di Marìca Spagnesi
Tutti gli esseri viventi, animali, piante, batteri ed esseri umani, emettono luce. I “Biofotoni” sono i “quanti” (minuscoli concentrati di energia) di luce che irradiamo e che hanno un ruolo decisivo nell’evoluzione dell’attività bioelettrica del cervello. In che modo possono esserci utili?
Gli impieghi possono essere diversi e importantissimi: dalla medicina per la diagnosi e il controllo di possibili patologie, all’agricoltura, al controllo delle proprietà degli alimenti e le qualità delle sementi, alla biologia e alle scienze ambientali. In particolare, i biofotoni potrebbero avere un ruolo determinante, e non invasivo, nella diagnosi precoce delle patologie tumorali. Tuttavia, nonostante se ne conosca l’esistenza dal 1923, sembra che la nostra società non sia ancora pronta a capire le implicazioni di profondo cambiamento che rappresentano.
Ne parliamo con il Prof. Paolo Manzelli, Professore ordinario di Chimica Fisica e Presidente di EGOCREANET (ONG), presso l’Incubatore dell’Università di Firenze.
Che cosa sono i biofotoni?
“I biofotoni sono quanti di luce emessi spontaneamente da ogni essere vivente (batteri, piante, animali e uomo)”.
A cosa servono?
“Svolgono un ruolo fondamentale nell’evoluzione dell’attività bioelettrica del cervello degli animali e dell’uomo. La luce irradiata dai biofotoni è troppo debole per essere vista ad occhio nudo, ma essi sono stati rilevati e verificati utilizzando fotomoltiplicatori”.
Chi per primo si è accorto della loro esistenza e come?
“Nel 1923 furono scoperti dallo scienziato russo professor Alexander G.Gurvich mentre faceva esperimenti sulle radici delle cipolle e si accorse che esse emettevano luce. Gurwitch li registrò facendo al buio una foto a raggi ultravioletti. Lui la chiamò emissione di ‘raggi morfogenetici’ perché agivano nel dare la forma alla cipolla. Il DNA è stato scoperto dopo, nel 1953 e nel 1974 il fisico austriaco Prof. A.F. Popp, ha dimostrato che i biofotoni vengono prodotti proprio dal DNA come segnali di informazione per la regolazione del sistema nervoso periferico e centrale degli esseri viventi“.
Lei parla di raggi morfogenetici. Rupert Sheldrake, l’autore de ‘La mente estesa’, parla di campi morfogenetici. C’è un collegamento? Inoltre, quando si parla di energie sottili, stiamo parlando della stessa cosa?
“Sheldrake ha parlato proprio di questo. Ma non è stato il solo. Chi parla di energie sottili, di telepatia, di pranoterapia, appartenenti ad una cultura antichissima, si riferisce a questo, pur non conoscendo i biofotoni in termini di fisica quantistica rivisitata nei più avanzati livelli di conoscenza. Bisognerebbe infatti parlare di ‘entanglement e di energia quantistica’ in modo da riportare in termini più prettamente scientifici questi aspetti trattati ancora come ‘energie sottili’. Purtroppo, la nostra cultura occidentale ad oggi risponde prevalentemente con il riduzionismo del paradigma meccanico-lineare, il quale riporta tutto in termini di oggettività del mondo percepito come esterno, così che di conseguenza risulta difficile far capire che quello che vediamo non è oggettivo, proprio in quanto ciò che vediamo è costruito dal nostro cervello”.
L’emissione luminosa dei biofotoni negli esseri umani è quella che molti chiamano Aura?
“Esattamente, l’aura e un’espressione dei biofotoni che vengono emessi dalla pelle”.
Però si parla di Aura da molti anni. Come si faceva senza strumenti a percepirla?
“Ci sono sempre state persone particolarmente sensibili che percepivano quell’energia quantica”.
