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venerdì 24 febbraio 2023

L’ULTIMO DISCORSO DI GEORGE SOROS: LE GUERRE DELLA “SOCIETÀ APERTA” E IL CLIMA COME PARTE IN CAUSA DEL CONFLITTO

 



Alexandr Dugin
geopolitika.ru

Il testamento di Soros

Il 16 febbraio 2023, George Soros, uno dei principali ideologi e praticanti del globalismo, dell’unipolarismo e della conservazione dell’egemonia occidentale a tutti i costi, ha tenuto alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco in Germania un discorso che potrebbe essere definito una pietra miliare. In esso, il 93enne Soros riassume la condizione in cui si trova alla fine della sua vita, interamente dedita alla lotta della “società aperta” contro i suoi nemici, le “società chiuse”, secondo i precetti del suo maestro Karl Popper. Se Hayek e Popper sono il Marx e l’Engels del globalismo liberale, Popper è il suo Lenin. Soros a volte può sembrare stravagante, ma, nel complesso, articola apertamente quelle che poi diventeranno le principali tendenze della politica mondiale. La sua opinione è molto più importante degli sproloqui di Biden o della demagogia di Obama. Tutti i liberali e i globalisti finiscono per fare esattamente quello che dice Soros. È la mente di UE, MI6, CIA, CFR, della Commissione Trilaterale, di Macron, Scholz, Baerbock, Saakashvili, Zelenski, Sandu, Pashinyan e praticamente di tutti coloro che, in un modo o nell’altro, rappresentano l’Occidente, i valori liberali, il Postmoderno e il cosiddetto “progressismo.” Soros è importante. E questo discorso è il suo messaggio all'”Assemblea Invisibile” del mondo, in pratica un monito a tutti gli infiniti agenti del globalismo, sia dormienti che risvegliati.

Soros inizia dicendo che la situazione nel mondo è critica. Individua immediatamente due fattori principali:

– lo scontro di due tipi di governo (“società aperta” contro “società chiusa”) e

– il cambiamento climatico.

Il clima (ne parleremo più avanti) è evocato da Soros nella prima parte e alla fine del suo discorso, ma lo scontro tra i due tipi di governo, appunto i due “campi”, i fautori di un mondo unipolare (come Schwab , Biden, l’euro-burocrazia e i loro satelliti regionali, come il regime terroristico di Zelensky) e i sostenitori di un mondo multipolare occupano la parte principale.

Esaminiamo con ordine le tesi di Soros.

Società aperte e società chiuse: definizioni fondamentali

Innanzitutto, Soros fornisce le definizioni di società “aperte” e “chiuse”. Nelle società aperte lo Stato tutela la libertà dell’individuo. In quelle chiuse, l’individuo serve gli interessi dello Stato. In teoria, ciò sarebbe l’esatto contrario della democrazia liberale occidentale e della società tradizionale (qualunque essa sia). Del resto, nel campo delle Relazioni Internazionali (IR) ciò corrisponde esattamente alla polemica tra i liberali nelle IR e i realisti nelle IR.

A livello di geopolitica, abbiamo l’opposizione tra la “civiltà del mare” e la “civiltà della terra”. La civiltà del mare è la società commerciale, l’oligarchia, il capitalismo, il materialismo, lo sviluppo tecnico e l’ideale del piacere carnale egoistico. È la democrazia liberale, la costruzione della politica dal basso e la distruzione di tutti i valori tradizionali – religione, proprietà, famiglia, moralità. Il simbolo di una tale civiltà è l’antica Cartagine fenicia, il polo di un enorme impero schiavista, predatorio e coloniale, con il suo vitello d’oro, i culti sanguinari di Moloch, il sacrificio dei bambini. Cartagine era una “società aperta».

Ad essa si opponeva Roma, la civiltà della Terra, una società basata sull’onore, la lealtà, le tradizioni sacre, l’eroismo militare e la gerarchia, il valore e la continuità delle antiche generazioni. I Romani adoravano i luminosi dei paterni del cielo e respingevano con scrupolo i culti sanguinari e ctonii dei pirati e dei mercanti del mare. Questo potrebbe essere visto come un prototipo di “società chiuse”, fedeli alle radici e alle origini.

