mercoledì 23 maggio 2018

IL MISTERO DELLA VOLONTA’


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di Rudolf Steiner
Dalle considerazioni che facciamo qui ormai da tempo ma anche dalle considerazioni di questi giorni dovrebbe risultare con evidenza quanto sia necessario per l’evoluzione dell’umanità che nello sviluppo della cultura umana si pervenga a quanto si può definire “scienza dell’iniziazione”. Va detto già oggi, senza alcuna riserva, che la salvezza dell’umanità per uscire da una evoluzione in regresso risiede unicamente in ciò: che l’umanità si rivolga ad una rivelazione offerta da quanto può essere compreso soltanto attraverso la conoscenza spirituale. Si facciano pure obiezioni emotive o logiche d’ogni genere; si dica pure che sarà oggi difficile che cerchie più ampie di persone acquisiscano conoscenze che in un primo tempo possono invero provenire solo da alcuni, i quali riescano ad elevarsi alla facoltà di guardare nel mondo spirituale: tutte le obiezioni che si possono porre e che possono essere in apparenza persino giustificate, non significano proprio nulla di fronte al fatto che, senza recepire quanto viene qui definito scienza dello spirito antroposofica la cultura dell’umanità dovrà cadere in rovina, mentre sulla terra opereranno potenze che non congiungono all’umanità la loro evoluzione nel cosmo. Le cose si svolgeranno così. Se l’umanità dovesse conseguire la salvezza in quella direzione, un numero sufficiente di persone dovrà compenetrarsi con quanto si è appena cercato di dire. Infatti soltanto chi non vuole assolutamente prestare attenzione a quanto sta accadendo oggi in tutto il mondo, come risultato degli ultimi catastrofici anni, può chiudere gli occhi di fronte al fatto che ci troviamo all’inizio del processo distruttivo dal quale può farci uscire soltanto qualcosa di nuovo. Qualsiasi cosa si cerchi all’interno del processo distruttivo stesso, non potrà che essere se non un’altra forza di distruzione. Soltanto quanto attingerà veramente a fonti che non appartengono all’evoluzione terrestre compiuta sino ad ora, potrà divenire forza di ricostruzione. Si presentano difficoltà molto grandi all’ingresso dei risultati di quelle fonti. Si dice sovente che la scienza dell’iniziazione non potrebbe essere presentata all’umanità incondizionatamente, poiché è necessario che essa venga accolta in un certo modo. Se ne parla ogni volta; ma proprio in ciò si continua a peccare. Facciamo un solo esempio, molto semplice: una tra le primissime e più elementari attenzioni che devono essere osservate per recepire la scienza dell’iniziazione, consiste nel cercare di eliminare da sé ciò che si suole indicare come ambizione, soprattutto quando essa si esprime sotto forma di un giudizio sulla propria personalità in confronto ad altre. Si può facilmente constatare che proprio in quella che chiamiamo Società Antroposofica (a che gioverebbe tacere?) si continua ad ammettere che “una cosa del genere è giusta”, mentre proprio all’interno di un movimento come quello antroposofico si verificano le cose più spiacevoli, perché proprio nel suo seno si sviluppano rancori ed invidie reciproche. Voglio soltanto accennare a fenomeni del genere, poiché oggi devo parlare delle più grandi difficoltà che sono poste all’ingresso della scienza iniziatica nella cultura terrena. Vedete: tra le prime cose che dovranno venire ampiamente mostrate all’umanità vi è quanto si potrebbe chiamare il mistero delle volontà umana. Tale mistero si è nascosto, a partire dalla metà del XV secolo, dall’inizio cioè della quinta epoca postatlantica, alla più recente civiltà umana. Si può dire che la nuova concezione che l’umanità ha del mondo non abbia la benché minima nozione della volontà. Il singolo uomo non sperimenta mai, da sveglio, la vera essenza della sua volontà. Da sveglio