Se pensiamo, però, agli esperimenti riportati come derivanti dalla elaborazione di energie sottili, come la telepatia, non ci sono evidenze incoraggianti. Come se questi fenomeni non fossero replicabili, osservabili scientificamente. Come mai?
“La mia opinione è che purtroppo questi fenomeni non sono stati studiati in termini di fisica quantistica relativistica che è qualcosa di piuttosto complesso. La fisica quantistica è “probabilistica” e dice che la scienza non può essere esatta. La nostra conoscenza è solo probabilistica e questo si sa per certo fin dal principio di indeterminazione del 1927. Sappiamo pertanto che la probabilità di conoscenza nel campo della pranoterapia è più bassa rispetto alle conoscenze acquisite sugli antibiotici. Ci sono effetti come la telepatia che hanno una probabilità più bassa, ma questo non vuol dire che non esistano. Semplicemente nessuno ha voluto studiarli in modo adeguato. Se, per esempio, io devo fare una critica all’omeopatia, è proprio a causa del fatto che non ci si domanda quali siamo le ragioni degli effetti curativi e come l’omeopatia funzioni con soddisfacenti risultati in modo da escludere l’effetto placebo”.
Cosa c’entra l’omeopatia con la biofotonica?
“Ogni cosa in vita, che sia un uomo, un gatto o una cellula, un batterio, emette biofotoni come netta distinzione dagli oggetti inanimati. Questo vuol dire che c’è vitalismo e non meccanicismo. In relazione al sistema biologico non può esistere più la vecchia logica lineare alla quale siamo stati abituati, ma solo e soltanto una logica probabilistica. Tutto ciò che è vita è quantistico, proprio perché se una cosa vive, emette quanti di luce“.
Come si può vedere l’attività dei biofotoni e con quali strumenti?
“I biofotoni si possono attivare con il laser. Se sottoposti a luce laser, registriamo facilmente una risposta fluorescente dello spettro elettromagnetico”.
A che cosa serve questa ricerca e quali sono le sue possibili applicazioni?
“Una delle applicazioni è senz’altro in medicina. La stimolazione laser di biofotoni serve per individuare, ad esempio, il cancro in un corpo malato. Attraverso la registrazione dell’attività biofotonica possiamo individuare le cellule cancerogene. Le emissioni di luce quantica dell’uomo sono più deboli in frequenza rispetto ad altri animali e questo è un segno della più elevata evoluzione dell’uomo. Le piante spendono più energia per emettere biofotoni nello spettro ultravioletto. In alcuni casi, si emette una minor quantità di biofotoni e questo succede quando, ad esempio, siamo malati e il nostro stato di benessere psico-fisico è di bassa qualità“.
Che cos’è l’Entanglement?
“È la compenetrazione dei biofotoni che permette di trasformarli in un campo fotonico che trasmette informazione a distanza”.
Nel caso di una persona malata di cancro. Qual è l’aiuto che può riceverne?
“La biofotonica stimolata va a vedere la zona interessata dal cancro e può essere utile per capire come modificare la chemioterapia. Con un apparecchio che emana un fascio laser viene stimolata l’emissione di biofotoni, dalla risposta che si riceve possiamo avere informazioni sulla malattia. Infatti, se siamo sani abbiamo una determinata produzione di biofotoni, se invece siamo malati ne produciamo di meno, quindi la stimolazione dei biofotoni serve per avere informazioni per poterci curare meglio. Attraverso la nostra emissione di fotoni possiamo capire il nostro stato di salute qual è. Si sta bene quando si produce un buon numero di biofotoni. Se noi vediamo che in una certa parte del corpo non vengono emessi biofotoni, lì c’è la malattia“.
La luce emessa dai biofotoni è reale?
“La realtà e diversa da ciò che percepiamo. Quello che vediamo e ad esempio definiamo luce esterna in vero è prodotta da noi, dal nostro cervello. Il cervello costruisce le immagini della realtà che non sono oggettive. Così anche la luce del sole che vediamo è prodotta dal nostro cervello come lo sono i colori e tutto ciò che percepiamo, mentre la realtà effettiva che possiamo conoscere è solo quella quantistica“.
