domenica 17 dicembre 2017

Stampa di regime italiana, chi c'e' dietro



Chi possiede o controlla, seduto nei Consigli di amministrazione, i principali quotidiani italiani? Inchiesta sulla longa manus della banche e dell’industria nella carta stampata.

La teoria dei ‘sei gradi di separazione’ è un’ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altro abitante del globo terrestre attraverso una catena di conoscenze con non più di cinque intermediari.


Leggi qui per ingrandire la mappa

Proposta per la prima volta nel 1929 dallo scrittore ungherese Karinthy in un racconto breve intitolato Catene, venne confermata nel 1967 dal sociologo americanoStanley Milgram e più tardi, nel 2001, da Duncan Watts della Columbia University. La ricerca di Watts, pubblicata su Science nel 2003, permise l’applicazione della teoria dei sei gradi di separazione anche in aree differenti, tra cui l’analisi delle reti informatiche ed elettriche, la trasmissione delle malattie, la teoria dei grafi, le telecomunicazioni e la progettazione della componentistica dei computer.

La nostra inchiesta vuole dimostrare che la legge di Watts non si applica alle relazioni fra le principali testate giornalistiche italiane e il capitalismo industriale-finanziario, o più precisamente che, analizzando i legami esistenti, andrebbe corretta al ribasso, in non più di tre gradi di separazione



CON QUALI EFFETTI SULLA LIBERTA' DI INFORMAZIONE ?

La cosiddetta linea editoriale è ciò che distingue in sostanza una testata giornalistica da un’altra. Rappresenta, diremmo in linguaggio aziendale, una sorta di missione strategica, l’ipotesi di fondo a partire dalla quale si scelgono e si analizzano le notizie. 
Dall’esistenza di linee editoriali diverse – il cosiddetto pluralismo informativo – dipende la qualità dell’informazione, perché il pluralismo garantisce al cittadino/lettore la possibilità di conoscere notizie differenti lette da punti di vista differenti. 

Non solo. Dal pluralismo informativo dipende anche la possibilità che uno Stato possa dirsi democratico, dal momento che un elettore adeguatamente informato è messo in condizione di esercitare un voto consapevole. 

Il caso opposto, quello cioè di una rappresentazione univoca della realtà socio-politico-economica di un Paese (pensiamo alla Pravda di staliniana memoria),impedisce la corretta formazione del consensoe quindi il libero esplicarsi dei meccanismi democratici.



CIO' DETTO, DOVE SI FORMA LA LINEA EDITORIALE DI UNA TESTATA ?

Come suggerisce il termine, è espressione della visione dell’editore, e si forma nel luogo in cui questi (che è il proprietario del giornale) prende le sue decisioni strategiche
Nelle moderne società capitalistiche questo luogo è il Consiglio di amministrazione. 

Diamo quindi un’occhiata a chi siede nei Cda dei principali giornali italiani e valutiamo di quali tipi di interessi siano portatori, dal momento che sulla base degli interessi del Consiglio si forma la linea editoriale.

Partiamo dal più importante quotidiano a diffusione nazionale, il "Corriere della sera". Il suo editore è il gruppo RCS (Rizzoli Corriere della Sera)quotato in borsa



GIORNALE "IL CORSERA"

"Il Corsera" ha fama di essere il giornale super partes per definizione, quello che meglio rappresenta il tipo di linea editoriale tipico dell’informazione anglosassone(come si dice di solito, ‘all’americana’), per definizione indipendente da interessi particolari.

Ma, analizzando il suo Cda, più che super partes dovremmo definirlo inter partes: in esso siedono infatti:


John Elkann -presidente di Fiat e di Exor (la holding finanziaria della famiglia Agnelli)
Franzo Grande Stevens - avvocato storico di casa Agnelli, ex vicepresidente Fiat e attualmente presidente della Fondazione San Paolo; 
Carlo Pesenti consigliere di ItalcementiUnicreditItalmobiliare Mediobanca
Berardino Libonati -consigliere di Telecom Italia e Pirelli
Jonella Ligresti consigliere di FondiariaItalmobiliare e Mediobanca
Diego Della Valle - consigliere di Tod’sMarcolin Generali Assicurazioni
Renato Pagliaro consigliere di Telecom ItaliaPirelli e Mediobanca
Giuseppe Lucchini delle omonime acciaierie
Paolo Merloni CEO (Chief Executive Officer, ossia amministratore delegato) diMerloni Finanziaria, gruppo Indesit Company
Enrico Salza consigliere di Intesa San Paolo
Raffaele Agrusti consigliere di Assicurazioni Generali
Roberto Bertazzoni consigliere di Mediobanca; e 
Claudio De Conto consigliere di Pirelli Real Estate.