Soros è l’incarnazione vivente (per ora) del liberalismo, dell’atlantismo, del globalismo e della talassocrazia (“il potere tramite il mare”). Nella battaglia di Cartagine contro Roma è inequivocabilmente dalla parte di Cartagine. La sua formula, simmetrica al detto del senatore romano Catone il Vecchio, “Cartagine deve essere distrutta“, è: “No, è Roma che deve essere distrutta“. Nelle nostre circostanze storiche, stiamo parlando della “Terza Roma”. Cioè di Mosca.

Detto e fatto. E Soros crea un’opposizione liberale artificiale nella stessa Russia, in tutti i paesi della CSI organizza e sostiene vari regimi, partiti, movimenti, organizzazioni non governative russofobe e ostili alla Russia, alle sue tradizioni e alle sue autorità. “Roma deve essere distrutta“. Dopotutto, “Roma” è una “società chiusa” e la “società chiusa” è nemica della “società aperta”. E i nemici devono essere distrutti. Altrimenti saranno loro a distruggerti. Una logica semplice ma chiara, da cui sono guidate le élite globaliste liberali dell’Occidente e i loro rami “proxy” in tutta l’umanità. E quelli nello stesso Occidente che non sono d’accordo con Soros, come ad esempio Donald Trump e i suoi elettori, vengono subito dichiarati “nazisti”, discriminati, “cancellati”. Inoltre,”Nazisti” secondo Soros sono tutti coloro che gli si oppongono. Se un terrorista ucraino con la svastica e le braccia insanguinate fino ai gomiti si schiera contro Roma, non è più un “nazista”, ma semplicemente uno [di quelli che] “sono solo dei bambini”. E chi è per Roma è sicuramente un “nazista”. Trump, Putin, Xin Jiang Ping, Erdogan, gli ayatollah iraniani, i populisti europei: una doppia logica manichea, ma è questo che guida le odierne élite globali.

Poteri esitanti

Dopo aver diviso gli attori principali in due campi, Soros ispeziona quei regimi che si trovano nel mezzo – tra Cartagine (gli Stati Uniti e i satelliti), i suoi idoli, e l’odiata Roma (Mosca e i satelliti). Tale è l’India di Modi, che, da un lato, ha aderito all’alleanza atlantista QUAD (Cartagine) e, dall’altro, acquista grandi quantitativi di petrolio russo (quindi, secondo Soros, collabora con Roma).

È anche il caso della Turchia di Erdogan. La Turchia è un membro della NATO ma, allo stesso tempo, anche un feroce antagonista dei terroristi curdi che Soros sostiene attivamente. Erdogan dovrebbe, secondo Soros, distruggere lo Stato con le proprie mani, allora sarebbe veramente un “bravo ragazzo”, cioè dalla parte della “società aperta”. Nel frattempo, lui e Modi sono “mezzi nazisti”. Con discrezione, Soros suggerisce di rovesciare Modi ed Erdogan e di provocare un sanguinoso caos in India e in Turchia. Dopodichè le società “semichiuse/semiaperte” diventeranno completamente “aperte”. Non c’è da meravigliarsi che Erdogan non ascolti tali consigli e, se li ascolta, faccia esattamente il contrario.

Anche Modi sta cominciando a capirlo. Ma non in modo così acuto.

Soros suggerisce al presidente di sinistra del Brasile recentemente rieletto, Inácio Lula, la stessa scelta tra l’obbedienza servile all’oligarchia liberale globale (cioè tra la “società aperta”) e la conservazione della sovranità o la partecipazione a blocchi multipolari (come i BRICS). Secondo Soros, Lula, se dovesse disobbedire ai globalisti e schierarsi nel campo delle “società chiuse”, dovrà affrontare un caos sanguinoso. Soros traccia un parallelo tra la rivolta trumpista del 6 gennaio 2021 a Washington e quelle dell’8 gennaio 2023 organizzate dai sostenitori di Jair Bolsonaro in Brasile. Soros dice a Lula: “Fai come Biden, e Cartagine ti sosterrà. Altrimenti…” Poiché Soros è noto per il suo sostegno attivo alle “rivoluzioni colorate” (a favore della “società aperta”) e il suo aiuto a terroristi di ogni tipo, solo perché attacchino Roma, le sue minacce non sono parole vuote. È in grado di rovesciare governi e presidenti, far crollare le valute nazionali, iniziare guerre e organizzare colpi di stato.

