giovedì 6 marzo 2014

Per il ministro dell’Economia Padoan bisogna salvare prima le banche e poi gli Stati. Le imprese e le famiglie è come se non esistessero!

VIVERE SENZA L'EURO
Per il ministro dell’Economia Padoan bisogna salvare prima le banche e poi gli Stati. Le imprese e le famiglie è come se non esistessero!
Siamo fritti…e  pure impanati! Dopo il ministro Saccomanni, di cui nessuno conserverà nostalgici ricordi, il suo successore al dicastero più importante del nascente governo Renzi sarà il Professor Pier Carlo Padoan, un vero e proprio talebano dell’euro e dell’Europa.
La sua carriera professionale è abbastanza chiara: dal 1998 al 2001 ha collaborato come consigliere economico con il Presidente del Consiglio (sia con Massimo D'Alema che con Giuliano Amato), responsabile per il coordinamento della posizione italiana nei negoziati dell'Agenda 2000 per il bilancio UE, l'Agenda di Lisbona, il Consiglio Europeo, gli incontri bilaterali e i vertici del G8. Dal 2001 al 2005 è stato direttore esecutivo per l'Italia del Fondo Monetario Internazionale con responsabilità su Grecia, Portogallo, San Marino, Albania e Timor Est. Il 1° giugno 2007 è stato nominato vice segretario generale dell'OCSE, e il 1° dicembre 2009 ne diviene anche capo economista. Oltre a questi incarichi, Padoan è il rappresentante dell'Ocse al G20 Finanza, ed è anche a capo della risposta strategica e della Green growth and innovation initiative dell’OCSE. Nel gennaio 2014 è stato nominato presidente dell'Istat.
Insomma, come è facile intuire, siamo dinanzi all’ennesimo Ministro della Repubblica fedele alla Troika ed al sistema bancario e molto meno all’interesse generale dello Stato italiano.
Tanto per chiarire quali siano i pensieri, le idee del professore, riportiamo per brevità alcuni passi riguardanti in primis, la crisi di Cipro e le politiche di austerità :
"...beh...la questione della disoccupazione in Europa va vista in termini di questioni strutturali di lungo periodo [cioè... non c'è niente da fare per i prossimi anni, abbiate pazienza...], poi bisogna ammettere che le riforme strutturali richiedono anche delle "facilitazioni a livello di domanda", ma i risultati vengono ottenuti ora, non tanto come disoccupazione, quanto come "aggiustamento" strutturale. Nella periferia, i paesi come la Spagna o il Portogallo stanno migliorando, non in termini di disoccupazione, quanto di competitività...per cui ci stiamo muovendo nella direzione giusta".
In parole povere sostiene che per la crescita reale occorre pazienza e che invece le riforme devono correre spedite perché senza di queste non ci potrà essere crescita      (tanto per chiarire le riforme di cui parlava all’epoca erano la riforma del mercato del lavoro, le spinte verso l’Unione Bancaria e la crescente perdita di sovranità degli stati nazionali).
Più recentemente, nel 2014, si è espresso osservando che la ripresa economica è alle porte (ci fate caso che dal 2011 dicono tutti le stesse cose?!) ma che non si capisce ancora bene che tipo di ripresa sarà, se sarà sostenibile e se permetterà di riassorbire i danni provocati da una lunga fase depressiva che ha investito l’economia nazionale.
Ancora alcune perle del neo ministro: “Io non voglio difendere l'Europa a tutti i costi, voglio solo dire che non esiste un accanimento contro l'Italia. Il sentimento antieuropeo sarà pure dovuto a regole troppo rigide, che forse vanno cambiate, ma queste regole valgono per tutti. Sicuramente l'Europa ha fatto degli errori, ma sono soprattutto altri…per capire dove ha sbagliato l'Europa basta fare un confronto con gli Stati Uniti. In America dopo la crisi per prima cosa si è pensato a rimettere a posto le banche con i soldi pubblici, e solo in un secondo momento al consolidamento fiscale. In Europa si è fatto il contrario: si è data la priorità al consolidamento fiscale e solo adesso si sta pensando a rimettere in piedi il principale meccanismo di trasmissione di politica economica. Per questa ragione sono state fatte scelte di aggiustamento dei conti a volte violento e pesante, tanto da prolungare la recessione.Questo è avvenuto in Italia, dove da molto prima della crisi il Pil non cresce e il debito è pesante. Per questo il nostro Paese è stato più esposto….La spending review permetterà di trovare nuove risorse per finanziare altre misure, e abbassare il debito contribuirà a raggiungere quell'obiettivo dei tassi al 3% che Letta si è dato”.
Quindi l’ordine corretto di salvataggio del ministro Padoan è: prima le banche, poi gli Stati… e delle famiglie ed imprese non si parla, come non esistessero.
Inoltre il Ministro, fedele alla linea dei suoi predecessori, utilizza l’arte della  menzogna; al contrario di quanto afferma nell’intervista del novembre 2013 all’Unità, prima della crisi il Pil italiano (qui riportiamo il Pil pro-capite) saliva, di poco ma saliva; dopo la crisi e poi con l’austerità dettata dalla Troika c’è stato il tracollo (-10% in 5 anni!!)
Possibile che non si trovi una persona di buon senso, intellettualmente onesta che capisca il sistema economico, ma che soprattutto abbia a cuore le famiglie, le persone, le aziende e non le banche, il mercato e la rendita finanziaria?
Possibile che anche un ministro, quando parla di risorse da destinare agli investimenti, ragioni come l’ultimo degli ultimi, ripetendo che solo se tagli la spesa e risparmi denaro potrai finanziare la crescita, che lo Stato è come una famiglia e…blablabla le solite sciocchezze?
Possibile che nessuno si chieda come mai l’Asia, la Cina, la Corea, Hong Kong continuino a crescere, a creare ricchezza nonostante la crisi finanziaria globale? Dove hanno preso i soldi per creare porti, strade, infrastrutture, per finanziare le imprese al punto che oggi il 40% del Pil mondiale proviene da quelle regioni?
Possibile che non siano in grado di leggere un grafico e capire dove sono gli errori, le cause che hanno prodotto questa costante, progressiva, inarrestabile distruzione di ricchezza per l’Occidente e per l’Italia in particolare, a tutto vantaggio delle economie emergenti?
Dobbiamo toglierci l’anello dal naso ed iniziare a pretendere la verità, dobbiamo chiedere un cambiamento radicale delle regole del mondo economico partendo dalla distruzione dell’euro e di tutte le sue diaboliche sovrastrutture.
Uniti ce la faremo!

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