Come da noi implicitamente sostenuto in altra occasione, Putin e Kirill, ben più che l’Ucraina, temono a ragione l’happy hour e tutti i connessi, mefistofelici parafernalia di Occidente: il capitalesimo, fondato sulla rottura dei vincoli comunitari e sull’adorazione di una vaga deità oziosa chiamata “mercato”, poi “mercati” (ordo ab chao) [1], è una forza infera, onnivora, “magica”, che tutto trangugia e corrode, rivomitandolo poi come il suo opposto (Chiesa cattolica, comunismo, sodomia organizzata). D’altra parte, lo stesso K. Marx, autentico demonologo, indicava nell’unico bene di proprietà della collettività, nei regimi capitalistici, il debito pubblico; e non dimenticava di sottendere che il capitalismo medesimo, in quanto radicale parassitismo, costituiva sostanzialmente una evocazione di demoni.
Come tutte le evocazioni officiate a regola d’arte, anche questa è rituale: e la forma del rito specifica del capitalesimo, sul piano “exoterico” [2], è lo spettacolo, ossia, etimologicamente, l’atto del guardare una rappresentazione, controparte speculare del circuito produzione-consumo, sempre più monotono, insensato, veloce ed onnipervasivo (in quanto tale naturale generatore di depressione e proteiformi patologie psichiche): oggi anche i sentimenti si “consumano”, estenuandosi in una diuturna dissipazione delle energie psichiche [3]. Lo spettacolo, in ambito politico, è la dialettica parlamentare, forma del dominio borghese che prosegue nel talk show (“Porta a porta”, ad esempio, fu soprannominata “terza camera” del Parlamento), e che oggi è particolarmente spregiata dall’”incappucciato della finanza”, che, “espettorato da un caveau di banca” (F. Grimaldi dixit), predilige forzature procedurali al limite della costituzionalità e le consulenze della McKinsey, che gli scrive (non solo a lui) anche le sceneggiature da rappresentare poi sulla scena mediatica [4].
Il 1969 ha costituito un turning point cruciale nell’ambito della “civiltà occidentale”: viene promulgata la “nuova messa”, nasce internet, dalla rivoluzione sessuale si procede allo sdoganamento della omosessualità e della pornografia [5], il “caso Manson” spegne ogni utopia hippie [6]: l’uomo conquista la luna ma finisce col perdere definitivamente se stesso. In particolare, con internet, inizialmente rete ad uso militare, si apre la via a quella società, prima “liquida” e poi “gassosa”, fondata su una virtualità che tende alla polverizzazione degli antichi legami comunitari: in ultima analisi, ad un autismo socialmente disseminato. L’”immaginazione al potere” non è solo lo slogan della controcultura, ma anche di certi scienziati, psichiatri e informatici (lo “stay foolish” di S. Jobs, che peraltro era un hippie e cofondò la Apple, il cui simbolo è una mela morsicata): vi è una linea di continuità, riteniamo, tra ideologia hippie e sviluppo negli anni ’70 dell’informatica (che nasce anche come strumento di raccolta di dati mediante procedure automatizzate). D’altro canto, una ritualità succedanea, tendenzialmente priva di distinzione tra “sacro” e “profano”, ha sostituito quella classico-occidentale della Messa, del teatro, del processo – in cui il celebrante è sempre uno, nettamente separato dal “pubblico” -, riformulando e invertendo le strutture tradizionali ad uso e consumo della nuova Weltanschauung: la coscienza mediatizzata, appendice del cellulare e dello schermo, integra perfettamente le costruzioni artificiose della nuova messa (attivismo) e dello spettacolo mediatico (in cui lo “spettatore”, passivo, non guarda ma è guardato), di cui la dialettica parlamentare (il “dibattito”, il “dialogo”) è un aspetto banale ma significativo, e comunque pressoché idolatrato. La teatralizzazione del covid (le bare di Bergamo [7] trasportate dai camion militari, le immagini di sofferenza che in sé non provano nulla, se non la sofferenza medesima, quelle degli “eroi”, medici ed infermieri, l’emotività eretta a criterio di giudizio) e la repentina sostituzione dei virologi con i militari e dei cd. “novax” coi “putiniani”, stante la identica struttura del format, confermano questa interpretazione.