sperimenta l’essenza della sua vita di rappresentazione, come in sogno sperimenta l’essenza del sentimento, ma egli dorme parzialmente, pur essendo desto, per quanto concerne la sua volontà. Andiamo per il mondo come cosiddette persone deste; ma in realtà siamo desti solo per le rappresentazioni, siamo desti a metà, ossia sognanti riguardo ai sentimenti e completamente addormentati riguardo alla volontà. Non facciamoci illusioni in proposito. Abbiamo rappresentazioni di ciò che vogliamo, ma sperimentiamo da desti la volontà soltanto quando questa si trasforma in rappresentazione, quando si delinea come intelligenza. L’uomo comune non sa oggi nulla di quanto accade nelle profondità dell’essere umano allorché solleva anche soltanto una mano, ossia quando mette in moto la sua volontà. Ciò significa che il mistero della volontà è praticamente del tutto sconosciuto all’uomo di oggi; ciò dipende in realtà dal fatto che tutta la nostra cultura attuale, in particolare modo quella che si è affermata a partire dal XV secolo, è una cultura intellettualistica, una cultura della ragione; anche la cultura scientifica è infatti una cultura intellettuale. La volontà gioca un ruolo minimo in tutto ciò che afferriamo con l’intelletto, in ciò che pratichiamo con la ragione. Quando pensiamo, quando elaboriamo delle rappresentazioni, vi è naturalmente coinvolta anche la volontà, ma in una forma molto raffinata. L’uomo non si accorge di come la volontà pulsi nell’attività immaginativa o comunque di come essa agisca entro il suo essere; egli appunto non lo sa. Il mistero della volontà non è svelato agli uomini dei tempi moderni, in un certo senso a causa della cultura esclusivamente intellettualistica di oggi. Se dunque ci si appresta all’analisi della volontà con i mezzi offerti dalla scienza dello spirito, di cui vi ho qui sovente parlato, ovvero se si cerca di destare, con l’aiuto della immaginazione e della ispirazione, le forze che sono in grado di penetrare nel processo che viene mosso quando l’uomo vuole, ci si accorge che nel nostro corpo fisico tra la nascita e la morte la volontà è legata non a processi costruttivi, bensì a processi distruttivi. Ne abbiamo parlato sovente. Se nel nostro cervello si verificassero unicamente processi costruttivi, se vi si verificasse soltanto quanto è prodotto ad esempio dalla nutrizione assimilata dalle forze vitali, non potremmo sviluppare una vita dell’anima e dello spirito per mezzo dei nervi e del cervello; l’elemento animico e quello spirituale si insediano in ciò che si distrugge solamente grazie al fatto che nel nostro cervello sono in corso processi di demolizione, dì distruzione. La volontà agisce proprio in questi. La volontà umana è sostanzialmente qualcosa che in parte lavora per la morte dell’uomo già durante la vita fisica. Stiamo sempre morendo nell’organizzazione del capo, moriamo in ogni istante. Viviamo solamente grazie al fatto che la nostra restante organizzazione agisce di continuo in contrasto con la morte del capo. Ciò che è attivo nella morte del capo è innanzi tutto la volontà. Nel nostro capo ha luogo di continuo lo stesso processo che, indipendentemente da noi, si verifica nel cosmo quando abbiamo attraversato la morte fisica. In quanto individualità umane ed in quanto entriamo attraverso la soglia della morte nei mondi animico-spirituali, il nostro cadavere in realtà non ci riguarda; ma questo cadavere riguarda invece molto da vicino il cosmo; esso viene infatti in qualche modo consegnato agli elementi della terra (non ci interessa ora se per mezzo della cremazione o della sepoltura); qui esso prosegue a modo suo la stessa azione condotta parzialmente dalla nostra volontà, tra nascita e morte, nel sistema dei nervi e dei sensi. Pensiamo ed immaginiamo grazie al fatto che la volontà distrugge in noi qualcosa. Consegniamo alla terra il nostro cadavere e la terra intera “pensa ed immagina”, con l’aiuto del cadavere in decomposizione, il quale continua solamente lo stesso processo che noi compiamo durante la vita. Ciò che si svolge di continuo nella terra (alcuni mesi or sono ve l’ho caratterizzato da altri punti di vista) grazie alla reciproca azione tra l’elemento terreno originario e ciò che ha luogo nella terra grazie all’unione con i corpi morti degli uomini, è un’attività identica nel genere all’attività volitiva che in noi si esplica continuamente tra la nascita e morte in modo inconscio nei processi di demolizione e di distruzione, operando in modo “cadaverico” nel nostro sistema dei nervi e dei sensi. Tra la nascita e la morte entro i limiti della nostra pelle agisce distruggendo, unendosi al nostro io, la stessa volontà che
