di Diego Fusaro
Il volere dell’Unione Europea coincide con quello espresso dalle grandi banche internazionali, ma poi anche da tutte le autorità non democratiche e connesse agli interessi finanziari (Bruxelles, G7, Fondo Monetario Internazionale, ecc.): le quali ripetono senza sosta che occorre attuare “riforme” volte a rendere maggiormente efficiente la governance politica, ossia – questo il punto – a rimuovere ogni ostacolo al potere autocratico del sistema bancario e finanziario con elusione fiscale garantita per le big companies.
Le “riforme strutturali necessarie” evocate e attuate dall’Unione Europea si inscrivono tutte nell’orizzonte della spoliticizzazione, della deregolamentazione e della desovranizzazione dell’economia di mercato eletta a unico fondamento reale, simbolico e valoriale del vecchio continente.
Le “riforme strutturali necessarie” evocate e attuate dall’Unione Europea si inscrivono tutte nell’orizzonte della spoliticizzazione, della deregolamentazione e della desovranizzazione dell’economia di mercato eletta a unico fondamento reale, simbolico e valoriale del vecchio continente.
L’obiettivo non coincide con l’attuazione della democrazia in Europa, ma con la garantita “governabilità”, ossia con l’amministrazione tecnica, efficiente e senza ostacoli dello spazio economico autonomizzato. Se la politica è, per sua essenza, l’arte di compiere scelte ponderate e di prendere decisioni equilibrate, la tecnica, dal canto suo, è applicazione pratica di delibere assunte a monte: le quali non chiedono di essere discusse argomentativamente e valutate secondo ragione, ma di essere sic et simpliciter eseguite. Per questo, i politici governano, là dove i tecnici eseguono.
In questa chiave si spiega la tendenza – tipica della fase assoluta dell’economia spoliticizzata – alla semplificazione e alla velocizzazione della politica, affinché quest’ultima si limiti a varare la legislazione neoliberista ponentesi come sovrastruttura dell’economia di mercato deregolamentata e post-democratica. Per questo, l’élite finanziaria aspira a rafforzare gli esecutivi e a destrutturare i parlamenti, imponendo forme di bonapartismo postmoderno, globalista e privatizzatore (da Matteo Renzi ad Angela Merkel) o giunte militari economiche chiamate “governi tecnici” (Mario Monti, 2011). L’Unione Europea spoliticizza l’economia e, in conformità con il principio per cui l’intérêt commande aux princes, fa dei politici i semplici esecutori dei desiderata dei signori mondialisti del grande capitale sconfinato.
L’immagine del “pilota automatico”, così cara agli oligarchi della finanza e al loro clero di completamento, resta la metafora assoluta della neutralizzazione della politica e, con essa, della democrazia a beneficio dell’efficienza della governabilità tecnica come semplice funzionamento motu proprio del mercato deregolamentato. Complice lo svuotamento del quadro democratico degli Stati sovrani nazionali, le decisioni vengono in misura crescente autocraticamente prese nelle stanze chiuse dall’oligarchia finanziaria presso gruppi e consessi che nulla hanno di democratico (gruppo Bilderberg, Trilatetal, Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea, ecc.).
D. Fusaro
Fonte: L’Interesse Nazionale
Fonte: L’Interesse Nazionale
https://www.controinformazione.info/lunione-europea-unorganizzazione-post-democratica-del-capitale-finanziario/
Per questo non vogliono una reale federazione continentale, inizialmente auspicata, ma un club paritetico di stati, che dirige la comune commedia economica concordemente senza una politica unitaria. E tantomeno democratica..
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