Ucraina: il principale avamposto dell’egemonia liberale nella lotta al multipolarismo

Soros passa poi alla guerra in Ucraina. Afferma che, nell’autunno del 2022, l’Ucraina aveva quasi vinto la guerra contro la Russia, e questo perchè, nella prima fase del conflitto, gli infiltrati di Soros nella stessa Russia stavano apparentemente frenando l’azione decisiva da tempo attesa da parte del Cremlino. Ma, dopo il mese ottobre, qualcosa era andato storto per Cartagine. Roma aveva effettuato una mobilitazione parziale, aveva proceduto alla distruzione delle infrastrutture industriali ed energetiche dell’Ucraina, aveva cioè iniziato a combattere per davvero.

Soros si sofferma soprattutto sulla figura di Yevgeny Prigozhin e il gruppo Wagner. Secondo Soros, è lui il fattore decisivo che ha ribaltato la situazione. C’è da chiedersi: se una Compagnia Militare Privata relativamente piccola, che si impegna a combattere “come si deve”, può veramente cambiare gli equilibri nella grande guerra delle “società chiuse” contro quelle “aperte” (e questo presuppone una portata globale delle operazioni di combattimento in diplomazia, politica, economia, ecc.), allora la vera capacità di dominio del globalismo deve essere davvero fragile.

Per quanto riguarda la sua sopravvalutazione del pericolo di Yevgeny Prigozhin, ero inizialmente propenso a credere che qui Soros avesse torto nella sua ricerca di simboli appariscenti. Ma troppo spesso ha ragione. Inoltre, sa di cosa è capace un piccolo ma coeso gruppo di valorosi. Sostenuto da gruppi simili, Soros ha ripetutamente portato a termine colpi di stato, vinto guerre e rovesciato leader politici indesiderati. E, quando tali valorosi sono dalla parte di Roma, per la stessa Cartagine è tempo di preoccuparsi.

Soros prosegue analizzando la quantità di aiuti militari forniti a Kiev dall’Occidente e chiede che siano aumentati quanto basta per sconfiggere definitivamente la Russia. Questa sarebbe la vittoria decisiva della “società aperta” – per Soros il coronamento del lavoro di una vita e l’obiettivo principale dei globalisti. Soros dice senza mezzi termini: l’obiettivo della guerra in Ucraina è “la dissoluzione dell’Impero Russo”. Nella guerra contro la Russia Prigozhin e gli altri valorosi dovrebbero essere eliminati e dovrebbero essere sostenuti i loro oppositori, sia interni che esterni.

La Cina e il pallone che ha rovinato tutto

Soros passa poi al suo secondo peggior nemico, la Cina, un’altra “società chiusa”. Soros crede che Xi Jinping abbia commesso errori strategici nella lotta contro la Covid-19 (sicuramente di origine artificiale e diffusa a livello mondiale su diretta istruzione dello stesso Soros e dei suoi sodali della “società aperta” per renderla ancora più aperta a Big Pharma, al controllo globale e alla sorveglianza totale).

Soros ritiene che la posizione di Xi Jinping si sia indebolita e che, nonostante qualche miglioramento nei rapporti con Washington, la vicenda del pallone cinese abbattuto porterà ad un nuovo raffreddamento dei rapporti. La crisi di Taiwan è congelata, ma non risolta. Ma ora tutto dipende dalla Russia. Quando la Russia sarà stata sconfitta, la Cina cesserà allora di essere un ostacolo invalicabile per una “società aperta”. E le rivoluzioni colorate potranno iniziare anche lì: rivolte etniche, colpi di stato e attacchi terroristici – Soros sa bene come si fanno, e probabilmente le ha già insegnate a coloro che rimarranno dopo che lui stesso se ne sarà andato.

Trump come portavoce di una “società chiusa” negli Stati Uniti

Negli stessi Stati Uniti, Soros sta maledicendo Trump, che considera un rappresentante di una “società chiusa” che ha adottato il modello di Vladimir Putin.