agisce cosmicamente tramite il nostro cadavere, nell’attività di pensiero e di rappresentazione della terra intera, allorquando le abbiamo appunto consegnato il nostro cadavere. Siamo così legati cosmicamente a quanto si potrebbe chiamare il processo animico-spirituale dell’intero essere della terra. Questa immagine è importante; colloca infatti concretamente l’uomo nell’elemento cosmico della nostra esistenza terrena. Ciò dimostra quanto la volontà umana sia affine a ciò che le forze di morte producono nella nostra esistenza terrena; mostra l’affinità della volontà umana con il modo in cui agisce la volontà cosmica universale entro l’esistenza terrena, nel distruggere, nel causare condizioni di morte. Ma come la nostra evoluzione nel mondo spirituale, dopo aver attraversato la soglia della morte, dipende dal fatto che non abbiamo più il cadavere, che non operiamo più con queste forze, bensì con altre, così la proficua evoluzione di tutta la terra dipende dal fatto che l’umanità di questa terra si unisca distruzione, bensì vitali, le quali si sviluppano in senso diverso rispetto alle forze di morte. Esprimere queste cose all’umanità di oggi, piena di intenti e sentimenti personali, è già in fondo piuttosto amaro; la serietà di una simile verità viene infatti oggi percepita in modo molto limitato. L’umanità ha infatti disimparato a considerare le grandi verità con la serietà con cui dovrebbero essere prese. Bisogna pur tuttavia chiedersi ancora: “com’è dunque connesso quanto giace nella volontà umana, nel modo che ho descritto, ai processi distruttivi della natura esterna? In che modo quanto ho illustrato come il vero carattere della volontà umana è collegato con i processi distruttivi della natura esterna?”. Vedete, è proprio qui che ritroviamo, direi, la più grande illusione dell’umanità dei tempi recenti. Cosa fa infatti in realtà l’uomo di oggi quando volge lo sguardo alla natura? Egli dice: “ecco un processo naturale in corso. Prima d’esso se n’è svolto un altro, che ne costituisce la causa; prima di questo un altro ancora, che ne è a sua volta la causa”. L’uomo moderno trova così nella natura una catena di cause e di effetti ed è molto orgoglioso quando riesce a capire il mondo esterno in questo senso, ossia seguendo il filo conduttore della causalità. Cosa avviene allora? Chiedetelo, appellandovi alla loro coscienza, ad un geologo, ad un fisico, ad un chimico o ad un altro scienziato ortodosso di oggi; egli avrà sovente timore di trarre le conseguenze ultime della sua visione del mondo; ma chiedetegli se non dovrebbe piuttosto immaginare che la terra, com’è oggi in quanto terra (o le pietre, le piante ed anche molti animali) non si sarebbe evoluta proprio come è avvenuto se l’uomo non fosse esistito. Non si costruirebbero case, né macchine, non si costruirebbero aratri per bufali e tori e via dicendo; tutto il resto, però, che non viene percepito oggi come prodotto dall’uomo, dovrebbe esistere dall’inizio alla fine anche se l’uomo non fosse esistito, poiché nella natura esteriore sussisterebbe una catena di cause e di effetti. Secondo la visione che se ne ha oggi, quanto segue sarebbe la conseguenza di ciò che è venuto prima, e l’uomo non parteciperebbe in realtà al formarsi di tale catena. Questa concezione ha in sé il medesimo errore che avrebbe la concezione seguente. Guardate, alla lavagna scrivo semplicemente la “Voglio analizzare scientificamente quanto trovo scritto qui sulla lavagna. Cominciando dal fondo, abbiamo come prima lettera la j. Essa deriva dalla W. Prendiamo ora la W, che deriva dalla W che precede, la W dalla L, e la L dalla precedente F. Abbiamo ogni volta l’effetto della causa che precede. La j è effetto della W, la W dell’altra W e così via. Vedete bene che ciò è assurdo. Ogni lettera ha origine unicamente per il fatto che io l’ho scritta, e certamente la lettera che precede non ha prodotto quella che segue. È dunque completamente assurdo dire che la lettera che precede è la causa di quella che segue, che quella che precede produca quella che segue. Un’analisi approfondita e scevra da pregiudizi dell’essenza dei fenomeni naturali ci conduce alla medesima convinzione. Abbandonandoci alle grandi illusioni della scienza moderna, diciamo che gli effetti sono la conseguenza delle relative cause. Ma non è così. Le vere