale.
Nel 1934, subito dopo la morte del padre, Rol lasciò l’impiego in banca – professione intrapresa solo per compiacere il genitore – dedicandosi al commercio di oggetti antichi, per i quali aveva sempre avuto una grande passione. Apre, durante la guerra, un negozio di antiquariato, che tiene fino agli anni ’60, fino a quando decide di dedicarsi a tempo pieno alla pittura, all’approfondimento dei suoi studi e all’aiuto del prossimo. Dagli anni ’50 in poi, l’alloggio di Via Silvio Pellico sarà meta privilegiata di tanti personaggi famosi: Pitigrilli, che parlerà ampiamente di lui in un suo libro, Federico Fellini, suo grande amico, e poi John Cage, Vittorio De Sica, Marcello Mastroianni, Nino Rota, Alberto Sordi, Franco Zeffirelli, Giorgio Strehler, Valentina Cortese, Giovanni Agnelli, Cesare Romiti, Vittorio Gassman, Guido Ceronetti, Valentino Bompiani, Vittorio Messori e tanti altri. Ha occasione di conoscere anche alcuni presidenti della Repubblica Italiana, come Saragat ed Einaudi. Sempre negli anni ’50 incontra la regina Elisabetta II a Londra, la quale desiderava mettersi in contatto con lo spirito del padre, Re Giorgio VI, morto nel 1952. Di questo periodo è anche l’incontro con Padre Pio, al quale Rol era molto devoto. Anche in America si interessano di lui: Walt Disney vuole incontrarlo e John Fitzgerald Kennedy, viene appositamente a Torino per poterlo consultare.
Dalla metà degli anni ’60 in poi, Rol è richiesto da molti centri di parapsicologia per dar dimostrazione delle sue capacità. Tuttavia egli non volle mai “volgarizzare” ciò che riteneva espressione delle più alte vette spirituali raggiungibili dall’uomo, e non si sottopose quindi a controlli che egli riteneva “profani”. Alla fine degli anni ’70, Rol incontra il giornalista e divulgatore scientifico Piero Angela. Ormai anziano, spera di trovare in lui una persona in grado di fare da mediatrice con la comunità scientifica, rendendola così partecipe delle sue conoscenze, al fine di avviare un’nalisi seria e costruttiva, di quelle prerogative date all’uomo, nel momento in cui intraprende un rigoroso percorso spirituale e conoscitivo. Purtroppo però Angela, prevenuto nei confronti di tutto ciò che riguarda la sfera del trascendente, mette in dubbio le sue facoltà, facendolo apparire soltanto come un bravissimo prestigiatore, e lasciando per questo Rol, che aveva riposto in lui molta fiducia, profondamente amareggiato. Negli anni successivi, Angela fonda il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale). Questo comitato tuttavia tende solo a voler dimostrare in modo molto “cieco” e arbitrario che il paranormale non esiste e che tutti i fenomeni ad esso connesso, non sono possibili… Rol, dal canto suo, era invece profondamente convinto che un giorno la scienza sarebbe arrivata a comprendere la realtà dello Spirito.
COSA DISSERO DI ROL ALCUNI PERSONAGGI FAMOSI
“Gustavo Rol è un uomo che Dio ha mandato fra di noi per renderci migliori” (Franco Zeffirelli)
“Rol sfugge alla nostra possibilità di comprensione. È un mistero” (Cesare Romiti)
“Un individuo dotato di poteri incredibili” (Guido Ceronetti)
“Una personalità fra le più sorprendenti del secolo” (Alberto Bevilacqua)
“E’ il più indecifrabile e fascinoso enigma in cui mai mi sia imbattuto” ( Roberto Gervaso)
“Tra le persone a cui rivolgo una preghiera quando sono in difficoltà c’è anche lui…” ( Vittorio Messori)
“All’incredibile Rol, che sarà credibile solamente dopodomani” (Jean Cocteau in una dedica)
“Sono rimasto sbalordito, ma niente affatto sgomento: anzi, consolato ed arricchito” ( Valentino Bompiani)
“A Gustavo Adolfo Rol che cammina come un illuminato sulla geografia dell’inconoscibile e della relatività” (Pitigrilli in una dedica)
“Quell’uomo legge nel pensiero e non possiamo rischiare che i segreti dello Stato francese vengano a conoscenza di estranei” (Charles De Gaulle)
“Al dottor Rol, con ammirazione per il suo lavoro ultra-umanitario” (Vittorio Valletta in una dedica)
“Gustavo era un essere meraviglioso che manca a tutti noi e che ci ha lasciato esperienze incredibili, emozioni uniche e straordinarie…” (Valentina Cortese)
“E’ l’uomo più sconcertante che io abbia conosciuto. Sono talmente enormi le sue possibilità, da superare anche l’altrui facoltà di stupirsene” (Federico Fellini)
“Un personaggio… dietro al quale si nascondeva un’entità inafferrabile” (Tullio Kezich)
“Religiosissimo, credo che appartenga al filone dei santi laici piemontesi, come Frassati e Savio…” (Nico Orengo)
“Qualcosa di benefico si irraggia sugli altri. È questa la caratteristica immancabile… dei rari uomini, arrivati col superamento di sé stessi, ad un alto livello spirituale, e di conseguenza all’autentica bontà” (Dino Buzzati)
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