Pubblichiamo un'intervista a Fiorella Mannoia tratta dal volume "A Sinistra!" di Stefano Corradino e Giorgio Santelli, in questi giorni in libreria per Melampo.
di Stefano Corradino e Giorgio Santelli
“Cambia il vento ma noi no”, esordisce una strofa di uno dei brani più intensi che hanno reso famosa Fiorella Mannoia. Un concetto che sembra le sia cucito addosso. L’interprete romana, in oltre quarant’anni di carriera, ha alternato collaborazioni, generi musicali e progetti discografici, ma la cifra del suo impegno sociale e civile è rimasta la stessa. Dal rapporto costante con organizzazioni come Emergency e Amnesty International al suo appoggio alla lista
Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia nel 2013. Un impegno esplicitamente “di sinistra”. Ma alla sinistra non risparmia critiche: “oggi sono molto più arrabbiata con i ‘nostri’ che con gli altri…”
Il suo essere cantante “impegnata”, che si espone spesso politicamente, le costa talvolta anche delle critiche?
Prima di essere una cantante mi sento una cittadina come tutti gli altri e per questo sensibile a ciò che succede nel mio paese. Ed esprimo le mie idee. Ovviamente sono una privilegiata, perché le mie parole sono ascoltate da molte persone e per questo devo essere molto più attenta a ciò che dico, e a come lo dico; perché non mi esprimo in un bar sotto casa, ma davanti a una platea più ampia. E allora perché non dovrei dire ciò che penso? D’altronde politica e arte sono sempre andate a braccetto. Non sono né la prima né l’ultima. Lo fanno tanti cantanti e attori. Lo faceva anche Picasso con i suoi quadri. Solo in Italia ciò stupisce, mentre negli Usa, ad esempio, la gente di spettacolo appoggia candidati democratici o repubblicani senza alcun tipo di (pre)giudizio. Qui, al contrario, ogni volta che esprimi un tuo giudizio c’è qualcuno che ti dice “devi fare la cantante, non devi occuparti di politica”. Penso che sia un atteggiamento stupido.
Non ha mai nascosto la sua collocazione di sinistra. In tempi di cambi di casacca resta sempre della stessa idea?
Sono sempre stata di sinistra, non mi sono mai spostata, semmai si sono spostati gli altri. A me, come recita una nota canzone di Francesco De Gregori, “sempre dalla stessa parte mi trovi”.
Risposta secca, quale dovrebbe essere il ruolo della sinistra oggi?
L’attenzione per le fasce più deboli della popolazione. Vale per la politica ma anche per lo spettacolo. Lo dico da donna privilegiata che sente il dovere, proprio perché più fortunata di altri, di guardare a chi questi privilegi non li ha. Più possiedi, più hai il dovere di farlo.
Un giudizio sullo stato di salute della sinistra oggi in Italia.
Pessimo. Come cittadina di sinistra mi sento tradita nei miei principi e valori. Sono più arrabbiata con quelli che credo (o credevo) più “vicini” a me e che ho sempre votato da quando la maggiore età me lo ha concesso. Perché gli altri non hanno mai nascosto quello che sono. Quando un presidente del Consiglio, a una ragazza che gli chiede cosa possa fare per il suo futuro, risponde “sposa un miliardario”, non ha nascosto a nessuno il suo pensiero malsano. I “nostri” invece sì: fanno finta di essere con i più deboli, ma non hanno mosso un dito mentre questo sfacelo nel corso degli anni prendeva forma.
Quelli che lei accusa potrebbero obiettare che al governo in questi anni ci sono stati ben poco.
E sbaglierebbero. Perché la sinistra la possibilità di cambiare le cose in questi anni ce l’ha avuta in ogni caso. Facendo un’opposizione vera che non c’è mai stata. E quando avevamo la possibilità di legiferare in modo serio non lo abbiamo fatto. Penso al conflitto di interessi, al potere di un uomo a cui è stato concesso di accumulare un potere enorme nell’informazione e manipolarla a suo piacimento. E con il sostanziale benestare di tutti noi. Me lo ricordo Violante in parlamento sul conflitto d’interessi… Ogni tanto vale la pena rivederlo sul web. Tuttavia quello di Berlusconi è solo la punta di un iceberg, la parte più evidente: il conflitto di interessi vale per la maggior parte dei dirigenti italiani, che siano parlamentari o a capo di società a partecipazione statale. Se sfogliamo i giornali (quei pochi che ancora fanno inchieste) capiamo che il conflitto di interessi è una prassi tutta italiana. Ma fosse questa l’unica disgrazia della sinistra…
Ce ne sono altre?