cause vanno ricercate altrove, cosi come dobbiamo ricercare la causa della successione delle lettere nel nostro intelletto. E dove risiedono, le cause dell’accadere naturale in generale? Lo si può stabilire soltanto per mezzo della concezione spirituale. Le cause risiedono nell’umanità. Sapete dove dovete volgere lo sguardo se volete riconoscere le cause reali dell’evoluzione naturale della terra? Dovete analizzare in che modo la volontà umana, che rispetto alla coscienza di oggi resta profondamente nell’inconscio, è collocata al centro del corpo umano, ossia nell’addome. Nel capo umano è attiva solamente una parte della volontà; la parte più significativa della volontà è centrata nell’altra organizzazione dell’uomo. E quanto entra nell’esistenza come processo naturale esteriore dipende dal modo in cui l’uomo si trova in relazione con la sua volontà inconscia Sinora abbiamo potuto addurre un unico caso significativo per l’evolversi della natura, ma lo stesso vale per l’intero corso naturale. Vi ho fatto sovente notare che in epoca atlantica l’uomo si era dato ad una specie di magia nera. Conseguenza ne fu la congelazione del mondo civilizzato. In senso più ampio, l’evoluzione della natura è in realtà la conseguenza dell’attività volitiva non del singolo uomo, bensì del concorso di diverse forze di volontà nell’ambito dell’umanità, le quali provengono dai baricentri umani. Se un essere adeguatamente evoluto volesse studiare la terra ed il suo corso, partendo, diciamo, da Marte o da Mercurio, tale essere non descriverebbe la natura come farebbe l’uomo che vuole essere erudito, ma abbraccerebbe la terra con uno sguardo e direbbe: “laggiù vi è la terra; vi sono molti punti ed in questi sono accentrate le forze che causano il corso della natura”. Per lui questi punti non sarebbero però nella natura, bensì sempre dentro agli uomini. Colui che volesse guardare dall’esterno, avvertirebbe che, volendo ricercare le cause di quanto avviene nei processi della natura, dovrebbe guardare nell’interiorità dell’umanità. Comprendere la connessione tra la volontà umana ed il corso naturale in generale (l’errore può sorgere ovviamente soltanto osservando i processi della natura senza andare più in là del proprio naso, poiché allora la connessione non risulta davvero), tra gli effetti della volontà – della direzione della volontà dell’umanità – ed il corso della natura dovrà divenire per l’umanità parte integrante della scienza futura. Con una scienza del genere l’uomo si sentirà responsabile per ciò che egli è in modo completamente diverso da quanto non faccia comunemente oggi. Da cittadino della terra l’uomo diverrà cittadino del cosmo. Imparerà a considerare il cosmo come qualcosa che gli appartiene. Riflettete però su ciò, che non appena si richiama l’attenzione su cose del genere, il sapere di esse si fa spazio in noi. Questa conoscenza non agisce in modo offuscato, come avviene per il nostro sapere intellettualistico, ma, essendo tratta dalla realtà in misura di gran lunga maggiore, agisce perciò in modo reale. E proprio perché agisce in modo molto più reale di quanto non faccia il sapere non illuminato dell’umanità attuale, è necessario che l’uomo prenda seriamente quanto gli si dischiude attraverso di essa Non si può da un lato divenire cittadino del cosmo nel senso testé descritto e rimanere dall’altro il filisteo di sempre, formatosi nei secoli scorsi, a partire dalla metà del XV secolo. Non si può volersi inserire coscientemente nei processi del cosmo e ad un tempo sparlare dei propri simili come avveniva in epoca borghese, in occasione di ogni “caffè”. Se deve seriamente giungere la scienza dell’iniziazione, è necessario che regnino allo stesso tempo una moralità diversa, altri impulsi morali. Ciò che ostacola oggi in particolar modo il diffondersi della scienza dell’iniziazione è quanto, nell’errore, favorisce quella che chiamerei l’apparizione di Arimane sulla terra. Ho già accennato recentemente a questo fatto, per caratterizzare in parte la giusta atmosfera festosa di questo Natale; voglio ora riparlarne soltanto brevemente. Retrocedendo nell’evoluzione della terra sino all’VIII secolo a.C., prima della nostra attuale cultura materialistica troviamo la cultura greco-latina. Un paio di secoli dopo