Fra Corsera e FiatPirelliTelecom ItaliaMediobanca, Intesa, e tutte le altre aziende citate, ci sono zero gradi di separazionecioè sono direttamente collegate fra loro
Grande finanzabancheassicurazioniautomotivetelecomunicazioni,cementificiacciaieriepneumaticiimmobilimodaelettrodomestici

Non c’è praticamente nessun settore del made in Italy che non possa dire la sua sui contenuti e sulla posizione del giornale. 
Viene da dire che in Italia essere indipendenti coincide col dipendere da tutti, nessuno escluso: 

la linea editoriale del "Corrierone nazionalerisentirà quindi delle esigenze e degli accordi reciproci fra le aziende che siedono in Consiglio: nessuna visione strategica a prescindere, e una pletora di manovre tattiche in risposta alle necessità del momento.



GIORNALE "LA REPUBBLICA"

Meno compromessa, ma solo all’apparenza, "La Repubblica", che fa parte del Gruppo l’Espresso di Carlo De Benedetti. Nel Cda de L’Espresso troviamo 

Sergio Erede - amministratore di LuxotticaLuca Paravicini Crespi consiglieredella Piaggio dei Colaninno (dove siede accanto a Vito Varvaro, il quale a sua volta è anche nel Cda della Tod’s di Diego Della Valle) e figlio di Giulia Maria Crespi, ex direttore editoriale del Corriere ed ex presidente del Fai; e Mario Grecoconsiglieredi Indesit Company (dove siede anche Emma Marcegaglia) e della Saras di Massimo Moratti (già rappresentato nel Cda del Corriere attraverso i consiglieri del gruppo Pirelli).

Massimo Moratti rappresenta inoltre il trait d’union fra il Gruppo L’Espresso e lafamiglia Berlusconi, poiché siede, oltre che nel Cda della Saras, anche in quello della Pirelli, accanto a Carlo Secchi, ex rettore della Bocconi e amministratore Mediaset.

La famiglia Berlusconi controlla direttamente"Il Giornale" , edito dal gruppo Mondadori, mentre la famiglia Agnelli è proprietaria del quotidiano "La Stampa" diTorino. 

Il "Messaggero" di Roma, "il Mattino" di Napoli, "il Gazzettino" e "il Nuovo Quotidiano di Puglia" sono editi dalla Caltagirone Editore, di proprietà dellafamiglia Caltagirone (grandi opere, cementifici, immobili)


Fra gli altri, siedono nel Cda di Caltagirone EditoreAzzurra Caltagironemoglie di Pier Ferdinando Casini, e Francesco Gaetano Caltagirone, consigliere di Monte dei Paschi e di Generali Assicurazioni.

Il "Resto del Carlino" di Bologna, "la Nazione" di Firenze e "Il Giorno" di Milanosono invece posseduti dalla Poligrafici Editoriale, collegata con due gradi di separazione a Telecom ItaliaGenerali Assicurazioni Gemina (attraverso Massimo Paniccia e Aldo Minucci); e con tre gradi di separazione (attraverso Roberto Tunioli, Sergio Marchese e Giuseppe Lazzaroni), alla Premafin della famiglia Ligresti.


Infine una notazione quasi umoristica. 

"Libero", l’aggressiva testata di destra e "Il Riformista", quotidiano timidamente di sinistra, hanno lo stesso editore (e quindi zero gradi di separazione!): 

Giampaolo Angelucciproprietario di un impero fatto di cliniche e strutture sanitarie (fra cui l’ospedale S. Raffaele di Roma), e messo agli arresti domiciliari il 9 febbraio dello scorso anno per falso e truffa ai danni delle Asl.

La situazione non migliora, anzi se possibile peggiora, quando si analizzano i quotidiani finanziari. 
"Il Sole 24 Ore", come è noto, è appannaggio dell’universo Confindustria, quindi diretta espressione dei desiderata dei principali gruppi industriali del Paese. 

Nel suo Cda siedono, fra gli altri, Giancarlo Cerutticonsigliere di amministrazione di SarasLuigi Abetepresidente di Bnl (gruppo Paribas), fratello di Giancarlo Abete (presidente della Figc) consigliere anche della Tod’s di Diego Della Valle; eAntonio Favrin, collega di Cda, in Safilo Group, di Ennio Doris, che siede inMediolanum della famiglia Berlusconi e in Mediobanca.

A proposito dei legami fra industria, editoria e sport, è interessante notare come quattro delle principali squadre di calcio italiane appartengono a gruppi industriali che possiedono, o amministrano più o meno direttamente, almeno un quotidiano generalista: la Juventus degli Agnelli (che influenzano la Stampa e il Corriere), il Milandi Berlusconi (Il Giornale), la Fiorentina dei fratelli Della Valle (il Corriere), e infine l’Inter di Massimo Moratti (il Corriere e La Repubblica).

