Ponte Morandi: vogliamo vedere il video integrale del crollo
luogocomune.net ha lanciato questa petizione e l’ha diretta a procura.genova@giustizia.it
Il 31 agosto 2018 il Procuratore di Genova Cozzi ha dichiarato (v. “Il Fatto Quotidiano”) di essere in possesso del video integrale del crollo del Ponte Morandi, ma di non poterlo mostrare al pubblico “per non influenzare eventuali resoconti dei testimoni oculari”. Ora che si presume che le deposizioni di questi testimoni siano finite, chiediamo che il video venga mostrato pubblicamente nella sua interezza, senza tagli e senza manipolazioni di alcun tipo. Gli stessi cittadini che percorrono ogni giorno le nostre strade, e pagano il pedaggio ai caselli autostradali, hanno pieno diritto di sapere esattamente come e perchè il ponte sia crollato. Tanto più hanno il diritto di conoscere la verità tutti i parenti delle vittime che quel giorno hanno perso la vita nel crollo del ponte. Mantenere il segreto su quelle immagini serve solo ad alimentare sospetti di vario tipo, che vanno dall’idea che si voglia in qualche modo favorire la società Autostrade, ritardando il più possibile la rivelazione “plastica” delle loro responsabilità oggettive, fino a vere e proprie “teorie del complotto”, che vogliono il ponte demolito intenzionalmente con uso di esplosivi.
Si ritiene quindi, in qualunque caso, che sia interesse stesso delle nostre istituzioni il fare chiarezza al più presto su quanto accaduto quel giorno nella valle del Polcevera.
Qui puoi firmare la petizione. .
L’ introduzione spiritosa di Mazzucco parla del ponte di Tacoma
Già che ci siamo ….
Il Ponte di Tacoma e il crollo più spettacolare della storia
Il Ponte Tacoma che cede alle onde vibrazionali
Il ponte sullo stretto di Tacoma (stato di Washington, USA) fu aperto al traffico nel 1940, ed era allora il terzo ponte sospeso più lungo al mondo. Era lungo in tutto 1600 m, ed aveva una campata lunga 850 m. Era stato progettato per resistere al vento di un uragano fino a 200 km/h. Il ponte manifestò da subito forti oscillazioni verticali anche in assenza di forti venti, tanto che gli automobilisti vedevano talvolta completamente sparire e riapparire le vetture che li precedevano nelle onde del piano stradale, e lo soprannominarono “Galloping Gertie”. I tentativi di stabilizzarlo con funi e smorzatori idraulici si rivelarono inutili. Il ponte crollò quattro mesi dopo la sua apertura, sotto un vento di circa 68 km/h.
Fu uno dei spettacolari disastri dell’ingegneria civile, servì come punto di partenza per lo sviluppo di una progettazione più razionale delle strutture dei ponti e, in generale, dell’ingegneria strutturale, ma servi senza dubbi anche per studiare l’applicazione delle frequenze come ARMA PER GUERRE “NON CONVENZIONALI”.
Un ponte, con la sua struttura in acciaio e cemento armato, è generalmente considerato un sinonimo di robustezza e sicurezza. In realtà, in determinate condizioni meteorologiche, non è raro osservare un ponte ondeggiare in modo più o meno marcato. Ancora più raro, ma non per questo impossibile, è assistere al momento in cui esso inizia a contorcersi come un elastico fino a collassare in un solo istante.
L’esempio per eccellenza di questo comportamento è il Ponte di Tacoma, il cui crollo fu uno dei più spaventosi quanto spettacolari disastri dell’ingegneria civile, ma che servì come punto di partenza per lo sviluppo di una progettazione più razionale delle strutture dei ponti e, in generale, dell’ingegneria strutturale.
