La disintegrazione dell’Unione Europea non e’ una questione di se ma di quando accadra’ e tra i tanti a sostenere questa tesi e’ Colin Ellis.
Questo signore non e’ un comune euroscettico ma il capo analisti di Moody’s, un’agenzia di rating le cui analisi geopolitiche sono tenute in grande considerazione dagli operatori finanziari di tutto il mondo.
In una intervista rilasciata al Daily Express, Ellis spiega come dalla crisi del 2008 la UE sia sotto pressione dall’esterno e dall’interno e questo sta avendo conseguenze disastrose che possono portare alla disintegrazione di questo blocco politico ma anche economico-finanziario, pensando all’Eurozona
La prima spinta alla disgregazione – secondo Moody’s – proviene dal referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nella UE del 23 giugno prossimo che potrebbe vedere il paese d’Oltremanica fuori dalla UE e questo potrebbe portare altri paesi quali Danimarca, Polonia e Repubblica Ceca di seguire l’esempio britannico indicendo un referendum.
Tale ipotesi non e’ affatto campata in aria visto che movimenti euroscettici e nazionalisti sono in crescita in tutta Europa.
Certo il Brexit e’ il fattore principale di questa spinta allo sgretolamento della UE ma non e’ il solo fattore di rischio.
Un altro elemento da tenere in considerazione e’ la debolezza dell’area euro e anche se gli analisti non si sono sbilanciati e’ evidente che le loro preoccupazioni sono rivolte alla Grecia e all’eventuale rischio di default che potrebbe avere conseguenze catastrofiche nonche’ alla situazione precaria delle banche che stanno subendo le conseguenze della politica di rigore voluta dalla Germania.
Ma il problema “euro” è ben più grande e ben più grave: “I critici del progetto europeo hanno da tempo denunciato la natura anti-democratica delle riforme messe in atto seguenti crisi del debito sovrano in Europa, che ha accompagnato la crisi finanziaria globale del 2008” – scrive l’autorevole portale di analisti finanziari di orientamento repubblicano e conservatore Breitbart.com
Ma gli analisti di Moody’s hanno un motivo diverso per aver criticato le riforme. Affermano che i sistemi messi in atto, tra cui il meccanismo europeo di stabilità, l’Autorità bancaria europea e di altre strutture tese a “rafforzare” il sistema, sono tutti opere incompiute. “La stessa l’integrazione dell’area euro rimane incompiuta, così come la creazione di una unità bancaria europea”.
“Abbiamo visto notevoli cambiamenti istituzionali in Europa negli ultimi anni”, ha detto Colin Ellis, raffinato analista ma innanzitutto amministratore delegato di Moody’s e Chief Credit Officer EMEA. “Tuttavia, in termini politici ed economici, rimangono grandi vulnerabilità nella zona euro. In particolare, il mancato consolidamento dell’Eurozona in un’entità integrata ha lasciato le sue parti costitutive vulnerabili ad un gioco circolare distruttivo. Il risentimento per l’elevata disoccupazione e deflazione in alcuni stati, e quanto viene chiesto invece dalla Bce ad altri stati, primo dei quali la Germania, di assumersi un sempre maggiore onere finanziario caricandosi i rischi di nazioni come l’Italia che hanno un debito pubblico insostenibile, producono assieme un attacco concentrico che porta alla distruzione sia dell’euro che della Ue”.
Quindi, il Brexit, la crisi della Grecia e anche la crescente instabilità politica perfino in Germania con l’ascesa del partito di destra AfD che si appresta a vincere le elezioni politiche del 2017, per Moody’s si possono materializzare dentro un quadro che però è già corrotto.
In altre parole, gli analisti di Moody’s temono che un Brexit come un Grexit potrebbero portare al potere in Europa partiti nazionlisti e di destra mentre crolla l’Unione Europea.
Anche se l’Unione europea sopravvivesse alle sue sfide attuali date da Brexit e Grexit rimanendo in gran parte indenne, una ‘”piccola” crisi in futuro potrebbe minacciare la sostenibilità delle istituzioni attuali, se coincidesse con la vittoria dei partiti nazionalisti in stati chiave, cme la Germania, l’Italia, la Francia – fa capire Colin Ellis di Moody’s.
“Questo crea l’impressione che la questione adesso sia diventata quando si rompe l’Unione europea, piuttosto che se si romperà”.
Certo è quindi che cio’ che gli analisti di Moody’s stanno sottolineando non fa che confermare esattamente quanto i piu’ attenti osservatori hanno detto tanti mesi fa, ma nonostante questo colpisce l’attitudine dei giornali di regime italiani a censurare questa notizia, perche’ vogliono far credere che tutto vada bene.
Noi ovviamente non ci stiamo e per questo abbiamo deciso di dire la verita’ anche se conoscerla puo’ fare parecchio male.
Di: GIUSEPPE DE SANTIS
Fonte: ilnord
Fonte: ilnord
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