Quali sono le applicazioni dei biofotoni in agricoltura?
“Un pomodoro biologico emette più biofotoni rispetto a uno da agricoltura intensiva. Per questo è fondamentale capire come l’emissione spontanea dei biofotoni crea il benessere e anche l’intelligenza vitale della pianta”.
Oltre la medicina e l’agricoltura, in quali altri campi lo studio dei biofotoni può aiutarci?
“Lo studio dei biofotoni può aiutarci a capire come funziona il cervello e per migliorare creativamente il nostro modo di pensare, imparando a gestire le probabilità”.
Se ci si nutre di ortaggi che hanno un’emissione biofotonica maggiore, sarà maggiore anche la propria emissione biofotonica e questo avrà ripercussioni positive sulla salute?
“Sì. Dove c’è vita sana viene favorita una maggiore produzione di biofotoni”.
Quali sono le difficoltà all’ulteriore studio e alle applicazioni dei biofotoni?
“I biofotoni sono sperimentalmente una certezza ben nota fin dal 1923, ma che ancora oggi la maggior parte degli scienziati e della gente non è pronta a riconoscere, perché vive in un quadro di idee riduzioniste meccaniche-lineari nel tempo, che pur storicizzate non fanno capire la realtà e le prospettive di evoluzione della conoscenza contemporanea. Le prassi di cura alternativa e prevenzione oggi in ascesa di consenso, come quelle della medicina naturale, spesso si rifanno all’antica medicina alchemica cinese, ma la scienza moderna si ostina a chiamarle “bufale” perché non seguono i canoni di sperimentazione e concezione meccanica o quantomeccanica della scienza. A mio avviso, ci sono nuovi modi, dettati dalla fisica quantistica dei biofotoni, capaci di superare questa illogica incompatibilità tra conoscenze diverse, al fine di realizzare una più profonda concezione di ‘cos’è la vita’ e quindi il benessere e la salute di ogni essere vivente. Per avvalorare in termini scientifici nuove ed originali modalità di comprendere, rischiamo purtroppo di non essere compresi da coloro che preferiscono la tradizione e non il cambiamento”.
Perché è così difficile capire la fisica quantistica?
“Perché abbiamo basato la nostra conoscenza sulla fisica di Newton che separa arbitrariamente il soggetto dall’oggetto e non sulla fisica quantistica nella quale il soggetto e l’oggetto sono complementari in quanto compartecipano all’evoluzione genetica ed epigenetica dei sistemi”.
La fisica newtoniana viene inglobata nella fisica quantistica o completamente rigettata?
“Viene buttata via. Quello che ha detto Newton è riduttivo ed oggi e divenuto del tutto obsoleto. C’è bisogno di un altro modo di vedere le cose. Newton tratta la materia come incomprimibile. L’energia fotonica invece può compenetrarsi (entanglement) e questo cambia tutte le prospettive di cosa sia la materia inorganica, cosa sia l’energia quantistica e cosa siamo noi nell’evoluzione. Pensiamo al DNA. Si è pensato che le informazioni contenute nel DNA dominassero tutto. Ma questo non è vero. Si tratta di capire che c’è un punto di vista totalmente diverso da quello precedente, che dice che l’epigenetica determina l’espressione genetica e ciò ci porterà a capire cos’è la vita. Si tratta pertanto di promuovere un cambiamento radicale nella nostra cultura e nel nostro modo di vedere le cose”.
Articolo di Marìca Spagnesi
Rivisto da Conoscenzealconfine.it
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Video relativi a genovesi non solo anima▶ 9:53
27 apr 2009 - Caricato da Anima TV
http://www.nonsoloanima.tv - Intervista a Giuseppe Genovesi che ci parla di fisica quantistica, DNA e ...lo :
dal minuto 6:26 ss.