Progettato nel 1938 da Moisseiff, un esperto del settore, e inaugurato il primo Luglio del 1940, il Ponte di Tacoma si trova nello stato di Washington ed è il collegamento principale tra le città di Tacoma e Gig Harbor, divise dal canale Tacoma Narrows (da cui il nome inglese Tacoma Narrows Bridge). Tale ponte è caratterizzato da due possenti torri che delimitano una campata centrale di 853 metri su una lunghezza totale di circa un chilometro e mezzo. Fin dalla sua inaugurazione il Ponte di Tacoma fu caratterizzato da movimenti ondulatori molto sensibili anche in presenza di deboli venti. Nonostante sia normale che i ponti oscillino in presenza di vento,il Tacoma Bridge venne immediatamente posto sotto stretta sorveglianza, poiché il suo comportamento era palesemente tutt’altro che nella norma: mentre per altri ponti, anche più lunghi, tali movimenti avevano una durata limitata nel tempo e si presentavano solo in condizioni di vento particolarmente forte, le oscillazioni del Ponte di Tacoma risultavano pressoché continue, tanto che i viaggiatori che transitavano su di esso accusavano sintomi da “mal di mare”.
In effetti, nella particolarmente ventilata mattina del 7 Novembre 1940, esattamente quattro mesi e sei giorni dopo la sua inaugurazione, il ponte iniziò a oscillare in modo molto più marcato ed evidente del solito. Come è possibile osservare dalle foto e dai filmati dell’epoca (in fondo all’articolo potrete trovare un link ad uno di questi), la carreggiata prese a muoversi su e giù fino a 38 volte il minuto,con picchi di un metro d’altezza. Come se non bastasse, improvvisamente essa cominciò anche a torcersi. Ben presto, l’effetto combinato della torsione e delle vibrazioni in direzione orizzontale e verticale permise al ponte di strapparsi letteralmente dai cavi di sospensione che lo sostenevano, cadendo rovinosamente nel canale sottostante. Fortunatamente, il traffico venne bloccato in tempo e l’unica vittima fu un cane, rimasto intrappolato nella macchina di un giornalista (l’uomo in primo piano nell’immagine di copertina).
Ma quale fenomeno fisico ha portato a tale disastro? La teoria più accreditata afferma che la velocità con cui soffiava il vento di quel giorno (67 km/h) costrinse il ponte a vibrare esattamente alla sua pulsazione critica. Essa è uno dei parametri fisici propri di un corpo: se questo viene messo a vibrare con una tale pulsazione per un periodo di tempo sufficiente, esso progressivamente aumenta l’intensità delle sue oscillazioni fino a rompersi. Questo fenomeno è detto risonanza ed è possibile limitarne gli effetti attraverso degli accorgimenti tecnici che migliorino la capacità di smorzamento del un corpo, cioè la sua propensione a bilanciare le oscillazioni prodotte da una vibrazione. E’ per lo stesso motivo che, nell’attraversamento di un ponte,ai soldati è non è permesso marciare: malauguratamente la frequenza dei loro passi potrebbe corrispondere alla pulsazione critica della struttura, con le conseguenze del caso. Infine, in seguito a degli studi, venne appurato che il ponte di Tacoma fosse eccessivamente snello (rapporto tra larghezza e lunghezza pari a 1/72), rendendolo così facilmente soggetto a torsioni e oscillazioni.
La ricostruzione (migliorata) del ponte avvenne solamente dieci anni dopo il suo crollo: l’incombenza della Seconda Guerra Mondiale e, successivamente, del suo scoppio rese molto difficile recuperare il materiale da costruzione, in quanto, trattandosi sostanzialmente di acciaio, venne pesantemente impiegato nell’industria bellica. Nell’ultimo decennio, a causa dell’aumento di popolazione nella regione, è stato necessario costruire un secondo ponte parallelo a quello già esistente: il ponte più vecchio, ora, viene utilizzato dai viaggiatori che si dirigono verso ovest, quello più recente da quelli diretti ad est.
R.R.
FONTE https://associazionesophia.wordpress.com/2015/01/30/curiosita-in-pillole-010/
Il Tacoma Narrows Bridge è stato ricostruito nel 1950 con moderni concetti costruttivi che hanno risolto le problematiche degli effetti della risonanza.
http://www.nogeoingegneria.com/campo-elettromagnetico/ponte-morandi-finalmente-il-video-integrale-del-crollo/
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