L’opera di ristrutturazione antropologica degli occidentali sembra ormai a buon punto: non si può fumare in un locale pubblico, ma si può abortire senza motivo (anche al nono mese, e oltre [8]); qualche tempo fa si poteva entrare in tabaccheria per acquistare generi di conforto che, secondo lo Stato che ne ha il monopolio, “uccidono”, ma senza lasciapassare verde non si poteva lavorare, ritirare la pensione o farsi visitare da un medico; oggi si devono assolutamente “salvare le vite” di immigrati e ucraini, ma non degli italiani che muoiono sotto casa, magari per aver perso il lavoro a causa di un’influenza mal gestita (?). In questo senso, il covid è stato funzionale al rafforzamento di un ”totalitarismo libertario” globale fondato sul terrore di morire da soli, ed ha costituito una ”guerra percepita” prodromica a quella reale in Ucraina (iniziata però nel 2014!), le cui responsabilità non paiono poter essere attribuite a Putin [9]. In ultima analisi, si deve convivere col “virus” (e con la guerra): i termini ubiqui “resilienza”, “riduzione” e “contenimento” lo attestano chiaramente. La nostra, duole ammetterlo, è divenuta una società fondata sulla idolatria della sopravvivenza, una riedizione “sanitarizzata”, con la ipocrita pietà del grasso umanitario, dell’hobbesiano homo homini lupus, da applicare sulle masse mediatizzate [10]. L’uomo non è più tanto una merce da sfruttare sul mercato, quanto un numero da sorvegliare tramite la elargizione dei “diritti civili” (“libertinismo di massa”, come asseriva A. del Noce) ed una onnipervasiva burocrazia digitale:
“la Bestia è un numero, e ci trasforma in numeri” (J. Ratzinger).
In questo senso, la “guerra” in Ucraina, oltre che geopolitica, è anche culturale e spirituale: ma, a ben guardare, costituisce anche un conflitto politico-economico contro ciò che resta dell’Europa, oltre che “metasociale” contro la Russia, rea di aver approvato quasi dieci anni fa una legge contro la propaganda dei rapporti sessuali “non tradizionali”, che ha “lo scopo di proteggere i minori dalle informazioni che promuovono la negazione dei valori tradizionali della famiglia”. L’accettazione dei diritti LGBTQIA+, tutelati da Zelensky (ma non sappiamo quanto dai ministri ucraini neonazisti e dalla loro appendice militare, il famoso battaglione Azov), è non a caso condizione necessaria per la concessione dei fondi del “Recovery Plan” da parte dell’UE: la devozione all’omosessualismo [11], come ben detto dal patriarca Kirill, è il test di verifica dell’appartenenza all’”impero globale” [12]. Qui la furia ideologica risulta stranamente sostenuta da giganteschi emolumenti elargiti dalle più potenti oligarchie occidentali [13].
L’Ucraina, stato fantoccio con una proporzione tra reddito procapite e armamenti da repubblica centrafricana, si presta benissimo a costituire un ulteriore “laboratorio sociale” per il giudeomassonismo a trazione statunitense: neopaganesimo/satanismo [14] e mondialismo sono le diverse facce di un’unica medaglia “tecnolibertaria”, che i mainstreamers prezzolati definiscono “democrazia”. Anche Zelensky, che non è un’aquila ma prosegue con un certo successo la sua carriera di saltimbanco, ha espresso icasticamente il suo punto di vista:
“la Russia è il covid, e le armi sono il vaccino” [15].
C’è una continuità, non solo “ideologica”, tra i due fenomeni della cosiddetta “pandemia” e della “guerra”. É noto che il Pentagono stilò un contratto in Ucraina per la ricerca sul covid-19, che faceva parte di un accordo molto più ampio per un “Programma di riduzione della minaccia biologica in Ucraina”, mesi prima che il virus fosse “identificato” come tale [16]; Victoria Nuland, la lobbista ebrea regina dei neocon, ha ammesso al Congresso: “L’Ucraina ha centri di ricerca biologica […] di cui le truppe russe potrebbero prendere il controllo” (dicendosi “preoccupata” per questo, si è contraddetta, visto che ha anche affermato che tale ricerca era solamente “a scopi difensivi”; inoltre, tali scopi sottendono evidentemente la guerra biologica, dato che la ricerca “implica la creazione di agenti patogeni più pericolosi con il presunto scopo di trovare trattamenti contro di essi”: tutto, in questo campo, è “a doppio uso”) [17]; senza considerare che la stessa Nuland parlò di “bioarmi” [18], probabilmente, insieme ai motivi “geopolitici” e “territoriali”, la vera ragione dell’”invasione” russa. Chi meglio di lei, che distribuiva biscottini nell’imminenza di un colpo di stato telecomandato da Washington?
Tutto ciò è confermato da un rapporto ufficiale, diramato dall’Ambasciata russa in Italia, secondo cui “durante l’operazione militare speciale, sono stati sequestrati documenti che dimostrano che l’USAID e il suo principale appaltatore, ‘Labyrinth Ukraine’, dal 2019 partecipano al programma biologico militare statunitense […]. È stato accertato che ‘Labyrinth Ukraine’ è una divisione della società statunitense ‘Labyrinth Global Health’ e che i suoi fondatori sono ex dipendenti di ‘Metabiota’, partner chiave del Pentagono nel settore biologico militare. ‘Labyrinth Ukraine’ è stata coinvolta nei progetti U-PI-9 e -10, che hanno studiato la diffusione della peste suina africana in Ucraina e nell’Europa orientale […] nell’ambito del programma di riduzione della minaccia biologica del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, una delle aree di ricerca intraprese da ‘Labyrinth Global Health’ era lo studio dei coronavirus e del virus del vaiolo delle scimmie. Vediamo quindi una chiara tendenza: gli agenti infettivi che rientrano nella zona di interesse del Pentagono diventano successivamente pandemici, producendo benefici economici alle aziende farmaceutiche statunitensi e ai loro protettori, i leader del Partito Democratico degli Stati Uniti” [19].