l’inizio dell’epoca grecolatina vediamo affiorare quanto si vorrebbe definire come l’antica vita di saggezza della preistoria, già filtrata in Grecia. Nietzsche ebbe in questo senso notevoli percezioni, benché patologiche. Sin dagli inizi della sua attività spirituale egli si sentì nemico di Socrate e non si stancò mai di parlare del valore superiore della cultura presocratica greca rispetto a quella socratica e post-socratica. Non voglio addentrarmi in questo argomento, se non per dire che è indubbio che se con Socrate ebbe inizio, per l’umanità, un’epoca grande, che giunse al suo apice tra il XIV ed il XX secolo, l’era di Socrate è però oggi terminata, e lo è davvero: essa ha infatti estrapolato la logica pura, la dialettica pura dalla precedente saggezza istintiva. L’estrapolazione della logica, della dialettica pura dall’antica saggezza chiaroveggente costituisce la caratteristica della nostra cultura occidentale. Essa ha dato la sua impronta anche al Cristianesimo; anche la teologia occidentale è infatti una teologia dialettica. Ma quanto affiorò in Grecia come dialettica, come spiritualità filtrata fino alla astrazione, risale appunto ai misteri dell’Oriente. In questi misteri vi erano anche coloro che fondarono una cultura (che divenne poi la cultura cinese); tra questi si incarnò la figura di Lucifero. Non dobbiamo nasconderci che lo stesso Lucifero si incarnò un giorno entro un corpo, allo stesso modo in cui Cristo percorre le terra al tempo del mistero del Golgota. Considerando tutto quanto è stato prodotto da Lucifero come una sorta di “noli me tangere” si disconosce però in modo filisteo l’incarnazione luciferica. Da Lucifero è partita ad esempio anche la grandezza della cultura greca, l’arte antica stessa, l’impulso artistico dell’umanità così come lo consideriamo in definitiva anche noi. Soltanto che in Europa tutto ciò si è irrigidito sino a divenire luogo comune, privo di contenuto. Sapienza luciferica era altresì quella attraverso cui in un primo tempo venne compreso il Cristianesimo in Europa. È significativo proprio il fatto che con la saggezza greca, sviluppatasi come gnosi per comprendere il mistero del Golgota, abbia cooperato l’antica sapienza luciferica, dando una forma all’antica gnosi. Il fatto che l’evento del mistero del Golgota si sia rivestito di quanto Lucifero aveva dato all’evoluzione della terra, costituisce per quei tempi la più grande vittoria del Cristianesimo. Ma mentre la cultura di Lucifero va scomparendo, si delinea a poco a poco ciò che predispone la futura incarnazione di Arimane nel mondo occidentale. Quando i tempi saranno maturi (e vi si stanno preparando), Arimane si incarnerà semplicemente in un corpo umano, nel mondo occidentale. Questo evento si dovrà verificare, come pure si è incarnato Lucifero e come si è incarnato il Cristo, poiché ciò è stabilito per l’evoluzione terrestre. La sola cosa che conta è considerare questo evento in modo tale che ci si prepari nel giusto modo; Arimane non agirà infatti unicamente nel momento in cui comparirà sulla terra in veste umana; sin d’ora egli predispone dai mondi soprasensibili la sua apparizione. Egli opera già entro l’evoluzione dell’umanità; dall’aldilà egli ricerca gli strumenti attraverso i quali predisporre quanto dovrà venire. Uno strumento fondamentale perché quanto Arimane dovrebbe portare all’umanità possa avere un effetto positivo (allo stesso modo di Lucifero, anch’egli porterà con sé aspetti positivi) è costituito dal fatto che l’umanità si ponga nei suoi confronti nel giusto modo. Ciò che importa è che l’umanità non si lasci sfuggire dormendo la comparsa di Arimane. Quando un giorno egli comparirà nel mondo occidentale, sui registri comunali si annoterà: “È nato William Smith” (non sarà questo il nome, naturalmente) ed egli verrà considerato un cittadino grassoccio come tanti altri e ci si lascerà sfuggire quanto starà veramente accadendo. I nostri professori universitari non si preoccuperanno di certo affinché ciò non sfugga. Colui che farà allora la sua comparsa sarà per loro William Smith, ma ciò che importa è che gli uomini dell’epoca arimanica sappiano che si tratterà soltanto esteriormente di William Smith, mentre nell’interiorità sarà presente Arimane; è inoltre importante che non