In risposta al congelamento dei beni russi in Occidente, la Banca di Russia ha bloccato i fondi degli investitori stranieri in Russia per un importo di circa $ 500 miliardi, ha detto il presidente della Duma di Stato Vyacheslav Volodin al suo canale Telegram.
Commentando il disegno di legge approvato dalla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti per confiscare i beni russi per aiutare l’Ucraina, il parlamentare si è detto fiducioso che la Russia possa rispondere allo stesso modo.
“Anche le riserve valutarie russe di circa 300 miliardi di dollari sono state congelate… La Banca Centrale russa ha vietato agli investitori stranieri di ritirare fondi dal nostro sistema finanziario come misura di ritorsione. Secondo alcune stime si parla di oltre 500 miliardi di dollari. Abbiamo qualcosa con cui rispondere”, ha scritto Volodin.
Il parlamentare russo ha definito l’atto statunitense un “precedente pericoloso che potrebbe ritorcersi contro gli Stati Uniti”, ma ha sottolineato che l’atto non rappresentava alcun pericolo per l’economia russa. “Questa decisione non influirà sull’economia del nostro Paese. Yacht, ville e altre proprietà di ricchi cittadini sequestrati non sono stati comunque utilizzati per il suo sviluppo”, ha detto Volodin.
Ha aggiunto che le società russe, quando acquistano i beni delle società occidentali in partenza, agiscono in “modo civile”, in conformità con il diritto internazionale, “il che non è il caso di un certo numero di paesi ostili: Lituania, Lettonia, Polonia e gli Stati Uniti, per esempio, che operano solo in base ai loro criteri”.
A questo proposito, è giusto rispondere con misure speculari alle società straniere ubicate nel territorio della Federazione Russa i cui proprietari provengono da paesi ostili dove vengono prese tali decisioni: confiscare questi beni. E il ricavato della vendita dovrebbe essere utilizzato per lo sviluppo del nostro Paese.
In precedenza, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva inviato un disegno di legge al Congresso che avrebbe consentito la vendita all’Ucraina dei beni confiscati ai russi sanzionati. Il Cremlino ha definito questa iniziativa un “esproprio”.
Fonte: Ruposters
Nota:
Sul
territorio della Federazione Russa con capitale Mosca, agiscono circa
480 imprese italiane, per un export di circa 8 miliardi di euro.
L’Italia è il settimo Paese fornitore della Russia per una quota di
mercato del 4,1%, mentre quella russa è la quattordicesima piazza di
destinazione del nostro export, pari all’1,5% del valore nazionale.
Quasi 30 aziende, equivalenti al 6% del totale, sono presenti con
impianti produttivi stabili: Todini Costruzioni, Barilla, Pirelli,
Marcegaglia, Leonardo, Tecnimont, Coeclerici, Enel, Eni, Danieli,
Parmalat, Mapei, Menarini, Salini, Perfetti, Angelini, Alfasigma,
Chiesi, Kedrion, Italfarmaco, Recordati, Zambon, Dompé. Tra le medie e
piccole, sono censite nel settore produttivo, circa 150 imprese (31% del
totale), sul posto con cooperazioni produttive o attraverso joint
venture, in quello commerciale circa 300 imprese con uffici di
rappresentanza, corrispondenti al 62% delle imprese complessive.
Se
passerà il provvedimento di esproprio discusso alla Duma di Stato, in
ritorsione per la confisca effettuata dai governi dei paesi della NATO
dei fondi finanziari russi, le imprese italiane in Russia subiranno una
colossale perdita, in particolare quelle che hanno realizzato
investimenti in impianti ed acquisizioni.
Tuttavia
le imprese potranno attivare una procedura di richiesta di rimborso
presso il Governo Draghi e Di Maio che è stato così solerte ad aderire
alle sanzioni contro la Russia ed i relativi espropri. Si prevede in
quel caso l’apertura di un grande contenzioso presso Tribunali ed uffici
giudiziari.
Traduzione nota: Luciano Lago
Fonte:
https://www.controinformazione.info/la-quantita-di-asset-occidentali-bloccati-in-russia-e-stata-rivelata/
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