Soros sogna che né Trump né DeSantis siano nominati alla presidenza nel 2024, ma, come sempre, sosterrà i suoi sogni con l’azione. Questo, agli occhi del Governo Mondiale, è un altro punto a sfavore dei Repubblicani.

Soros come praticante globale

Questa è la mappa del mondo, secondo l’uscente George Soros. Ha trascorso i quasi 100 anni della sua vita lavorando duramente per renderlo esattamente così. Ha avuto un ruolo nella distruzione del campo socialista, nella rivoluzione antisovietica del 1991, nello smantellamento dell’Unione Sovietica e nell’inondare i governi dei nuovi Paesi post-sovietici con i suoi agenti. Negli anni ’90 controllava completamente i riformatori russi e il governo Eltsin, che, all’epoca, aveva giurato fedeltà ad una “società aperta”. Sì, l’arrivo di Putin gli ha strappato la vittoria finale. E, quando questo è diventato ovvio, Soros ha contribuito a trasformare l’Ucraina in un aggressivo e sanguinario zoo nazista e russofobo. Questo è leggermente in contrasto con il dogma liberale di una “società aperta”, ma va benissimo nella lotta contro una “società chiusa” così pericolosa.

Tutto verrà deciso in Ucraina, dice Soros. Se vincerà, la Russia farà arretrare di molto la “società aperta” e l’egemonia liberale globale. Se cadrà, guai ai vinti. La causa di Soros allora avrà vinto per sempre. Questa è la sintesi geopolitica.

Il “riscaldamento” globale

Sia all’inizio che alla fine del suo discorso, Soros parla un altro fattore che rappresenterebbe una minaccia per la “società aperta”. Il cambiamento climatico.

Il modo in cui è stato messo sullo stesso piano delle grandi trasformazioni, dei conflitti e degli scontri geopolitici e di civiltà è spiegato argutamente in un canale Telegram russo, “Eksplikatsiya”. Ecco l’intero frammento preso in prestito.

“Il 16 febbraio 2023, uno speculatore globale, un fanatico seguace dell’ideologia estremista della “società aperta”, George Soros, ha tenuto un discorso programmatico in Germania, alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco. Gran parte dell’intervento era dedicata alla geopolitica e al duro confronto dell’ordine mondiale unipolare globalista liberale con ciò che Soros e le élite mondiali chiamano “società chiuse”. […]

Mi interessava sapere, invece, come queste costruzioni geopolitiche si rapportino al problema del riscaldamento globale, con cui Soros ha iniziato e concluso il suo discorso. Mettendo tutto insieme, sono giunto alla seguente conclusione.

Soros afferma chiaramente che lo scioglimento dei ghiacci dell’Antartide e dell’Artico, insieme a Putin, Xin Jiang Ping, Erdogan e Modi, sono minacce reali per una “società aperta”, infatti l’agenda climatica è integrata direttamente nel discorso geopolitico e diventa un attore di primo piano nel grande confronto.

A prima vista, questo sembra assurdo. Come un ipotetico riscaldamento globale (anche se lo accettassimo come reale) possa essere annoverato tra i nemici dei globalisti, e addirittura ottenere lo status di “minaccia numero 1” [ha dell’incredibile, però è così], visto che Soros mette al primo posto nel discorso il pericolo dello scioglimento dei ghiacci e solo come secondo quello di Putin al Cremlino e delle truppe russe in Ucraina.

Ricordiamo che la geopolitica parla di un confronto tra la “civiltà del mare” e la “civiltà della terra”. Di conseguenza, tutti i principali centri dell’atlantismo si trovano nelle città portuali, sulla costa. Questo era stato il caso di Cartagine, Atene, Venezia, Amsterdam, Londra, e oggi New York. Questa caratteristica si estende anche alla geopolitica elettorale degli Stati Uniti, dove gli Stati blu che tradizionalmente sostengono i Democratici, tra cui l’ultraliberale New York, si trovano lungo entrambe le coste – occidentale e orientale – e i più tradizionali Stati repubblicani rossi, il cui sostegno aveva portato al potere Trump, il principale nemico di George Soros, costituiscono l’Heartland americano.