Il fondatore di Metabiota, Nathan Wolfe – altro eschimese, che riceve finanziamenti, tra gli altri, dalla Cia, dalla Difesa americana e da Hunter Biden [20], ed è in corrispondenza di amorosi sensi con il World Economic Forum -, era amico di J. Epstein, notorio organizzatore di traffici di pedofilia internazionale che desiderava creare, tra l’altro, una “razza sovrumana”. Metabiota si presenta, sul suo profilo Linkedin, come una società di assicurazioni che “support[s] decision makers across government and industry to make data-driven decisions. We work to estimate, mitigate, and manage epidemic risk, supporting global health security and sustainable development. We provide data, analytics, advice, and training to prepare for global health threats and mitigate their impacts”. Wolfe fa anche parte, dal 2004, del comitato editoriale di EcoHealth Alliance, una ONG con la “mission” (dichiarata) di proteggere ambiente, animali e persone dalle malattie infettive emergenti; nel 2017, ha anche scritto uno studio sui coronavirus nei pipistrelli insieme al presidente di EcoHealth Alliance, Peter Daszak. EcoHealth Alliance ha lavorato a stretto contatto con il Wuhan Institute of Virology; uno dei consiglieri politici di EcoHealth Alliance è David Franz, un ex comandante di Fort Detrick, la principale struttura di “biodifesa” gestita dal governo USA. Inoltre, la collaborazione ucraino-americana per lo studio di agenti patogeni in grado di trasformarsi in armi è gestita dalla DTRA (Defense Threat Reduction Agency, un dipartimento della Difesa statunitense), che finanzia Metabiota, a sua volta gestita da un leader del World Economic Forum con stretti legami personali con l’unica persona – Daszak! – sospettata di essere un attore chiave nella creazione della SARS-CoV-2, un intermediario tra il NIH (National Institute of Health) ed il Wuhan Institute of Virology, oltre che un attore centrale nell’insabbiamento della teoria dell’”incidente” di laboratorio. Pure, Metabiota è finanziariamente sostenuta dalla società di investimento di Hunter Biden, che ha raggranellato uno stipendio a sei cifre da una compagnia del gas ucraina senza fare nulla, se non fornire alla causa il suo “nome importante” [21].
Secondo J. Tritto – docente universitario, ricercatore e presidente della World Academy of Biomedical Sciences and Technologies, istituzione sotto l’egida dello UNESCO: difficilmente lo vedremo da Myrta Merlino, adusa ai lacché, agli esaltati ed ai guitti [22] -, il virus è una “chimera”, un’arma batteriologica (cfr. la “gain of function” transumanista) contro cui si è voluto sviluppare un “non vaccino” (un farmaco) che induce un covid non letale [23]; Tritto ha annunciato in merito una denuncia per crimini contro l’umanità, che presto presenterà alla Corte dell’Aja [24]. Come nel caso dei computer, si creerebbe quindi il virus, per poi approntare un antivirus che, a sua volta, svilupperebbe un virus “controllato”: ciò, con fine di lucro, di sperimentazione, di “gioco”, di controllo, di “distruzione creativa” [25]. Si tratta di un’ideologia, di cui il bombardamento a tappeto, le bombe al fosforo, la chemioterapia, il “vaccino”, lo “spettacolo dei diritti” sono manifestazioni concrete ed “exoteriche”. L’esperto di armi biologiche Francis Boyle, che ha redatto il Biological Weapons Anti-Terrorism Act del 1989, ha sottolineato che la maggior parte dei laboratori BSL-4 (quelli a più alto livello di “biocontenimento”) sono a duplice uso: “prima sviluppano l’agente di guerra biologica offensivo e poi sviluppano il presunto vaccino” [26].
Ora, la tesi di una relazione tra “pandemia” e “guerra”, del loro carattere “intenzionale” e soprattutto, per quanto concerne gli intenti di questo breve articolo, della relazione tra provocazioni “biologiche” e “invasione” dell’Ucraina, assume una coerenza che ci pare solida. Temiamo però che, quando giungerà la grande carestia, il popolo italiano – se mai ne è esistito uno – continuerà imperterrito a compulsare, magari ancora addobbato con mascherina e bandierina, i risultati dell’Isola dei Famosi.
Marco Toti
Fonte: https://comedonchisciotte.org/covid-e-ucraina-lesportazione-della-demonocrazia/
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