ci si lasci ingannare nel valutare quanto avviene, in un sogno illusorio. Già ora non è lecito abbandonarsi ad alcuna illusione sul fatto che si stanno preparando simili eventi. Tra i mezzi più significativi di cui Arimane dispone per agire sulla terra dall’aldilà, vi è quello di promuovere nell’umanità il pensiero astratto. E dal momento che il pensiero astratto è oggi tanto amato stiamo preparando nel modo più favorevole ad Arimane la sua comparsa. Nulla potrebbe meglio predisporre la cattura della terra intera da parte di Arimane, per la evoluzione, che il continuare la vita astratta ed astraente già oggi penetrata persino nella vita sociale. È questa una delle finzioni, uno degli scherzi attraverso cui Arimane prepara, secondo il suo disegno, il suo regno sulla terra. Invece di mostrare oggi agli uomini ciò che ha da venire in base ad un’esperienza completa, si parla all’umanità di teorie generiche, persino di teorie sociali. Coloro che parlano di teorie ritengono astratto proprio quanto si rifà all’esperienza, poiché non hanno alcuna idea della vita. Tutto ciò fa parte del piano voluto da Arimane. Arimane ha però anche un altro modo di predisporre la sua venuta, ossia attraverso, una errata interpretazione dei Vangeli (ed anche qui si tratta di qualcosa che oggi deve venire reso noto). Sapete che oggi vi sono molti uomini, in particolar modo tra i rappresentanti ufficiali delle varie religioni, che combattono radicalmente proprio quanto la scienza dell’iniziazione fa fiorire tra noi per una nuova conoscenza del Cristo. Tali persone, se non sono semplicemente schiave del razionalismo, accettano per lo meno ancora i Vangeli; ma cosa sanno in fondo della vera natura dei Vangeli? Questi sono stati proprio gli uomini che nel XIX secolo si sono serviti per interpretare i Vangeli, del metodo esteriore e laico, storico-scientifico. E che ne è stato dei Vangeli sottoposti al metodo scientifico del XIX secolo? Non si è avuto altro che una graduale materializzazione dell’interpretazione dei Vangeli. Per prima cosa si poterono constatare le contraddizioni dei quattro vangeli messi a confronto. Dalla percezione di tali contraddizioni ebbe in fondo inizio la caduta verso il basso, fino a giungere all’interpretazione di Schmiedel; cosa rappresenta infatti in definitiva nello studio dei Vangeli tutto quanto ci viene dallo Schmiedel di Basilea? (Non intendo il nostro Schmiedel, bensì il teologo, professor Schmiedel). Che cos’è questo, se non ciò che definirei lo scardinamento dei Vangeli? Che cosa cerca dunque il buon Schmiedel nei Vangeli? Egli cerca di dimostrare che essi non sono semplicemente prodotti della fantasia, sorti unicamente per glorificare il Cristo Gesù, e perviene ad un limitato numero di “punti”, i famosi “punti fondamentali” di Schmiedel, nei quali esprime anche cose negative sul Cristo. Secondo lui, se i Vangeli fossero stati scritti solamente per glorificare Gesù, questi elementi negativi non vi sarebbero stati. Si ha alla fine la sensazione che egli si fondi su tutto ciò che di negativo viene attribuito al Cristo Gesù per salvare, di fronte ai Vangeli, almeno un lembo della scienza laica. Anche questo lembo cederà; dalla scienza laica non si potrà ricavare alcunché che serva a dimostrare l’autenticità dei Vangeli nel senso in cui vogliono uomini come questo. Per avere l’atteggiamento giusto nei confronti dei Vangeli si dovrà sapere perché essi sono nati; ciò significa che si dovrà sapere cosa vogliono in definitiva i Vangeli. Lo si potrà riconoscere soltanto fecondandosi veramente con quanto può provenire dalla Scienza dello Spirito. Tuttavia approfondendo i Vangeli ed accogliendone il contenuto e le forze si ottiene un contenuto animico. Nessuna scienza esteriore potrà spiegarci i Vangeli, ma possiamo approfondirli, ricavandone così un contenuto animico. Questo contenuto animico è però una grande allucinazione, per quanto si tratti di un’allucinazione raffinata, l’allucinazione del mistero del Golgota. La cosa più alta che si possa ricavare dai Vangeli è appunto l’allucinazione del mistero del Golgota, né più né meno. Vedete, proprio la chiesa cattolica più recente conosce questo segreto. Per questo essa in fondo non vuole che i Vangeli vengano conosciuti dai profani, poiché teme