DI ANDREW BUNCOMBE
Degli informatori provenienti dal segreto mondo statunitense dei droni affermano che gli operatori “sono sotto stress e spesso fanno ricorso a droghe ed alcool” in un raro sguardo all'interno del programma.
Quattro uomini si sono fatti avanti per consentire uno sguardo senza precedenti all'interno del programma statunitense dei droni.
Il programma americano dei droni, secondo alcuni degli uomini che hanno passato anni a pilotare da remoto le missioni, è privo di regole, controproducente e condotto da personale sotto stress, il quale spesso fa abuso di droghe ed alcool.
Fornendo un panorama senza precedenti del funzionamento interno del programma controllato dalla CIA, tanto segreto quanto controverso, quattro ex operatori hanno espresso la loro preoccupazione sul fatto che siano stati regolarmente uccisi dei civili innocenti, indicati poi come “nemici combattenti”.
Quattro uomini si sono fatti avanti per consentire uno sguardo senza precedenti all'interno del programma statunitense dei droni.
Il programma americano dei droni, secondo alcuni degli uomini che hanno passato anni a pilotare da remoto le missioni, è privo di regole, controproducente e condotto da personale sotto stress, il quale spesso fa abuso di droghe ed alcool.
Fornendo un panorama senza precedenti del funzionamento interno del programma controllato dalla CIA, tanto segreto quanto controverso, quattro ex operatori hanno espresso la loro preoccupazione sul fatto che siano stati regolarmente uccisi dei civili innocenti, indicati poi come “nemici combattenti”.
Per vari anni questi “whistleblower” hanno ricoperto ruoli nel programma che fu avviato dal Presidente George Bush come parte della cosiddetta “guerra al terrore”, programma che è stato poi ampiamente esteso da Barack Obama.
Da una distanza di ben 8.000 miglia nella loro base nel deserto del Nevada gli uomini hanno azionato droni senza personale con a bordo missili Hellfire in posti come Afghanistan, Pakistan, Iraq e Yemen.
Da una distanza di ben 8.000 miglia nella loro base nel deserto del Nevada gli uomini hanno azionato droni senza personale con a bordo missili Hellfire in posti come Afghanistan, Pakistan, Iraq e Yemen.
Ma questi uomini hanno messo in discussione l'utilità del programma, suggerendo come di fatto creassero più militanti di quanti ne uccidessero. Per di più questi attacchi creano profonda avversione nei paesi dove vengono effettuati.
Questi operatori – che appaiono nel documentario Drone di Tonje Hessen Schei – hanno affermato che venivano incoraggiati a disumanizzare i loro obiettivi e persino a far riferimento ai bambini che sorvegliavano con i loro droni come “cretini” o “terroristi in addestramento” o “terroristi formato giocattolo”. I quattro hanno affermato di aver dovuto affrontare depressione e pensieri suicidi dopo le dimissioni.
Questi operatori – che appaiono nel documentario Drone di Tonje Hessen Schei – hanno affermato che venivano incoraggiati a disumanizzare i loro obiettivi e persino a far riferimento ai bambini che sorvegliavano con i loro droni come “cretini” o “terroristi in addestramento” o “terroristi formato giocattolo”. I quattro hanno affermato di aver dovuto affrontare depressione e pensieri suicidi dopo le dimissioni.
“Quando non devi davvero lanciare un missile Hellfire, il lavoro è veramente noioso” ha detto Michael Haas, ex pilota di droni ed istruttore, che ha prestato servizio nella 15a squadriglia ricognizione e nella 3a squadriglia operazioni speciali dal 2011 al 2015 ed è stato istruttore alla base Creech Air Force vicino a Las Vegas.
L'alcoolismo non era considerato un problema. Ogni sera, finito il nostro turno, guidavamo fino a Las Vegas e bevevamo per tre, quattro ore. Ho avuto pure problemi con la cocaina. Prendi piccole prese di sali da bagno e poi vai per un giro. [I’d take little bumps of bath salts and then go and instruct a ride]. Cannabis sintetica. “Tenevo una bottiglia di Jack Daniels nella mia borsa di volo e me la tracannavo tornando nella mia stanza. Qualunque cosa potessi fare per non vedere la realtà e pensare di non essere lì”.
La stima delle vittime fatta dal Bureau of Investigative Journalism valuta fra 2.489 e 3.989 il numero delle morti causate dai droni in Pakistan. In Afghanistan si stima che gli attacchi abbiano ucciso tra le 700 e le 1046 persone.
Un altro operatore, l'ex pilota Cian Westmoreland, ha affermato che gli sono state accreditate “204 morti di nemici”.