Più o meno lo stesso è vero in altri continenti. È stata la “civiltà del mare” a costruire quella “società aperta” che George Soros difende con fervore, mentre le “società chiuse” ad essa opposte sono le civiltà della Terra, tra cui quella russo-eurasiatica, cinese, indiana, latinoamericana, e persino il nucleo nordamericano (gli Stati rossi). Quindi, se il ghiaccio si sciogliesse, il livello degli oceani del mondo salirebbe rapidamente. E ciò significa che i primi ad essere sommersi sarebbero proprio i poli della talassocrazia mondiale: la zona del Rimland, gli spazi costieri che sono le roccaforti dell’oligarchia liberale globale. In tal caso, la società liberale aperta, chiamata anche “società liquida” (Sigmund Bauman) sarebbe semplicemente spazzata via: rimarrebbero solo “società chiuse”, situate nell’entroterra, all’interno dei continenti.

Il riscaldamento della terra renderebbe fertili molte zone fredde, specialmente nell’Eurasia nord-orientale. In America rimarrebbero solo gli Stati sostenitori dei Repubblicani. Le roccaforti democratiche finirebbero sott’acqua. E, prima che ciò accada, il morente Soros annuncia il suo testamento ai globalisti: “è adesso o mai più: o la ‘società aperta’ vince oggi in Russia, Cina, India, Turchia, ecc. (il che consentirebbe all’élite globalista di salvarsi spostandosi nelle regioni interne dei continenti) o la “società aperta” finirà”.

Questo è l’unico modo per spiegare l’ossessione per il cambiamento climatico nelle menti dei globalisti. No, non sono pazzi! Non lo è Soros, né Schwab, né Biden! Il riscaldamento globale, come aveva fatto un tempo il “Generale Inverno” durante la Seconda Guerra Mondiale favorendo i Russi nella lotta contro Hitler, sta diventando un fattore importante nella politica mondiale, ed è ora dalla parte di un mondo multipolare.

Questa è una spiegazione molto intelligente. A me non era venuta in mente

Soros come rete neurale e sistema operativo di Roma

In conclusione, dobbiamo prestare attenzione a quanto segue. Le parole di George Soros, quando ci ricordiamo di chi è, di cosa è capace e di cosa ha già fatto, non vanno prese alla leggera. Alcuni critici osservano che “il vecchio speculatore finanziario è fuori di testa”. Soros non è solo un individuo ma una sorta di “Intelligenza Artificiale” della civiltà liberale occidentale. È il suo codice, il suo algoritmo su cui viene costruita l’intera struttura del dominio globale occidentale nel XXI secolo. In questo approccio a tutto spettro, l’ideologia si intreccia con l’economia, la geopolitica con l’istruzione, la diplomazia con la cultura, i servizi segreti con il giornalismo, la medicina con il terrorismo, le armi biologiche con l’agenda ecologica, la politica di genere con l’industria pesante e il commercio mondiale. Con Soros, abbiamo a che fare con un sistema operativo di “società aperta” in cui tutte le risposte, le mosse, i passaggi e le strategie sono deliberatamente pianificate. Nuovi input vengono immessi in un sistema ottimizzato che funziona come un orologio, o piuttosto come un supercomputer, una rete neurale globalista.

“Una società chiusa”, cioè “noi”, deve costruire il proprio sistema operativo, creare i propri codici e algoritmi. Non basta dire “no” a Soros e ai globalisti. È necessario dare qualcosa di positivo in cambio. E di altrettanto coerente, sistemico, radicato, sostenuto da risorse e capacità. In sostanza, un tale sistema Anti-Soros sono l’Eurasianismo e la Quarta Teoria Politica, la filosofia per un mondo multipolare e una difesa a tutti gli effetti della tradizione sacra e dei valori tradizionali. Di fronte a Soros è necessario non giustificare, ma attaccare, a tutti i livelli e in tutte le sfere. Fino all’ambiente. Se Soros pensa che il riscaldamento globale sia una minaccia, allora il riscaldamento globale è un nostro alleato, proprio come lo era stato il “Generale Inverno.”  Dovremmo arruolare il riscaldamento globale — questo iper-oggetto non identificato — nel gruppo “Wagner” e dargli una medaglia.