che si arriverebbe a comprendere che attraverso di essi si può giungere solamente all’allucinazione del mistero del Golgota, ma non alla conoscenza storica di Cristo. Potrei anche definirla immaginazione, poiché l’allucinazione è tanto raffinata da essere una vera immaginazione. Ma attraverso il contenuto dei Vangeli non è possibile ottenere più che un’immaginazione. Qual è la via dall’immaginazione alla realtà? Tale via viene appunto schiusa dalla Scienza dello Spirito, soltanto per mezzo di essa e non di quanto ne sta al di fuori. Ciò significa che l’immaginazione dei Vangeli deve essere elevata a realtà dalla scienza dello spirito. È di estremo interesse per Arimane predisporre la propria incarnazione in modo tale che gli uomini non percorrano tramite la scienza dello spirito il cammino dall’immaginazione dei Vangeli alla realtà del mistero del Golgota. Proprio come Arimane ha il massimo interesse a conservare il senso per l’astrazione, così ha pure il massimo interesse che l’umanità sviluppi sempre più una religiosità che si basa unicamente sui Vangeli. Se riflettete su questo fatto, vi renderete conto che gran parte delle confessioni religiose oggi esistenti non sono altro che una preparazione di Arimane per realizzare i suoi fini nell’esistenza terrena. In che modo ad esempio si potrebbe meglio servire Arimane, se non decidendo di sfruttare un potere di cui si è in possesso per ordinare a coloro che in tale potere credono ed a cui si assoggettano, di non leggere la letteratura antroposofica? Non si potrebbe rendere ad Arimane servizio migliore che il provvedere a che un certo numero di persone non legga la letteratura antroposofica. Vi ho indicato, durante queste considerazioni, quali sono le persone che hanno preso questa decisione. Non è possibile oggi prospettare certi fatti senza riserve rispetto alla luce della verità! Oggi si deve invece riconoscere che l’evoluzione del mondo si trova in un preciso rapporto con i tempi cosmici, delimitati dall’incarnazione luciferica che si verificò, nello spazio e nel tempo, in epoca anteriore al mistero del Golgota. Questo corso viene però ostacolato dall’incarnazione occidentale di Arimane, proprio affinché le forze si rafforzino di fronte all’ostacolo. L’incarnazione di Arimane avrà luogo in un futuro non tanto lontano e può essere addirittura favorita da una culto offuscato dei vangeli o dall’astrazione. Molte persone hanno oggi un interesse interiore a chiudere gli occhi per indolenza di fronte a questa seria realtà. Gli antroposofi non dovrebbero avere un interesse del genere; dovrebbero piuttosto sviluppare un certo impulso a fare il più possibile per diffondere nell’umanità la scienza dello spirito. È del tutto errato che si continui a credere di doversi intendere con persone come Traub. Non ha senso reputare di potersi intendere con individui del genere; essi infatti non lo vogliono. Quel che importa è far luce su queste persone e parlarne al resto dell’umanità. È stato fatto davvero tutto perché possano intendersi con noi. Sarebbe sufficiente che leggessero ed approfondissero senza pregiudizi quanto già esiste. Bisogna distinguere severamente tra la caratteristica di tali esseri nocivi all’evoluzione dell’umanità e le altre persone, di fronte alle quali bisogna presentarsi e parlare di quello che di essi deve avvenire. Il tentativo d’intesa con loro non ha senso né significato; esse infatti propenderanno immediatamente per l’intesa quando non avranno più seguaci che diano loro solidità. Allora vi saranno spontaneamente propensi. Oggi è necessario chiarire agli uomini la loro condizione. Oh, se non serpeggiano sovente proprio tra di noi la disposizione a fare compromessi in questo senso, a non dichiararsi necessariamente con coraggio dalla parte della verità! Non è affatto necessario che ci abbandoniamo all’illusione di poter far in modo di giungere ad un’intesa con chi non ne vuole sapere. Potrebbe forse giovarci? È necessario per noi parteggiare con coraggio per la verità, per quanto sia possibile. Questo è quanto mi pare emergere in particolare dalla conoscenza di quanto è collegato all’evoluzione dell’umanità.
fonte https://mikeplato.myblog.it/2018/05/23/il-mistero-della-volonta/

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