Nei 239 anni della sua esistenza, l’America è riuscita a non fare guerra ad altre nazioni, solo per vent’anni. Negli altri casi sembra che il governo americano semplicemente non riesca a reprimere la necessità di iniziare un conflitto con un qualche altro debole stato.
Secondo il quotidiano svedese Svenska Dagbladet, nell’ultimo anno ci sono stati nel mondo 40 conflitti armati in 27 differenti località e, anche se 39 possono essere classificati come “guerre civili”, in 13 di essi una delle due fazioni ha ricevuto aiuti da forze esterne. Avete capito bene, queste “forze esterne” sono quasi sempre gli Stati Uniti e i suoi alleati. Attualmente, gli Stati Uniti sono direttamente coinvolti in quattro operazioni militari, mentre in un’altra manciata di altri conflitti si può comunque facilmente scoprire il marchio caratteristico di Washington. La nazione che ha sofferto maggiormente per l’aggressione americana è la Siria, dal momento che, a tutt’ora, in questa nazione araba si contano più di 240.000 vittime, e questo significa che in questa guerra ci sono stati più morti che in tutti gli altri 39 conflitti del pianeta messi insieme.
Com’è scritto in una lettera del Presidente degli Stati Uniti Barak Obama al Presidente pro tempore del Senato degli Stati Uniti Orrin Hatch, recentemente resa pubblica, ci sono più di 16.750 commandos americani dispiegati dal Pentagono in 12 teatri bellici di tutto il mondo. Inoltre, secondo l’ambasciatore statunitense presso la NATO Douglas Lute, in Europa sono attualmente presenti oltre 60.000 soldati americani.
Nel tentativo di consolidare con le baionette la cosiddetta “egemonia americana”, Washington ha sprecato un terzo di tutte la spese militari mondiali in armi costose, invece di usare questo denaro per soddisfare le necessità primarie del popolo americano e cercare di migliorare le sue condizioni di vita.
Allo scopo di giustificare l’eccessiva spesa militare della Casa Bianca, nonostante il fatto che la persona chi vi risiede abbia vinto un Premio Nobel per la Pace, in un disperato tentativo di ottenere ancora più fondi per il sempre più avido e gigantesco apparato militare, il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Ashton Carter ha richiesto una nuova operazione terrestre in Iraq e Siria. Inoltre, si sa benissimo chi andrà in Iraq, sarà la “leggendaria 101° Divisione Aerotrasportata”, come ha scritto lo stesso Carter in un articolo pubblicato sul “Politico”. I soldati di questa divisione hanno già combattuto in Vietnam, Afganistan, hanno preso parte all’invasione dell’Iraq nel 2003 e fino al 2006 sono stati di stanza a Mosul.
Bisogna ricordare che Barak Obama, insieme a tutta una serie di altre personalità ufficiali, ha ripetutamente sostenuto che gli Stati Uniti non si sarebbero fatti coinvolgere in una nuova guerra terrestre su larga scala e che pertanto non ci sarebbero stati “scarponi sul terreno in Siria”. Inoltre, nel Discorso Sullo Stato dell’Unione del 12 gennaio, Obama ha dichiarato che “versare sangue e risorse americane è una cosa che alla fine ci indebolirà. E’ la lezione del Vietnam, è la lezione dell’Iraq”, anche se sembra che questa lezione non verrà ascoltata tanto presto.
In ogni caso, la recente dichiarazione di Ashton Carter fa chiaramente capire chi comanda a Washington, dal momento che sono i grossi fabbricanti di armi che hanno l’ultima parola su tutto quello che si muove in America oggi, sono quelli che “tirano i fili”, delegando al ruolo di fantoccio ubbidiente chiunque ricopra la carica di Presidente degli Stati Uniti. Le affermazioni del Segretario alla Difesa sono particolarmente curiose se si pensa che, secondo la Costituzione Americana, egli non è affatto il comandante delle Forze Armate degli Stati Uniti, compito questo che infatti spetta al Presidente. Sarebbe stato perciò compito di Obama annunciare un tale importante cambiamento nelle tattiche di combattimento contro l’ISIL, a meno che, anche lui, non sia altro che un burattino controllato da burattinai che stanno dietro le quinte.
Se volete sapere chi sono questi burattinai, non dovreste cercare più di tanto. I senatori repubblicani John McCain e Lidsey Graham sono stati fortemente critici nei confronti della strategia di Obama in Medio Oriente, chiedendo ad alta voce un vero e proprio attacco alla Siria. Nello scorso novembre, questi senatori hanno dichiarato che gli Stati Uniti dovrebbero triplicare la loro forza militare in Iraq, inviando in Siria un equivalente numero di truppe. Graham si è spinto fino al punto di presentare un vero e proprio piano per l’invasione della Siria, secondo il quale un contingente di 100.000 uomini provenienti da Arabia Saudita, Egitto e Turchia avrebbe dovuto essere affiancato da circa 10.000 soldati americani. Interventi congiunti di truppe arabe e statunitensi in Siria erano stati già proposti tempo fa, specialmente da John McCain, che gode di legami molto stretti con alcune personalità saudite, a lui particolarmente grate per via dei contratti militari fra Stati Uniti ed Arabia Saudita.
I burattinai che stanno dietro le quinte sono convinti non solo di avere il pieno controllo della Casa Bianca, ma anche di tutto quanto il mondo. Hanno creato la loro propria coalizione contro l’ISIL, svolgendo azioni militari sul territorio di Stati sovrani senza alcuna forma di consenso, in violazione dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite che, chiaramente, vieta tale tipo di azioni senza una decisione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. E’ comunque assai improbabile che queste autorità statunitensi “di spirito indomito” si preoccupino di ottenere il consenso dell’Iraq o della Siria prima di lanciare una nuova campagna militare contro di esse, dal momento che (per loro) l’ONU e il suo Consiglio di Sicurezza sono degli inutili reperti archeologici, facilmente ignorabili.
Per questo motivo gli Americani e la comunità internazionale non dovrebbe sostenere questa nuova, illegale azione dei burattinai che tirano le fila dell’esercito statunitense, ma dovrebbero invece fare proprio l’appello del sito Web AlterNet: “Ci deve essere un punto in cui un noioso e doloroso processo di pace sembra assai più desiderabile dello spianare a suon di bombe le altre nazioni. (Un punto) dove bisogna costruire invece che distruggere, negoziare invece che sopraffare. Dove i politici parlano delle guerre che hanno terminato, invece di quelle che hanno iniziato e che non finiscono mai. E sopratutto dovremmo cercare di non destabilizzare ancora un’altra regione, creando sempre più terreno fertile per la nascita di gruppi come l’ISIS”.
Per quanto riguarda poi i guerrafondai degli Stati Uniti, Gran Bretagna e dei vari stati alleati e sottomessi all’America, responsabili di guerre, caos, fame e povertà, questi dovrebbero essere alla fine puniti da un tribunale imparziale, istituito dalla comunità internazionale.
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Articolo di Martin Berger pubblicato da New Eastern Outlook il 25 gGnnaio 1016
Tradotto in Italiano da Mario per SakerItalia.it
Articolo di Martin Berger pubblicato da New Eastern Outlook il 25 gGnnaio 1016
Tradotto in Italiano da Mario per SakerItalia.it
http://sakeritalia.it/america-del-nord/chi-controlla-veramente-gli-stati-uniti/