"Milano Finanza" e "Italia Oggi", quotidiani economici molto conosciuti fra gli addetti ai lavori, sono invece editi dalla Class dei fratelli Panerai, e nel Cda del gruppo “leader nell’informazione finanziaria, nel lifestyle e nei luxury good products” (come si autodefinisce):

Siedono Maurizio Carfagnaconsigliere di Mediolanum, e Victor Uckmar, il piùcelebre fiscalista italiano, i cui servigi sono stati richiesti in passato da ogni possibile gruppo industriale, e che oggi è amministratore della Tiscali di Renato Soru.

Non sorprende quindi che gli analisti finanziari italiani lamentino l’impossibilità di rintracciare informazioni equilibrate sulla base delle quali valutare i bilanci delle società, o che scandali come quello della Cirio o della Parmalat siano stati tenuti nascosti finché non è stato ‘troppo tardi’ perché i piccoli investitori (ma non le grandi banche!) potessero rendersi conto della reale situazione.


E qui è necessario notare un dettaglio sconcertante. Tiscali è l’editore de "L’Unità" – il quotidiano del principale partito ‘di sinistra’ del Paese, il Pd – che risulta pertanto a un solo grado di separazione da Milano Finanza e Capital (attraverso Uckmar); e a due gradi di separazione (lo stesso Uckmar e Carfagna), dallaMediolanum di Berlusconi.


Esiste poi un Consiglio di amministrazione dove tutti i gruppi industriali e bancaricitati, a eccezione della famiglia De Benedetti, si incontrano, ed è quello diMediobanca, ai tempi di Enrico Cuccia – suo fondatore – il ‘salotto buono’ della grande finanza, quella che dirigeva i destini dell’economia italiana sulla base di un preciso progetto strategico (più o meno condivisibile, per carità, ma almeno un progetto c’era), e ora trasformato in enclave di ogni possibile mediazione.

Nessuno stupore che l’economia italiana navighi, per la verità a ritmi piuttosto bassi, alla deriva, priva com’è di un timoniere (una volta questo era il ruolo dei politici), in grado di darle una rotta qualsiasi.

E ora tiriamo le somme: se sei sono i gradi di separazione fra due entità qualsiasi prese a caso, è evidente che tre, due, uno, o nessun grado di separazione non rappresentano un legame casuale. 
Esiste quindi la precisa volontà da parte di industria e finanza di controllare le notizie. 

Prova ne sia l’ostinazione con cui tanti imprenditori e manager italiani (un esempio per tutti – senza scomodare Silvio Berlusconi – è Diego Della Valle, che si è sottoposto ad anni di paziente anticamera pur di essere ammesso al Cda del Corsera), cercano diforzare la porta dei circuiti informativi.

Ovviamente non è prudente che il legame sia sempre diretto, perché una situazione dicontrollo trasparente potrebbe far nascere qualche lecito dubbio nella mente dei cittadini lettori/elettori sull’attendibilità di quel che apprendono nella lettura dei quotidiani o addirittura potrebbe obbligare i direttori e le redazioni dei grandi giornali a fare i conti con il loro ruolo di utili idioti (ovviamente in buona fede, non ne abbiano a male per la definizione).



Divengono quindi necessari degli ‘intermediari’ che intorbidino le acque nascondendo gli interessi reali, e che nello stesso tempo costituiscano il trait d’union fra quelli che devono apparire come opposti estremismi.


Il profilo tipico di questa figura essenziale è quello del ‘tecnico’: avvocato,consulentecommercialista, revisore, sempre al corrente dei panni sporchi di famiglia (di più famiglie), al contempo confessore e uomo di fiducia, vincolato, più o meno direttamente, al segreto professionale.

Come Berardino Libonati (classe 1934)titolare dello studio legale Jaeger-Libonatie ordinario di diritto commerciale all’Università La Sapienza di Roma, che ha ricoperto la carica di presidente del Cda del Banco di Sicilia dal 1994 al 1997; dal 1998 al 1999 e stato presidente di Telecom Italia e di Tim; ha fatto parte del collegio sindacale di Eni dal 1992 al 1995; dal 2003 al 2007 è stato membro del Cda della Nomisma di Romano Prodi; dal 2001 al 2007 è stato consigliere di amministrazionedi Mediobanca; è stato presidente del Cda di Alitalia dal febbraio al luglio 2007, e presidente del Cda di Banca di Roma dal 2002 al 2007. 


Attualmente, oltre a far parte dei Cda di PirelliTelecom RCS, è vicepresidente delgruppo Unicredit

Nel suo curriculum vitae pubblicato sul sito di Pirelli, in una nota particolarmente umoristica, si legge che “è in possesso dei requisiti contemplati dal codice di autodisciplina delle società quotate per essere qualificato come indipendente”.

