Basta delegare, è il momento di far prevalere il diritto dei cittadini di autodeterminare il proprio futuro: questo il principio che sta alla base dell’incontro R2020 del 30 giugno. Un’iniziativa promossa ai nostri microfoni dalla deputata Sara Cunial, ideatrice della proposta insieme a David Barillari e Ivan Catalano. Le vicende legate al covid-19 hanno fatto emergere le falle di una grave emergenza non soltanto sanitaria, ma democratica, di violazione di diritti prima che costituzionali, umani.
“Ci hanno abituato ad essere degli schiavi – ha commentato ai nostri microfoni – in Parlamento si sono ridotti a dei pigia-bottoni”. Dirette e senza sconti le parole della deputata, come del resto i suoi interventi alla Camera che proprio per le medesime ragioni hanno riscosso molto successo.
In questa intervista Sara Cunial ha condiviso con noi i dettagli del progetto R2020 e ha risposto ad alcuni quesiti che ormai da mesi tormentano i cittadini italiani: perché il Parlamento, soprattutto nei primi mesi, è rimasto silente di fronte ai duri interventi del Governo? E perché tanti ostacoli a tutti quei medici che cercavano altre verità oltre quelle dettate da OMS e task force? Ecco cosa ha detto a Francesco Vergovich e Fabio Duranti nella mattina di ‘Un giorno speciale’.
La sfida ► “Ci hanno abituato a essere schiavi, dobbiamo smettere di delegare”
“Questa innanzitutto è stata un’emergenza democratica, i nostri diritti fondamentali, prima ancora di quelli costituzionali quelli naturali e quindi i diritti umani, sono stati completamente negati se non addirittura vilipesi. Il 30 giugno vogliamo incontrarci tutti insieme per unire le forze in questo momento, vogliamo dare una risposta: noi ci siamo, i cittadini ci sono, ci sono tante associazioni e comitati che ci hanno dato la possibilità di battagliare sul territorio e difendere i nostri diritti e poi ci sono tante esperienza virtuose che vogliamo condividere con i cittadini.
Dobbiamo smettere di delegare, me compresa, e dobbiamo riprenderci un certo modo di fare politica e il diritto di autodeterminare il proprio futuro.
Un progetto politico? L’importante è che non sia il vecchio modo di fare politica. Quello che vogliamo è un modo che rimetta al centro il cittadino. Cosa significa? Che dobbiamo smetterla di delegare. Siamo abituati troppo a questa politica quasi patronale, questi modelli del leader, del capo di partito che decide e tutti gli altri, parlo dei miei colleghi al Parlamento che sono ridotti a dei pigia-bottoni. Bisogna ripartire dalla coscienza critica del cittadino, ci hanno abituato a essere purtroppo degli schiavi”.
“Ministero zerbino dell’OMS. Stampa di regime ha pilotato tutto dall’inizio”
“Vogliamo far luce su questa vicenda, io credo che bisognerà andare anche oltre la commissione di inchiesta. So che ci sono anche diversi magistrati in Italia che grazie a determinate azioni legali. Non è l’unico aspetto torbido della vicenda, però è un aspetto determinante. Anche la vicenda del plasma di De Donno: anche lui ha superato determinati protocolli. Il bello è che proprio in Italia abbiamo le menti migliori, avendo delegato e consegnato però all’OMS tutte le decisioni anche il Ministero della Salute si è fatto zerbino di questi enti che poi sappiamo non essere del tutto pubblici, anzi.
Il tutto è stato sin dall’inizio pilotato in una certa direzione, ma ripeto non è neanche colpa del Ministero della Salute, non perché io lo voglia discolpare, ma perché avendo dato tutto il potere all’OMS noi siamo stati di fatto commissariati e abbiamo sostanzialmente abbassato la testa e detto sì padrone”.
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