“Questa è una stronzata. Non tutti i “nemici” erano nemici, ha detto Westmoreland, che ha lavorato nella base di Kandahar in Afghanistan.
Un altro operatore, l'ex pilota Cian Westmoreland, ha affermato che gli sono state accreditate “204 morti di nemici”.
“Questa è una stronzata. Non tutti i “nemici” erano nemici, ha detto Westmoreland, che ha lavorato nella base di Kandahar in Afghanistan.
Westmoreland dice di aver sofferto di depressione da quando ha lasciato il suo lavoro ed attualmente assume 5 differenti farmaci per controllare l'ansia e gli sbalzi d'umore.
Dice che il mese scorso era sul Ponte sulle Gole del Rio Grande a Taos, nel New Mexico e “era sul punto di saltar giù”.
“Ho pensato a mia sorella ed alla persona che è oggi la mia fidanzata. Sono andato alla VA (ente di assistenza ai veterani) e mi hanno ricoverato per cinque giorni nel pronto soccorso di psichiatria. Non ne ho tratto alcun giovamento”.
“Ho pensato a mia sorella ed alla persona che è oggi la mia fidanzata. Sono andato alla VA (ente di assistenza ai veterani) e mi hanno ricoverato per cinque giorni nel pronto soccorso di psichiatria. Non ne ho tratto alcun giovamento”.
Queste persone, che hanno parlato a New York, il giorno antecedente la prima del film di Ms Schei, hanno offerto anche una panoramica sulla discutibile precisione del processo con cui vengono scelti gli obiettivi.
Gli operatori dicono che pensavano di poter combinare le informazioni ricavate dalle segnalazioni con quelle visive ed umane. Spesso anche quando mancavano di una o più di queste fonti procedevano comunque con le missioni omicide.
Brandom Bryant, ex sergente dello staff delle operazioni speciali, ha portato a termine cinque diverse missioni omicide. Una di esse ha riguardato un missile lanciato su persone che aveva seguito nel passaggio in Pakistan dall'Afghanistan. Gli era stato detto che quegli uomini trasportavano esplosivi da consegnare ad altri militanti.
Brandom Bryant, ex sergente dello staff delle operazioni speciali, ha portato a termine cinque diverse missioni omicide. Una di esse ha riguardato un missile lanciato su persone che aveva seguito nel passaggio in Pakistan dall'Afghanistan. Gli era stato detto che quegli uomini trasportavano esplosivi da consegnare ad altri militanti.
“Abbiamo atteso che andassero a dormire e quindi li abbiamo uccisi”. Bryant afferma di non aver visto però nessuna esplosione secondaria dopo che il missile aveva raggiunto l'obiettivo, cosa che suggerisce come in realtà non stessero trasportando nessuna munizione.
Bryant, 30 anni e testa rasata, dice di aver partecipato all'operazione di ricerca ed uccisione di Anwar al-Awlaki, il cittadino statunitense e leader religioso musulmano, accusato dagli americani di agire come radicale in Yemen e di pianificare operazioni per al Quaeda.
Questi è stato ucciso dall'attacco di un drone nel settembre del 2011, il primo cittadino americano a subire questa sorte, cosa che ha innescato un dibattito sul diritto legale da parte di Obama di assassinare un cittadino degli USA senza il dovuto processo. Il suo figlio sedicenne, Abdulrahman Anwar al-Awlaki, fu ucciso due settimane dopo in un altro attacco con drone.
Bryant afferma che alcuni membri del team erano scontenti dell'operazione avente al-Alawaki come bersaglio, dato che era un cittadino americano.
“Gli uomini dicevano che avevano giurato di difendere la Costituzione e che persino un traditore aveva diritto ad un giusto processo”. Ha detto.
Un altro whistleblower, l'ex pilota Stephen Lewis, riferisce di aver dovuto lottare per mantenere il suo senso di umanità dopo aver abbandonato il suo lavoro di operatore di droni.
“Ritorni dal lavoro e stai bene. Poi succede qualcosa e vai fuori di testa. Ti fa male, è l'inferno. E' la peggior sensazione del mondo” dice.
“Ritorni dal lavoro e stai bene. Poi succede qualcosa e vai fuori di testa. Ti fa male, è l'inferno. E' la peggior sensazione del mondo” dice.
“Il programma perde dipendenti in continuazione. Non ci piace. Non è un bel lavoro”.
ANDREW BUNCOMBE
Fonte: www.independent.co.uk/
19.11.2015
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CLAUDIO DSCOTTI
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