Soros, dacci i soldi! La vergogna del liberalismo russo

Ecco un esempio del mio unico incontro con Soros. All’inizio degli anni ’90 ero stato invitato ad un incontro con Soros in una sala per conferenze a Mosca. Soros era stato invitato da Maksim Sokolov, un liberale del quotidiano Kommersant, e da alcuni altri funzionari russi non identificabili della Fondazione Soros. L’incontro era dedicato alla presentazione del libro “The Open Society and Its Enemies” di Karl Popper, una sorta di “testo sacro” per Soros, Biden e tutti i liberali contemporanei. All’inizio erano stati soprattutto i sostenitori di Popper a parlare. Ma quasi tutti dicevano la stessa cosa, che non aveva niente a che fare con Popper, tipo: “Caro George Soros, dammi i soldi e quanti più puoi!” L’unica variazione era: “Non darli a lui/lei che non è nessuno, dalli a me!” Soros si era quasi si addormentato.

Alla fine avevano dato il microfono anche a me. Probabilmente ero l’unico tra il pubblico ad aver letto il libro di Popper in discussione. Non escludo che anche Maksim Sokolov l’avesse letto. Il resto degli invitati continuava a ripetere a macchinetta: “Dammi i soldi, dammi i soldi“. Questi sono i nostri liberali. Non c’è da stupirsi che abbiano cambiato le loro posizioni ideologiche così tante volte da far girare la testa. Dove sono oggi con l’operazione militare speciale? Ovunque. Sia dalla loro parte che dalla nostra.”Soros, dammi i soldi!” è stato facilmente sostituito da “Putin, dammi i soldi!” Ma non è così importante.

Quando avevo detto tutto quello che pensavo sull’incompatibilità dei valori tradizionali russi con l’individualismo della “società aperta”, Soros si era svegliato e si era rianimato. Le sue guance rugose – anche allora non era più tanto giovane – erano diventate rosse.Dopo aver ascoltato la mia mini-conferenza su come il liberalismo non avrebbe mai vinto in Russia, che sarebbe stato respinto e calpestato, che saremmo tornati al nostro modo originale russo e avremmo affrontato di nuovo il globalismo e l’egemonia occidentale con tutta la forza russa (avevo concluso con un patetico “Vada a casa, mister Soros! Prima è, meglio è!“), Soros aveva avuto l’ultima parola. Aveva detto al pubblico: “Per quanto ne so della vostra storia russa, le rivoluzioni sono state iniziate da persone come voi (aveva indicato la maggior parte delle persone sedute in sala) e finite da persone come lui (aveva indicato me). Voi tutti non avete detto una parola su Popper, e sembra che l’unico che abbia letto “The Open Society and Its Enemies” sia stato un ‘nemico della società aperta’ che mi ha appena detto di andare a farmi fottere. Questa è la tragedia del liberalismo in Russia. Voi pensate ai soldi, mentre lui pensa alle idee.Ma spero di sbagliarmi, e che voi otteniate qualcosa”. Così aveva concluso il suo discorso ed era tornato in Ungheria.

Ora lui e la sua fondazione sono vietati non solo in Russia, ma anche in Ungheria, la Open Society Foundation è riconosciuta in Russia come una pericolosa “organizzazione terroristica”. Che poi è quello che è esattamente.

Ma Soros ha sempre analizzato tutto correttamente. Negli anni ‘90 i Liberali avevano tutto il potere nelle loro mani e, gradualmente, quasi impercettibilmente, lo hanno perso.

E oggi stiamo ovviamente seguendo la via russa e combattendo per un mondo multipolare contro l’egemonia globale della “società aperta”.

Dopo tutto, noi siamo Roma e loro sono Cartagine.

Aleksandr Dugin

Fonte: geopolitika.ru
Link: https://www.geopolitika.ru/en/article/george-soross-last-speech-open-society-wars-and-climate-combatant-conflict
13.02.2023
Scelto e tradotto da Oldhunter per comedonchisciotte.org


https://comedonchisciotte.org/lultimo-discorso-di-george-soros-le-guerre-della-societa-aperta-e-il-clima-come-parte-in-causa-del-conflitto/