Un altro ‘super tecnico’ è Mario Greco (classe 1957)consigliere del gruppo l’Espresso, di Saras, di Indesit Company, di Fastweb e di Banca Fideuram, laureato con lode in economia all’Università di Roma. Partner fino al 1994 di McKinsey e Company, la più importante società mondiale di consulenza strategica, è statoamministratore delegato e CEO di Ras dal 1998 fino al 2005.

Poi c’è Carlo Secchi (classe 1944)professore ordinario di Politica economica europea all’Università Commerciale Luigi Bocconi (è stato il diciassettesimo rettore della stessa università dal 2000 al 2004), attualmente nel Consiglio di amministrazione di cinque aziende quotate in borsa


Pirelli, ItalcementiMediasetAllianz-Ras Parmalat, nonché di Fondazione Teatro alla Scala, TEM Tangenziali Esterne di MilanoMilano SerravalleLa Centrale Sviluppo del MediterraneoPremuda, e futuro consigliere della società che dovrà organizzare l’Expo 2015 a Milano.

Uomini potenti perché – loro sì – informati, ma nello stesso tempo condannati a servire il sistema, indispensabili ma sostituibili, schiavi delle beghe piccole e grandi e dei capricci degli imprenditori di cui sono al soldo, con la loro indubbia statura professionale che basta a stento a ritoccare la facciata.



Quali sono gli effetti di questa tragica analisi sulla libertà di informazione?


7 aprile 2010. Poco prima delle 10.30 decolla dall’aerodromo militare di Payerne il primo aereo alimentato esclusivamente a energia solare. Si chiama Solar Impulse e ha sorvolato per due ore la Svizzera occidentale. L’aereo è stato progettato per volare giorno e notte senza produrre alcuna emissione. Sulle ali del Solar Impulse, costruito in fibra di carbonio, sono installate 12mila cellule fotovoltaiche. L’aereo è a elica ed è spinto da quattro motori elettrici.
Il velivolo, per la cui costruzione sono stati impiegati sei anni, è il prototipo di un aeroplano che secondo i programmi compirà il giro del mondo senza carburante nel 2012. Si tratta di un aereo dalle vaste dimensioni, ha infatti l’apertura alare di un Airbus A340, ma il suo peso è equivalente a quello di un’auto di medie dimensioni.
In un periodo in cui il prezzo del petrolio è in brusca risalita e il tema della sostenibilità ambientale sempre più trattato, ci si immagina che questa notizia debba ricevere gli onori della cronaca e che venga salutata con entusiasmo. 


Invece no, in Italia nemmeno una parola, né in televisione né sui giornali, con l’eccezione di un articoletto sul Sole 24 Ore pubblicato sull’inserto online Nuove energie e di un pezzo su L’Osservatore Romano. Forse perché l’opinione pubblica rimanga convinta dell’insostituibilità dell’oro nero?
Quante altre notizie non vengono date? Non possiamo saperlo, ma siamo ragionevolmente certi che le notizie pubblicate sono quelle che non infastidiscono nessuno. 

Cronaca nera, pettegolezzi politici e non, pochissimo approfondimento e quasi nessuna inchiesta, notizie dall’estero estremamente limitate, e solo quando non se ne può fare a meno: 
guerretsunamiterremoti. Anche la lotta tutta nostrana fra chi è pro e chi contro Berlusconi, fra il partito dell’odio e quello dell’amore, o la querelle fra Stato confessionale e Stato laico, sono comode cortine di fumo per non parlare di altro: la crisi economica, la responsabilità delle banche nel suo perdurare, la grande impresa che non sa che fare. 

Emma Marcegaglia chiede al governo, nel corso del convegno degli industriali del 10 aprile 2010, di impegnarsi entro due mesi per un investimento di almeno 1 miliardo di euro su ricerca e innovazione e di circa 1-1,5 miliardi sulle opere infrastrutturali. 


Ma con i soldi di chi ? E tagliando quali costi ? E cosa ci darebbe in cambio la grande industria ?

Emma non lo dice, nessuno glielo chiede. Intrallazzi fra pubblico e privato costantemente oscurati, miliardi che corrono ma nessuno lo sa, accordi sottobanco con la criminalità organizzata, servizi segreti a disposizione di interessi privati:

Verità solo annusate che è impossibile addentare, mentre leggiamo di pedofilia vaticana, di un federalismo misterioso, dell’ennesima esternazione di un premier che ormai ha superato i confini del bene e del male e della morte prematura di un Presidente polacco. 

È proprio il caso di dirlo: beata ignoranza! 

Fonte: http://www.rivistapaginauno.it/

Nessun commento:

Posta un commento