Il problema vero, ma questo vale non solo per la sinistra, è che manca la politica. Non si parla dei problemi veri del paese. Parlano tutti per slogan. Vanno in tv a parlare del nulla. Chi parla di scuola? O degli affari nel mondo della sanità? La sinistra non è stata capace neanche di fare i famosi Pacs, divenuti poi Dico. Nulla di fatto sulle coppie di fatto. Ma soprattutto: quando si comincia a parlare di una legge anticorruzione, vero cancro del paese? L’Italia non è un paese in crisi, è un paese corrotto! Perché non fanno una legge per favorire la piccola impresa, detassando i primi cinque anni e controllando che non ci siano infiltrazioni di associazioni malavitose? E poi opere pubbliche crollate, non finite, pensiamo solo a ciò che è successo a Roma con i Mondiali di nuoto. Proseguo nello sfogo. I pendolari furibondi per treni che fanno schifo e arrivano in ritardo. Perché i politici non dialogano con loro e ci deve parlare una cantante? Trapanano una montagna per fare l’alta velocità che neanche i francesi vogliono e infatti rimandano tutto al 2025…
Abbiamo speso un miliardo di euro per la variante di valico e sta già crollando. È stata investita una barcata di soldi per il progetto del ponte sullo Stretto di Messina, un’opera inutile e sbagliata, per poi bocciarlo senza avere edificato neanche una pietra. Chi paga per tutto questo? E così finiamo per essere un paese nelle mani dei magistrati. È possibile che si debbano occupare loro di tutto? E sostituirsi a una politica inesistente?
Un approccio “grillino”.
Non mi piacciono né Grillo né Casaleggio, ma per me i 5 Stelle sono l’unica opposizione in parlamento. “Sgarrupata”, maleducata, inesperta, ma è l’unica opposizione che c’è. Quei ragazzi ci stanno facendo scoprire cose che non avremmo mai saputo. In tanti se la prendono con i 5 Stelle, ma non è giusto. Lo dissi tanti anni fa in un’assemblea di sinistra, quando Grillo cominciava a fare i primi passi: “ve la state prendendo con lui, ma lui ha riempito gli spazi che avete lasciato voi”. A piazza San Giovanni c’era lui, e sono rabbrividita quando l’ho vista piena per il suo comizio; e quello non era certo il suo posto. Il mea culpa deve farlo la sinistra. I 5 Stelle hanno occupato spazi di una sinistra che è finita dopo la morte di Enrico Berlinguer. Si è sgretolata lentamente fino a disintegrarsi.
La sinistra italiana è perennemente frammentata. Su quali contenuti si dovrebbe trovare un terreno comune?
Lo ripeto: bisognerebbe partire da una legge anti corruzione secondo cui un politico indagato deve essere sospeso, come in tutti i paesi civili, e non avvalersi di leggi e solidarietà parlamentari che troppe volte lo tutelano e lo difendono dalla giustizia. Una volta chiarita la sua posizione, se risulterà limpida potrà ritornare a fare il suo lavoro, altrimenti se ne deve andare. Bisogna partire da qui. Ma mi sembra che in parlamento non lo voglia fare nessuno, a parte i 5 Stelle.
C’è un tema che da anni le sta particolarmente a cuore: l’immigrazione
Di questo non importa proprio a nessuno, nemmeno ai 5 Stelle. Quando li chiudiamo i Cie, i Centri di identificazione e di espulsione? Siamo nel terzo millennio, eppure ci sono centinaia di migliaia di esseri umani trattati peggio che ai tempi della schiavitù. Chi ne parla? Pochi. Perché parlare di immigrati fa perdere i voti. Quand’è che cominciamo a pensare che la politica estera va affrontata non solo per comprare F35 e fare sponda agli americani, ma per evitare che l’Occidente continui a depredare indisturbato i paesi poveri favorendo un esodo biblico? Un esodo che nessuna Bossi-Fini potrà fermare. Saremo inevitabilmente invasi da persone che scappano dalla fame, dalla guerra e dalle multinazionali che trivellano, inquinano e devastano a proprio piacimento in qualsiasi parte dell’Africa, senza ritegno e senza controlli. Se vogliamo fermare questa migrazione così massiccia dobbiamo intervenire in quei paesi e obbligare le multinazionali del petrolio, compresa la nostra Eni, a rispettare le regole imposte dalla Comunità Europea. Regole che vengono ossequiosamente onorate quando si scava nel nostro paese. Ma quando si va a trivellare nel delta del Niger – illuminanti in questo senso i rapporti di Amnesty – le regole non contano e si finisce per devastare un intero ecosistema, gettando sul lastrico migliaia di persone che vivevano già nella precarietà. Penso anche alla tragica vicenda della Somalia che è costata la vita a Ilaria Alpi. Si sono vendute armi a un paese nel quale eravamo intervenuti per sedare la guerra. E tutto questo in cambio di terreni per occultare i nostri rifiuti tossici. È agghiacciante, vergognoso, ignobile. E non se ne parla, se non a ridosso dell’anniversario della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
Lei è avvelenata con questa politica!
Eh sì! Ma voglio aggiungere ancora un paio di cose su questo tema: chi parla del fatto che andiamo a buttare in Africa tutti i nostri vaccini scaduti e inutili? O dei dittatori conniventi messi a capo di nazioni per poi fare il porco comodo loro sul traffico dei diamanti? Poi ci lamentiamo perché gli extracomunitari vengono qua? E dove dovrebbero andare? Poi quando vengono qui che facciamo? Li rinchiudiamo. Se invece ogni piccolo comune ne accogliesse una minima parte nessuno se ne accorgerebbe, non peserebbero su nessuno. Invece noi li respingiamo o li mettiamo nei Cie, trattati come animali. E non mi si venga a dire che a volerlo sono gli italiani, allarmati dal pericolo che gli immigrati possano portare via cibo e lavoro. Tutte stronzate, slogan elettorali per mettere paura alla gente e costringerla a pensare che gli immigrati siano la causa principale dei nostri mali.
Demolisce la classe politica ma salva i cittadini, che però questa classe politica (e le precedenti) l’hanno votata. E forse la rivoteranno.
Non lo credo. Penso ci sia uno scollamento totale. La politica italiana vive in un pianeta parallelo rispetto ai cittadini. Che prima erano rassegnati, ma che ora cominciano ad arrabbiarsi. Con il rischio che non si rechino a votare, oppure che votino solo per coloro che incanalano la rabbia. Ed è un pericolo anche questo. Se i nostri rappresentanti avessero un po’ di amor proprio e il polso della situazione capirebbero che non li vuole più nessuno. Eppure Mastella, per dirne uno, si ricandida. Ci vuole una faccia tosta di proporzioni gigantesche. Completamente scollati dalla gente. Si infilano in auto blu, vanno in un palazzo, poi in un altro, poi tornano a casa. Non fanno la spesa, non parlano con i cittadini. Sono attori messi su un palcoscenico per distogliere l’attenzione della gente dai problemi reali attraverso armi di distrazione di massa. Si riempiono la bocca di “famiglia” e si fanno fotografare mentre sono in chiesa. Ma che cosa fanno per la famiglia? In altri paesi più evoluti gli asili nido si trovano nei posti di lavoro. E che dire del Regno Unito? Da anni ha varato una legge che consente a madre e padre di decidere chi starà a casa con il proprio bambino durante il congedo di maternità; e anzi è ora in discussione un miglioramento della legge. In Italia siamo ancora indietro. Qui per esempio mancano asili nido, e quei pochi che ci sono sono assai costosi.
Con tutta questa verve ha mai pensato di “scendere in campo”?
No, non ci ho mai pensato perché amo il mio mestiere e perché penso che la politica, dopotutto, sia una cosa seria. Per candidarti devi essere una persona onesta, per bene, preparata, e alla politica devi dedicare la vita. In modo disinteressato. Nonostante le mie critiche ho ancora una visione romantica della politica: è una missione, non un lavoro. È una responsabilità che dovrebbe far tremare le vene dei polsi, perché significa essere responsabili della vita e della morte delle persone. Invece ci si candida prevalentemente per sistemare se stessi e la propria famiglia. E si sta lì per sei, sette, otto legislature. Casini, per citarne uno. Che ha fatto in questi anni? Non mollano la poltrona nonostante la gente non li voglia più. Io mi vergognerei ad andare in giro se la gente mi insultasse per strada. Invece non gliene frega niente. Ma dove vivono?
Oggi al governo c’è un presidente del Consiglio giovane che è esploso come uomo della rottamazione.
Davvero? Renzi non ha rottamato niente. Non ho visto rottami ma la perpetrazione di quello che c’era. A cominciare dal metodo. È diventato premier con bugie colossali: “non mi candiderò mai contro Letta. Non andrò al governo senza essere passato per le elezioni”... Dice una cosa e subito se la rimangia; senza vergogna.
Come se ne esce?
Non lo so. Questa è la mia frustrazione maggiore. Ma non ci possiamo permettere di non avere alcuna speranza nel futuro. Dobbiamo imporcela. Ma è difficile quando vedi che praticamente nessuno parla di politica vera. E allora quando vedo i 5 Stelle che montano sui banchi o salgono sui tetti, un’azione forse deprecabile, li preferisco a una sinistra asservita al potere.
fonte http://temi.repubblica.it/micromega-online/fiorella-mannoia-%E2%80%9Cmeglio-i-5-stelle-di-questa-sinistra-asservita-al-potere%E2%80%9D/
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